MAGGIE'S FARM

sito italiano di BOB DYLAN

 

THE FUGS

 
 

"I Fugs sono una emanazione o allucinazione della cultura della Lower East Side, a New York. Tutte le canzoni sono scritte da loro, vomito di storie personali che comprendono radio a transistor, un mucchio di erba, migliaia di ore di poesia letta scritta ascoltata, sfruculiate pacifiste, concerti di Chuck Berry nei cieli e borse di studio in vari campi esotici del sapere."
Ed Sanders scriveva queste note nel 1965, quando i Fugs erano "la cosa nuova" della nuova scena nuovayorkese eppure (meglio: pertanto) non interessavano a nessuno. Intorno c'era una vegetazione acerba ma stupenda, in rapida fioritura: Lou Reed e John Cale stavano tramando i Velvet Underground, Frank Zappa aspettava la luna nuova per il primo raccolto Mothers Of Invention, Country Joe faceva l'agit prop a Berkeley mentre San Francisco covava un cesto di uova nere da cui sarebbero usciti pulcini selvaggi come Grateful Dead e Jefferson Airplane.
I Fugs furono i pionieri, e non a caso Lester Bangs li immortalò come "la prima vera band fuorilegge americana" e Miles tout court come "gli inventori dell'underground". Furono i primi a capire che non di solo musica si trattava ma di "assalto totale alla cultura" (uno degli slogan preferiti), i primi a immaginare che con la musica politica ci si poteva divertire e, perchè no?, anche ballare, i primi a intessere nei loro testi un visionario arazzo di poesia colta e detriti metropolitani, politica radicale. sfacciate esperienze di sesso&droga e "domenica niente, lunedì niente, martedì niente, mercoledì e giovedì niente, venerdì tanto per cambiare niente, sabato ancora niente." Sì, c'era Dylan in quel 1965, e qualcosa di quel mondo nuovo era già filtrato nell'immaginario rock; però ingessato negli schemi del folk ortodosso o svaporato nei fumi di una lingua maliziosa e barocca. I Fugs non scrivevano in dylanese, non alludevano, non crittavano; usavano piuttosto le parole con la forza incendiaria di una molotov e la musica come "un secchio d'acqua gelata in faccia" (un altro motto favorito), riuscendo duri e crudi - barbari da taverne sotterranee, sacerdoti di un nuovo paganesimo da strada, predicatori senza madre chiesa, guerriglieri, cani sciolti. La foto di David Gahr usata per il primo LP (The Village Fugs, Folkways 1965, ristampato dalla ESP come Fugs' First Album) aiutava gli appassionati a cogliere il clima senza nemmeno posare la puntina sul giradischi. Quegli uomini buffi a piedi scalzi con molti peli immersi in un violento bianco e nero non erano "artisti" secondo la comune accezione bensì orchi, pericolosi anarchici, spiritati Mau Mau ("Siamo venuti per i vostri figli", avrebbe glossato di lì a poco qualche californiano).

Quella storica copertina la ritrovo a decorare un box recente dedicato agli inizi Fugs (Don't Stop! Don't Stop!, 4 CD, Ace Records) assieme ad altre favolose immagini di un'America ruvida e contro che non c'è più: foto di locali poveri nei quartieri degradati della Big Apple, poster colorati, volantini zuppi d'inchiostro, l'annuncio di una "Night Of Napalm" di "canzoni contro la guerra e orgasmi heavy metal", perfino una copertina di Life di cui ignoravo l'esistenza, 12 febbraio 1967, con i baffoni e la chioma scomposta di Sanders in primo piano ad annunciare un servizio speciale sull' "altra cultura". E' un bellissimo oggetto che serve a fare il punto (definitivo, sembrerebbe) sui primi giorni della band, finora documentati su CD dalla ristampa extended dei primi due album più un Live From 60 pubblicati quindici anni fa da una ipotetica Fugs Records. In questo box ci sono buona parte di quei materiali più altro che Sanders in persona, il leader, ha selezionato da oltre 100 ore di registrazioni tenute disordinatamente nei suoi archivi. Quarant'anni dopo, si è preso un'estate per ascoltarli, selezionarli, riandare con la testa a quegli avventurati giorni; e commentare i risultati, con una serie di ficcanti note esaltate che sono una delle ricchezze del box. Il primo CD è dedicato alle sedute Folkways e dintorni, il secondo al Second Album più pezzi sparsi. Il terzo, Raptures Of The Deep, raccoglie inediti live e non solo del 66-69 mentre il quarto, The Wonderful Torrent, inedito anch'esso, indugia con favolose quisquilie: un montaggio di nastri dalla collezione di Tuli, , qualche demo 68-69, una mini suite che illustra la "bellezza di Nothing" in cinque quadri live e in studio.

Sanders era un giovane scrittore beat prestato incidentalmente alla musica. Nella sua mitica Poesia degli ultimi americani, 1964, la Nanda Pivano lo descriveva "alto, baffi rossicci, un bel giovanotto che va sempre in giro portando sottobraccio una manciata delle sue riviste da vendere". La rivista era "Fuck You, A Magazine Of The Arts", squillante campana della controcultura che il giovanotto a un certo punto decise di non diffondere più per strada ma in un suo punto fisso, il "Peace Eye Bookstore". Quella libreria diventò un centro dell'alternativa nuovayorkese e un crocevia di incontri che consentì a Sanders di fare amicizia con due persone fondamentali: Tuli Kupferberg, poeta e uomo di teatro di una quindicina d'anni più vecchio, e Harry Smith, geniale sperimentatore audio/video, grande collezionista di 78 giri, curatore della fondamentale Anthology Of American Folk Music.

Sanders aveva l'idea di mettere in musica le sue idee, usando rock e poesia, folk e country, conciliando Dylan, Chuck Berry, Ginsberg e l'adorato Hank Wiliams; gli serviva un complice, e scelse Tuli. Smith invece gli servì come esperto e co-produttore. Fu Harry a portarlo alla Folkways e a organizzare le prime sedute "sul campo", proprio come si faceva andando in campagna a registrare vecchi agricoltori che i giorni di festa cantavano per la comunità o le tribù native americane che si tramandavano musiche da cerimonia (Smith lo aveva fatto nei suoi anni selvaggi, con gli indiani Kiowa e i loro riti del peyote).
 


Così nacquero i Fugs, rubando l'eufemismo fornicatorio che Norman Mailer aveva usato per Il nudo e il morto; e così ebbe inizio la storia, con due sedute Folkways tra aprile e giugno 1965 che andarono a comporre il primo album. Erano "ballate di protesta contemporanea, punti di vista e insoddisfazione generale", come sparava il sottotitolo, con una strana congerie di brani: tormentoni non senso (Nothing, My Baby Done Left Me), polemiche anti Stato e anti macho (CIA Man, Supergirl), due poesie di William Blake adattate per juke box alternativi e un Dieci Comandamenti firmato Jahvé/Kupferberg. I musicisti erano grezzi e viziosi (il contrario di virtuosi) ma forse "musicisti" è perfino troppo per Ed, Tuli e il compare Ken Weaver, il terzetto-chiave di tutta la storia. Diciamo che la band sopperiva con idee graffianti e originali alla ostentata imperizia di base, ai mugugni, alle stonicchiature, ai ritmi incerti; e che alcuni amici, quelli sì veri musicisti, di volta in volta aiutarono, in studio e dal vivo, a far tornare i conti. Nelle fila del gruppo passarono tra gli altri Peter Stampfel e Steve Weber degli Holy Modal Rounders, Charles Larkey (che poi avrebbe fatto molto con Carole King), Richard Tee, perfino un dottor sottile come Stefan Grossman.

Village Fugs aprì una sorprendente carriera durata tutti i 60 e poi, a singhiozzo, oltre. Sanders si eccita a raccontare i primi anni: quando la band dominava la scena di New York con centinaia di esibizioni, addirittura 700 fra 1966 e 1967 al Players, con uno spettacolo di improvvisato Rock Living Theatre ; quando spianava la strada per giovani ribelli come Hendrix, come

Zappa, anch'essi tra le pieghe di New York; quando riusciva a vendere così tanti dischi da finire addirittura nelle classifiche, seppure non ai vertici. Si deprime invece quando ricorda i legami discografici e lo sciagurato contratto firmato con Albert Stollman, il proprietario della ESP Disk'. Stollman ricompensò i Fugs con un tozzo di pane, sequestrò gli album per decenni e nelle bonus tracks del primo album viene (dis)onorato con un frammento intitolato "nel bel mezzo della prima seduta discografica i Fugs firmano il peggior contratto dai tempi di Leadbelly".

Volenti o scontenti, comunque, per la ESP uscì la ristampa del disco Folkways, The Fugs' First Album, e nel 1966 un Fugs' Second Album con altri dieci esempi di folk rock scheletrico e tribale: calcolate oscenità come Group Grope e Dirty Old Man, una dura invettiva contro le ipocrisie della guerra (Kill For Peace) e un sorprendente viaggio nel mondo dei rumori, Virgin Forest, 11 minuti a saggiare quello che i Fugs avrebbero forse potuto fare se (non avrebbero mai seguito quella strada fino in fondo). A sancire i cattivi rapporti tra l'etichetta e il complesso uscì un terzo LP, Virgin Fugs (For Adults Mind Only); una compilazione di avanzi delle prime sedute mai riconosciuta da Sanders e compagni, ignorata nelle ristampe del ‘93 e bypassata anche oggi.

Via a gambe levate dalla ESP, i Fugs finirono alla Atlantic grazie al buon intuito di Jerry Wexler e Ahmet Ertegun, come testimonia una impagabile foto da Musica & Dischi nel fascicolo del box. Che bell'allineamento astrale! Però niente, l'etichetta per paura si tirò indietro all'ultimo minuto e i Fugs finirono da un'altra parte, ancora più improbabile; alla Reprise, la casa di Frank Sinatra, che giusto in quei mesi venne assorbita dalla Warner Bros. e si consorziò, eh sì, proprio con la Atlantic. Fuori dalla porta dentro dalla finestra, come in una gag dei fratelli Marx. Ma quella è un'altra storia, raccontata nei dettagli in un'altra antologia, più povera, pubblicata qualche anno fa dalla Rhino Handmade (Electromagnetic Steamboat). Erano 3 CD in edizione limitata, mi sa che li trovate solo su Ebay. Però cercateli, vale la pena, questo più quello fanno la storia migliore dei Fugs e un bel quadretto d'epoca, quando infuriavano i ‘60 e l'altra America era governata dai padri e nonni di Henry Rollins, Tom Morello, Serj Tankian.

Riccardo Bertoncelli

 

 

Gli inizi della band

Verso la fine del 1964 il poeta beat newyorkese Ed Sanders, attivista politico della sinistra radicale americana e giornalista, che dirigeva un negozio di libri e pubblicazioni alternative chiamato Peace Eyebook, ebbe l'idea di mettere in musica le proprie poesie e quelle di un conoscente, un tizio di quarant'anni di nome Tuli Kupferberg che abitava li vicino, ed era anch'esso un poeta appartenente alla Beat Generation. Ispirati dall'enorme successo che avevano avuto i Beatles in quell'anno, i due decisero di formare un gruppo che combinasse poesia, folk, rock e agitazione sociale; il tutto condito con un senso dell'humor tipico della cultura ebraica, dal momento che Kupferberg era un ebreo di origini europee. Inizialmente nel progetto vennero coinvolti altri due poeti, tali Al Fowler e Szabo; che ebbero l'idea di uscire in pubblico con una performance che ricordava un po' il Cabaret Voltaire dei dadaisti zurighesi, e ispirarono pure alcune delle più caustiche composizioni dei Fugs, il nome che i quattro avevano scelto per presentarsi e che era derivato dalla storpiatura della censuratissima parola "fuck". Szabo e Fowler però si rivelarono subito inadatti alle esibizioni dal vivo e ben presto lasciarono la band che nel frattempo decise di reclutare due musicisti esperti già noti nel circuito folk del Greenwich Village, Pete Stampfel e Steve Weber, conosciuti come duo chiamato the Holy Modal Rounders. Dopo le prime prove nel negozio di Sanders e le prime esibizioni venne reclutato un percussionista proveniente dal Texas, un giovane ex studente di college chiamanto Ken Weaver, aspirante poeta e improvvisato batterista; Weaver si dimostrò subito in grado di comporre materiale per il gruppo e ora c'erano canzoni sufficienti per produrre un album.

Le registrazioni per la Folkways
Nella primavera del 1965 incominciarono le registrazioni per la Folkways al Cue Recording Studio sulla 46esima strada, una sequenza di 14 pezzi dal sapore molto "Jug Band" che includeva titoli come "The Ten Commandments", "CIA Man", e "Nothing"; quest'ultima una vera apologia del nulla. Dopo una serie di concerti estivi al Bridge Theatre di St. Mark's Place, un posto noto per esibizioni all'avanguardia e dopo alcune performances assieme ai neonati Velvet Underground, e agli artisti della Factory di Andy Warhol, i Fugs si esibirono assieme al poeta Allen Ginsberg e ad alcuni jazzisti d'avanguardia, il tutto verrà pubblicato anni dopo su etichetta ESP in un flexi-disc intitolato Electric Newspaper from Hiroshima Day. In estate la formazione subì un cambiamento: se ne andò Pete Stamplfel e arrivarono il chitarrista Vinnie Leary ed il bassista Jon Anderson, la cui voce in falsetto si può udire in brani come "Carpe Diem" e "Slum Goddess", registrate nella seconda session per la Folkways, dove questa volta Weaver si cimenta alla batteria. Naturalmente l'aspetto dei musicisti in questo periodo era molto differente dagli standard dei gruppi dell'epoca: i capelli lunghi e incolti, le barbe da beatnicks, i calzoni corti e le magliette a righe di Kupferberg e gli stivaletti a punta e i pantaloni in pelle nera di Sanders, li ponevano in una dimensione del tutto particolare, veri anticipatori dello stile "freak".

Il primo tour
Forti di una maggior esperienza il gruppo partì per una tournee di sei settimane attraverso gli Stati Uniti con un furgone guidato da Lee Crabtree, un tizio che si rivelò ben presto un bravo pianista, tanto da diventare subito membro della band e infatti debuttò coi Fugs a San Francisco. Sempre in California, in estate il gruppo ebbe modo di suonare con i Jefferson Airplane, da poco formatisi e con Country Joe and the Fish, una formazione fortemente politicizzata; mentre a Los Angeles fecero amicizia con le Mothers Of Invention di Frank Zappa coi quali ebbero modo si scambiare idee e suggerimenti, influenzandosi reciprocamente.

La ESP e il cambio di etichetta
Ottenuto un contratto con l'etichetta ESP, e dopo aver pubblicato il loro primo LP intitolato The Fugs First Album, prodotto da Ed Sanders e Harry Smith, il gruppo iniziò il 1966 tra molteplici impegni e un nuovo cambio di formazione, infatti si aggiunse il chitarrista Pete Kearney e a febbraio completarono le registrazioni per il loro secondo disco, prodotto da Sanders e Richard Alderson e intitolato semplicemente The Fugs, un lavoro più sbilanciato verso il rock, rispetto alle atmosfere naif del primo folk-rock dove tra le consuete ballate al vetriolo quali "Frenzy" o "Kill For Peace" faceva capolino la primitiva psichedelia di "Virgin Forest", arricchita da rumori di giungla e suoni inarticolati. Sempre in quell'anno il gruppo fece la sua comparsa nel film di Conrad Rooks Chappaqua, dove furono catturati in una breve sequenza in bianco e nero che riproponeva le abituali, caotiche ed anfetaminiche esibizioni live dei Fugs, spesso caratterizzate dal consumo di benzedrina, LSD e cannabis direttamente "on stage". Nel mese di maggio, dopo una serie di concerti assieme ad altri artisti ESP quali Albert Ayler e Sun Ra, i Fugs subirono un nuovo cambio di formazione: Jon Anderson fu precettato dalla leva militare e Pete Kearney mollò la band; a suonare il basso arrivò per un certo periodo Chuck Rainey e successivamente, in pianta stabile Charlie Larkey; mentre iniziò un vorticoso avvicendarsi di chitarristi che nel giro di pochi mesi vide arrivare gente come John Kalb, rimpiazzato per poche settimane dal folksinger Stefan Grossman, che lasciò poi il posto a Jake Jacobs; quest'ultimo aveva sostituito definitivamente il dimissionario Vinnie Leary. Poi in seguito ad un diverbio tra i componenti del gruppo e l'etichetta ESP dovuto ad un mancato pagamento di royalties, i Fugs ruppero il contratto e firmarono per la Reprise. La ESP dal canto suo fece uscire un disco formato da avanzi delle registrazioni delle prime session, intitolato Virgin Fugs, generalmente considerato come il terzo album della band. Irriverenti, provocatori e dissacranti i Fugs incapparono spesso nella severissima e bigotta censura americana e a volte i loro spettacoli venivano interrotti dalla polizia e i membri del gruppo subivano periodici fermi o arrresti con l'accusa di oscenità in luogo pubblico.

Il periodo con la Reprise
I Fugs entrarono nel 1967 abbracciando in pieno lo spirito del Flower-Power e in primavera iniziarono le registrazioni agli studi della Atlantic per il loro nuovo album, il più psichedelico mai realizzato e considerato come il loro capolavoro di sempre: Tenderness Junction che vedeva come ospiti illustri Allen Ginsberg e Gregory Corso, che facevano la loro apparizione nel brano "Hare Krishna", impreziosito dal sitar di Jake Jacobs. Alle incisioni parteciparono anche diversi session-man da studio come il chitarrista Eric Gale e ben presto il gruppo andò incontro ad una nuova trasformazione, infatti Jacobs lasciò il posto a Ken Pine e venne aggiunto alla band un chitarrista e violinista di nome Danny Kortchmar, in seguito famoso produttore. Nel 1968 anche Kortchmar concluse l'esperienza coi Fugs e a questo punto vennero reclutati il bassista Bill Wolf e un batterista esperto di nome Bob Mason e con questa formazione registrarono altri due album in studio, intitolati It Crawled Into My Hand, Honest , e Belle Of Avenue A, ed uno dal vivo, Golden Filth, uscito nel 1970, data dello scioglimento della band. Nel 1985 i Fugs si riformarono per una serie di eventi commemorativi con Sanders, Kupferberg, il chitarrista Steve Taylor, il batterista Coby Batty e il bassista, tastierista Scott Petito coi quali incisero diversi album.


Memri del gruppo
1964 - 1965:

Ed Sanders - voce
Tuli Kupferberg - voce, maracas, percussioni
Ken Weaver - voce e congas
Steve Weber - chitarra e voce
Pete Stampfel - chitarra e violino
 

1965:
Ed Sanders - voce
Tuli Kupferberg - voce e percussioni
Ken Weaver - voce e batteria
Steve Weber - chitarra e voce
Vinnie Leary - chitarra solista
Jon Anderson - basso e voce
 

1965 - 1966:
Ed Sanders - Voce
Tuli Kupferberg - voce e percussioni
Ken Weaver - batteria e voce
Vinnie Leary - chitarra ritmica e voce
Pete Kearney - chitarra solista
Jon Anderson - basso
 

1966:
Ed Sanders - voce
Tuli Kupferberg - voce e percussioni
Ken Weaver - batteria e voce
Vinnie Leary - chitarra ritmica e voce
John Kalb - chitarra solista
Jon Anderson - basso
Lee Crabtree - piano, organo e flauto
 

1966 - 1967:
Ed Sanders - voce
Tuli Kupferberg - voce e percussioni
Ken Weaver - batteria e voce
Stefan Grossman - chitarra solista, rimpiazzato dopo poco da:
Jake Jacobs - chitarra solista
Lee Crabtree - Piano, organo e flauto
Chuck Rainey - basso
 

1967:
Ed Sanders - voce
Tuli Kupferberg - voce e percussioni
Ken Weaver - batteria e voce
Lee Crabtree - Piano, organo e flauto
Charlie Larkey - basso
Ken Pine - chitarra e voce
Danny Kortchmar - chitarra e violino
 

1968 - 1970:
Ed Sanders - voce
Tuli Kupferberg - voce e percussioni
Ken Weaver - batteria e voce
Ken Pine - chitarra e voce
Bill Wolf - basso e voce
Bob Mason - batteria
 

1985 - 2003
Ed Sanders - voce
Tuli Kupferberg - voce
Steve Taylor - chitarra e voce
Coby Batty - batteria, percussioni e voce
Scott Petito - basso e tastiere

Discografia
The Fugs First Album (ESP 1965)
The Fugs (ESP 1966)
Virgin Fugs (ESP 1967) - album di inediti delle prime registrazioni
Tenderness Junction (Reprise 1968)
It Crawled Into My Hand, Honest (Reprise 1968)
Belle of Avenue A (Reprise 1969)
Golden Filth - Live at the Fillmore East (Reprise 1970)
(fonte: it.wikipedia.org)

 

The Fugs: The Fugs First Album
Recensione di: sonic , (Sunday, April 08, 2007)

“First Album”, primo album dei Fugs, è uno dei pilastri dell'underground americano degli anni Sessanta.
Ammirati da Dylan, precursori del punk e della new wave, sarcastici e anticonformisti, i Fugs sono tutt’ora considerati una band che “occupa uno spazio importante all’interno della storia del rock” (E. Assante, G. Castaldo, “Blues, Jazz, Rock, Pop”, Einaudi, 2004, p. 308).

La data della loro fondazione risale al 1964, quando il giornalista Tuli Kupferberg e il poeta, editore e creativo Ed Sanders diedero inizio ad una serie di happening artistici nel Greenwich Village di New York col nome di Fugs. Ad arricchire la formazione si aggiunsero presto Peter Stampfel, Ken Weaver e Steve Weber; molti altri artisti parteciparono alla realizzazione dell'album di debutto.

Le loro canzoni, sin dai primi tempi, erano espressione dell’altra faccia della società americana. La demitizzazione dell’american dream e la contrapposizione alle star artificiali del consumismo musicale faranno dei Fugs uno dei gruppi cardine del primo alternative rock. Nel ’67 parteciparono ad un sit-in di protesta davanti al Pentagono in cui Senders tentò di esorcizzare gli spiriti maligni che infestavano l’edificio: primo esempio di un esorcismo rock. Grazie all’utilizzo di testi satirici e sovversivi, ad un sound bizzarro ed innovativo, anticipatore del punk, i Fugs furono considerati dagli artisti dell’epoca i leaders di un movimento artistico rivoluzionario.

Il loro primo album fu registrato dal vivo nel 1965 col titolo di “Village Fugs” e poi ristampato nel 1966 come “First Album” dalla ESP, casa discografica indipendente. Spesso dissonanti, le melodie presentano forti influenze folk, africane, popolari e indiane, creando così una commistioni di generi volta a ridicolizzare l’American way of life. Le canzoni, a tratti recitate, salmodiate, parlate o solo cantate senza accompagnamento strumentale, ricordano talvolta ballate sullo stile dei raga indiani o dei canti mistico-religiosi africani.

L'impegno sociale della band si ritrova nei testi, talvolta nichilisti - come “Nothing” - ma sempre pungenti, che inneggiano contro l'ipocrisia, la repressione sessuale, il consumismo e la guerra. La versione grottesca di “I saw the best minds of my generation”, tratta della celebre poesia “Howl” di Ginsberg, è il brano più celebre dell’intero album. Il grande valore artistico-creativo di canzoni quali “Supergirl”, “Slum Goddess” e “Boobs A Lot”, la sperimentazione vocale e strumentale che raggiunge l’apologia con “Carpe diem”, canto esistenziale d’impronta teatrale e “War kills babies”, sono superati solamente dalle opere del primo Zappa.

“First Album” è un album rivoluzionario e innovatore nella storia del rock, immancabile nelle discoteche di ogni appassionato.
(fonte: debaser.it)