MAGGIE'S FARM

sito italiano di BOB DYLAN

PARTE 414

 

5348

Ciao Mr. Tambourine,
riguardo all'interpretazione delle "cruel weapons" della seconda strofa di Workingman's Blues #2 non avevo aggiunto nulla perché credo siano proprio da prendere alla lettera, e cioè di considerarle dei fucili. Infatti tutta la canzone è basata sull'intreccio dei problemi del lavoro, guerra civile e amori personali, passando con disinvoltura dall'uno all'altro anche nella stessa strofa, con in più vari aforismi sempre aggiunti ex-abrupto. Attendo il vostro massacro ;-)
A presto.
Francesco

Mi spiace ma non posso massacrarti , la tua spiegazione mi sembra la più logica di tutte , peccato :o((((

Mr.Tambourine

 

5349

Ciao Tambourine ,
ti segnalo una cosa strana da “Expecting rain “ , nei links di Lunedi 7 luglio , il punto 5 ed il punto 6 sono dedicati alla storia della persona investita a Brescia . A parte il fatto che dispiace a tutti che succedano queste cose , ma mi chiedo che cosa c’entra di segnalare la notizia a expecting rain ?
Roldano

 

Gli articoli linkati da expecting rain riguardano Thomas Eckhardt , collaboratore ed amico di Dylan e membro dell'organizzazione del never ending tour . Thomas era in vacanza e il suo corpo è stato trovato nel giardino dell' Hotel Bellariva di Gardone Riviera , pare sia stato investito e non soccorso da un pirata della strada . Ciao ,

Mr.Tambuorine

 

5350

Salve!!!
sono una studentessa della facoltà di lingue dell'Università La sapienza.Quest'anno il nostro
mitico professore ha svolto un modulo sulle canzoni di Bob Dylan, concentrandosi in particolar modo sulle
strategie di traduzioni.La mia domanda è però di tipo contenutistico:
una domanda di esame molto diffusa , probabilmente perché nessuno
conosce la risposta riguarda il Doctor Filth di desolation Row....è un
rifderimento ad un personaggio preciso oppure è..diciamo...una
strategia per abbassare i voti? Grazie mille per l'informazione, da Emanuela Rufini e...metà del corso di
Laurea Specialistica in traduzione!
rmanu

Effettivamente domanda subdola e difficile , probabilmente il doctor Filth di Dylan non è nient'altro che lo storpiamento per mascherare il vero nome del dottore che a quanto sembra era Sigmund Freud , ti fornisco una probabile spiegazione in inglese del perchè il doctor Filth è stato individuato come doctor Freud , la cosa è in inglese ma questo per te , che studi lingue non sarà un problema , spero di esserti stato utile , ciao :o)

Subject: 'Desolation Row': Dr Filth verse (again)

Dave Palmer pointed out that Dr Filth could as well be American as
Russian: the Soviet use of psychiatry to lock up dissidents could be
paralleled by recent US phenomena like 'recovered memory syndrome' and
drug overprescription.

I certainly did not mean to suggest the abuse of psychiatry has been
confined to the old USSR, far from it. Dr Filth is no doubt all too
international.

Meanwhile here's a possible take on this verse:

I suspect Dr Filth's 'world', hidden inside his sinister, Daliesque
'leather cup', may be his (none too savoury) professional secret - his
'system' or 'method'. His patients are secretly planning a revolt,
with the aim of blowing up - destroying - the whole 'system' and
setting themselves free. This might recall the inmates' rebellion in
'One Flew Over the Cuckoo's Nest', or a story by Poe, 'The System of
Dr Tarr and Professor Fether', in which the patients take over a
mental hospital. They are called 'sexless', most likely because Dr
Filth's experiments have in some way damaged them as sexual beings.

They will not succeed, of course: the doctor has the nurse on his side
(as 'some local loser', she may typify the 'ordinary' person who is
willing to go along with dictatorship), and she has the stocks of
cyanide ready to eliminate the patients if they do rebel. Meanwhile,
Dr Filth tries to paste over the cracks in his edifice by encouraging
a totally spurious sense of 'community': and so we hear them 'all'
(this 'all' can only refer to doctor, nurse and patients) playing on
the penny whistle, perhaps at a hospital party.

Dr Filth is obviously the crudest and most cynical of manipulators,
and if anyone needs the message 'have mercy on his soul', this is the
man. The stanza probably dramatizes the abuse of
psychiatry/psychotherapy. One might even suggest the name 'Filth' is a
travesty of 'Freud' (same number of letters, both one syllable, both
begin with F). This is possible, though I don't think Dylan is
denigrating Freud as such (the reference in 'Joey' to the radical
post-Freudian psychotherapist Wilhelm Reich is, at least, neutral, not
derogatory). It is unlikely that in this song, with its possible
references to the Shoah, Dylan would offer an out-and-out satiric
image of a celebrated Jewish intellectual: I find the Einstein verse
more tragic than comic, with Einstein representing the Jewish
intellectual-turned-outlaw, depersonalized from fleeing persecution.
It is, however, quite conceivable that Dr Filth stands for the abuse
of Freud's ideas in unscrupulous hands ('sexless patients' could point
to Freud's theory that neurosis originates in repressed sexual ideas).

Finally, it would be interesting to trace Dylan's treatment of doctors
in general across his work - not, on the whole, very flattering, I
think we'd find!

Mr.Tambourine

 

5351

ciao mr.,sapresti dirmi in che concerto BOB suonò x circa 4 ore la chitarra accontentando le richieste dei fans e facendo perfino una cover di Springsteen?Se si,è possibile reperirlo tramite il porcile?Grazie,saluti da Marco.

Caro Marco , il concerto oggetto della tua domanda è quello del 12 gennaio 1990 al Toad's Place di New Haven . Si trattò di un concerto potremmo dire unico , non tanto per la sua intensità ma perchè è stato uno dei più atipici concerti di Dylan , completamente al di fuori degli schemi usuali . Il Toad's Place che è un piccolo locale del New Haven , ha avuto la fortuna di ospitare il più lungo concerto mai tenuto da Bob , quattro ore di esibizione dove diverse canzoni furono ripetute più volte nell'ambito della serata . Probabilmente si è trattato di una "prima di provincia" come si usa dire da noi prima di portare il concerto nelle grandi città . Gli americani chiamano questo tipo di cose "Warm-up" ( riscaldamento ) e molto probabilmente Dylan si divertito molto ed era in ottima serata visto la lunghezza della prestazione . Dylan e la sua band improvvisarono molte canzoni come si fa quando si è tra amici , con spitito assolutamente libero da costrizioni precostituite , eseguirono un notevole nomero di cover tradizionali compresa la Dancing in the dark di Springsteen , In the pine ( Black girl ) di Leadbelly , Key to the highway di Big Bill Bronzy , Walk a mile in my shoes di Joe South e Oh baby it ain't lie di Elizabeth Cotton .

Di certo al Porcile potranno confermarti quanto da me scritto ed aiutarti a trovare la registrazione che certamente è in possesso dell'espertissimo Alessandro Cavazzuti . Ciao e alla prossima ,

Mr.Tambourine

 

5352

Salve e complimenti davvero per la completezza del sito!
Volevo chiedervi se sapete qualcosa/sapete come reperire una
trasmissione che andò in onda nel 2004 mi pare su radio uno rai in cui
si intervallavano a pezzi opportunamente scelti brani di una biografia
(credo quella di Suones, se non ricordo male) del grande Bob. Era un
lavoro che meritava davvero, quindi se sapete qualcosa per favore
fatemelo sapere!
Ciao e ancora complimenti
senza firma

Cara senza firma , vorrei saper rispondere a tutti , ma in questo caso non mi è propio impossibile , comunque segnalo la tua richiesta ai nostri Maggiesfarmers , se qualcuno sà qualcosa me lo farà sapere , stay tuned , ciao :o)

Mr.Tambourine

 

5353

VI PREGO DI PUBBLICARE
IL SEGUENTE ANNUNCIO: ACQUISTO BIGLIETTI DI CONCERTI DI DYLAN DI
QUALSIASI PERIODO. SCRIVETEMI: 
dylan.c@alice.it
GRAZIE


Ecco fatto , ciao

Mr.Tambourine

 

5354

Ciao , mio padre mi ha detto , parlando di Bob Dylan ( lui è un vecchio fan di Bob della prima ora ) che Like a Rolling stone era uscita anche sui vecchi 45 giri , ma non si ricorda più il lato B , vorrei fargli una sorpresa , mi sai dire che canzone era ?

Grazie , Eugenia

Certo Eugenia , la canzone era Gates of Eden , a testimone la copertina , ma puoi anche dire a tuo padre che per la prima stampa di Like a rolling stone , la Columbia , visto la lunghezza del pezzo , oltre 6 minuti , inusuale per l'epoca , lo spezzò in due pubblicando metà canzone sul lato A e metà canzone sul lato B , salvo dover fare immediatamente marcia indietro per le proteste generali . Così Like a rolling stone inaugurò una nuova via per i musicisti , non più costretti , grazie a Dylan , a stare entro i canonici 3 minuti standard dell'epoca . Sotto puoi leggere un bellissimo articolo scritto da Gabriele Benzing che parla della realizzazione di Highway 61 , LP dal quale fu tratto il singolo LARS , LP che è una pietra miliare della storia del rock . Ciao e buona sorpresa !

Mr.Tambourine

" Le pietre miliari : Highway 61 Revisited "

di Gabriele Benzing

Uno sparo.
Una casa che sprofonda nel vuoto.
Un calcio che apre la porta della mente.
Da Greil Marcus a Bruce Springsteen, il primo ascolto di "Like A Rolling Stone" è un'esperienza che non si può cancellare dalla memoria. Quel secco colpo di rullante che spalanca la strada a un suono maestoso e intrepido sembra segnare lo spartiacque di un intero universo.
È così che inizia il viaggio lungo l'Autostrada 61, archetipo della via del blues: quel nastro d'asfalto che dal confine con il Canada conduce fino a New Orleans rappresenta l'eredità di un'intera tradizione, cresciuta tra il Delta del Mississippi e Chicago e cantata in almeno una dozzina di brani a partire dagli anni Trenta. Passato e futuro non sono altro che due facce della stessa medaglia, sulla Highway 61: lì tutto è già accaduto, e lì tutto può ancora accadere. Metafora perfetta per una musica le cui radici si agitano e trasformano al vento del presente, fino a diventare un'allucinazione profetica.

Alle porte dell'estate del 1965, Bob Dylan ha deciso di smettere di cantare. La parte che continua a recitare sui palchi inglesi nel tour intrapreso nel mese di maggio, immortalato nel celebre documentario "Don't Look Back" di Don Pennebaker, ha cessato da tempo di avere significato per lui: non vuole più saperne della figura del folksinger impegnato che gli è stata cucita addosso dopo i primi album.
Così, durante il viaggio di ritorno in aereo verso gli Stati Uniti, Dylan comincia ad abbozzare un convulso sfogo in cui riversare tutta la rabbia che cova dentro di sé. "Suonavo canzoni che non volevo suonare, cantavo parole che non volevo cantare", ricorda. "Poi mi ritrovai a scrivere questo lungo getto di vomito di venti pagine, da cui presi "Like A Rolling Stone". Non poteva essere definita in nessun modo se non come qualcosa di molto ritmico in cui il mio odio veniva diretto verso un qualche punto. Non l'avevo mai pensata come una canzone, finché un giorno, mentre ero al pianoforte, la pagina che avevo di fronte mi ha cantato "How does it feel?" in un movimento lentissimo, come se stessi nuotando nella lava. Da allora non fui più interessato a scrivere romanzi o commedie".

È uno slancio febbrile, quello che porta Dylan a rinchiudersi nella sua casa di Woodstock riempiendo pagine e pagine di quel vivido delirio di versi. Bob tenta di tradurlo al piano a tempo di valzer, come si può ascoltare in "The Bootleg Series, Vol. 1-3", ma è qualcos'altro quello di cui è in cerca. "Non voglio che suoni quella merda alla B.B. King e nemmeno quel blues del cazzo", intima senza mezzi termini a Michael Bloomfield, formidabile chitarrista all'epoca in forza nella Paul Butterfield Blues Band, convocato da Dylan come suo nuovo compagno d'avventura.
Reduce dal fallimento delle session con i Bluesbrakers di John Mayall improvvisate alla fine del tour britannico, Dylan è alla ricerca di un suono più denso e potente rispetto al folk elettrificato del primo lato di "Bringing It All Back Home", qualcosa capace di travalicare anche le limpide vibrazioni della versione di "Mr. Tambourine Man" realizzata dai Byrds, che proprio in quei giorni sta scalando le classifiche americane.
Così, alla metà di giugno, Dylan entra in studio a New York per registrare "Like A Rolling Stone" con il produttore Tom Wilson alla consolle, che di lì a poco avrebbe ideato la sovraincisione elettrica di "The Sound Of Silence" di Simon & Garfunkel. Alla seduta si presenta anche il chitarrista Al Kooper ma, non potendo in alcun modo competere con Bloomfield, approfitta di un attimo di distrazione di Wilson per andare a sedersi all'organo: quando il produttore se ne accorge ormai è troppo tardi e Kooper è pronto a dare vita al suono che con le sue intense pennellate caratterizzerà in maniera indelebile "Highway 61 Revisited".

Liturgia rock 'n' roll costruita sugli accordi de "La Bamba" di Ritchie Valens, "Like A Rolling Stone" è un'invettiva in cui ogni sillaba incalza quella successiva con un ghigno sardonico sempre più spudorato, mentre lo scalpitare di chitarra e pianoforte insegue un epico climax che si innalza sulle ali dell'organo.
Quello della "pietra rotolante" è un topos ben noto ai vecchi bluesman, immagine del vagabondo senza dimora cantata in brani come "Rolling Stone" di Muddy Waters e "Lost Highway" di Leon Payne. È da quella fonte che Mick Jagger e soci (che nell'estate del 1965 hanno appena dato alle stampe "(I Can't Get No) Satisfaction") hanno attinto per il nome della propria band. Ed è da lì che Dylan prende le mosse per il proprio viaggio, deciso a trasfigurare la lingua dei padri in qualcosa di completamente diverso.
"Like A Rolling Stone" non è semplicemente un vendicativo sorriso di scherno verso l'altezzosa "Miss Lonely" caduta in disgrazia, protagonista dichiarata del brano. È una domanda molto più radicale, quella che la voce tagliente di Dylan vuole insinuare con il suo accento provocatorio: c'è qualcuno disposto ad abbandonare ogni cosa per vivere davvero all'altezza dei propri desideri? Essere onesti fino in fondo con il proprio cuore significa essere pronti a rinunciare a tutte le false certezze: "When you got nothing, you got nothing to lose". "Fu questo il tipo di dramma che 'Like A Rolling Stone' liberò nella musica di Bob Dylan", osserva il critico americano Greil Marcus, che al brano ha dedicato un intero saggio, "si arriva a quel momento in cui si rischia tutto". È la libertà, allora, la stoffa di cui è fatta "Like A Rolling Stone": la lama di rasoio di quel rischio continuo in cui si gioca l'esistenza.

Inanellando una sarabanda di gatti siamesi, giocolieri, cavalli cromati e imperatori in stracci, l'incontenibile cavalcata dylaniana raggiunge i sei minuti di lunghezza: inconcepibile per l'industria discografica pubblicarla come singolo. "Like A Rolling Stone" viene quindi tagliata a metà e stampata sui due lati di un 45 giri. Ma le proteste del pubblico sono tali da imporre alla label di tornare sui suoi passi, ripubblicando il brano nella sua interezza.
Il 25 luglio del 1965, ad appena cinque giorni di distanza dall'uscita del singolo, Dylan affronta i puristi del folk con la sua storica esibizione elettrica al Festival di Newport. È il punto di non ritorno: da quel momento in poi, per Dylan sarà guerra aperta.

Se i Beatles, in procinto di sfornare l'album "Help!" e ancora legati più al formato del 45 giri che non a quello dell'Lp, inizieranno solo di lì a qualche mese la loro avventura psichedelica, quella che Dylan ha in mente è una sfida senza compromessi, capace di coniugare l'energia istintiva del rock 'n' roll con la memoria senza tempo del folk.
"Il rock 'n' roll non mi bastava", osserva Dylan, "non rifletteva la realtà della vita. Quando mi sono dedicato alla musica folk, ero consapevole che si trattava di una cosa più seria. I brani sono colmi di disperazione, tristezza, trionfo, fede nel soprannaturale, sentimenti più profondi… C'era più vita reale in una sola frase di quanta ce ne fosse in tutti i temi del rock 'n' roll. La vita è una faccenda complessa e il rock 'n' roll proprio non la rifletteva. Se sono riuscito a fare qualcosa di importante, è stato proprio fare incontrare questi due generi".

Con ancora l'eco assordante dei fischi di Newport nella mente, tra la fine di luglio e l'inizio di agosto Dylan torna in studio per portare a compimento la traiettoria della pietra scagliata da "Like A Rolling Stone", che proprio in quei giorni sta entrando in classifica in America e in Gran Bretagna.
Dylan decide di allontanare Tom Wilson per ragioni mai del tutto chiarite e lo fa sostituire con un produttore molto meno invadente come Bob Johnston, dopo aver pensato di rivolgersi persino a Phil Spector. Le sedute di registrazione, che occupano complessivamente meno di una settimana, sono dominate dal tipico caos dylaniano: "Nessuno sembrava capire nulla, tutto sembrava procedere a casaccio, come una specie di jam session", ricorda Bloomfield. E Kooper gli fa subito eco: "Fu come brancolare in una stanza buia alla ricerca dell'interruttore della luce".

Alla fine di agosto, "Highway 61 Revisited" fa la sua comparsa nei negozi di dischi, annunciato in copertina da un Dylan in sgargiante camicia floreale e t-shirt da motociclista, che lancia il suo sguardo di sfida verso l'obiettivo di Daniel Kramer.
Sulla scia di "Like A Rolling Stone", Dylan sfodera una serie di anfetaminiche scariche di rock-blues, a partire dalla batteria martellante e dal fraseggio acido di "Tombstone Blues", che Mr. Zimmerman sostiene essergli stata ispirata da una conversazione tra poliziotti ascoltata per caso in un caffè di New York, per arrivare fino alla corsa indiavolata della title track, che il suono di un fischietto introdotto per caso durante le registrazioni trasforma in irriverente sberleffo.
Poi il ritmo rallenta per un attimo e il pianoforte di Paul Griffin assume un'aria da saloon per la pigra andatura di "It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry", marchiata dalla fiammeggiante armonica di Dylan. Ma è solo una breve sosta, perché subito Dylan torna a tuffarsi nel riff sferzante e adrenalinico di "From A Buick 6".

Sui rintocchi fatali di un pianoforte che sembra annunciare il giudizio finale, entra così in scena "Ballad Of A Thin Man", scandita dalla voce di Dylan come un'inappellabile sentenza di condanna, mentre l'organo di Kooper volteggia in volute di fumo acre. Interrogarsi sull'identità del "Mr. Jones" contro cui Dylan si scaglia nella sua irridente requisitoria è una questione del tutto oziosa: basti sapere che la versione maggiormente accreditata lo fa coincidere con uno dei tanti giornalisti che Bob si divertiva a umiliare. Ma quello che Dylan punta a trafiggere con il teatro dell'assurdo dal sapore kafkiano di "Ballad Of A Thin Man" non è certo un semplice reporter: il suo obiettivo è piuttosto la supponenza di chi non è disposto ad andare oltre all'illusoria soddisfazione del proprio limite, finendo così per non rendersi nemmeno conto di quello che sta accadendo intorno a sé.

Il secondo lato di "Highway 61 Revisited" si apre con la chitarra liquida della ballata più suadente del disco, "Queen Jane Approximately", che scivola su un tappeto d'organo punteggiato di pianoforte nel sogno di un abbraccio capace di sciogliere ogni tormento.
Quindi la strada si spinge a lambire la costa assolata del Messico con "Just Like Tom Thumb's Blues", tra dottori pronti a prescrivere sostanze poco ortodosse e donne capaci di rubare la voce e l'anima, mentre un piano in vena di romanticismo accompagna il profumo di frontiera della chitarra.
L'epilogo si compie con la solenne discesa tra i gironi danteschi di "Desolation Row", processione di anime affamate che scrutano da ogni finestra in cerca di speranze di cui nutrirsi. La veste elettrica inizialmente provata in studio non riesce a cogliere l'essenza del brano, e così Johnston fa venire da Nashville il chitarrista Charlie McCoy, che ricama uno struggente controcanto acustico intorno alla voce aspra di Dylan.
Negli oltre dieci minuti di "Desolation Row", Dylan porta all'estremo la propria tecnica poetica di estrapolare dal contesto le figure di personaggi storici e letterari, trasformandole in immagini emblematiche della commedia umana. Da Romeo a Cenerentola, da Caino e Abele al Gobbo di Notre Dame, da Einstein a Casanova, i protagonisti di "Desolation Row" sembrano sospesi tra solitudine e attesa come in un dipinto di Edward Hopper, in lotta per portare a compimento il proprio destino contro un mondo che sembra rinnegare il loro vero volto. Dylan appartiene a loro, ai prigionieri del Vicolo della Desolazione: per tutti gli altri, quelli che si accontentano di soffocare il loro grido, occorre inventare nuovi nomi e facce nuove, perché le loro non hanno più nessun significato.

Definitiva pietra dello scandalo, "Highway 61 Revisited" è lo specchio infranto che segna la cruciale frattura tra Dylan e la propria maschera: per gli intransigenti seguaci del folk revival Dylan si è ormai svenduto alle classifiche, per il mondo del pop l'impatto visionario dei suoi lisergici blues è un'inaudita provocazione. Dylan calza i suoi occhiali scuri senza curarsi degli strali che lo attorniano e si prepara a portare una sfida ancora più drastica sui palchi dei due lati dell'Oceano. Il suo viaggio lungo l'Autostrada 61 rimane come uno strappo impossibile da ricucire nel tessuto dell'America e del rock. Il tradimento è compiuto: il riluttante profeta è pronto per diventare Giuda.

 

CLASSIFICA ALBUM PIU' VOTATI

1)  Highway 61 revisited

2)  Blonde on blonde

3)  Desire

4)  "Love and theft"

5)  Oh mercy

6)  Bringing it all back home

7)  Time out of mind

8)  The times they are a-changin'

9)  The freewheelin' Bob Dylan

10) Blood on the tracks

11) Blind Willie mcTell

12) Man in the long black coat

13) Ain't talking

14) Girl from the north country

15) The lonesome death oh Hattie Carrol

16) Series of dreams

17) Morth country blues

18) Stuck inside of Mobile with the Memphis blues again

19) Nettie moore

20) Mississippi

 

CLASSIFICA CANZONI PIU' VOTATE

  1)   LILY, ROSEMARY AND THE JACK OF HEARTS
  2)   MY BACK PAGES
  3)   HURRICANE
  4)   LIKE A ROLLING STONE
  5)   SUBTERRANEAN HOMESICK BLUES
  6)   ONE MORE CUP OF COFFEE
  7)   BLOWIN' IN THE WIND
  8)   IDIOT WIND
  9)   MR TAMBOURINE MAN
 10)  IF YOU SEE HER SAY HELLO


 

LE CITAZIONI DYLANIANE NEI FILM

Nota: in questa lista vanno inseriti solo ed esclusivamente i film in cui Dylan viene citato in qualche modo (il suo nome, un verso di una sua canzone, un poster, una copertina di un disco, o qualsiasi altro rimando di questo genere) e non quelli in cui appaiono semplicemente sue canzoni o cover delle sue canzoni (nè ovviamente quelli direttamente dedicati a lui come "Io non sono qui" o quelli fatti da lui of course... ;o) )
Aiutateci ad allungare la lista e segnalate, segnalate, segnalate...

                                                                                                                                                                                               Una casa alla fine del mondo"(con Colin Farrell 2004 )                                                                                                                  Ma il cielo è sempre più blu, di Marco Turco (Fiction TV)
It's a free world, di Ken Loach
Vanilla sky, di Cameron Crowe
The ladykillers, di Ethan Coen e Joel Coen
Grindhouse (segmento Deathproof), di Quentin Tarantino
Ricky e Barabba, di Christian De Sica
Vacanze di Natale 2000, di Carlo Vanzina
Dangerous Minds, di John N. Smith
Simpson (vari episodi del cartone animato di Matt Groening)
Due nel mirino
Lady in the water, di M. Night Shyamalan
Walk the line, di James Mangold
The Doors, di Oliver Stone
Scrivimi una canzone
Blow, di Ted Demme
Bob Roberts, di Tim Robbins
The Hunted - La preda, di William Friedkin
Interstate 60, di Bob Gale
Be Cool, di F. Gary Gray
L'amore e' eterno finche' dura, di Carlo Verdone
Al Lupo Al Lupo, di Carlo Verdone
Io e Annie , di Woody Allen ( Just like a woman )                                                                                                                          Forrest Gump - ( Blowing in the wind )

 

I RIFERIMENTI A DYLAN NEI ROMANZI O IN ALTRE OPERE LETTERARIE
 

Vuoi contribuire ad allungare la lista sottostante? Segnala a spettral@gmail.it i romanzi, i racconti o le altre opere letterarie in cui viene citato direttamente o indirettamente Bob Dylan

 

-"Achille piè veloce" di Stefano Benni, dove il cantante preferito della ragazza del protagonista è, per l'appunto, Dylan.
- "Music Box", Curcu&Genovese, Trento, 2006. ( Marc Pontoni )
- "Nel momento" di Andrea De Carlo
- "Alta fedeltà" di Nick Hornby
- "La spia e la rockstar" di Liaty Pisani, Fazi, 2006
- "L'era del porco" di Gianluca Morozzi, Parma, Guanda, 2005
- "Scirocco" di Girolamo De Michele, Torino, Einaudi, 2005
- "Giorni di un uomo sottile" di Ernesto Aloia nella sua raccolta "Chi si ricorda di Peter Szoke?", minimum fax 2003
- "La ragazza dai capelli di cobalto" di Gianluca Morozzi, nell'antologia di vari autori "Strettamente Personale", ed. Pendragon, 2005.
- "L'Emilia o la dura legge della musica" di Gianluca Morozzi - Guanda
- "Tokyo blues" di Murakami Haruki - Norvegian Wood (trad. ital. Milano, Feltrinelli)
- "Dance dance dance" di Murakami Haruki (trad. ital. Torino, Einaudi)
- "La Torre Nera" di Stephen King
- "I giorni felici di California Avenue" di Adam Langer
- "Per sempre giovane" di Gianni Biondillo, edizioni Guanda - 2006
- "Americana" di Don de Lillo
- "Denti bianchi" di Zadie Smith
- "La Danza del Pitone", di Norman Silver
- "Troppi paradisi" di Walter Siti, Einaudi
- "La fortezza della solitudine" di Jonathan  Lethem (Tropea)
- "Siamo tutti nella stessa  barca" di Owen King (Frassinelli)
- "Come dio comanda" di N. Ammaniti (Mondadori)
- "Accecati dalla luce" di Gianluca Morozzi (Fernandel)
- "Chi è quel signore vestito di bianco vicino a Bob Dylan?" di Gianluca Morozzi ("Vertigine", numero unico - 2006)
- "Il cielo sopra Parigi" di Teo Lorini (Fernandel n. 58)
- "Venerati maestri" di E. Berselli (Mondadori)
- "Zona disagio" di Jonhatan Franzen (Einaudi)
- "Una vita da lettore" di Nick Hornby
- "Ragionevoli Dubbi" di Gianrico Carofiglio - Sellerio editore
- "31 Canzoni" di Nick Hornby
- "Questa scuola non è un'azienda. I racconti del prof. Bingo" di Vittorio Vandelli
- "I ponti di Madison County'' di R. J. Waller
- "La cultura del controllo" di David Garland
- "Il paese mancato" di Guido Crainz
- "Paura e disgusto a Las Vegas" di Hunter S. Thompson
- "L'ultima tazza di caffé" di Teo Lorini (da "Posa 'sto libro e baciami" - ed. Zandegù, Torino 2007)
- "Small world" di David Lodge
- "In cerca di te" di John Irving
- "Mi ammazzo, per il resto tutto ok" di Ned Vizzini, Mondadori.
- "Parlami d'amore" di Silvio Muccino e Carla Vangelista
- "Memorie di un artista della delusione" di Jonathan Lethem (Minimum fax)
- "Boccalone. Storia vera piena di bugie" di Enrico Palandri, Milano, L'erba voglio, 1979 (ristampato da Bompiani)
- "Vedi alla voce Radio Popolare", a cura di Sergio Ferrentino con Luca Gattuso e Tiziano Bonini, Milano, Garzanti, 2006, p. 240 ("Live In Paris  - 1978").
- "Jim ha cambiato strada"(1987) di Jim Carroll. Edizione originale "Forced Entries:The Downtown Diaries 1971-1973", traduzione italiana: Milano, Frassinelli, 1997.
- "Desperation" di Stephen King
- "La bambola che dorme" di Jeffery Deaver, trad. ital., Milano, Sonzogno, 2007.
- "Testadipazzo-Brooklyn senza madre" di Jonathan  Lethem (Tropea, e in ed. tascabile Saggiatore)
- "Questo libro ti salverà la vita" di A.M. Homes
- "A long way down" (tradotto in italiano con "Non buttiamoci giù") ed. Guanda.
- "La gloria dell'indigente" di Davide Imbrogno - Ibiskos Editrice Risolo
- "Hellbook" di Michele Murino (ovvero "X-Files Bob")

 

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