MAGGIE'S FARM

sito italiano di BOB DYLAN

PARTE 461

 

5832

1) Like a rolling stone
2) I want you
3) Hurricane
4) Just like a woman
5) Ballad of a thin man
6) The lonesome death of Hattie Carroll
7) Idiot wind
8) It's all over now, baby blue
9) It ain't me babe
10) Sara

Giovanni

Grazie Giovanni , aggiornerò la classifica nei prossimi giorni :o)

Mr.Tambourine

 

5833

1) The times they are a-changin
2) Street legal
3) Bringing it all back home
4) The Bootleg Series Vol. 1/3 - Copertina terzo cd
5) Under the red sky
6) Blonde on blonde
7) Highway 61 revisited
8) The Bootleg Series Vol. 5 - Bob Dylan Live 1975 - The Rolling Thunder Revue
9) Oh Mercy
10) Blood on the tracks

Giovanni

Idem come sopra

Mr.Tambourine

 

5834

Sull'auto oltre a Dylan e Lennon seduti sul sedile posteriore,mentre percorrono le strade di Londra il 26 maggio 1966,ci sono Bobby Neuwirth amico di Dylan,D.A.Pennebaker,il regista di "Eat the Document",e un certo Tom ,autista.Ciao Benedetto.

OK Benedetto , 12 punti , ciao ,

Mr.tambourine

 

5835

- Neuwirth con il microfono
- Pennebaker alla ripresa (anche se non si vede)
- Vuoi sapere anche chi guidava la Lime o il Taxi?

Stefano C.

Solo 8 punti perchè manca il terzo nome , ciao

Mr.Tambourine

 

5836

Ciao mr. Tambourine
volevo anzitutto fare i complimenti, come al solito, per il sito che con molto impegno, e immagino, molta fatica mandi avanti egregiamente. Comunque, non vorrei fare un domanda stupida ma sai mica darmi una traduzione in italiano di "The Freewheelin" perchè non l'ho mai trovata da nessuna parte...grazie e mi raccomado continua così..
Aldo

Voul dire " A ruota libera " , un modo di dire usato anche da noi , ciao ,

Mr.Tambourine

 

5837

Ciao.
Sto preparandomi all'esame di III media. Per testo letterario ho deciso di portere la canzone The Times they are a changin'. Potreste consigliarmi un testo semplice di commento?
Vi ringrazio per la collaborazione...
Maria Lubello

Cara Maria , ti roposto alcuni scritti che ti potranno certo aiutare come base di partenza e fonte di notizie , poi , giustamente , devi metterci del tuo , analizza le frasi e cerca i significati , a chi si sta rivolgendo dylan , vedrai che ci arriverai facilmente , buona tesi :o)

I TEMPI STANNO CAMBIANDO
parole e musica Bob Dylan

Venite intorno gente
dovunque voi vagate
ed ammettete che le acque
attorno a voi stanno crescendo
ed accettate che presto
sarete inzuppati fino all'osso.
E se il tempo per voi
rappresenta qualcosa
fareste meglio ad incominciare a nuotare
o affonderete come pietre
perché i tempi stanno cambiando.

Venite scrittori e critici
che profetizzate con le vostre penne
e tenete gli occhi ben aperti
l'occasione non tornerà
e non parlate troppo presto
perché la ruota sta ancora girando
e non c'è nessuno che può dire
chi sarà scelto.
Perché il perdente adesso
sarà il vincente di domani
perché i tempi stanno cambiando.

Venite senatori, membri del congresso
per favore date importanza alla chiamata
e non rimanete sulla porta
non bloccate l'atrio
perché quello che si ferirà
sarà colui che ha cercato di impedire l'entrata
c'è una battaglia fuori
e sta infuriando.
Presto scuoterà le vostre finestre
e farà tremare i vostri muri
perché i tempi stanno cambiando.

Venite madri e padri
da ogni parte del Paese
e non criticate
quello che non potete capire
i vostri figli e le vostre figlie
sono al dì la dei vostri comandi
la vostra vecchia strada
sta rapidamente invecchiando.
Per favore andate via dalla nuova
se non potete dare una mano
perché i tempi stanno cambiando.

La linea è tracciata
La maledizione è lanciata
Il più lento adesso
Sarà il più veloce poi
Ed il presente adesso
Sarà il passato poi
L'ordine sta rapidamente
scomparendo.
Ed il primo ora
Sarà l'ultimo poi
Perché i tempi stanno cambiando.

Scritta poco tempo prima dell'assassinio di John Kennedy, The Times They Are A-Changin' sarebbe arrivata a significare sempre piu' nei mesi e negli anni che seguirono. "Questa era decisamente una canzone con uno scopo", disse Dylan. "Sapevo esattamente cosa volevo dire e per chi lo volevo dire. Sai, fu influenzata naturalmente da ballate irlandesi e scozzesi....'Come All Ye Bold Highway Men', 'Come All Ye Miners', 'Come All Ye Tender Hearted Maidens'. Volevo scrivere una grande canzone, sai, con brevi strofe concise che si accatastavano l'una sull'altra in un modo ipnotico... Il movimento dei diritti civili e il movimento della musica folk furono molto vicini e alleati per un po' a quel tempo. Tutti conoscevano quasi tutti gli altri. Ho dovuto suonare questa canzone la stessa notte che il Presidente Kennedy e' morto. In qualche modo divenne una costante canzone di apertura e lo resto' a lungo".

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"È più una canzone di protesta che una canzone contro la guerra, ma credo che la frase "non criticate quel che non capite" sia alla base della convivenza pacifica tra i popoli (oltre che all'interno della famiglia)
(Alessandra)

"Dopo un lungo purgatorio ho deciso di inserire il testo di questa canzone, che non ha nessun bisogno di presentazione essendo una delle più celebri canzoni non solo di Bob Dylan ma addirittura in lingua inglese.
Oltre alle considerazioni fatte da Alessandra, che la ha inviata a suo tempo, specifico che tale canzone fu una "costante" nel movimento contro la guerra nel Vietnam nato con i moti di Berkeley, e che la sua importanza e valenza contro la guerra sia non tanto da ascrivere al testo, quanto alla descrizione esatta di ciò che stava accadendo in una generazione forse irripetibile. La quale seppe anche opporsi efficacemente alla guerra, come tutti sanno.
(Riccardo Venturi)"

(commenti dalle "CCG Primitive", marzo 2003)

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THE TIMES THEY ARE A-CHANGIN' - LINER NOTES

da "The Times They Are A-Changin'"


Negli ultimi anni, anche se ancora giovane
La mia testa roteava pesante con pazze curve
Ed un confuso sentiero mi rincorreva e mi legava
Nella delimitazione della mia giovinezza
Finchè alla fine indietreggiai distante
Dai muri del mondo e dai giochi senza amici
Tanto da non avere una parola da dire
Ad ognuno che incontrava i miei occhi
E mi rinchiusi e persi la chiave
E lasciai che i simboli acquistassero la loro forma
Ed ebbi un immagine di un nemico da combattere
Per frustare la mia lingua e ribellarmi
E per sputare parole di vomito
Ma imparai a scegliere bene i miei idoli
Per essere la mia voce e raccontare la mia storia
Ed aiutarmi a combattere il mio fantasma rissoso
Ed il mio primo idolo fu Hank Williams
Poiché lui cantava delle rotaie
delle sbarre di metallo e delle rumorose ruote
senza lasciare alcun dubbio sul fatto che fossero reali
Ed il mio primo simbolo fu la parola "beautiful"
Perché le rotaie non erano "beautiful"
Erano nere di fumo e colorate di strada
E piene di puzza e fuligginose e polverose
E le avrei giudicate belle con queste regole
Ed accettate solo se sgradevoli
E se le avessi potute toccare con le mie mani
Perché solo poi capii
E dissi "si, queste sono reali"
E camminai per la mia strada a cantai la mia canzone come un clown triste
Nel circo del mio stesso mondo

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[Dylan ha "copiato"] The Times They Are A' Changing

ha ammesso che proprio quel pezzo, tra i suoi più
riconoscibili, «deriva molto probabilmente da una vecchia
ballata scozzese». the times they are a-changin' -
pubblicata nel 1964 e subito divenuta un classico della
controcultura - sarebbe stata ispirata da hamish henderson,
agente segreto scozzese, in seguito poeta e pacifista, e in
particolare dalla sua ballata the 51st (highland) division's
farewell to sicily. henderson, uno dei maggiori poeti di
scozia, scrisse il pezzo durante la seconda guerra mondiale
dedicandolo ai soldati che tornavano dall'italia. rab
noakes, cantautore e produttore, che ha studiato le
influenze scozzesi di dylan, ammette che il testo di dylan è
pressoché «identico, così come il ritornello», e che
l'artista vi si sia imbattuto attraverso richard farina,
musicista e romanziere, ai tempi del greenwich village a new
york negli anni sessanta


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I tempi stanno cambiando, o meglio, stanno peggiorando. Il giovane Dylan, dopo la buona prova offerta con "The Freewheelin' Bob Dylan", cambia poco e osa molto: musiche sempre molte semplici (gli accordi di chitarra sono sempre quei tre, l'armonica, per quanto micidiale, è statica e ripetitiva), testi feroci e controcorrente. Un modo per esprimere tutta la propria rabbia (e tutta la propria inquietudine) contro un mondo violento e palesemente inumano. Non è un album capolavoro, ma è forse il lavoro più politico, e in qualche modo più controverso, di un Bob Dylan massacrato dai dubbi, dalle speranze e dagli ideali forse traditi. Il gioco questa volta si fa duro: niente concessioni alla poesia o alla retorica, solo disgusto e rabbia.

Dylan è contro tutti e contro tutto. Non risparmia nessuno, attacca ferocemente politica e affari. Anche, e soprattutto, per questo l'album non piacque nè alla sinistra nè alla destra. Evidentemente, il pesante intervento americano in Vietnam aveva sconvolto la coscienza di Dylan e la coscienza di molti pacifisti come lui.
"The Times They Are A Changin" è un brano bellissimo, folgorante, ancora più cattivo e arcigno di "Blowin In The Wind", feroce e senza speranze. "Venite intorno gente, ovunque voi siate, le acque intorno a voi sono cresciute ed è meglio che cominciate a nuotare o affonderete come dei sassi perchè i temi stanno cambiando", questa la traduzione, un pò libera, dell'inizio del brano. Dylan se la prende col mondo, coi governanti, coi bacchettoni, coi padri e le madri che ascoltano "Love me tender" e disprezzano la cultura avanguardistica leggermente free di inizio anni Sessanta, coi critici, con gli scrittori, e persino coi cantanti. La rabbia è forte, quasi insostenibile: i tempi stanno cambiando, stanno cambiando sul serio.

debaser - Recensione di: Viva Lì


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Quando si ricorda il giovane Bob Dylan profetico e arrabbiato, il pensiero corre sempre a Freewheelin' e ad alcune canzoni di quel disco celebrato: l'ingombrante Blowin' In The Wind, Masters Of War, A Hard' Rain's Gonna Fall. Forse però il vero disco di protesta di Bob Dylan è quello successivo, The Times They Are A Changin': molto più coerente e consapevole del secondo LP, meno umorale anche - là si svariava da colombe della pace a ragazze dai lunghi capelli, da radiazioni atomiche a visioni strane, mentre qui il tema è decisamente quello del sogno americano tradito - «i tempi stanno cambiando» e l'America è ancora quella delle ingiustizie razziali, dei padroni della guerra, degli avidi sfruttatori, contro cui il giovane folksinger sempre più sicuro di sé punta il dito violentemente, anche se non ha ancora rinnegato il voto di continenza folk song e si limita a usare chitarra, armonica e la voce sempre più aspra. Times è un disco esagerato e predicatorio, come Dylan non farà più; un disco «di inni, perché alla gente piace così». È introdotto bene dalla foto di copertina di Barry Feinstein, un ossuto ritratto color seppia in cui Bobby non è più il ragazzo paffutello fotografato solo due anni addietro sul primo LP, anzi, sembra suo padre. L'album è in effetti così, quasi in bianco e nero, severo e spartano: con un gusto retorico da antiche ballate popolari e toni di esaltazione religiosa dove affiorano le radici ebraiche, vetero testamentarie, che il ragazzo fino a quel momento aveva cercato di dissimulare. Vengono dalla Bibbia le immagini di The Times They Are A-Changin', di When The Ship Comes In, annunci di una rovina che guarirà il mondo dai suoi peccati; mentre è la cronaca a ispirare Ballad Of Hollis Brown, Only A Pawn In Their Game, The Lonesome Death Of Hattie Carroll, episodi di anni recenti che gli occhi febbrili di un Dylan rivolto al passato investono però di luce antica - sembra di stare negli anni della Grande Depressione cantati da Guthrie, e il messaggio è che, trent'anni dopo, nulla è davvero cambiato in quell'America marginale e di provincia. Hollis Brown stermina la sua famiglia, moglie e cinque bambini, impazzito per la miseria; la pallottola di un fanatico sudista nascosto in un cespuglio trancia la vita dell'attivista nero Medgar Evers; William Zanzinger uccide con un colpo di bastone una povera barista nera che non lo aveva servito in fretta e viene condannato solo a sei mesi di carcere. The Times They Are A-Changin' non venne accolto come un capolavoro ma Dylan se ne curò poco. Lo aveva voluto fortemente così, registrandolo e modellandolo in otto sedute newyorkesi fra l'agosto e l'ottobre del 1963. Con lui in studio c'era il produttore Tom Wilson, consigliato anzi imposto dai discografici, che in realtà svolse un puro lavoro di routine senza mai entrare nel merito; era così distratto e vago, quel compagno di stanza, che Dylan a un certo punto chiamò in studio Paul Rothchild della Elektra perché gli desse qualche dritta su come il lavoro procedeva. Voleva in effetti conferme sull'esecuzione dei brani mentre sulla scaletta non ammetteva interferenze. Quello era affar suo, con il mix di ostinazione e lune misteriose che gli appassionati negli anni avrebbero più volte conosciuto (e sofferto). Dalle sedute di quei mesi vennero altre otto canzoni, alcune notevoli, un paio davvero splendide. Times, in altre parole, avrebbe potuto modellarsi in ben altra maniera: più vario, meno iroso e buio, solo facendo posto a brani come Percy's Song, Only A Hobo, Lay Down Your Weary Tune. Dylan non volle; salvo poi forse, alla fine, sentirsi soffocato da quel repertorio ma anche dall'immagine pubblica che stava assumendo e andare appositamente in studio (era il 31 ottobre 1963) per registrare un polemico sigillo che in qualche modo stravolgeva l'album. Restless Farewell, si chiama quel ripensamento finale, ed è veramente l'«addio irrequieto» che vuole il titolo. Alla fine del suo disco più protestatario e impegnato, Dylan fa sapere che non ci sta più, che smetterà di essere così «dylaniano» per scegliere invece la libertà. «Ah, un falso orologio vuol farmi scadere il tempo/ Stravolgermi, distrarmi e tormentarmi/ E il sudiciume del pettegolezzo mi soffia sul viso/ E la polvere delle dicerie viene a coprirmi./ Ma se la freccia è dritta/ E la punta levigata/ Può penetrare la polvere non importa quanto densa/ Per cui io tengo il mio punto/ E resto come mi sento/ E porgo il mio addio, e questo è quanto». Manterrà la promessa. (Quando un paio d'anni fa la Columbia aveva deciso di rimasterizzare il catalogo storico di Bob Dylan, qualche pezzo era rimasto fuori e in particolare questo terzo LP. Ora si ovvia a quella mancanza, anche se il disco subisce la medesima sorte degli altri: la scaletta è la stessa dell'originale, senza bonus. Un vero peccato, perché sono quasi una diecina i brani registrati nel corso delle medesime sedute e dispersi sulle antologie dylaniane - alcuni notevoli, un paio davvero splendidi, con poca fatica sarebbero stati uno splendido corredo a questa nuova edizione). (riccardo bertoncelli) Bob Dylan - The Times They Are A-Changin' (Columbia) ****

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BOB DYLAN The Times They Are A-Changin' (Columbia, 1964)

di Raffaele Meale

A neanche un anno dall'uscita di "The Freewheelin' Bob Dylan" che lo lancia nell'olimpo della musica d'autore mondiale, Dylan si ripresenta alla ribalta con un nuovo lavoro. E lo fa in maniera dirompente, lanciando nuove lucide invettive contro un sistema marcio e da combattere.

"The Times They Are A-Changin'" è il suo album più politico, il più intransigente, il più impegnato. Fin dalla title-track, trascinante ballata dagli echi progressisti. I tempi stanno cambiando, grida il menestrello ai suoi coetanei, e si rivolge di seguito agli intellettuali ("Who prophecie with your pen"), ai gestori del potere ("c'è una battaglia fuori che infuria, e presto scuoterà le vostre finestre e farà tremare i vostri muri"), ai genitori, ai quali viene chiesto di non criticare quello che non possono capire.

Sempre più capopopolo, Dylan traccia la strada, e la nuova via è fatta di libertà ("The order is rapidly fading"), consapevole che la sua non è comunque una rivoluzione definitiva ("Il presente di adesso domani sarà passato"). Molto più cinico e doloroso il tono di "Ballad of Hollis Brown", dove viene raccontata la vita di un povero uomo della periferia, nel Sud Dakota, portato dalla disperazione e dalla disoccupazione ad assassinare la propria famiglia. Splendida la strofa finale, nella quale la storia assurge a resoconto dell'universo ("Sette le persone morte in un podere del Sud Dakota, sette sono i nuovi nati da qualche parte nella vallata"), dimostrazione di come nulla sia solo un episodio.

Tocca poi a "With God on Our Side", dove si narrano le gesta infami della politica estera statunitense, in un crescendo di rara angoscia ("La seconda guerra mondiale finì, abbiamo perdonato i tedeschi e poi siamo diventati amici. Anche se hanno assassinato sei milioni di persone bruciandoli nei forni, anche i tedeschi hanno Dio dalla loro parte") che culmina nello slogan finale, stanco ma risoluto e in fin dei conti ottimista ("Se Dio è dalla nostra parte impedirà la prossima guerra").

Abbandonata per un attimo la contestazione Dylan si sofferma dolcemente sul mito del vagabondo, ancora forte nella sua poetica, nella malinconica e assolata "One too Many Mornings" per poi raccontare una vecchia storia del west, la vita di una donna scandita dal ritmo della miniera di ferro in "North Country Blues". Ancora un inno antirazzista in "Only A Pawn in their Game" ("Gli viene insegnato fin dall'inizio che le leggi sono con lui per proteggere la sua pelle bianca , per rinfocolare il suo odio") e poi ancora amore vagabondo in "Boots of Spanish Leather".

"When the Ship Comes In" è una ballata dai toni profetici (quelli che irromperanno di lì a poco con veemenza), "The Lonesome Death of Hattie Carroll" è uno straordinario inno dei diritti civili, atto di accusa contro l'ingiustizia dei tribunali, pronti ad assolvere assassini solo in base al ruolo che ricoprono nella piramide sociale, "Restless Farewell" è la buonanotte alla Dylan, il saluto ad un altro album perfetto, scandito dalla sua voce, dalla chitarra e (a volte) da un'armonica leggera. Un vero cantastorie che ha solo un'idea in testa ("Dirò anch'io la mia e rimarrò come sono") e la persegue, con struggente profondità e indiscutibile classe.

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BOB DYLAN The Times They Are A-Changin' (Columbia, 1964)

di Raffaele Meale


A neanche un anno dall'uscita di "The Freewheelin' Bob Dylan" che lo lancia nell'olimpo della musica d'autore mondiale, Dylan si ripresenta alla ribalta con un nuovo lavoro. E lo fa in maniera dirompente, lanciando nuove lucide invettive contro un sistema marcio e da combattere.

"The Times They Are A-Changin'" è il suo album più politico, il più intransigente, il più impegnato. Fin dalla title-track, trascinante ballata dagli echi progressisti. I tempi stanno cambiando, grida il menestrello ai suoi coetanei, e si rivolge di seguito agli intellettuali ("Who prophecie with your pen"), ai gestori del potere ("c'è una battaglia fuori che infuria, e presto scuoterà le vostre finestre e farà tremare i vostri muri"), ai genitori, ai quali viene chiesto di non criticare quello che non possono capire.

Sempre più capopopolo, Dylan traccia la strada, e la nuova via è fatta di libertà ("The order is rapidly fading"), consapevole che la sua non è comunque una rivoluzione definitiva ("Il presente di adesso domani sarà passato"). Molto più cinico e doloroso il tono di "Ballad of Hollis Brown", dove viene raccontata la vita di un povero uomo della periferia, nel Sud Dakota, portato dalla disperazione e dalla disoccupazione ad assassinare la propria famiglia. Splendida la strofa finale, nella quale la storia assurge a resoconto dell'universo ("Sette le persone morte in un podere del Sud Dakota, sette sono i nuovi nati da qualche parte nella vallata"), dimostrazione di come nulla sia solo un episodio.

Tocca poi a "With God on Our Side", dove si narrano le gesta infami della politica estera statunitense, in un crescendo di rara angoscia ("La seconda guerra mondiale finì, abbiamo perdonato i tedeschi e poi siamo diventati amici. Anche se hanno assassinato sei milioni di persone bruciandoli nei forni, anche i tedeschi hanno Dio dalla loro parte") che culmina nello slogan finale, stanco ma risoluto e in fin dei conti ottimista ("Se Dio è dalla nostra parte impedirà la prossima guerra").

Abbandonata per un attimo la contestazione Dylan si sofferma dolcemente sul mito del vagabondo, ancora forte nella sua poetica, nella malinconica e assolata "One too Many Mornings" per poi raccontare una vecchia storia del west, la vita di una donna scandita dal ritmo della miniera di ferro in "North Country Blues". Ancora un inno antirazzista in "Only A Pawn in their Game" ("Gli viene insegnato fin dall'inizio che le leggi sono con lui per proteggere la sua pelle bianca , per rinfocolare il suo odio") e poi ancora amore vagabondo in "Boots of Spanish Leather".

"When the Ship Comes In" è una ballata dai toni profetici (quelli che irromperanno di lì a poco con veemenza), "The Lonesome Death of Hattie Carroll" è uno straordinario inno dei diritti civili, atto di accusa contro l'ingiustizia dei tribunali, pronti ad assolvere assassini solo in base al ruolo che ricoprono nella piramide sociale, "Restless Farewell" è la buonanotte alla Dylan, il saluto ad un altro album perfetto, scandito dalla sua voce, dalla chitarra e (a volte) da un'armonica leggera. Un vero cantastorie che ha solo un'idea in testa ("Dirò anch'io la mia e rimarrò come sono") e la persegue, con struggente profondità e indiscutibile classe.

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Gli anni sessanta americani saranno per sempre etichettati come quelli della rivoluzione. Della nascita dei movimenti hippy e pacifisti.
Iniziamo con Bob Dylan e The times they are a-changin, annuncio dell’avvento di una nuova generazione di cui la vecchia dovrà tener conto. Siamo nel 1964 e la canzone anticipa i tempi e lo stesso Bob Dylan prenderà strade che lo porteranno lontano dal movimento di protesta nascente.

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Mr.Tambourine

 

5838

Mi pare di ricordare Bob Neuwirth, D. A. Pennebaker e Albert Grossman.
Ciao.
Otello

Hai sbagliato il terzo Otello , non era Grossman ma Tom (L'autista) , quindi 8 punti - 2 per la terza sbagliata , totale 6 punti , ciao

Mr.Tambourine

 

DYLANQUIZ 2009 -  

clicca qui per la classifica
 

CLASSIFICA ALBUM PIU' VOTATI

1) Blonde on blonde..............................................................voti 10

2) Blood on the tracks...........................................................voti 9

3) Highway 61 revisted..........................................................voti 8

4) Oh Mercy .........................................................................voti 6
Desire

5) The freewheelin' Bob Dylan.............................................voti 5

6) Tell Tale Signs..................................................................voti 4
    Modern times
    Bringing it all back home

7) The times they are a-changin'..........................................voti 3

8) Empire burlesque............................................................voti 2
    Knocked out loaded
    Planet waves
    Time out of mind
    The basement tapes
    Rolling Thunder Revue 1975
    Love and Theft
    Street legal
    John Wesley Harding
    Another side of Bob Dylan

9) "Love and Theft" ............................................................voti 1
    Budokan
    Planet waves
    Knocked out loaded
    Pat Garrett and Billy the Kid
    Love and Theft
    Mtv Unplugged
    Under The Red Sky

 

CLASSIFICA CANZONI PIU' VOTATE

1) Like a rolling stone............................................................................voti 5

2) Mississippi.........................................................................................voti 4

3) Forever young...................................................................................voti 3
    Mr. Tambourine man
    All along the watchtower
    Sara
    Desolation row
    Sad eyed lady of the lowlands

4) Miss the Mississippi..........................................................................voti 2
    Red river shore
    Not dark yet
   The man in me
   Romance in Durango
   Workingman's blues # 2
   All along the watchtower
   Romance in Durango
   Sara
   Stuck inside of Mobile with the Memphis blues again
   Shelter fron the storm

5) Dont think twice it's all right.............................................................voti 1
   Changin' of the guards
   It's all over now baby blue
   A hard rain's a-gonna fall
   Man in the long black coat
   Knockin' on heaven's door
   Slow train coming
   Blowin’ in the wind
   Series of dreams
   Brownsville girl
   You're a big girl now
   To Ramona
   Maggie's Farm
   Visions of Johanna
   Ballad of a thin man
   One more cup of coffee
   Subterrean homesick blues
   Idiot Wind
   Moonshiner
   Most of The Time
   Tonight I'll Be Stayin' Here With You
   Ain't Talkin'
   Things Have changed

 

LE CITAZIONI DYLANIANE NEI FILM

Nota: in questa lista vanno inseriti solo ed esclusivamente i film in cui Dylan viene citato in qualche modo (il suo nome, un verso di una sua canzone, un poster, una copertina di un disco, o qualsiasi altro rimando di questo genere) e non quelli in cui appaiono semplicemente sue canzoni o cover delle sue canzoni (nè ovviamente quelli direttamente dedicati a lui come "Io non sono qui" o quelli fatti da lui of course... ;o) )
Aiutateci ad allungare la lista e segnalate, segnalate, segnalate...

"the reader", con kate winslet
"Valzer con Bashir" di Ari Folman
"Hurricane , il grido dell'innocenza - di Norman Jewison
"Come Dio comanda" - di Gabriele Salvatores - Knoockin' on heaven's door - Anthony & The Johnsons - OST di ( I'm not there )
"L'uomo che cadde sulla terra", protagonista David Bowie
"Chi è Herry Kellerman e perché dice quelle terribili cose su di me?" - Dustin Hoffman
In treatment - fiction televisiva
We shall overcome , una lezione di vita - di Niels Arden Oplev (2005) - Il Proff. Freddie cita Bob Dylan sfogliando i dischi con Frits .
Una casa alla fine del mondo"(con Colin Farrell 2004 )
It's a free world, di Ken Loach
Vanilla sky, di Cameron Crowe
Ma il cielo è sempre più blu, di Marco Turco (Fiction TV)
The ladykillers, di Ethan Coen e Joel Coen
Grindhouse (segmento Deathproof), di Quentin Tarantino
Ricky e Barabba, di Christian De Sica
Vacanze di Natale 2000, di Carlo Vanzina
Dangerous Minds, di John N. Smith
Simpson (vari episodi del cartone animato di Matt Groening)
Due nel mirino, di John Badham
Lady in the water, di M. Night Shyamalan
Walk the line, di James Mangold
The Doors, di Oliver Stone
Scrivimi una canzone
Blow, di Ted Demme
Bob Roberts, di Tim Robbins
The Hunted - La preda, di William Friedkin
Interstate 60, di Bob Gale
Be Cool, di F. Gary Gray
L'amore e' eterno finche' dura, di Carlo Verdone
Al Lupo Al Lupo, di Carlo Verdone
Forrest Gump - ( Blowing in the wind )
Io e Annie , di Woody Allen ( Just like a woman )
"Pensieri pericolosi" di John N. Smith. Si parla Dylan, in particolare di "Mr. Tamburine Man".


 

I RIFERIMENTI A DYLAN NEI ROMANZI O IN ALTRE OPERE LETTERARIE
 

Vuoi contribuire ad allungare la lista sottostante? Segnala a spettral@gmail.it i romanzi, i racconti o le altre opere letterarie  in cui viene citato direttamente o indirettamente Bob Dylan .

- "Prestami una vita" di Gianni Zanata (Edizionirebus, 2008)
- "Siamo tutti nella stessa barca" di Owen King (Frassinelli)
- "Come dio comanda" di N. Ammaniti (Mondadori)
- "Accecati dalla luce" di Gianluca Morozzi (Fernandel)
- "Chi è quel signore vestito di bianco vicino a Bob Dylan?" di Gianluca Morozzi ("Vertigine", numero unico - 2006)
- "Il cielo sopra Parigi" di Teo Lorini (Fernandel n. 58)
- "Venerati maestri" di E. Berselli (Mondadori)
- "Zona disagio" di Jonhatan Franzen (Einaudi)
- "Una vita da lettore" di Nick Hornby
- "Ragionevoli Dubbi" di Gianrico Carofiglio - Sellerio editore
- "31 Canzoni" di Nick Hornby
- "Questa scuola non è un'azienda. I racconti del prof. Bingo" di Vittorio Vandelli
- "I ponti di Madison County'' di R. J. Waller
- "La cultura del controllo" di David Garland
- "Il paese mancato" di Guido Crainz
- "Paura e disgusto a Las Vegas" di Hunter S. Thompson
- "L'ultima tazza di caffé" di Teo Lorini (da "Posa 'sto libro e baciami" - ed. Zandegù, Torino 2007)
- "Small world" di David Lodge
- "In cerca di te" di John Irving
- "Mi ammazzo, per il resto tutto ok" di Ned Vizzini, Mondadori.
- "Parlami d'amore" di Silvio Muccino e Carla Vangelista
- "Memorie di un artista della delusione" di Jonathan Lethem (Minimum fax)
- "Boccalone. Storia vera piena di bugie" di Enrico Palandri, Milano, L'erba voglio, 1979 (ristampato da Bompiani)
- "Vedi alla voce Radio Popolare", a cura di Sergio Ferrentino con Luca Gattuso e Tiziano Bonini, Milano, Garzanti, 2006, p. 240 ("Live In Paris - 1978").
- "Jim ha cambiato strada"(1987) di Jim Carroll. Edizione originale "Forced Entries:The Downtown Diaries 1971-1973", traduzione italiana: Milano, Frassinelli, 1997.
- "Desperation" di Stephen King
- "La bambola che dorme" di Jeffery Deaver, trad. ital., Milano, Sonzogno, 2007.
- "Testadipazzo-Brooklyn senza madre" di Jonathan Lethem (Tropea, e in ed. tascabile Saggiatore)
- "Questo libro ti salverà la vita" di A.M. Homes
- "A long way down" (tradotto in italiano con "Non buttiamoci giù") ed. Guanda.
- "La gloria dell'indigente" di Davide Imbrogno - Ibiskos Editrice Risolo
- "Hellbook" di Michele Murino (ovvero "X-Files Bob")

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