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THE  BEATEN  PATH

THE DYLAN'S PAINTINGS AND THE REAL PLACES

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Lunedì 11 Dicembre 2023

Talkin' 12199 - fogazzaris

Oggetto: Non chiamarmi cracker, chiamami Mr. ReBOT 1984

Bob Dylan: nelle sue canzoni misteriosi messaggi criptati a tema esoterico

Bob Dylan, di recente insignito con il premio Nobel per la letteratura, nel 1966 cantava che per "Per vivere fuori dalla legge bisogna essere onesti". Personaggio fuori dagli schemi, quanto anomalo, il cantautore statunitense è passato alla storia per via dei suoi testi, visionari, esoterici e spesso criptici. Appassionato di tarocchi e giochi di carte in generale, ha più volte inserito nelle sue canzoni messaggi criptati che secondo alcune teorie costituirebbero dei poemi segreti con significati ben precisi e congegnati, per un disegno Divino. Il suo interesse per le filosofie esoteriche è evidente anche per quanto riguarda le esibizioni live, e in molti ricordano di quando in tour suonava con alle spalle l’occhio onnisciente di Horus.

Il legame di Bob Dylan con l'esoterismo è stato oggetto di interesse e speculazioni da parte dei fan e degli osservatori nel corso degli anni. La sua carriera, caratterizzata da continui cambiamenti ed evoluzioni artistiche, ha visto Dylan toccare diverse tematiche, inclusi elementi esoterici e simbolismi misteriosi. Durante alcune delle sue esibizioni dal vivo, Dylan è stato noto per includere simboli e immagini esoteriche, tra cui la gigantografia raffigurante l'occhio onnisciente di Horus. L'occhio di Horus è un antico simbolo egizio associato alla protezione, alla guarigione e all'illuminazione. Spesso rappresentato come un occhio umano stilizzato, l'occhio di Horus è anche connesso a significati esoterici e spirituali. L'uso di simboli esoterici nelle esibizioni live di Dylan potrebbe essere interpretato in vari modi. Da un lato, potrebbe essere visto come un elemento scenico e visuale aggiunto per arricchire l'esperienza dello spettacolo. D'altra parte, alcuni fan e critici hanno cercato di interpretare questi simboli nel contesto più ampio della poetica e delle influenze di Dylan. È importante notare che Dylan ha spesso resistito a spiegare dettagliatamente il significato dei suoi simboli e testi, lasciando che siano gli ascoltatori a trarre le proprie conclusioni. La sua ambiguità e la sua propensione a evitare spiegazioni dirette contribuiscono al fascino e al mistero che circondano la sua figura e la sua musica. L'inclusione dell'occhio onnisciente di Horus potrebbe essere collegata alle molteplici influenze di Dylan, che spaziano dalla letteratura alla filosofia, dall'esoterismo alla cultura popolare. La sua carriera è stata caratterizzata da una continua ricerca di significati più profondi e da una narrativa che ha attraversato molte dimensioni della vita e della spiritualità.

Per quanto riguarda i tarocchi, questi sono un mazzo di carte divinatorie con radici nell'antica tradizione italiana. Dylan, in alcune fasi della sua carriera, ha dimostrato interesse per l'occulto e il simbolismo, e alcune delle sue canzoni possono essere interpretate in chiave esoterica. Tuttavia, è importante notare che le interpretazioni di questi simboli possono variare notevolmente e spesso dipendono dall'interpretazione personale di chi ascolta.

La cabala ebraica è un sistema di interpretazione esoterica della Bibbia ebraica, che coinvolge la comprensione di simboli e numeri. Dylan ha esplorato temi biblici nelle sue canzoni e il suo interesse per la cabala potrebbe riflettersi in alcune delle sue scelte di testi e simboli. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che l'interpretazione di testi biblici è un terreno complesso e suscettibile di molte interpretazioni.

Quanto al riferimento a "Changing of the Guards", la canzone contenuta nell'album "Street-Legal" del 1978, è stata oggetto di diverse interpretazioni. Alcuni ritengono che il testo sia collegato a un presunto poema segreto noto come il "Poema della Regina di Saba". Questo presunto poema è spesso associato a teorie della cospirazione e all'idea che Dylan stesse comunicando messaggi criptati attraverso le sue canzoni. La Regina di Saba, secondo la tradizione biblica, fu una regina di un antico regno, probabilmente situato nell'attuale Yemen o Etiopia, che visitò il re Salomone portandogli doni.

Tuttavia, l'esistenza di un "Poema della Regina di Saba" nel contesto delle opere di Dylan può essere oggetto di speculazioni e interpretazioni divergenti. "Isis" (1976): Questa canzone, inclusa nell'album "Desire," è una narrazione epica che incorpora elementi di mitologia e simbolismo. La figura di Isis è associata alla mitologia egizia, ma Dylan la utilizza in modo poetico, mescolandola con temi di amore, perdita e ricerca. Il testo è ricco di simbolismi e riferimenti esoterici, offrendo uno spazio aperto a diverse interpretazioni.

"Black Diamond Bay" (1976): Ancora da "Desire," questa canzone racconta diverse storie ambientate in luoghi esotici, incluso un riferimento a una regina africana. La canzone è un collage di personaggi e situazioni, con una narrativa che incorpora elementi di suspense e mistero. "Jokerman" (1983): Appartenente all'album "Infidels," "Jokerman" è un brano complesso con testi che offrono spazio a interpretazioni esoteriche. Il personaggio del "Jokerman" stesso può essere visto come una figura misteriosa e simbolica.

Va notato che Dylan è noto per la sua ambiguità e riluttanza a spiegare dettagliatamente il significato dei suoi testi. Questo lascia ampio spazio per interpretazioni personali e teorie da parte degli ascoltatori, contribuendo al fascino duraturo delle sue canzoni. L'interesse di Bob Dylan per simboli esoterici e filosofie mistiche è un aspetto noto della sua personalità e della sua arte. Tuttavia, la natura specifica di interpretazioni come il "Poema della Regina di Saba" rimane aperta a diverse letture e potrebbe dipendere in gran parte dalla prospettiva personale di chi esplora tali temi.

Fonte: https://segnaleticadalcielo.blogspot.com/

PS: Mr.Tamburone, non ti consento di darmi dell'hacker o peggio del cracker.

Chiamami Mr. ReBOT1984 come se fossi un novello Ismaele, disperso tra le onde del weberman!!!!!!!

Ti chiamo come vuoi, non c'è problema. Grazie per il tuo scritto ma permettimi un appunto, hai citato lo stesso argomento per ben 14 volte, non ti sembra eccessivo? Sotto ho ricopiato alcuni pezzetti di frasi dove ripeti la stessa parola. Alla prossima, Mr.Tamburone, come mi hai chiamato tu, :o)

messaggi criptati a tema esoterico
suoi testi, visionari, esoterici
per le filosofie esoteriche
Dylan con l'esoterismo
inclusi elementi esoterici
includere simboli e immagini esoteriche
connesso a significati esoterici
. L'uso di simboli esoterici
alla filosofia, dall'esoterismo
interpretate in chiave esoterica
un sistema di interpretazione esoterica
simbolismi e riferimenti esoterici
interpretazioni esoteriche
per simboli esoterici

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Bob Dylan vende il suo castello in Scozia per oltre 4,6 milioni di franchi         clicca qui

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Mogol: "Mi hanno candidato al Nobel per la letteratura"                                    clicca qui

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Sabato 9 Dicembre 2023

Talkin' 12198 - Romano Goria

Oggetto: Qualche considerazione

Mi spiace che ti sia offeso, Mr.Tambourine, non era mia intenzione. Innanzi tutto non capisco cosa ti sorprenda, è molto semplice: si tratta di una coincidenza, catestef mica è un nomignolo brevettato, chiunque può venire soprannominato catestef dagli amici o dai parenti, io conosco tanti catestef. Ma se proprio vogliamo essere puntigliosi io sono del '62 e sono sempre stato chiamato così in casa. Anzi, per essere più precisi, già i miei bisnonni negli anni '20 manifestarono il desiderio di avere un catestef fra i loro discendenti. Questo per dire che nella mia famiglia si parla di catestef da più di 100 anni. Dubito che Stefano possa vantare un diritto analogo. Come dire che Federico Barbarossa fa causa a Luca perché gli ha rubato il nome d'arte. Comunque io volevo solo sottolineare che servirebbero cose un pò più tecniche, un pò più di sostanza, poi va bene tutto, anche farsi quattro risate. E soprattutto non intendevo denigrare gli scritti, sempre molto interessanti, di Dario, ci mancherebbe, però non ci possono essere solo quelli. Ecco, spero che tu mi abbia capito.

Son certo che non volevi offendere nessuno caro Romano Goria "catestef" ma non sono certo di averti capito, ma va bene lo stesso, ma come fai a sapere che catestef si chiama Stefano di nome, sai per caso anche il cognome? Comunque, ribadisco ancora una volta, la "Talkin'" è la rubrica dei lettori, la voce dei lettori, il pensiero dei lettori, ed io, per dovere di cronaca, come da anni faccio, pubblico ciò che scrivete voi. Però non trovo giusto che mi si addossi la colpa per le pochezze o le banalità che mi mandate, chi dovrebbe cambiare strada non sono io. Magari un giorno Stefano Catena "catestef" originale ci farà sapere cosa ne pensa in proposito. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 12197 - vittorinooliva

I’m not There - La misteriosa scomparsa di Bob “Ettore” Dylan

Liberamente ispirato alla pellicola di Todd Haynes del 2007

Era luglio del 1966, un'estate di quelle che fanno ardere l’asfalto e i cuori, quando Bob Dylan e sua moglie Sara Lowndes decisero di prendere la strada a bordo della sua storica Triumph T100. Un viaggio a due, tra le lunghe strade d'asfalto che tagliavano la campagna americana, con il sole alto nel cielo e il vento che carezzava i loro volti. Il viaggio sembrava promettere la tranquillità di una vacanza, lontano dai riflettori e dalla frenesia che accompagnava la carriera di Dylan. La moto ruggiva sotto di loro, un suono liberatorio che faceva dimenticare i pensieri e le preoccupazioni. Ma quella giornata doveva cambiare tutto.

Il destino, a volte, prende strade misteriose e inattese. Mentre percorrevano una strada apparentemente ordinaria, il rumore di uno pneumatico che si squarciò improvviso come un colpo di pistola ruppe il suono del motore. La moto iniziò a scivolare su una striscia d'asfalto bollente, e il destino di Bob Dylan si trasformò in un groviglio di metallo e dolore.

L'incidente non fu solo un momento di svolta nella vita di Dylan, ma segnò la fine di una fase della sua carriera. Fratturato e dolorante, si ritirò dalle luci della ribalta e si nascose al mondo. Le voci circolarono, ma nessuno sapeva davvero cosa fosse successo a lui. Era sparito come una nota musicale smorzata prima del ritornello. Le speculazioni su dove si fosse diretto Dylan crebbero come erbacce selvatiche. Alcuni sostenevano che si fosse trasferito in Corsica, dove allevava ovini tra le colline e il profumo di mare. Altri giuravano che l'avesse visto in Medio Oriente, seguendo le orme del suo poeta preferito, Arthur Rimbaud. C'erano quelli che giuravano di averlo intravisto tra le terre affascinanti dell'Africa, lontano dalle luci accecanti della celebrità.

Il mistero intorno a Dylan divenne quasi un'opera d'arte in sé. Le teorie si mescolavano, il cantante diventò una figura mitologica che vagava per il mondo, sfuggendo alla nostra comprensione come un romanzo di cui abbiamo perso le ultime pagine. Forse stava cercando un luogo di pace, lontano dai riflettori accecanti che lo avevano accompagnato per così tanto tempo. Nessuna intervista, nessun nuovo album, nessuna comparsa pubblica. Dylan sembrava essersi sciolto nel tessuto del tempo, diventando un enigma, un'icona che esisteva solo nei ricordi della sua musica e nelle parole di chi ne era stato influenzato. Il suo impatto, tuttavia, non si sciolse come lui. La sua musica continuò a diffondersi come un fuoco che brucia sotto la cenere. Le generazioni successive di musicisti, registi cinematografici e scrittori furono toccati dalla sua arte, anche se la sua figura fisica sembrava essere scomparsa per sempre. E così, tra il mistero di un incidente motociclistico e le speculazioni su un Dylan trasformato, la storia del musicista americano divenne un racconto di fantasia. Una storia in cui il profeta della protesta si dissolve nella nebbia dell'ignoto, diventando un mito senza tempo. E mentre il suo destino rimane avvolto nel mistero, la sua musica continua a suonare, come il lamento di un’armonica persa nel vento.

Finché nel 1996 Dylan riappare, attraverso la pubblicazione di un vecchio disco, probabilmente apocrifo, forse inciso in gran segreto, forse si tratta di un falso. Eppure la notizia farà il giro del mondo. Potrebbe essere il capolavoro perduto. I'm not there. Potrebbe essere la notizia che tutti i vecchi appassionati di musica aspettavano da quasi 20 anni. Il disco sta per uscire e si crea grande aspettativa, anche a causa della promozione realizzata dall’ etichetta Sony Columbia che deteneva i diritti sulla musica del menestrello del Minnesota.

Il misterioso ritorno sulla scena: il capolavoro perduto e in seguito ritrovato

Il 1996 portò con sé una sorpresa che scosse il mondo della musica e riaccese la fiamma dell'entusiasmo tra i vecchi appassionati di Bob Dylan. Dopo quasi due decenni di silenzio e mistero, circolò la notizia che un vecchio disco, forse apocrifo, forse inciso in gran segreto, stava per vedere la luce. Il nome dell'album? "I'm Not There." La notizia fece rapidamente il giro del mondo, scatenando un'ondata di anticipazione e speculazioni. Potrebbe essere il capolavoro perduto, il Santo Graal della musica che tutti i fan di Dylan avevano atteso per quasi 20 anni. La storia di un artista così leggendario sembrava trascendere la realtà stessa, assumendo le sfumature di un racconto epico.

Le domande e le congetture affollarono le menti degli appassionati. Come poteva Dylan, il misterioso, il profeta che si era dileguato nel nulla, riapparire in questo modo? Si trattava di un falso, di un inganno orchestrato per qualche oscuro motivo? O forse, era davvero lui, emergente dall'ombra del suo lungo silenzio?

Columbia Records, che deteneva i diritti sulla vasta discografia di Dylan, alimentò l'aspettativa attraverso una campagna di promozione senza precedenti. Il ritorno di Dylan doveva essere un evento epocale, un punto di svolta nella storia della musica. Le immagini dell'artista, sfocate e avvolte nella nebbia della sua stessa leggenda, comparvero sui manifesti e nelle pubblicità, alimentando il mistero che circondava il suo ritorno. L'album "I'm Not There" era una raccolta di brani che sembravano appartenere a epoche diverse, una sorta di viaggio attraverso il tempo e lo spazio musicale di Dylan. Alcuni brani sembravano provenire direttamente dagli anni '60, con il suono folk distintivo e le liriche sferzanti. Altri sembravano appartenere a un'epoca più recente, con influenze rock e blues più pronunciate. Era come se Dylan avesse raccolto frammenti del suo passato e del presente, tessendo un collage sonoro unico. La verità dietro "I'm Not There" rimase un mistero. Alcuni sostenevano che fosse un capolavoro autentico, una testimonianza della genialità di Dylan che aveva resistito alla prova del tempo. Altri, più scettici, avanzavano l'ipotesi che fosse un abile falso, un album creato ad arte per riaccese l'interesse nei confronti del cantautore. Indipendentemente dalla sua autenticità, "I'm Not There" suscitò una fervente reazione tra i fan di Dylan e il pubblico in generale. Le vendite schizzarono alle stelle, e le discussioni su questo misterioso ritorno divennero il tema principale nelle riviste musicali, nelle conversazioni tra appassionati e nelle trasmissioni radiofoniche.

L'album, fosse esso reale o frutto di un ingegnoso inganno, segnò comunque una sorta di rinascita nella carriera di Dylan. La sua influenza continuò a riverberare attraverso il tempo, influenzando nuove generazioni di artisti e consolidando il suo status di icona della musica americana.
E così, nel 1996, Dylan ritornò sotto i riflettori con un enigmatico sorriso, rimanendo fedele al suo ruolo di menestrello, di profeta, di eterna e indecifrabile leggenda.

Caro Vittorino, grazie per il tuo piacevole scritto. Però ho notato una imprecisione, quando Dylan ebbe l'incidente in moto (sempre che sia vero) era in moto da solo e Sara lo seguiva in automobile. Stavano tornando a casa dopo essere andati a trovare il manager Albert Grossman a West Saugerties, nei pressi di Woodstock. L'episodio è uno dei tanti avvolti nel mistero del rock e nessuno sa davvero cosa lo causò, o se avvenne davvero (Jerry Garcia disse che fu solo una montatura per permettere a Bob di disintossicarsi). L'incidente non è mai stato registrato da alcuna parte, nessuna ambulanza è mai stata chiamata sul luogo dell'avvenimento e l'incertezza della scena, all'epoca, fece girare voci su possibili danni cerebrali. L'unica cosa certa è che l'incidente, o il presunto tale, diede a Dylan la possibilità di cancellare i suoi impegni e staccare la spina per un pò. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Venerdì 8 Dicembre 2023

Talkin' 12196 - vittorinooliva

Coincidenza o profezia: quando la storia incrocia il percorso artistico dylaniano

1962. Crisi missilistica di Cuba, chiamata anche crisi di ottobre. Fu uno stato di grave tensione politica e diplomatica tra Stati Uniti d'America e Unione Sovietica, occasionato dal dispiegamento di missili balistici sovietici in territorio cubano. L'episodio, avvenuto durante la presidenza Kennedy, fu uno dei momenti più critici della guerra fredda e più a rischio di innesco di un conflitto nucleare.

Il 19 marzo 1962 Bob Dylan pubblica il suo eponimo album. Sempre durante il 1962 Dylan scrive e incide le canzoni che andranno a comporre il suo secondo lavoro in studio "The Freewheelin' Bob Dylan", pubblicato l'anno seguente.

Agosto 1964: incidente del golfo del Tonchino. Episodio avvenuto durante la guerra del Vietnam nel golfo del Tonchino il 2 agosto 1964, avente ad oggetto il susseguirsi di uno scontro aeronavale tra un cacciatorpediniere statunitense ed alcune motosiluranti nordvietnamite. Tale avvenimento intensificherà la guerra del Vietnam, iniziata nel 1955, che avrà termine dopo vent'anni.

1975: Fine della guerra del Vietnam. Bob Dylan dà alle stampe uno dei suoi capolavori, "Blood on the Tracks".

Cina, 1966. Il 16 maggio il presidente Mao Tse-tung proclama la Rivoluzione culturale. Nella stessa data Bob Dylan pubblica il doppio album "Blonde on Blonde".

Gennaio 1976: Dylan pubblica "Desire". Il disco contiene la misteriosa canzone intitolata Isis.
Nel 2013 nasce l'organizzazione terroristica denominata appunto ISIS.

9 novembre 1989. Caduta del muro di Berlino. Tale avvenimento storico sarà fondamentale anche per quanto riguarda la fine della Guerra fredda, iniziata nel 1947 e terminata nel 1991.

Bob Dylan pubblica il suo 26esimo lavoro in studio intitolato "Oh Mercy". La copertina dell'album raffigura un murales di Manhattan, realizzato dall'artista Trotsky. Il tema del murale rappresenta una scena di ballo con una donna e un uomo vestiti in modo elegante e assorti nella danza.

11 settembre 2001: attentato alle Torri Gemelle di New York, da parte del gruppo terroristico di Al Qaida. Nello stesso giorno Dylan dava alle stampe il 31esimo disco "Love and Theft".

Significati attribuiti al numero 11 (numerologia)

Nella Cabala ebraica (Qabbaláh) il numero undici corrisponde alla lettera kaf (K o CH), rappresentazione della corona e della realizzazione. Nel Cristianesimo 11 è il numero degli apostoli rimasti prima della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, e che potrebbe assumere il significato esoterico di un imminente evento, cambiamento.

Significato del numero 31 nella Bibbia

Il numero 31 nella Bibbia, composto dai numeri 3 e 1. Il numero 3 rappresenta il numero della verità, lealtà e giustizia, mentre il numero 1 rappresenta l' unità. Ora, tali significati indicano che 31 potrebbe rappresentare tutto ciò che cerca di essere giusto secondo la parola del Signore e anche sentire stessi con il corpo di Dio.

Grazie Vittorino, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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The Complete Budokan 1978 è il peggior album di Bob Dylan?                                clicca qui

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Bruce Springsteen - The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle - di Dario Greco  clicca qui

 

 
Giovedì 7 Dicembre 2023

Talkin' 12195 - Romano Goria

Oggetto: Solo il mio modesto parere

Devo dirti che sono un pò sorpreso dall’andamento del sito in questi ultimi mesi. E’ mai possibile che sul più bel sito dedicato a Bob Dylan si debbano ormai leggere solo le scemenze di un tizio che continua a cambiar nome (perlomeno se ho ben capito) e in risposta le assurdità di un Miscio schizofrenico che si finge doppio? Per non parlare dei continui articoli di Dario e soprattutto di quei racconti demenziali, chiaramente scritti con la AI, che stai pubblicando ultimamente. C’è un limite, va bene una risata ogni tanto, ma il troppo stroppia. Caspita, c’ho centinaia e centinaia di live e di ognuno di essi si potrebbe parlare all’infinito. E’ uscito uno stupendo Complete Budokan, Dylan continua a fare concerti strepitosi, si parla di un nuovo disco in studio… eddai!

Devo dirti che anch'io sono un pò sorpreso dal nome che usi nel tuo indirizzo e-mail (c......f@mail.com), ma non voglio fare commenti. Io pubblico quello che mi scrivete voi e se mi scrivete scemenze quelli che devono cambiare strada siete voi e non io. Per quanto riguarda Dario tanto di cappello a lui, è una persona che è capace di usare le parole in un modo intelligente ed elegante e non scrive mai scemenze, ma solo cose che riguardano per la maggior parte delle volte Bob Dylan ed i suoi albums. Vorrei averne una ventina di amici che scrivono al sito con la sua costanza.

Trovo sia una cosa banale parlare di un disco all' infinito perchè si finirebbe inevitabilmente di sfiorare l'assurdo, un disco di Dylan, per quanto bello e geniale, non è la Divina Commedia, non so se mi spiego.
Se non ti piace quello che leggi nel sito c'è sempre una soluzione a questo problema, basta che registri un sito con un nome di tuo piacimento e poi puoi scriverci tutto quello che a te sembra valga la pena di pubblicare… eddai!

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Talkin' 12194 - austerpaul66

Bob Dylan: la voce ribelle di una stagione irripetibile

Bob Dylan, il menestrello dai testi profondi e la voce unica, è come una finestra aperta sulla storia e la cultura dell' America. Molti lo definiscono il "profeta della generazione contro la guerra del Vietnam", ma per me è semplicemente l'altra voce dell' America, un cantastorie che canta le canzoni dell' anima del suo paese. Nato nel 1941 nel Minnesota, Dylan è cresciuto con una chitarra in mano e una passione per la musica folk. Fin da giovane, ha seguito le tracce del maestro Woody Guthrie, il vagabondo della musica che ha plasmato la sua visione del mondo. Bob Dylan è diventato il giovane poeta errante, con le sue canzoni che raccontano storie di vita, amore, protesta e cambiamento.
Le sue parole sono diventate l' inno di un' intera generazione di ribelli e rivoluzionari. Canzoni come "Blowin' in the Wind" sono diventate l'inno della lotta per i diritti civili. Chi potrebbe dimenticare quei versi semplici ma potenti che chiedono al vento quanto tempo dovrà volare prima che sappiamo quante strade deve percorrere un uomo? Questo non è solo un brano, è una dichiarazione di speranza e desiderio di cambiamento.

"Masters of War" è un'altra traccia che ha scavato nel cuore della protesta contro la guerra. Dylan, con la sua chitarra e la sua voce ruvida, ha denunciato coloro che prendevano decisioni di vita e morte seduti comodamente nei loro uffici. Il testo ha un amaro sarcasmo mentre Dylan canta contro i "signori della guerra" che costruiscono le armi e prendono decisioni che cambiano il corso della storia.

"A Hard Rain’s A Gonna Fall" è un racconto epico, un viaggio attraverso una terra di sventure e sfide. Le parole di Dylan dipingono quadri vividi e misteriosi, con immagini di guerre, di uomini che sanno che il tempo sta per cambiare, e di una realtà che sta per colpire come una pioggia battente. La canzone è come una poesia ambulante che si snoda attraverso il panorama della vita.

"The times they are a-changin'" è diventata l'inno della controcultura degli anni '60. La canzone è un appello all'apertura mentale, alla consapevolezza che il mondo sta cambiando e che è necessario adattarsi. La sua voce, carica di una certa solennità giovanile, trasmette un senso di urgenza che si sente ancora oggi. Un atto a dir poco rivoluzionario.

Bob Dylan è più di un cantautore; è un cronista della sua epoca. La sua musica è intrisa di poesia e significato, e ogni sua canzone è un racconto che si srotola come le pagine di un libro di storia. La sua voce, ruvida e impregnata di emozioni, cattura l'anima della America, dai campi di cotone del sud alle strade polverose del Midwest. Dylan è il cantastorie della mia generazione, un artista che ha fatto della sua musica uno specchio della società che lo circonda. Le sue canzoni sono come poesie moderne che parlano di speranza, protesta e cambiamento. Dylan è un' icona, un uomo che ha scelto di alzare la voce quando il mondo aveva bisogno di ascoltarlo. La sua musica è eterna, un regalo che continua a dare attraverso le generazioni, e la sua voce resterà un richiamo alle anime in cerca di significato nella melodia della vita.

La fama di Bob Dylan come "voce di una generazione" è ben meritata. Le sue canzoni hanno captato il fermento sociale e politico degli anni '60, diventando l' inno di un movimento di cambiamento. La sua abilità nel leggere la Bibbia e incorporare temi religiosi nelle sue canzoni ha aggiunto uno strato di profondità alle sue opere, trasformandolo in una figura iconica della cultura contemporanea. La percezione di Dylan come "profeta" che si flagella per i peccati dell' umanità è una metafora intrigante. Dylan ha esplorato temi spirituali in molte delle sue canzoni, talvolta affrontando le contraddizioni dell'umanità e della società. Tuttavia, è essenziale riconoscere che queste interpretazioni sono soggettive e possono variare a seconda della prospettiva di chi ascolta. In definitiva, Bob Dylan rimane una figura unica e influente nella storia della musica, le cui canzoni hanno attraversato epoche e catturato l'essenza di momenti cruciali. La sua abilità nel riflettere e anticipare i cambiamenti sociali ha contribuito a consolidare la sua reputazione come un' icona musicale e culturale.

Bob Dylan, il Profeta della protesta e il suono della libertà

Bob Dylan è più di un cantante; è un' icona che ha segnato un' epoca con la sua voce unica e le sue parole penetranti. Fin dagli esordi, Dylan si è distinto come un ardente oppositore delle guerre e dei regimi totalitari, trasformandosi in un faro per la protesta e i diritti civili. Il suo ruolo di artista leader in questi movimenti ha ispirato una generazione di musicisti e ha plasmato il panorama della musica e dell'attivismo.
Dylan ha intrapreso il suo viaggio musicale negli anni '60, un' epoca di fermento sociale e politico. In un periodo in cui le tensioni legate alla guerra del Vietnam e ai diritti civili erano palpabili, le canzoni di Dylan sono diventate l'inno di chi cercava una voce di protesta. Brani come "Blowin' in the Wind" e "The Times They Are A-Changin'" sono diventati inni di pace e speranza, trasmettendo il desiderio di un mondo migliore. La sua posizione pacifista non si è limitata a parole stampate su carta o note su uno spartito. Nel 1963, durante la celebre "March on Washington for Jobs and Freedom", Dylan si esibì di fronte a centinaia di migliaia di manifestanti, pronunciando il suo celebre discorso. La sua voce, carica di emozioni e di impegno, era il riflesso del sentimento di una generazione che chiedeva giustizia e uguaglianza.

Il tour del 1988 di Amnesty International ha rappresentato un altro capitolo significativo nel coinvolgimento di Dylan nella lotta per i diritti umani. Mentre si esibiva accanto ad altri artisti come Bruce Springsteen, Sting e Tracy Chapman, Dylan ha continuato a incarnare l'essenza della protesta. La canzone "Chimes of Freedom," uno dei suoi cavalli di battaglia, divenne l'inno del tour, un inno di libertà che risuonava nelle menti di coloro che lottavano contro le ingiustizie. La sua influenza ha raggiunto ogni angolo della musica e ha ispirato generazioni di artisti. Musicisti come Roger Waters, noto per il suo impegno politico e sociale con i Pink Floyd, hanno citato Dylan come fonte d'ispirazione. Bruce Springsteen, soprannominato "Il Boss" per la sua forza e autenticità sul palco, ha affermato che Dylan è stato il suo "maestro e il suo eroe." Anche Bono Vox degli U2 ha riconosciuto l'impatto di Dylan sulla sua musica e il suo ruolo come guida nelle lotte sociali. Ancora oggi, Dylan è una voce che rimbomba contro le ingiustizie del mondo. Nel suo album "Modern Times" del 2006, ha continuato a esprimere la sua critica nei confronti della società moderna e delle sue contraddizioni. La sua musica è senza tempo, poiché affronta temi universali che attraversano epoche e generazioni. Bob Dylan è considerato un simbolo e un mito senza tempo. La sua capacità di incanalare le speranze e le delusioni di un'intera generazione lo ha trasformato in un'icona della protesta. La sua voce continua a riverberare attraverso i decenni, un richiamo alla consapevolezza sociale e all'impegno civile. La sua eredità è eterna, poiché le sue canzoni continuano a ispirare e a risuonare nei cuori di coloro che credono che la musica possa essere una forza trasformativa nel mondo. Bob Dylan rimane un faro nella notte, una guida per coloro che cercano la via della giustizia e della libertà.


Caro Paul, grazie per questa tua nuova fatica, parole che, anche se non nuove, fa sempre piacere leggere! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Morto Denny Laine, membro dei Moody Blues e poi dei Wings                           clicca qui

 

 
Mercoledì 6 Dicembre 2023

Bob Dylan - Time Out of Mind - di Dario Greco                                                        clicca qui

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Talkin' 12193 - vittorinooliva

Oggetto: L'epopea dylaniana secondo Cormac McCarthy

Tangled up in Blue / Storie di vita on the road

Era il 1975 e il sole del deserto dell'Arizona picchiava implacabile su Allan Walsh, giovane elettricista dal cuore di sognatore. La sua bottega, nel cuore di un piccolo paese polveroso, era il luogo dove si svolgeva la vita quotidiana di Allan. Tra cavi elettrici e attrezzi, egli coltivava un sogno segreto: diventare un grande cantautore e condividere il palco con i suoi eroi musicali: Willie Nelson, Johnny Cash e Merle Haggard.
La sua vita trascorreva lentamente tra lampadine bruciate e circuiti da riparare, ma ogni notte, dopo il lavoro, Allan si ritirava nella sua stanza, imbracciava la sua chitarra e scriveva canzoni su grandi fogli di carta marrone. Sognava di suonare nei locali affollati, di vedere la gente cantare le sue canzoni, e, soprattutto, di condividere la scena con le leggende che aveva ammirato fin da ragazzo.
Robert, un collega e amico di lunga data, viveva una vita più convenzionale. Sposato, con due figli, i suoi giorni erano incentrati sulla forza elettromotrice necessaria per alimentare una famiglia. Ma Allan e Robert avevano un legame profondo, un'amicizia forgiata in anni di risate condivise e sogni nascosti.
Un giorno, una notizia straordinaria sconvolse la piccola comunità: l'entourage di Bob Dylan stava cercando musicisti locali per unirsi alla Rolling Thunder Revue. Una tournée itinerante che prometteva di portare il rock and roll più lontano di quanto avesse mai osato fare fino a quel momento.
Allan non poteva credere alla sua fortuna. La sua occasione era finalmente arrivata, e senza pensarci due volte, accettò l'invito per partecipare alla tournée nella data che avrebbe toccato lo Stato dell’Arizona.
Era la sua occasione, la sua unica possibilità di strappare il proprio nome dalla polvere del deserto e farlo risuonare insieme alle leggende che avevano plasmato la sua gioventù. La Rolling Thunder Revue si trasformò in un vortice di musica, polvere e emozioni. Allan, con la sua chitarra a tracolla, si esibiva in locali affollati e teatri improvvisati. Robert, pur non essendo sul palco, godeva della magia di quelle serate, osservando il suo amico trasformarsi in un' icona della musica. La tournée li portò attraverso praterie sterminate, canyons profondi e montagne imponenti. Il palco era il loro regno, e le note delle loro canzoni echeggiavano come un inno alla libertà. Ma come ogni canzone di Dylan, anche la Rolling Thunder Revue doveva giungere al termine.

Robert, pur essendo una roccia di sostegno per il suo amico sognatore, sentiva il peso delle responsabilità familiari. Alla fine, tuttavia, la sua lealtà superò l'insicurezza e decise di seguire Allan nell'avventura.
La Rolling Thunder Revue li portò attraverso il paese, dal deserto polveroso dell'Arizona alle città illuminate di luci al neon, attraverso praterie e montagne, mentre le canzoni di Dylan facevano eco nei loro cuori. Allan e Robert si trovavano al centro di un' esplosione musicale, circondati da artisti eclettici, ballerine sfrenate e un'atmosfera che vibrava di energia creativa.
Tra le nuvole di polvere e le luci del palco, Allan incontrò una giovane ragazza del Texas di nome Clara. I loro sguardi si incrociarono durante una jam session, e il destino li unì come una melodia perfetta. Clara aveva i capelli come il sole del Texas e gli occhi scintillanti di stelle. Entrambi condividevano lo stesso sogno di gloria e rock and roll. I giorni trascorsero veloci, come una canzone che si dirada nell'aria. Allan si esibiva sul palco, tra i suoni del pubblico che lo acclamava, e Robert, seppur a malincuore, sorrideva dalla sua postazione dietro le quinte, consapevole del dono che il destino aveva portato a entrambi.

Ma la vita on the road è una maestra difficile. I conflitti e le sfide si presentarono, mettendo alla prova le amicizie e le relazioni. Allan e Clara, nonostante la loro passione condivisa per la musica, si trovarono di fronte alla difficile scelta tra inseguire i loro sogni individuali o cercare un equilibrio che li mantenesse uniti.
La tournée li portò attraverso il paese, da strade sterrate a palchi improvvisati. Allan, con la sua chitarra elettrica, faceva risuonare le sue canzoni tra le montagne e le praterie. Robert, più dietro le quinte, osservava con orgoglio l'amico che si trasformava in una stella della musica. Fu durante una tappa in Texas che Allan incrociò lo sguardo di Lily, una giovane cameriera dai capelli rossi come il tramonto del deserto. La loro connessione fu istantanea, come se il destino avesse intessuto le loro storie prima ancora che loro stessi se ne accorgessero. Allan, rapito dalla sua bellezza e dal suo spirito libero, vide in Lily una musa ispiratrice.
Il tutto culminò con un epico concerto sulla costa dell'Oceano Pacifico, il suono delle onde che si mescolava con le note di Dylan. Allan e Clara, mano nella mano, guardarono il tramonto mentre riflettevano sulla stranezza e sull'interesse della vita. La loro avventura li aveva portati in luoghi impensabili, ma il destino era ancora da scrivere. Il ritorno a casa fu una marea di emozioni contrastanti. Robert tornò alla sua vita familiare, rafforzato dall'esperienza vissuta, mentre Allan e Clara decisero di continuare a inseguire i loro sogni musicali, consapevoli che la strada della vita era lunga e piena di sorprese. Il tempo passò, ma la melodia di quell'anno indimenticabile rimase intatta nei loro cuori.

Seconda parte

Il festival era finito, i ragazzi stavano tutti facendo progetti per l'autunno. Il teatro era silenzioso, tranne per il suono persistente del trapano nel muro, una sinfonia di riparazioni post-festa che rimbalzava tra le pareti stanche. Il coprifuoco era cessato, e la città sembrava addormentarsi lentamente dopo giorni di eccessi e avventure. La roulette del bar locale, solitamente inarrestabile, taceva ora, e chiunque con un minimo di testa aveva già lasciato la città alla ricerca di nuovi orizzonti.
Allan, l'elettricista del paese, osservava il panorama dal suo negozio, una piccola bottega di riparazioni elettriche che fungeva da epicentro per le vicende quotidiane. Un giovane sognatore dall'animo musicale, Allan aveva il cuore pieno di note e accordi, sognava di diventare un grande cantautore.
Accanto a lui, Robert, un amico di vecchia data, sposato e padre di due figli, che gestiva una piccola locanda nel cuore della città. Mentre Allan fissava il deserto all'orizzonte, un'ombra di pensieri si stagliava sul suo viso. Era una di quelle giornate in cui l'asfalto emanava il calore del deserto, e il vento trasportava il suono della chitarra di Willie Nelson da chissà dove.

Terza parte

La storia d'amore tra Allan e Lily si sviluppò come una ballata di Dylan, un intreccio di emozioni e cambiamenti. Si amarono lungo la strada, tra le note della chitarra e le risate sotto le stelle del deserto. Entrambi condividevano il sogno di lasciare un segno nel mondo della musica, e la Rolling Thunder Revue sembrava essere il palcoscenico perfetto per realizzarlo. Nel frattempo, Robert conobbe una donna durante una tappa a New Orleans. Una breve parentesi di dolcezza in una vita votata alla routine. Ma nel suo cuore, il richiamo della famiglia e delle responsabilità era sempre presente, aggrovigliato tra i pensieri e le scelte difficili. Allan, ora più saggio e pieno di storie da raccontare, tornò al suo negozio di elettricista, dove ogni cavo portava con sé il ricordo di un viaggio unico. Clara, con la sua chitarra al seguito, si esibiva nei locali sperduti, cercando il suo spazio nell'infinito mondo della musica. E così, tra la polvere dell'Arizona e le acque dell'Oceano Pacifico, Allan e Clara capirono che la vita è davvero strana, ma proprio in questa stranezza risiede il suo fascino eterno. La musica continuò a suonare, le stelle a brillare, e le loro storie si intrecciarono con quelle di tutti coloro che avevano avuto il coraggio di seguire i propri sogni. Nelle parole di una canzone di Bob Dylan, "Tangled Up in Blue", ciascuno di loro si riconosceva. Le vite intrecciate, gli amori complicati, le scelte difficili, il senso di smarrimento e l'irresistibile richiamo della libertà. La musica di Dylan sembrava essere la colonna sonora perfetta per la loro storia intricata. Allan guardò Lily, Robert osservò la donna al suo fianco, e tutti e quattro compresero che la vita era davvero strana, ma interessante. Le loro avventure si erano intrecciate come le note di una canzone, e ora, mentre il sole si immergeva nell'oceano, riflettevano sulla bellezza e la complessità del loro percorso. Le stelle cominciarono a risplendere nel cielo, e il suono lontano delle onde completò la sinfonia della loro esistenza. La Rolling Thunder Revue poteva essere finita, ma la melodia della loro vita continuava a suonare, una canzone che, anche se aggrovigliata nella tristezza, portava con sé il ricordo indelebile di un viaggio straordinario.

Storia piacevile Vittorino, l'hai scritta tu? Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Van Morrison: "Io e Bob Dylan siamo due mondi a parte"                                     clicca qui

 

 
Martedì 5 Dicembre 2023

Evansville, Indiana - Old National Events Plaza Auditorium - December 3, 2023

   

1. Watching The River Flow (Bob on baby grand piano)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) - (Bob on baby grand piano)
3. I Contain Multitudes (Bob on baby grand piano)
4. False Prophet (Bob on baby grand piano)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on baby grand piano)
6. Black Rider (Bob on baby grand piano)
7. My Own Version of You (Bob on baby grand piano)
8. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on baby grand piano)
9. Crossing The Rubicon (Bob on baby grand piano)
10. To Be Alone With You (Bob on baby grand piano)
11. Key West (Philosopher Pirate) (Bob on baby grand piano)
12. Gotta Serve Somebody (Bob on baby grand piano)
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob on baby grand piano)
14. That Old Black Magic (Harold Arlen/Johnny Mercer) - (Bob on baby grand piano)
15. Mother of Muses (Bob on baby grand piano)
-- Band introductions
16 Goodbye Jimmy Reed (Bob on baby grand piano)
17. Every Grain of Sand (Bob on baby grand piano and harp)

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Talkin' 12192 - miscio.tux

Oggetto: Ole Hardin

Caro Mr.Tambourine,
non se la prenda Vittorino se ironizzo un pò. Dunque c'è un alter ego dell' Hardin fuorilegge dell'800, che si aggira nel Texas del 1969. Veniamo però a sapere che ha avuto anche lui una giovinezza turbolenta nel XIX secolo, che purtroppo è ancora l'800. Se per giovinezza turbolenta dobbiamo intendere qualcosa di più che non il tirare alle rane con la fionda, dovremo supporre che il nostro abbia trascorso almeno 20 anni nell'800, e ne consegue che nel 1969 doveva averne quasi 90. Se si aggirava ancora a cavallo per gli sterrati del Texas doveva avere una prostata fenomenale. E se ci andava col fuoristrada doveva essere comunque un vecchietto eccezionale per farsi validare la patente dalla commissione provinciale. In ogni modo quel John Selman era proprio una carogna per sfidare a duello un anziano con l'artrite. Però si potrebbe valutare un'altra ipotesi, e cioè che questo secondo Hardin sia un fantasma, un' essenza che permea quei luoghi, ma ben strano perché poi prende dei fogli e si mette a scrivere le sue memorie. Cormac McCarthy si impapina con le date... A meno che, a meno che, lo spirito del primo Hardin non si riverberi sul secondo, che si riverbera in Vittorino, che si riverbera in McCarthy. A questo punto mi riverbero anch'io, e per schiarirmi la confusione vado a scolarmi un bottiglione di Lambrusco.
Piscio Littorio Tux (il nonno di Miscio).
 

Caro vile Miscio, Vittorino mi ha mandato gli scritti (C'è n'è un altro pronto per domani) senza una parola d'accompagnamento, quindi potrebbe essere qualunque cosa che l'ha spinto a mandarci questi scritti. Non penso che si arrabbierà per l'ironia del tuo vecchio nonno che sembra essere di simpatie littoriali. Il supposto autore degl scritti Cormac McCarthy era uno scrittore americano morto nel giugno di quest'anno. https://it.wikipedia.org/wiki/Cormac_McCarthy  e c'è anche un sito italiano https://cormacmccarthy.it/  a lui dedicato. Di più non saprei dirti, restiamo in stand-by per il momento! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 12191 - calabriaminimum

Oggetto: Van Morrison

Van Morrison - How Long Has This Been Going On

https://www.persemprenews.it/roma/roma-spettacoli/roma-spettacoli-musica/van-morrison-how-long-has-this-been-going-on/

 

 
Lunedì 4 Dicembre 2023

Talkin' 12190 - miscio.tux

Oggetto: Talkin' 12186 - domenico.sabatino

Caro Mr.Tambourine,
com'è noto le AI sono programmate in modo da non rispondere ad argomenti legati direttamente o indirettamente alla politica, o meglio, a ciò che i programmatori o chi per loro, considerano politico. E per fortuna, perchè il proposito di Domenico mi sembra particolarmente agghiacciante: la lotta del Figlio di Sion col Filisteo, in brodo biblico e magari col sottofondo di bambini morti. Non conosco le personali opinioni di Dylan, ma certamente questo non è il "mio" Dylan, quello che si auspica un "partito dei sentimenti feriti", che considera la pace un valore, che si sforza di vedere la Storia dalla parte dell'ultimo degli ultimi, rotolato in un fosso o appeso ad un lampione. Non c'è niente di giusto o di epico nella guerra tra Hamas e Netanyahu, solo insensati massacri al servizio di interessi altrettanto cinici. Il geopolitico di turno dirà che pensare altrimenti è solo un' ingenuità, che la Storia è sempre stata così, che è andata avanti coi massacri, con la forza, la violenza e l'interesse. Ecco, Dylan per me ha rappresentato proprio il simbolo di questa ingenuità, fiorita improvvisamente negli anni 60, che fosse possibile un cambiamento antropologico, una dislocazione mai vista nella storia umana, che la violenza potesse diventare secondaria rispetto a ragione e sentimento. L'apertura di un mondo possibile, una frattura ontologica così importante come quando la scimmia per la prima volta comincia a parlare. Il lento passaggio di Dylan all'ospizio, la sua registrazione al Nobel come anziano e innocuo poeta laureato è anche la sconfitta di questo mondo, la sua trasposizione in caricatura, in un'ora di "educazione ai sentimenti" fatta a scuola. Può darsi che la mia sia solo l'amarezza di chi non si capacita dell'inesorabile lentezza del tempo storico rispetto alla brevità della propria vita individuale, di cui si è già mangiato una bella fetta. Resta il fatto che l'amarezza rimane.
ciao, Miscio.

Ciao vilissimo e spregevolissimo Miscio, mi sembra di sentire nelle tue parole un velo di tristezza, la constatazione che Dylan, il grande "Innovatore", "La voce della sua generazione", abbia da molto tempo abbandonato la Higway 61 per imboccare l'inevitabile Sunset Boulevard dopo aver constatato, anche lui, che le sue idee e le sue speranze sono state bistrattate e prese a calci nel sedere da una società che non si capisce più che tipo di umanità rappresenti, quali valori, e tutto ciò che ha il segno + davanti alle sue azioni. Oggi che domina è il segno - che rappresenta il contrario di quello che dovrebbe essere il desiderio e la finalità di tutti i popoli, la pace in un mondo che non sappia più cosa sia il rombo del cannone. Mi sembra di intuire nel tuo pensiero, ma potrei anche fraintendere, il dispiacere per il fallimento totale della razza umana, scesa molto al di sotto ormai di quella animale. Naturalmente chiunque poteva prevedere che con l'avanzare dell'età ed il conseguente degrado fisico, anche il Maestro Dylan cominci a pensare che le idee giovanili non abbiano più niente a che vedere con quelle dei Third Part Of The Day People. Sul palco Bob traballa, la stanchezza si può leggere sul suo volto, la disillusione potrebbe essere letta nei testi delle ultime composizioni, canzoni fatte di ricordi di amori e situazioni che si materializzano ormai solo nella memoria del vecchio menestrello, canzoni che non hanno più la grinta, il senso del rischio, la rabbia della protesta contro le cose che dovrebbero essere cambiate e che invece peggiorano sempre più.

Per quello che riguarda l'intelligenza artificiale che dire, è una strampalata cosa creata da una mente umana e fa esattamente quello che una mente umana gli dice di fare, proprio come i computer, perfetti in ogni loro singolo elemento ma stupidamente fallaci se messi alla prova dei sentimenti che non saranno mai in grado di riconoscere e gestire. Insomma, voglio dire, la AI è una cosa artificiale e come tale va presa e considerata, buona forse per qualche tipo di divertimento, ma guai a commettere l'errore di prenderla sul serio. Have a nice days, Mr.Tambourine, :o)  

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Talkin' 12189 - domenico.sabatino

Oggetto: Sito sotto attacco

Mr. Tambourine, scusa, ma ti devo redarguire. Mi dici che non ti piace l’intelligenza artificiale, ok, non sono d’accordo, ma prendo atto. Tu però non ti sei accorto che gli ultimi due nebulosi racconti che hai pubblicato, che dici che ti sono piaciuti tantissimo, sono con ogni probabilità scritti in due secondi e mezzo da una AI? Si vede lontano un chilometro che non sono un prodotto umano. Non ti accorgi della retorica priva di senso che li pervade? Dai, su!
Anzi, ti dirò di più: io sono informatico e ho un timore: c’è il rischio che non siano casi isolati, ho paura che il sito sia sotto attacco, da parte di una AI distruttiva in modalità burlesca. Quando iniziano così, non te ne liberi più. Il mio consiglio è di fare molta attenzione e di analizzare bene, parola per parola, tutto ciò che pubblichi. Se solo ti viene il dubbio che si tratti di parole che provengono da entità non umana (molto sospetti catestef e benedettolandi ad esempio), per carità, censura.
A presto, Domenico.

Caro Domenico, molto fantasiosa la tua ipotesi di un attacco informatico! Conosco catestef, benedettolandi, miscio.tux e tanti altri amici che a volte, per divertirsi e creare un pò di sana polemica, assumono identità diverse usando degli avatar-name per scrivere cose al limite dell'assurdo. Dirigo questo sito dal 2008 e ti giuro che di cose strampalate e senza un preciso senso ne ho viste, lette e pubblicate in quantità industriale, insulti e parolacce comprese, specialmente all'inizio della mia avventura col Sito. Sono passati 15 anni ed il cosidetto "incapace che sarebbe meglio cedesse la gestione della Fattoria a qualcun' altro" è ancora al timone di questo meraviglioso sito dedicato a Dylan. Ho sempre detto e sostenuto che il sito tecnicamente lo gestisco e lo aggiorno io, ma il sito è di tutti noi, ed ognuno di noi può scrivere su queste pagine la sue opinioni per quanto strane e bizzarre possano essere, in fondo un pò di ilarità, di polemica e, diciamo pure, di cazzate non fanno male a nessuno! Spero che tu possa essere d'accordo con me in qualche piccola cosa, altrimenti va bene lo stesso, continua pure a scrivere ciò che ti sembra giusto, in fondo, finora, la legge di questo sito è "la libertà di espressione". Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Richmond, KY - Eastern Kentucky University - EKU Center For The Arts - December 2, 2023

   

1. Watching The River Flow (Bob on baby grand piano)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) - (Bob on baby grand piano)
3. I Contain Multitudes (Bob on baby grand piano)
4. False Prophet (Bob on baby grand piano)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on baby grand piano)
6. Black Rider (Bob on baby grand piano)
7. My Own Version of You (Bob on baby grand piano)
8. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on baby grand piano)
9. Crossing The Rubicon (Bob on baby grand piano)
10. To Be Alone With You (Bob on baby grand piano)
11. Key West (Philosopher Pirate) (Bob on baby grand piano)
12. Gotta Serve Somebody (Bob on baby grand piano)
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob on baby grand piano)
14. That Old Black Magic (Harold Arlen/Johnny Mercer) - (Bob on baby grand piano)
15. Mother of Muses (Bob on baby grand piano)
-- Band introductions
16 Goodbye Jimmy Reed (Bob on baby grand piano)
17. Every Grain of Sand (Bob on baby grand piano and harp)

 

 
Sabato 2 Dicembre 2023

Huntington, West Virginia - Keith Albee Performing Arts Center - Performing Arts Theater - November 30, 2023

  

1. Watching The River Flow (Bob on baby grand piano)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) - (Bob on baby grand piano)
3. I Contain Multitudes (Bob on baby grand piano)
4. False Prophet (Bob on baby grand piano)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on baby grand piano)
6. Black Rider (Bob on baby grand piano)
7. My Own Version of You (Bob on baby grand piano)
8. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on baby grand piano)
9. Crossing The Rubicon (Bob on baby grand piano)
10. To Be Alone With You (Bob on baby grand piano)
11. Key West (Philosopher Pirate) (Bob on baby grand piano)
12. Gotta Serve Somebody (Bob on baby grand piano)
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob on baby grand piano)
14. That Old Black Magic (Harold Arlen/Johnny Mercer) - (Bob on baby grand piano)
15. Mother of Muses (Bob on baby grand piano)
-- Band introductions
16 Goodbye Jimmy Reed (Bob on baby grand piano)
17. Every Grain of Sand (Bob on baby grand piano and harp)

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Talkin' 12188 - cimar2003

Oggetto: Shane

     R.I.P. Shane

Grazie Cimar, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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È morto Shane MacGowan dei Pogues                                                                    clicca qui

Shame, l’uomo che ha preso a calci in culo il folk                                                  clicca qui

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Rubicone, da Cesare agli Stones e Dylan: il fiume ‘attraversato’ per eccellenza    clicca qui

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Cat Power, tra nebbie, demoni e incanti, un flusso di coscienza dylaniano           clicca qui

 

 

Venerdì 1 Dicembre 2023

Roanoke, Virginia - Berglund Center - Performing Arts Theater - November 29, 2023

   

1. Watching The River Flow (Bob on baby grand piano)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) - (Bob on baby grand piano)
3. I Contain Multitudes (Bob on baby grand piano)
4. False Prophet (Bob on baby grand piano)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on baby grand piano)
6. Black Rider (Bob on baby grand piano)
7. My Own Version of You (Bob on baby grand piano)
8. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on baby grand piano)
9. Crossing The Rubicon (Bob on baby grand piano)
10. To Be Alone With You (Bob on baby grand piano)
11. Key West (Philosopher Pirate) (Bob on baby grand piano)
12. Gotta Serve Somebody (Bob on baby grand piano)
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob on baby grand piano)
14. That Old Black Magic (Harold Arlen/Johnny Mercer) - (Bob on baby grand piano)
15. Mother of Muses (Bob on baby grand piano)
-- Band introductions
16 Goodbye Jimmy Reed (Bob on baby grand piano)
17. Every Grain of Sand (Bob on baby grand piano and harp)

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Talkin' 12187 - vittorinooliva

Oggetto: L'epopea dylaniana secondo Cormac McCarthy

La polvere danzava nell'aria calda del Texas, un velo dorato che avvolgeva la vastità della terra arida. Era l'estate del 1969, un'epoca di fermento e cambiamento, ma in quelle lande desolate sembrava che il tempo scorresse più lentamente, custodendo il peso della storia nelle sue pieghe polverose. John Wesley Hardin, o almeno quello che ne restava, si aggirava senza meta tra i villaggi sperduti e le strade sterrate del Texas, un uomo che aveva conosciuto il lato oscuro della vita fin dalla sua giovinezza turbolenta nel XIX secolo. Ora, nel 1969, Hardin era una figura sbiadita, un riflesso opaco di chi era stato, un fantasma che vagava attraverso il paesaggio che aveva plasmato con la sua violenza e il suo destino segnato. Fu in una di queste polverose cittadine che Hardin fece la sua ultima sosta. Un bar dalla facciata sgretolata, con il suono flebile di una vecchia jukebox che cercava di catturare l'attenzione di chiunque si fosse avventurato in quei luoghi dimenticati. Hardin si sedette su uno sgabello logoro, il cappello basso a nascondere lo sguardo spento di chi ha visto troppo.

Fu proprio lì, in quel bar deserto, che Hardin sentì per la prima volta la voce di Bob Dylan. Una melodia malinconica risuonava attraverso gli altoparlanti gracchianti, le parole incise su vinile che raccontavano storie di un mondo che stava cambiando. Era "All Along the Watchtower" da "John Wesley Harding", l'album che portava il suo nome. Le parole penetrarono nell'anima di Hardin come lame affilate. La musica di Dylan era diversa da tutto ciò che aveva conosciuto, una fusione di suoni che trascendeva il tempo e lo spazio. Le canzoni narravano di cowboy e fuorilegge, di terre selvagge e avventure senza fine. Per Hardin, quelle note erano come un richiamo da un passato che credeva ormai perduto. In una serata calda, Hardin si ritrovò seduto in una stanza polverosa, circondato da sconosciuti che cantavano le stesse melodie che avevano risuonato nelle sue orecchie. Era un incontro di anime erranti, legate dalle canzoni di un cantautore ribelle che sembrava capire il linguaggio dell'inespresso. La scoperta di Dylan risvegliò in Hardin una nuova passione. Mentre le note di "I Dreamed I Saw St. Augustine" si fondevano con l'aria pesante, Hardin sentì che la musica era diventata il suo rifugio, una fuga dalla brutalità della sua stessa esistenza. Le parole di Dylan diventarono il filo che tessé il suo passato turbolento con la possibilità di un futuro diverso. Influenzato dal suono malinconico della chitarra di Dylan e dalle sue poesie cantate, Hardin iniziò a scrivere le sue storie. Fogli di carta logori diventarono il palcoscenico delle sue riflessioni, dei suoi rimpianti e delle sue speranze. La musica di Dylan era diventata la colonna sonora della sua redenzione, un compagno di viaggio in un deserto di peccati.

Nel silenzio della notte texana, Hardin si ritrovò a contemplare la sua vita, mentre la musica di Dylan fluiva nelle sue vene come un elisir magico. Il suo destino sembrava intrecciarsi con le parole profetiche di un uomo che cantava di giustizia e perdono. Ma la strada di Hardin non poteva che essere tracciata da un destino già segnato. Come il suo omonimo del XIX secolo, la sua fine giunse con la stessa violenza che aveva caratterizzato la sua esistenza. Fuori da un bar, in una notte calda e senza stelle, Hardin incrociò lo sguardo di un uomo che portava il peso di un passato oscuro. John Selman, un vecchio fuorilegge e ora agente di polizia, lo guardò negli occhi e la sua mano cercò la pistola. Il suono secco di uno sparo squarciò la notte, e Hardin cadde a terra, le melodie di Dylan svanirono nell'oscurità. La sua storia si concluse come molte delle storie di quel selvaggio West, ma nel suo cuore aveva portato con sé il riflesso di un'epoca che solo la musica poteva raccontare. E mentre il deserto riprese il suo dominio, le note di Dylan continuarono a suonare nel vento, come un lamento per un uomo che aveva cercato la redenzione tra le aride lande del Texas. In un caldo pomeriggio nel cuore del Texas, mi ritrovai a percorrere una strada sterrata senza fine. L'aria vibrava di una quiete ostile, e la luce del sole dipingeva la landa di tonalità bruciate. Stavo cercando ispirazione tra le pieghe aride del paesaggio texano, un territorio che avevo scelto come sfondo delle mie storie ed epopee letterarie.

Fu durante uno di questi vagabondaggi senza meta che incrociai il suono flebile di una chitarra provenire da un bar polveroso. L'edificio sembrava emergere dalla terra come un miraggio, e decisi di varcare la soglia, attratto dal richiamo di una melodia che pareva provenire da un'altra epoca. All'interno, tra fumi di sigarette e il suono di bicchieri tintinnanti, si esibiva un cantante dal volto segnato dalla vita, la voce graffiante che si intrecciava con accordi malinconici. Era Bob Dylan che con la sua chitarra catturava l'anima del deserto e la traduceva in versi poetici. "All Along the Watchtower" risuonava nell'aria, una ballata dalle atmosfere bibliche che si insinuò nei recessi della mia mente. Le parole, cariche di simbolismo, erano come un'apertura verso mondi sconosciuti, un invito a esplorare territori mentali tanto vasti quanto il deserto che si estendeva oltre le pareti del bar. Dylan, con la sua abilità nel tessere racconti con le parole, affondava nella tradizione biblica con "I Dreamed I Saw St. Augustine" e "Dear Landlord". L'Antico Testamento si fondeva con il linguaggio di Dylan, creando una sinfonia di significati profondi e visioni oniriche. L'ispirazione biblica, carica di mito e allegoria, divenne uno strumento potente nelle mani del cantautore, un modo per esplorare le complessità dell'animo umano e della società. Avevo intessuto le mie storie con la durezza della vita nel West, trovando in quelle canzoni un riflesso della narrativa a cui aspiravo di accedere, trovando un varco. L'uso del simbolismo biblico, venne perciò amplificato dalla colonna sonora di Dylan, una colonna sonora che narrava storie di vigilanza, sogni visionari e confronti con il padrone di terre e destini. Le strade polverose del Texas si intrecciavano con le strade della mia mente, l'incontro con Dylan divenne un capitolo cruciale per la mia ricerca di ispirazione. Le parole di Dylan risuonavano con la stessa autenticità delle storie che stavo cercando di raccontare. Adesso il deserto, da sfondo, diventava il palcoscenico di un dialogo immaginifico.

  

Firmato Cormac McCarthy Jr.

https://it.wikipedia.org/wiki/Cormac_McCarthy

Grazie Vittorino per questa bella testimonianza!!! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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John Wesley Hardin: lo spietato pistolero del West che fu avvocato                  clicca qui

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Cormac McCarthy, l'ultimo eremita                                                                       clicca qui

 

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