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THE BEATEN PATH
THE DYLAN'S PAINTINGS AND
THE REAL PLACES |
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Sabato 9 Dicembre 2023
Talkin' 12198
- Romano Goria
Oggetto: Qualche considerazione
Mi spiace che ti sia offeso,
Mr.Tambourine, non era mia intenzione. Innanzi tutto non capisco cosa ti
sorprenda, è molto semplice: si tratta di una coincidenza, catestef mica
è un nomignolo brevettato, chiunque può venire soprannominato catestef
dagli amici o dai parenti, io conosco tanti catestef. Ma se proprio
vogliamo essere puntigliosi io sono del '62 e sono sempre stato chiamato
così in casa. Anzi, per essere più precisi, già i miei bisnonni negli
anni '20 manifestarono il desiderio di avere un catestef fra i loro
discendenti. Questo per dire che nella mia famiglia si parla di catestef
da più di 100 anni. Dubito che Stefano possa vantare un diritto analogo.
Come dire che Federico Barbarossa fa causa a Luca perché gli ha rubato
il nome d'arte. Comunque io volevo solo sottolineare che servirebbero
cose un pò più tecniche, un pò più di sostanza, poi va bene tutto, anche
farsi quattro risate. E soprattutto non intendevo denigrare gli scritti,
sempre molto interessanti, di Dario, ci mancherebbe, però non ci possono
essere solo quelli. Ecco, spero che tu mi abbia capito.
Son certo che non
volevi offendere nessuno caro Romano Goria "catestef" ma non sono certo di averti capito, ma va bene lo stesso,
ma come fai a sapere che catestef si chiama Stefano di nome, sai per
caso anche il cognome? Comunque, ribadisco
ancora una volta, la "Talkin'"
è la rubrica dei lettori, la voce dei lettori, il pensiero dei lettori,
ed io, per dovere di cronaca, come da anni faccio, pubblico ciò che
scrivete voi. Però non trovo giusto che mi si addossi la colpa per
le pochezze o le banalità che mi mandate, chi dovrebbe cambiare strada
non sono io. Magari
un giorno Stefano Catena "catestef" originale ci farà sapere cosa ne pensa in
proposito. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
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Talkin' 12197
- vittorinooliva
I’m not There - La misteriosa
scomparsa di Bob “Ettore” Dylan
Liberamente ispirato alla pellicola di Todd Haynes del 2007
Era luglio del 1966, un'estate di quelle che fanno ardere l’asfalto e i
cuori, quando Bob Dylan e sua moglie Sara Lowndes decisero di prendere
la strada a bordo della sua storica Triumph T100. Un viaggio a due, tra
le lunghe strade d'asfalto che tagliavano la campagna americana, con il
sole alto nel cielo e il vento che carezzava i loro volti. Il viaggio
sembrava promettere la tranquillità di una vacanza, lontano dai
riflettori e dalla frenesia che accompagnava la carriera di Dylan. La
moto ruggiva sotto di loro, un suono liberatorio che faceva dimenticare
i pensieri e le preoccupazioni. Ma quella giornata doveva cambiare
tutto.
Il destino, a volte, prende strade misteriose e inattese. Mentre
percorrevano una strada apparentemente ordinaria, il rumore di uno
pneumatico che si squarciò improvviso come un colpo di pistola ruppe il
suono del motore. La moto iniziò a scivolare su una striscia d'asfalto
bollente, e il destino di Bob Dylan si trasformò in un groviglio di
metallo e dolore.
L'incidente non fu solo un momento di svolta nella vita di Dylan, ma
segnò la fine di una fase della sua carriera. Fratturato e dolorante, si
ritirò dalle luci della ribalta e si nascose al mondo. Le voci
circolarono, ma nessuno sapeva davvero cosa fosse successo a lui. Era
sparito come una nota musicale smorzata prima del ritornello. Le
speculazioni su dove si fosse diretto Dylan crebbero come erbacce
selvatiche. Alcuni sostenevano che si fosse trasferito in Corsica, dove
allevava ovini tra le colline e il profumo di mare. Altri giuravano che
l'avesse visto in Medio Oriente, seguendo le orme del suo poeta
preferito, Arthur Rimbaud. C'erano quelli che giuravano di averlo
intravisto tra le terre affascinanti dell'Africa, lontano dalle luci
accecanti della celebrità.
Il mistero intorno a Dylan divenne quasi un'opera d'arte in sé. Le
teorie si mescolavano, il cantante diventò una figura mitologica che
vagava per il mondo, sfuggendo alla nostra comprensione come un romanzo
di cui abbiamo perso le ultime pagine. Forse stava cercando un luogo di
pace, lontano dai riflettori accecanti che lo avevano accompagnato per
così tanto tempo. Nessuna intervista, nessun nuovo album, nessuna
comparsa pubblica. Dylan sembrava essersi sciolto nel tessuto del tempo,
diventando un enigma, un'icona che esisteva solo nei ricordi della sua
musica e nelle parole di chi ne era stato influenzato. Il suo impatto,
tuttavia, non si sciolse come lui. La sua musica continuò a diffondersi
come un fuoco che brucia sotto la cenere. Le generazioni successive di
musicisti, registi cinematografici e scrittori furono toccati dalla sua
arte, anche se la sua figura fisica sembrava essere scomparsa per
sempre. E così, tra il mistero di un incidente motociclistico e le
speculazioni su un Dylan trasformato, la storia del musicista americano
divenne un racconto di fantasia. Una storia in cui il profeta della
protesta si dissolve nella nebbia dell'ignoto, diventando un mito senza
tempo. E mentre il suo destino rimane avvolto nel mistero, la sua musica
continua a suonare, come il lamento di un’armonica persa nel vento.
Finché nel 1996 Dylan riappare, attraverso la pubblicazione di un
vecchio disco, probabilmente apocrifo, forse inciso in gran segreto,
forse si tratta di un falso. Eppure la notizia farà il giro del mondo.
Potrebbe essere il capolavoro perduto. I'm not there. Potrebbe essere la
notizia che tutti i vecchi appassionati di musica aspettavano da quasi
20 anni. Il disco sta per uscire e si crea grande aspettativa, anche a
causa della promozione realizzata dall’ etichetta Sony Columbia che
deteneva i diritti sulla musica del menestrello del Minnesota.
Il misterioso ritorno sulla scena: il capolavoro perduto e in seguito
ritrovato
Il 1996 portò con sé una sorpresa che scosse il mondo della musica e
riaccese la fiamma dell'entusiasmo tra i vecchi appassionati di Bob
Dylan. Dopo quasi due decenni di silenzio e mistero, circolò la notizia
che un vecchio disco, forse apocrifo, forse inciso in gran segreto,
stava per vedere la luce. Il nome dell'album? "I'm Not There." La
notizia fece rapidamente il giro del mondo, scatenando un'ondata di
anticipazione e speculazioni. Potrebbe essere il capolavoro perduto, il
Santo Graal della musica che tutti i fan di Dylan avevano atteso per
quasi 20 anni. La storia di un artista così leggendario sembrava
trascendere la realtà stessa, assumendo le sfumature di un racconto
epico.
Le domande e le congetture affollarono le menti degli appassionati. Come
poteva Dylan, il misterioso, il profeta che si era dileguato nel nulla,
riapparire in questo modo? Si trattava di un falso, di un inganno
orchestrato per qualche oscuro motivo? O forse, era davvero lui,
emergente dall'ombra del suo lungo silenzio?
Columbia Records, che deteneva i diritti sulla vasta discografia di
Dylan, alimentò l'aspettativa attraverso una campagna di promozione
senza precedenti. Il ritorno di Dylan doveva essere un evento epocale,
un punto di svolta nella storia della musica. Le immagini dell'artista,
sfocate e avvolte nella nebbia della sua stessa leggenda, comparvero sui
manifesti e nelle pubblicità, alimentando il mistero che circondava il
suo ritorno. L'album "I'm Not There" era una raccolta di brani che
sembravano appartenere a epoche diverse, una sorta di viaggio attraverso
il tempo e lo spazio musicale di Dylan. Alcuni brani sembravano
provenire direttamente dagli anni '60, con il suono folk distintivo e le
liriche sferzanti. Altri sembravano appartenere a un'epoca più recente,
con influenze rock e blues più pronunciate. Era come se Dylan avesse
raccolto frammenti del suo passato e del presente, tessendo un collage
sonoro unico. La verità dietro "I'm Not There" rimase un mistero. Alcuni
sostenevano che fosse un capolavoro autentico, una testimonianza della
genialità di Dylan che aveva resistito alla prova del tempo. Altri, più
scettici, avanzavano l'ipotesi che fosse un abile falso, un album creato
ad arte per riaccese l'interesse nei confronti del cantautore.
Indipendentemente dalla sua autenticità, "I'm Not There" suscitò una
fervente reazione tra i fan di Dylan e il pubblico in generale. Le
vendite schizzarono alle stelle, e le discussioni su questo misterioso
ritorno divennero il tema principale nelle riviste musicali, nelle
conversazioni tra appassionati e nelle trasmissioni radiofoniche.
L'album, fosse esso reale o frutto di un ingegnoso inganno, segnò
comunque una sorta di rinascita nella carriera di Dylan. La sua
influenza continuò a riverberare attraverso il tempo, influenzando nuove
generazioni di artisti e consolidando il suo status di icona della
musica americana.
E così, nel 1996, Dylan ritornò sotto i riflettori con un enigmatico
sorriso, rimanendo fedele al suo ruolo di menestrello, di profeta, di
eterna e indecifrabile leggenda.

Caro Vittorino, grazie
per il tuio piacevole scritto. Però ho notato una imprecisione, quando
Dylan ebbe l'incidente in moto (sempre che sia vero) era in moto da solo
e Sara lo seguiva in automobile. Stavano tornando a casa dopo essere
andati a trovare il manager Albert Grossman a West Saugerties, nei
pressi di Woodstock.
L'episodio è uno dei tanti avvolti nel mistero del rock e nessuno sa
davvero cosa lo causò, o se avvenne davvero (Jerry Garcia disse che fu
solo una montatura per permettere a Bob di disintossicarsi). L'incidente non è mai stato
registrato da alcuna parte, nessuna ambulanza è mai stata chiamata sul
luogo dell'avvenimento e l'incertezza della scena, all'epoca, fece
girare voci su possibili danni cerebrali.
L'unica cosa certa è che l'incidente, o il presunto tale, diede a Dylan
la possibilità di cancellare i suoi impegni e staccare la spina per un
pò. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
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Venerdì 8 Dicembre 2023
Talkin' 12196
- vittorinooliva
Coincidenza o profezia: quando la
storia incrocia il percorso artistico dylaniano
1962. Crisi missilistica di Cuba, chiamata anche crisi di ottobre. Fu
uno stato di grave tensione politica e diplomatica tra Stati Uniti
d'America e Unione Sovietica, occasionato dal dispiegamento di missili
balistici sovietici in territorio cubano. L'episodio, avvenuto durante
la presidenza Kennedy, fu uno dei momenti più critici della guerra
fredda e più a rischio di innesco di un conflitto nucleare.
Il 19 marzo 1962 Bob Dylan pubblica il suo eponimo album. Sempre durante
il 1962 Dylan scrive e incide le canzoni che andranno a comporre il suo
secondo lavoro in studio "The Freewheelin' Bob Dylan", pubblicato l'anno
seguente.
Agosto 1964: incidente del golfo del Tonchino. Episodio avvenuto durante
la guerra del Vietnam nel golfo del Tonchino il 2 agosto 1964, avente ad
oggetto il susseguirsi di uno scontro aeronavale tra un
cacciatorpediniere statunitense ed alcune motosiluranti nordvietnamite.
Tale avvenimento intensificherà la guerra del Vietnam, iniziata nel
1955, che avrà termine dopo vent'anni.
1975: Fine della guerra del Vietnam. Bob Dylan dà alle stampe uno dei
suoi capolavori, "Blood on the Tracks".
Cina, 1966. Il 16 maggio il presidente Mao Tse-tung proclama la
Rivoluzione culturale. Nella stessa data Bob Dylan pubblica il doppio
album "Blonde on Blonde".
Gennaio 1976: Dylan pubblica "Desire". Il disco contiene la misteriosa
canzone intitolata Isis.
Nel 2013 nasce l'organizzazione terroristica denominata appunto ISIS.
9 novembre 1989. Caduta del muro di Berlino. Tale avvenimento storico
sarà fondamentale anche per quanto riguarda la fine della Guerra fredda,
iniziata nel 1947 e terminata nel 1991.
Bob Dylan pubblica il suo 26esimo lavoro in studio intitolato "Oh
Mercy". La copertina dell'album raffigura un murales di Manhattan,
realizzato dall'artista Trotsky. Il tema del murale rappresenta una
scena di ballo con una donna e un uomo vestiti in modo elegante e
assorti nella danza.
11 settembre 2001: attentato alle Torri Gemelle di New York, da parte
del gruppo terroristico di Al Qaida. Nello stesso giorno Dylan dava alle
stampe il 31esimo disco "Love and Theft".
Significati attribuiti al numero 11 (numerologia)
Nella Cabala ebraica (Qabbaláh) il numero undici corrisponde alla
lettera kaf (K o CH), rappresentazione della corona e della
realizzazione. Nel Cristianesimo 11 è il numero degli apostoli rimasti
prima della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, e che potrebbe
assumere il significato esoterico di un imminente evento, cambiamento.
Significato del numero 31 nella Bibbia
Il numero 31 nella Bibbia, composto dai numeri 3 e 1. Il numero 3
rappresenta il numero della verità, lealtà e giustizia, mentre il numero
1 rappresenta l' unità. Ora, tali significati indicano che 31 potrebbe
rappresentare tutto ciò che cerca di essere giusto secondo la parola del
Signore e anche sentire stessi con il corpo di Dio.
Grazie Vittorino, alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
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The Complete Budokan 1978 è il peggior
album di Bob Dylan?
clicca qui
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Bruce Springsteen - The Wild, the
Innocent & the E Street Shuffle - di Dario Greco
clicca qui
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Giovedì 7 Dicembre 2023
Talkin' 12195
- Romano Goria
Oggetto: Solo il mio modesto parere
Devo dirti che sono un pò sorpreso
dall’andamento del sito in questi ultimi mesi. E’ mai possibile che sul
più bel sito dedicato a Bob Dylan si debbano ormai leggere solo le
scemenze di un tizio che continua a cambiar nome (perlomeno se ho ben
capito) e in risposta le assurdità di un Miscio schizofrenico che si
finge doppio? Per non parlare dei continui articoli di Dario e
soprattutto di quei racconti demenziali, chiaramente scritti con la AI,
che stai pubblicando ultimamente. C’è un limite, va bene una risata ogni
tanto, ma il troppo stroppia. Caspita, c’ho centinaia e centinaia di
live e di ognuno di essi si potrebbe parlare all’infinito. E’ uscito uno
stupendo Complete Budokan, Dylan continua a fare concerti strepitosi, si
parla di un nuovo disco in studio… eddai!
Devo dirti che anch'io
sono un pò sorpreso dal nome che usi nel tuo indirizzo e-mail
(c......f@mail.com), ma non voglio fare commenti. Io pubblico quello che
mi scrivete voi e se mi scrivete scemenze quelli che devono cambiare
strada siete voi e non io. Per quanto riguarda Dario tanto di cappello a
lui, è una persona che è capace di usare le parole in un modo
intelligente ed elegante e non scrive mai scemenze, ma solo cose che
riguardano per la maggior parte delle volte Bob Dylan ed i suoi albums.
Vorrei averne una ventina di amici che scrivono al sito con la sua
costanza.
Trovo sia una cosa
banale parlare di un disco all' infinito perchè si finirebbe
inevitabilmente di sfiorare l'assurdo, un disco di Dylan, per quanto
bello e geniale, non è la Divina Commedia, non so se mi spiego.
Se non ti piace quello che leggi nel sito c'è sempre una soluzione a
questo problema, basta che registri un sito con un nome di tuo
piacimento e poi puoi scriverci tutto quello che a te sembra valga la
pena di pubblicare… eddai!
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Talkin' 12194
- austerpaul66
Bob Dylan: la voce ribelle di una
stagione irripetibile
Bob Dylan, il menestrello dai testi profondi e la voce unica, è come una
finestra aperta sulla storia e la cultura dell' America. Molti lo
definiscono il "profeta della generazione contro la guerra del Vietnam",
ma per me è semplicemente l'altra voce dell' America, un cantastorie che
canta le canzoni dell' anima del suo paese. Nato nel 1941 nel Minnesota,
Dylan è cresciuto con una chitarra in mano e una passione per la musica
folk. Fin da giovane, ha seguito le tracce del maestro Woody Guthrie, il
vagabondo della musica che ha plasmato la sua visione del mondo. Bob
Dylan è diventato il giovane poeta errante, con le sue canzoni che
raccontano storie di vita, amore, protesta e cambiamento.
Le sue parole sono diventate l' inno di un' intera generazione di
ribelli e rivoluzionari. Canzoni come "Blowin' in the Wind" sono
diventate l'inno della lotta per i diritti civili. Chi potrebbe
dimenticare quei versi semplici ma potenti che chiedono al vento quanto
tempo dovrà volare prima che sappiamo quante strade deve percorrere un
uomo? Questo non è solo un brano, è una dichiarazione di speranza e
desiderio di cambiamento.
"Masters of War" è un'altra traccia che ha scavato nel cuore della
protesta contro la guerra. Dylan, con la sua chitarra e la sua voce
ruvida, ha denunciato coloro che prendevano decisioni di vita e morte
seduti comodamente nei loro uffici. Il testo ha un amaro sarcasmo mentre
Dylan canta contro i "signori della guerra" che costruiscono le armi e
prendono decisioni che cambiano il corso della storia.
"A Hard Rain’s A Gonna Fall" è un racconto epico, un viaggio attraverso
una terra di sventure e sfide. Le parole di Dylan dipingono quadri
vividi e misteriosi, con immagini di guerre, di uomini che sanno che il
tempo sta per cambiare, e di una realtà che sta per colpire come una
pioggia battente. La canzone è come una poesia ambulante che si snoda
attraverso il panorama della vita.
"The times they are a-changin'" è diventata l'inno della controcultura
degli anni '60. La canzone è un appello all'apertura mentale, alla
consapevolezza che il mondo sta cambiando e che è necessario adattarsi.
La sua voce, carica di una certa solennità giovanile, trasmette un senso
di urgenza che si sente ancora oggi. Un atto a dir poco rivoluzionario.
Bob Dylan è più di un cantautore; è un cronista della sua epoca. La sua
musica è intrisa di poesia e significato, e ogni sua canzone è un
racconto che si srotola come le pagine di un libro di storia. La sua
voce, ruvida e impregnata di emozioni, cattura l'anima della America,
dai campi di cotone del sud alle strade polverose del Midwest. Dylan è
il cantastorie della mia generazione, un artista che ha fatto della sua
musica uno specchio della società che lo circonda. Le sue canzoni sono
come poesie moderne che parlano di speranza, protesta e cambiamento.
Dylan è un' icona, un uomo che ha scelto di alzare la voce quando il
mondo aveva bisogno di ascoltarlo. La sua musica è eterna, un regalo che
continua a dare attraverso le generazioni, e la sua voce resterà un
richiamo alle anime in cerca di significato nella melodia della vita.
La fama di Bob Dylan come "voce di una generazione" è ben meritata. Le
sue canzoni hanno captato il fermento sociale e politico degli anni '60,
diventando l' inno di un movimento di cambiamento. La sua abilità nel
leggere la Bibbia e incorporare temi religiosi nelle sue canzoni ha
aggiunto uno strato di profondità alle sue opere, trasformandolo in una
figura iconica della cultura contemporanea. La percezione di Dylan come
"profeta" che si flagella per i peccati dell' umanità è una metafora
intrigante. Dylan ha esplorato temi spirituali in molte delle sue
canzoni, talvolta affrontando le contraddizioni dell'umanità e della
società. Tuttavia, è essenziale riconoscere che queste interpretazioni
sono soggettive e possono variare a seconda della prospettiva di chi
ascolta. In definitiva, Bob Dylan rimane una figura unica e influente
nella storia della musica, le cui canzoni hanno attraversato epoche e
catturato l'essenza di momenti cruciali. La sua abilità nel riflettere e
anticipare i cambiamenti sociali ha contribuito a consolidare la sua
reputazione come un' icona musicale e culturale.
Bob Dylan, il Profeta della protesta e il suono della libertà
Bob Dylan è più di un cantante; è un' icona che ha segnato un' epoca con
la sua voce unica e le sue parole penetranti. Fin dagli esordi, Dylan si
è distinto come un ardente oppositore delle guerre e dei regimi
totalitari, trasformandosi in un faro per la protesta e i diritti
civili. Il suo ruolo di artista leader in questi movimenti ha ispirato
una generazione di musicisti e ha plasmato il panorama della musica e
dell'attivismo.
Dylan ha intrapreso il suo viaggio musicale negli anni '60, un' epoca di
fermento sociale e politico. In un periodo in cui le tensioni legate
alla guerra del Vietnam e ai diritti civili erano palpabili, le canzoni
di Dylan sono diventate l'inno di chi cercava una voce di protesta.
Brani come "Blowin' in the Wind" e "The Times They Are A-Changin'" sono
diventati inni di pace e speranza, trasmettendo il desiderio di un mondo
migliore. La sua posizione pacifista non si è limitata a parole stampate
su carta o note su uno spartito. Nel 1963, durante la celebre "March on
Washington for Jobs and Freedom", Dylan si esibì di fronte a centinaia
di migliaia di manifestanti, pronunciando il suo celebre discorso. La
sua voce, carica di emozioni e di impegno, era il riflesso del
sentimento di una generazione che chiedeva giustizia e uguaglianza.
Il tour del 1988 di Amnesty International ha rappresentato un altro
capitolo significativo nel coinvolgimento di Dylan nella lotta per i
diritti umani. Mentre si esibiva accanto ad altri artisti come Bruce
Springsteen, Sting e Tracy Chapman, Dylan ha continuato a incarnare
l'essenza della protesta. La canzone "Chimes of Freedom," uno dei suoi
cavalli di battaglia, divenne l'inno del tour, un inno di libertà che
risuonava nelle menti di coloro che lottavano contro le ingiustizie. La
sua influenza ha raggiunto ogni angolo della musica e ha ispirato
generazioni di artisti. Musicisti come Roger Waters, noto per il suo
impegno politico e sociale con i Pink Floyd, hanno citato Dylan come
fonte d'ispirazione. Bruce Springsteen, soprannominato "Il Boss" per la
sua forza e autenticità sul palco, ha affermato che Dylan è stato il suo
"maestro e il suo eroe." Anche Bono Vox degli U2 ha riconosciuto
l'impatto di Dylan sulla sua musica e il suo ruolo come guida nelle
lotte sociali. Ancora oggi, Dylan è una voce che rimbomba contro le
ingiustizie del mondo. Nel suo album "Modern Times" del 2006, ha
continuato a esprimere la sua critica nei confronti della società
moderna e delle sue contraddizioni. La sua musica è senza tempo, poiché
affronta temi universali che attraversano epoche e generazioni. Bob
Dylan è considerato un simbolo e un mito senza tempo. La sua capacità di
incanalare le speranze e le delusioni di un'intera generazione lo ha
trasformato in un'icona della protesta. La sua voce continua a
riverberare attraverso i decenni, un richiamo alla consapevolezza
sociale e all'impegno civile. La sua eredità è eterna, poiché le sue
canzoni continuano a ispirare e a risuonare nei cuori di coloro che
credono che la musica possa essere una forza trasformativa nel mondo.
Bob Dylan rimane un faro nella notte, una guida per coloro che cercano
la via della giustizia e della libertà.
Caro Paul, grazie per
questa tua nuova fatica, parole che, anche se non nuove, fa sempre
piacere leggere! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
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Morto Denny Laine, membro dei Moody Blues
e poi dei Wings
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Mercoledì
6 Dicembre 2023 Bob
Dylan - Time Out of Mind - di Dario Greco
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Talkin' 12193
- vittorinooliva
Oggetto: L'epopea dylaniana secondo
Cormac McCarthy
Tangled up in Blue / Storie di vita
on the road

Era il 1975 e il sole del deserto dell'Arizona picchiava implacabile su
Allan Walsh, giovane elettricista dal cuore di sognatore. La sua
bottega, nel cuore di un piccolo paese polveroso, era il luogo dove si
svolgeva la vita quotidiana di Allan. Tra cavi elettrici e attrezzi,
egli coltivava un sogno segreto: diventare un grande cantautore e
condividere il palco con i suoi eroi musicali: Willie Nelson, Johnny
Cash e Merle Haggard.
La sua vita trascorreva lentamente tra lampadine bruciate e circuiti da
riparare, ma ogni notte, dopo il lavoro, Allan si ritirava nella sua
stanza, imbracciava la sua chitarra e scriveva canzoni su grandi fogli
di carta marrone. Sognava di suonare nei locali affollati, di vedere la
gente cantare le sue canzoni, e, soprattutto, di condividere la scena
con le leggende che aveva ammirato fin da ragazzo.
Robert, un collega e amico di lunga data, viveva una vita più
convenzionale. Sposato, con due figli, i suoi giorni erano incentrati
sulla forza elettromotrice necessaria per alimentare una famiglia. Ma
Allan e Robert avevano un legame profondo, un'amicizia forgiata in anni
di risate condivise e sogni nascosti.
Un giorno, una notizia straordinaria sconvolse la piccola comunità:
l'entourage di Bob Dylan stava cercando musicisti locali per unirsi alla
Rolling Thunder Revue. Una tournée itinerante che prometteva di portare
il rock and roll più lontano di quanto avesse mai osato fare fino a quel
momento.
Allan non poteva credere alla sua fortuna. La sua occasione era
finalmente arrivata, e senza pensarci due volte, accettò l'invito per
partecipare alla tournée nella data che avrebbe toccato lo Stato
dell’Arizona.
Era la sua occasione, la sua unica possibilità di strappare il proprio
nome dalla polvere del deserto e farlo risuonare insieme alle leggende
che avevano plasmato la sua gioventù. La Rolling Thunder Revue si
trasformò in un vortice di musica, polvere e emozioni. Allan, con la sua
chitarra a tracolla, si esibiva in locali affollati e teatri
improvvisati. Robert, pur non essendo sul palco, godeva della magia di
quelle serate, osservando il suo amico trasformarsi in un' icona della
musica. La tournée li portò attraverso praterie sterminate, canyons
profondi e montagne imponenti. Il palco era il loro regno, e le note
delle loro canzoni echeggiavano come un inno alla libertà. Ma come ogni
canzone di Dylan, anche la Rolling Thunder Revue doveva giungere al
termine.
Robert, pur essendo una roccia di sostegno per il suo amico sognatore,
sentiva il peso delle responsabilità familiari. Alla fine, tuttavia, la
sua lealtà superò l'insicurezza e decise di seguire Allan
nell'avventura.
La Rolling Thunder Revue li portò attraverso il paese, dal deserto
polveroso dell'Arizona alle città illuminate di luci al neon, attraverso
praterie e montagne, mentre le canzoni di Dylan facevano eco nei loro
cuori. Allan e Robert si trovavano al centro di un' esplosione musicale,
circondati da artisti eclettici, ballerine sfrenate e un'atmosfera che
vibrava di energia creativa.
Tra le nuvole di polvere e le luci del palco, Allan incontrò una giovane
ragazza del Texas di nome Clara. I loro sguardi si incrociarono durante
una jam session, e il destino li unì come una melodia perfetta. Clara
aveva i capelli come il sole del Texas e gli occhi scintillanti di
stelle. Entrambi condividevano lo stesso sogno di gloria e rock and
roll. I giorni trascorsero veloci, come una canzone che si dirada
nell'aria. Allan si esibiva sul palco, tra i suoni del pubblico che lo
acclamava, e Robert, seppur a malincuore, sorrideva dalla sua postazione
dietro le quinte, consapevole del dono che il destino aveva portato a
entrambi.
Ma la vita on the road è una maestra difficile. I conflitti e le sfide
si presentarono, mettendo alla prova le amicizie e le relazioni. Allan e
Clara, nonostante la loro passione condivisa per la musica, si trovarono
di fronte alla difficile scelta tra inseguire i loro sogni individuali o
cercare un equilibrio che li mantenesse uniti.
La tournée li portò attraverso il paese, da strade sterrate a palchi
improvvisati. Allan, con la sua chitarra elettrica, faceva risuonare le
sue canzoni tra le montagne e le praterie. Robert, più dietro le quinte,
osservava con orgoglio l'amico che si trasformava in una stella della
musica. Fu durante una tappa in Texas che Allan incrociò lo sguardo di
Lily, una giovane cameriera dai capelli rossi come il tramonto del
deserto. La loro connessione fu istantanea, come se il destino avesse
intessuto le loro storie prima ancora che loro stessi se ne
accorgessero. Allan, rapito dalla sua bellezza e dal suo spirito libero,
vide in Lily una musa ispiratrice.
Il tutto culminò con un epico concerto sulla costa dell'Oceano Pacifico,
il suono delle onde che si mescolava con le note di Dylan. Allan e
Clara, mano nella mano, guardarono il tramonto mentre riflettevano sulla
stranezza e sull'interesse della vita. La loro avventura li aveva
portati in luoghi impensabili, ma il destino era ancora da scrivere. Il
ritorno a casa fu una marea di emozioni contrastanti. Robert tornò alla
sua vita familiare, rafforzato dall'esperienza vissuta, mentre Allan e
Clara decisero di continuare a inseguire i loro sogni musicali,
consapevoli che la strada della vita era lunga e piena di sorprese. Il
tempo passò, ma la melodia di quell'anno indimenticabile rimase intatta
nei loro cuori.
Seconda parte
Il festival era finito, i ragazzi stavano tutti facendo progetti per
l'autunno. Il teatro era silenzioso, tranne per il suono persistente del
trapano nel muro, una sinfonia di riparazioni post-festa che rimbalzava
tra le pareti stanche. Il coprifuoco era cessato, e la città sembrava
addormentarsi lentamente dopo giorni di eccessi e avventure. La roulette
del bar locale, solitamente inarrestabile, taceva ora, e chiunque con un
minimo di testa aveva già lasciato la città alla ricerca di nuovi
orizzonti.
Allan, l'elettricista del paese, osservava il panorama dal suo negozio,
una piccola bottega di riparazioni elettriche che fungeva da epicentro
per le vicende quotidiane. Un giovane sognatore dall'animo musicale,
Allan aveva il cuore pieno di note e accordi, sognava di diventare un
grande cantautore.
Accanto a lui, Robert, un amico di vecchia data, sposato e padre di due
figli, che gestiva una piccola locanda nel cuore della città. Mentre
Allan fissava il deserto all'orizzonte, un'ombra di pensieri si
stagliava sul suo viso. Era una di quelle giornate in cui l'asfalto
emanava il calore del deserto, e il vento trasportava il suono della
chitarra di Willie Nelson da chissà dove.
Terza parte
La storia d'amore tra Allan e Lily si sviluppò come una ballata di
Dylan, un intreccio di emozioni e cambiamenti. Si amarono lungo la
strada, tra le note della chitarra e le risate sotto le stelle del
deserto. Entrambi condividevano il sogno di lasciare un segno nel mondo
della musica, e la Rolling Thunder Revue sembrava essere il palcoscenico
perfetto per realizzarlo. Nel frattempo, Robert conobbe una donna
durante una tappa a New Orleans. Una breve parentesi di dolcezza in una
vita votata alla routine. Ma nel suo cuore, il richiamo della famiglia e
delle responsabilità era sempre presente, aggrovigliato tra i pensieri e
le scelte difficili. Allan, ora più saggio e pieno di storie da
raccontare, tornò al suo negozio di elettricista, dove ogni cavo portava
con sé il ricordo di un viaggio unico. Clara, con la sua chitarra al
seguito, si esibiva nei locali sperduti, cercando il suo spazio
nell'infinito mondo della musica. E così, tra la polvere dell'Arizona e
le acque dell'Oceano Pacifico, Allan e Clara capirono che la vita è
davvero strana, ma proprio in questa stranezza risiede il suo fascino
eterno. La musica continuò a suonare, le stelle a brillare, e le loro
storie si intrecciarono con quelle di tutti coloro che avevano avuto il
coraggio di seguire i propri sogni. Nelle parole di una canzone di Bob
Dylan, "Tangled Up in Blue", ciascuno di loro si riconosceva. Le vite
intrecciate, gli amori complicati, le scelte difficili, il senso di
smarrimento e l'irresistibile richiamo della libertà. La musica di Dylan
sembrava essere la colonna sonora perfetta per la loro storia intricata.
Allan guardò Lily, Robert osservò la donna al suo fianco, e tutti e
quattro compresero che la vita era davvero strana, ma interessante. Le
loro avventure si erano intrecciate come le note di una canzone, e ora,
mentre il sole si immergeva nell'oceano, riflettevano sulla bellezza e
la complessità del loro percorso. Le stelle cominciarono a risplendere
nel cielo, e il suono lontano delle onde completò la sinfonia della loro
esistenza. La Rolling Thunder Revue poteva essere finita, ma la melodia
della loro vita continuava a suonare, una canzone che, anche se
aggrovigliata nella tristezza, portava con sé il ricordo indelebile di
un viaggio straordinario.
Storia piacevile
Vittorino, l'hai scritta tu? Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
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Van Morrison: "Io e Bob Dylan siamo
due mondi a parte"
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Martedì 5 Dicembre 2023

Evansville, Indiana - Old National Events
Plaza Auditorium - December 3, 2023
 1. Watching The River Flow (Bob on baby
grand piano)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) - (Bob on baby grand
piano)
3. I Contain Multitudes (Bob on baby grand piano)
4. False Prophet (Bob on baby grand piano)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on baby grand piano)
6. Black Rider (Bob on baby grand piano)
7. My Own Version of You (Bob on baby grand piano)
8. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on baby grand piano)
9. Crossing The Rubicon (Bob on baby grand piano)
10. To Be Alone With You (Bob on baby grand piano)
11. Key West (Philosopher Pirate) (Bob on baby grand piano)
12. Gotta Serve Somebody (Bob on baby grand piano)
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob on baby grand piano)
14. That Old Black Magic (Harold Arlen/Johnny Mercer) - (Bob on baby
grand piano)
15. Mother of Muses (Bob on baby grand piano)
-- Band introductions
16 Goodbye Jimmy Reed (Bob on baby grand piano)
17. Every Grain of Sand (Bob on baby grand piano and harp)
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Talkin' 12192
- miscio.tux
Oggetto: Ole Hardin
Caro Mr.Tambourine,
non se la prenda Vittorino se ironizzo un pò. Dunque c'è un alter ego
dell' Hardin fuorilegge dell'800, che si aggira nel Texas del 1969.
Veniamo però a sapere che ha avuto anche lui una giovinezza turbolenta
nel XIX secolo, che purtroppo è ancora l'800. Se per giovinezza
turbolenta dobbiamo intendere qualcosa di più che non il tirare alle
rane con la fionda, dovremo supporre che il nostro abbia trascorso
almeno 20 anni nell'800, e ne consegue che nel 1969 doveva averne quasi
90. Se si aggirava ancora a cavallo per gli sterrati del Texas doveva
avere una prostata fenomenale. E se ci andava col fuoristrada doveva
essere comunque un vecchietto eccezionale per farsi validare la patente
dalla commissione provinciale. In ogni modo quel John Selman era proprio
una carogna per sfidare a duello un anziano con l'artrite. Però si
potrebbe valutare un'altra ipotesi, e cioè che questo secondo Hardin sia
un fantasma, un' essenza che permea quei luoghi, ma ben strano perché
poi prende dei fogli e si mette a scrivere le sue memorie. Cormac
McCarthy si impapina con le date... A meno che, a meno che, lo spirito
del primo Hardin non si riverberi sul secondo, che si riverbera in
Vittorino, che si riverbera in McCarthy. A questo punto mi riverbero
anch'io, e per schiarirmi la confusione vado a scolarmi un bottiglione
di Lambrusco.
Piscio Littorio Tux (il nonno di Miscio).
Caro vile
Miscio, Vittorino mi ha mandato gli scritti (C'è n'è un altro pronto per
domani) senza una parola d'accompagnamento, quindi potrebbe essere
qualunque cosa che l'ha spinto a mandarci questi scritti. Non penso che
si arrabbierà per l'ironia del tuo vecchio nonno che sembra essere di
simpatie littoriali. Il supposto autore degl scritti Cormac McCarthy era
uno scrittore americano morto nel giugno di quest'anno.
https://it.wikipedia.org/wiki/Cormac_McCarthy
e c'è anche un sito italiano
https://cormacmccarthy.it/
a lui dedicato. Di più non saprei dirti, restiamo
in stand-by per il momento! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
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Talkin' 12191
- calabriaminimum
Oggetto: Van Morrison
Van Morrison - How Long Has This Been
Going On
https://www.persemprenews.it/roma/roma-spettacoli/roma-spettacoli-musica/van-morrison-how-long-has-this-been-going-on/
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Lunedì 4 Dicembre 2023
Talkin' 12190
- miscio.tux
Oggetto: Talkin'
12186 - domenico.sabatino
Caro Mr.Tambourine,
com'è noto le AI sono programmate in modo da non rispondere ad argomenti
legati direttamente o indirettamente alla politica, o meglio, a ciò che
i programmatori o chi per loro, considerano politico. E per fortuna,
perchè il proposito di Domenico mi sembra particolarmente agghiacciante:
la lotta del Figlio di Sion col Filisteo, in brodo biblico e magari col
sottofondo di bambini morti. Non conosco le personali opinioni di Dylan,
ma certamente questo non è il "mio" Dylan, quello che si auspica un
"partito dei sentimenti feriti", che considera la pace un valore, che si
sforza di vedere la Storia dalla parte dell'ultimo degli ultimi,
rotolato in un fosso o appeso ad un lampione. Non c'è niente di giusto o
di epico nella guerra tra Hamas e Netanyahu, solo insensati massacri al
servizio di interessi altrettanto cinici. Il geopolitico di turno dirà
che pensare altrimenti è solo un' ingenuità, che la Storia è sempre
stata così, che è andata avanti coi massacri, con la forza, la violenza
e l'interesse. Ecco, Dylan per me ha rappresentato proprio il simbolo di
questa ingenuità, fiorita improvvisamente negli anni 60, che fosse
possibile un cambiamento antropologico, una dislocazione mai vista nella
storia umana, che la violenza potesse diventare secondaria rispetto a
ragione e sentimento. L'apertura di un mondo possibile, una frattura
ontologica così importante come quando la scimmia per la prima volta
comincia a parlare. Il lento passaggio di Dylan all'ospizio, la sua
registrazione al Nobel come anziano e innocuo poeta laureato è anche la
sconfitta di questo mondo, la sua trasposizione in caricatura, in un'ora
di "educazione ai sentimenti" fatta a scuola. Può darsi che la mia sia
solo l'amarezza di chi non si capacita dell'inesorabile lentezza del
tempo storico rispetto alla brevità della propria vita individuale, di
cui si è già mangiato una bella fetta. Resta il fatto che l'amarezza
rimane.
ciao, Miscio.
Ciao vilissimo e
spregevolissimo Miscio, mi sembra di sentire nelle tue parole un velo di
tristezza, la constatazione che Dylan, il grande "Innovatore", "La voce
della sua generazione", abbia da molto tempo abbandonato la Higway 61
per imboccare l'inevitabile Sunset Boulevard dopo aver constatato, anche
lui, che le sue idee e le sue speranze sono state bistrattate e prese a
calci nel sedere da una società che non si capisce più che tipo di
umanità rappresenti, quali valori, e tutto ciò che ha il segno + davanti
alle sue azioni. Oggi che domina è il segno - che rappresenta il
contrario di quello che dovrebbe essere il desiderio e la finalità di
tutti i popoli, la pace in un mondo che non sappia più cosa sia il rombo
del cannone. Mi sembra di intuire nel tuo pensiero, ma potrei anche
fraintendere, il dispiacere per il fallimento totale della razza umana,
scesa molto al di sotto ormai di quella animale. Naturalmente chiunque
poteva prevedere che con l'avanzare dell'età ed il conseguente degrado
fisico, anche il Maestro Dylan cominci a pensare che le idee giovanili
non abbiano più niente a che vedere con quelle dei Third Part Of The Day
People. Sul palco Bob traballa, la stanchezza si può leggere sul suo
volto, la disillusione potrebbe essere letta nei testi delle ultime
composizioni, canzoni fatte di ricordi di amori e situazioni che si
materializzano ormai solo nella memoria del vecchio menestrello, canzoni
che non hanno più la grinta, il senso del rischio, la rabbia della
protesta contro le cose che dovrebbero essere cambiate e che invece
peggiorano sempre più.
Per quello che
riguarda l'intelligenza artificiale che dire, è una strampalata cosa
creata da una mente umana e fa esattamente quello che una mente umana
gli dice di fare, proprio come i computer, perfetti in ogni loro singolo
elemento ma stupidamente fallaci se messi alla prova dei sentimenti che
non saranno mai in grado di riconoscere e gestire. Insomma, voglio dire,
la AI è una cosa artificiale e come tale va presa e considerata, buona
forse per qualche tipo di divertimento, ma guai a commettere l'errore di
prenderla sul serio. Have a nice days, Mr.Tambourine, :o)
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Talkin' 12189
- domenico.sabatino
Oggetto: Sito sotto attacco
Mr. Tambourine, scusa, ma ti devo redarguire. Mi dici che non ti piace
l’intelligenza artificiale, ok, non sono d’accordo, ma prendo atto. Tu
però non ti sei accorto che gli ultimi due nebulosi racconti che hai
pubblicato, che dici che ti sono piaciuti tantissimo, sono con ogni
probabilità scritti in due secondi e mezzo da una AI? Si vede lontano un
chilometro che non sono un prodotto umano. Non ti accorgi della retorica
priva di senso che li pervade? Dai, su!
Anzi, ti dirò di più: io sono informatico e ho un timore: c’è il rischio
che non siano casi isolati, ho paura che il sito sia sotto attacco, da
parte di una AI distruttiva in modalità burlesca. Quando iniziano così,
non te ne liberi più. Il mio consiglio è di fare molta attenzione e di
analizzare bene, parola per parola, tutto ciò che pubblichi. Se solo ti
viene il dubbio che si tratti di parole che provengono da entità non
umana (molto sospetti catestef e benedettolandi ad esempio), per carità,
censura.
A presto, Domenico.
Caro Domenico, molto
fantasiosa la tua ipotesi di un attacco informatico! Conosco catestef,
benedettolandi, miscio.tux e tanti altri amici che a volte, per
divertirsi e creare un pò di sana polemica, assumono identità diverse
usando degli avatar-name per scrivere cose al limite dell'assurdo.
Dirigo questo sito dal 2008 e ti giuro che di cose strampalate e senza
un preciso senso ne ho viste, lette e pubblicate in quantità industriale,
insulti e parolacce comprese, specialmente all'inizio della mia
avventura col Sito. Sono passati 15 anni ed il cosidetto "incapace che
sarebbe meglio cedesse la gestione della Fattoria a qualcun' altro" è
ancora al timone di questo meraviglioso sito dedicato a Dylan. Ho sempre
detto e sostenuto che il sito tecnicamente lo gestisco e lo aggiorno io,
ma il sito è di tutti noi, ed ognuno di noi può scrivere su queste
pagine la sue opinioni per quanto strane e bizzarre possano essere, in
fondo un pò di ilarità, di polemica e, diciamo pure, di cazzate non
fanno male a nessuno! Spero che tu possa essere d'accordo con me in
qualche piccola cosa, altrimenti va bene lo stesso, continua pure a
scrivere ciò che ti sembra giusto, in fondo, finora, la legge di questo
sito è "la libertà di espressione". Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
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Richmond, KY - Eastern Kentucky
University - EKU Center For The Arts - December 2, 2023
 1. Watching The River Flow (Bob on baby
grand piano)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) - (Bob on baby grand
piano)
3. I Contain Multitudes (Bob on baby grand piano)
4. False Prophet (Bob on baby grand piano)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on baby grand piano)
6. Black Rider (Bob on baby grand piano)
7. My Own Version of You (Bob on baby grand piano)
8. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on baby grand piano)
9. Crossing The Rubicon (Bob on baby grand piano)
10. To Be Alone With You (Bob on baby grand piano)
11. Key West (Philosopher Pirate) (Bob on baby grand piano)
12. Gotta Serve Somebody (Bob on baby grand piano)
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob on baby grand piano)
14. That Old Black Magic (Harold Arlen/Johnny Mercer) - (Bob on baby
grand piano)
15. Mother of Muses (Bob on baby grand piano)
-- Band introductions
16 Goodbye Jimmy Reed (Bob on baby grand piano)
17. Every Grain of Sand (Bob on baby grand piano and harp) |
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Sabato 2 Dicembre 2023

Huntington, West Virginia - Keith Albee
Performing Arts Center - Performing Arts Theater - November 30, 2023

1. Watching The River Flow (Bob on baby
grand piano)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) - (Bob on baby grand
piano)
3. I Contain Multitudes (Bob on baby grand piano)
4. False Prophet (Bob on baby grand piano)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on baby grand piano)
6. Black Rider (Bob on baby grand piano)
7. My Own Version of You (Bob on baby grand piano)
8. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on baby grand piano)
9. Crossing The Rubicon (Bob on baby grand piano)
10. To Be Alone With You (Bob on baby grand piano)
11. Key West (Philosopher Pirate) (Bob on baby grand piano)
12. Gotta Serve Somebody (Bob on baby grand piano)
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob on baby grand piano)
14. That Old Black Magic (Harold Arlen/Johnny Mercer) - (Bob on baby
grand piano)
15. Mother of Muses (Bob on baby grand piano)
-- Band introductions
16 Goodbye Jimmy Reed (Bob on baby grand piano)
17. Every Grain of Sand (Bob on baby grand piano and harp)
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Talkin' 12188
- cimar2003
Oggetto: Shane
R.I.P. Shane
Grazie Cimar, alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
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È morto Shane MacGowan dei Pogues
clicca qui
Shame, l’uomo che ha preso a calci in
culo il folk
clicca qui
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Rubicone, da Cesare agli Stones e
Dylan: il fiume ‘attraversato’ per eccellenza
clicca qui
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Cat Power, tra nebbie, demoni e
incanti, un flusso di coscienza dylaniano
clicca qui
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Venerdì
1 Dicembre 2023
 Roanoke,
Virginia - Berglund Center - Performing Arts Theater - November 29, 2023
 1. Watching The River Flow (Bob on baby
grand piano)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) - (Bob on baby grand
piano)
3. I Contain Multitudes (Bob on baby grand piano)
4. False Prophet (Bob on baby grand piano)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on baby grand piano)
6. Black Rider (Bob on baby grand piano)
7. My Own Version of You (Bob on baby grand piano)
8. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on baby grand piano)
9. Crossing The Rubicon (Bob on baby grand piano)
10. To Be Alone With You (Bob on baby grand piano)
11. Key West (Philosopher Pirate) (Bob on baby grand piano)
12. Gotta Serve Somebody (Bob on baby grand piano)
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob on baby grand piano)
14. That Old Black Magic (Harold Arlen/Johnny Mercer) - (Bob on baby
grand piano)
15. Mother of Muses (Bob on baby grand piano)
-- Band introductions
16 Goodbye Jimmy Reed (Bob on baby grand piano)
17. Every Grain of Sand (Bob on baby grand piano and harp)
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Talkin' 12187
- vittorinooliva
Oggetto: L'epopea dylaniana secondo Cormac McCarthy
La polvere danzava nell'aria calda del Texas, un velo dorato che
avvolgeva la vastità della terra arida. Era l'estate del 1969, un'epoca
di fermento e cambiamento, ma in quelle lande desolate sembrava che il
tempo scorresse più lentamente, custodendo il peso della storia nelle
sue pieghe polverose. John Wesley Hardin, o almeno quello che ne
restava, si aggirava senza meta tra i villaggi sperduti e le strade
sterrate del Texas, un uomo che aveva conosciuto il lato oscuro della
vita fin dalla sua giovinezza turbolenta nel XIX secolo. Ora, nel 1969,
Hardin era una figura sbiadita, un riflesso opaco di chi era stato, un
fantasma che vagava attraverso il paesaggio che aveva plasmato con la
sua violenza e il suo destino segnato. Fu in una di queste polverose
cittadine che Hardin fece la sua ultima sosta. Un bar dalla facciata
sgretolata, con il suono flebile di una vecchia jukebox che cercava di
catturare l'attenzione di chiunque si fosse avventurato in quei luoghi
dimenticati. Hardin si sedette su uno sgabello logoro, il cappello basso
a nascondere lo sguardo spento di chi ha visto troppo.
Fu proprio lì, in quel bar deserto, che Hardin sentì per la prima volta
la voce di Bob Dylan. Una melodia malinconica risuonava attraverso gli
altoparlanti gracchianti, le parole incise su vinile che raccontavano
storie di un mondo che stava cambiando. Era "All Along the Watchtower"
da "John Wesley Harding", l'album che portava il suo nome. Le parole
penetrarono nell'anima di Hardin come lame affilate. La musica di Dylan
era diversa da tutto ciò che aveva conosciuto, una fusione di suoni che
trascendeva il tempo e lo spazio. Le canzoni narravano di cowboy e
fuorilegge, di terre selvagge e avventure senza fine. Per Hardin, quelle
note erano come un richiamo da un passato che credeva ormai perduto. In
una serata calda, Hardin si ritrovò seduto in una stanza polverosa,
circondato da sconosciuti che cantavano le stesse melodie che avevano
risuonato nelle sue orecchie. Era un incontro di anime erranti, legate
dalle canzoni di un cantautore ribelle che sembrava capire il linguaggio
dell'inespresso. La scoperta di Dylan risvegliò in Hardin una nuova
passione. Mentre le note di "I Dreamed I Saw St. Augustine" si fondevano
con l'aria pesante, Hardin sentì che la musica era diventata il suo
rifugio, una fuga dalla brutalità della sua stessa esistenza. Le parole
di Dylan diventarono il filo che tessé il suo passato turbolento con la
possibilità di un futuro diverso. Influenzato dal suono malinconico
della chitarra di Dylan e dalle sue poesie cantate, Hardin iniziò a
scrivere le sue storie. Fogli di carta logori diventarono il
palcoscenico delle sue riflessioni, dei suoi rimpianti e delle sue
speranze. La musica di Dylan era diventata la colonna sonora della sua
redenzione, un compagno di viaggio in un deserto di peccati.
Nel silenzio della notte texana, Hardin si ritrovò a contemplare la sua
vita, mentre la musica di Dylan fluiva nelle sue vene come un elisir
magico. Il suo destino sembrava intrecciarsi con le parole profetiche di
un uomo che cantava di giustizia e perdono. Ma la strada di Hardin non
poteva che essere tracciata da un destino già segnato. Come il suo
omonimo del XIX secolo, la sua fine giunse con la stessa violenza che
aveva caratterizzato la sua esistenza. Fuori da un bar, in una notte
calda e senza stelle, Hardin incrociò lo sguardo di un uomo che portava
il peso di un passato oscuro. John Selman, un vecchio fuorilegge e ora
agente di polizia, lo guardò negli occhi e la sua mano cercò la pistola.
Il suono secco di uno sparo squarciò la notte, e Hardin cadde a terra,
le melodie di Dylan svanirono nell'oscurità. La sua storia si concluse
come molte delle storie di quel selvaggio West, ma nel suo cuore aveva
portato con sé il riflesso di un'epoca che solo la musica poteva
raccontare. E mentre il deserto riprese il suo dominio, le note di Dylan
continuarono a suonare nel vento, come un lamento per un uomo che aveva
cercato la redenzione tra le aride lande del Texas. In un caldo
pomeriggio nel cuore del Texas, mi ritrovai a percorrere una strada
sterrata senza fine. L'aria vibrava di una quiete ostile, e la luce del
sole dipingeva la landa di tonalità bruciate. Stavo cercando ispirazione
tra le pieghe aride del paesaggio texano, un territorio che avevo scelto
come sfondo delle mie storie ed epopee letterarie.
Fu durante uno di questi vagabondaggi senza meta che incrociai il suono
flebile di una chitarra provenire da un bar polveroso. L'edificio
sembrava emergere dalla terra come un miraggio, e decisi di varcare la
soglia, attratto dal richiamo di una melodia che pareva provenire da
un'altra epoca. All'interno, tra fumi di sigarette e il suono di
bicchieri tintinnanti, si esibiva un cantante dal volto segnato dalla
vita, la voce graffiante che si intrecciava con accordi malinconici. Era
Bob Dylan che con la sua chitarra catturava l'anima del deserto e la
traduceva in versi poetici. "All Along the Watchtower" risuonava
nell'aria, una ballata dalle atmosfere bibliche che si insinuò nei
recessi della mia mente. Le parole, cariche di simbolismo, erano come
un'apertura verso mondi sconosciuti, un invito a esplorare territori
mentali tanto vasti quanto il deserto che si estendeva oltre le pareti
del bar. Dylan, con la sua abilità nel tessere racconti con le parole,
affondava nella tradizione biblica con "I Dreamed I Saw St. Augustine" e
"Dear Landlord". L'Antico Testamento si fondeva con il linguaggio di
Dylan, creando una sinfonia di significati profondi e visioni oniriche.
L'ispirazione biblica, carica di mito e allegoria, divenne uno strumento
potente nelle mani del cantautore, un modo per esplorare le complessità
dell'animo umano e della società. Avevo intessuto le mie storie con la
durezza della vita nel West, trovando in quelle canzoni un riflesso
della narrativa a cui aspiravo di accedere, trovando un varco. L'uso del
simbolismo biblico, venne perciò amplificato dalla colonna sonora di
Dylan, una colonna sonora che narrava storie di vigilanza, sogni
visionari e confronti con il padrone di terre e destini. Le strade
polverose del Texas si intrecciavano con le strade della mia mente,
l'incontro con Dylan divenne un capitolo cruciale per la mia ricerca di
ispirazione. Le parole di Dylan risuonavano con la stessa autenticità
delle storie che stavo cercando di raccontare. Adesso il deserto, da
sfondo, diventava il palcoscenico di un dialogo immaginifico.

Firmato Cormac McCarthy Jr.
https://it.wikipedia.org/wiki/Cormac_McCarthy
Grazie Vittorino per
questa bella testimonianza!!! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
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John Wesley Hardin: lo spietato pistolero
del West che fu avvocato
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Cormac McCarthy, l'ultimo eremita
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