MAGGIE'S FARM

sito italiano di BOB DYLAN

 

TOGETHER THROUGH LIFE

Recensioni ed opinioni

 
 

“D’amori smemorati, di killer e di pistole”
 (Nashville Skyline Revisited)
 
 “Big politicians telling lies Restaurant kitchens, all full of flies Don't make a bit of difference Don‘t see why it should But it’s all right cos’ it’s all good”
 
 “Queste canzoni sono più fotografie istantanee che composizioni, ma potrebbe anche essere che alla fine, tutte assieme, facciano un’unica grande fotografia. E potrebbe anche non essere un lavoro artistico, ma qualcosa più funzionale, come la foto del passaporto di qualcuno che è sempre in viaggio per il prossimo concerto”
 
 Bob Dylan è tornato ancora una volta, al suo meglio, come non faceva ormai da dodici anni. Questo nuovo lavoro è infatti la migliore produzione dylaniana dai tempi di Time out of mind (e Oh Mercy)
 “Forgetful Heart” è quello che si dice un brano epocale, uno dei migliori ruggiti del decennio da parte del cantautore statunitense. Un brano che convince sin dalla prima nota e dal primo verso, chi meglio di Dylan potrebbe cantare di questo Cuore smemorato, nessuno saprebbe essere così convincente oggi, tranne forse il miglior Tom Waits.
 
 Dylan ha scoperto il gusto dell’auto citazione, e Forgtful Heart richiama con vigore alle passate incisioni di Time out of mind, Oh mercy e Modern Times. ma lo fa con maggiore intensità e con un dono di sintesi espressiva e lirica che forse era mancata in Modern Times, prendiamo ad esempio il brano Ain ’t Talkin’ e sovrapponiamolo a questa Forgtful Heart, 8.45 contro i quasi quattro minuti di Forgetful. Il banjo appalachiano di Herron, la fisarmonica zydeco di Hidalgo e la chitarra a saturazione valvolare di Campbell creano un connubio di nervi, sangue e sabbia, in bilico fra aria e fuoco. Prodotto da un quasi settantenne con mano grintosa e professionale, manco ne potesse dipendere il proprio sostentamento. Solo “If you ever go to Houston” (che ricorda Midnight Special) annoia a tratti, coi suoi abbondanti cinque minuti, il resto è un capolavoro di sintesi, superiore a Love and Theft e paragonabile al solo Oh Mercy, per quanto riguarda la produzione negli ultimi vent’anni del Nostro. In questo disco si sentono echi da Desire, Pat Garrett & Billy The Kid, Time out of Mind…
 La fisarmonica di Hidalgo e la chitarra di Campbell colorano panorami di sole e terra, come non si sentiva da tempo… C’è energia che non ti aspetti su All Good e Beyond Here lies Nothin’, e c’è grande vigore sonoro anche nella ballata di I Feel a change comin’on, ancora un’auto citazione proveniente forse dai mitici Basement tapes o da Planet Waves…
 Tra fisarmoniche sporche di sangue e di sudore... di recente il mondo della musica ha perso uno dei più insoliti e schivi organisti e fisarmonicisti, sto parlando di Danny Federici della E Street Band, ed è molto bello che Dylan riscopra con grande passione l’amore di questo strumento così legato alla tradizione della musica latina… i Calexico, che tanto bene avevano suonato le canzoni d Dylan sulla colonna sonora di I’ m not there, a pensarci bene sembrava quasi una imbeccata al maestro quella ad opera di Todd Haynes & Company (non a caso nella colonna sonora c’era anche David Hidalgo coi suoi Los Lobos in una saporita riproposta zydeco di Billy #1, e gia presente anche in Masked and Anonymous) E’ musica di confine, fra il Messico e la redenzione… E non a caso si è parlato per questo disco della vicinanza fra Dylan e Willy DeVille… E ancora una volta ci troviamo do fronte a questa figura della porta: aperta, chiusa o immaginaria…
 
 Uno dei momenti più convincenti del disco è It’s all good, dove energia, ironia e rinuncia confluiscono nel grande fiume dell’ispirazione dylaniana, mentre intorno a lui i palazzi crollano e il pianto delle vedove si mescola al sangue degli orfani…
 Le svisate di basso in stile The Band ci accompagnano in uno dei brani più significativi dell’opera, quella I Feel a change comin’on, che ci fa ben sperare in un possibile seguito di questo lavoro. Ed un brano che speriamo di ascoltare presto anche in versione live…
 
 Cambiano le cose, cambiano i suoni e tutto sembra diverso. Però poi un voce, familiare, comprensibile arriva nelle nostre case, macchine, Ipod e tutto il resto...E’ il nuovo disco di Bob Dylan, e soprattutto e' la voce autentica dell'America che fu... La voce di una rara e devastata umanità che sembra vacillare, ma non cede di un millimetro... perché quella voce non può cantare la resa, e neppure il crepuscolo degli Eroi... e' la voce della Gente, e' la voce di una generazione che ancora non cede il passo alla sconfitta...
 
 Come ha detto RJ Eskow “Oggi Dylan non fa musica, lui è la musica!” Come dice Roy Menarini a proposito di Gran Torino, c’è un filo sottile che unisce la letteratura di Cormac McCarthy, il cinema di Clint Eastwood e i dischi di Dylan, sono questi autori gli ultimi bardi della “mitografia” di una Nazione… I dischi della Sun Records e della Chess, Elvis e Muddy Waters, Memphis e Chicago
 Otis Rush e All your love, Willie Dixon e I Just Want To Make Love To You, Sam Cooke e A change is gonna come; insomma sembra davvero che ci sia il sangue del Paese nella sua voce!
 Dylan canta con la consapevolezza del sopravvissuto, al proprio mito, all’America dei Faulkner e dei Twain, di Melville e di Masters, è lui probabilmente l’ultimo discendente di una stirpe ormai estinta di cantastorie
 
 David Hidalgo suona frasi di fisarmonica a mezza strada fra i trilli d’organo di Al Kooper e la senile e sontuosa mano di Auggie Meyers… ma non è solo la fisarmonica l’arma vincente di questo disco, le chitarre trattenute e distorte ad opera di Mike Campbell, sono cuciture di cuoio essenziali nel loro ricamo avvolgente…
 
 La seconda metà del disco si avvicina lentamente a pagine passate più elettriche e aggressive: c’è una maggiore presenza della chitarra elettrica e alla fisarmonica si sostituisce lentamente un violino country (in “This dream of you”) che non può che richiamare alla mente l’intensissimo e danzante “Desire” del ’76 (e in particolare Romance in Durango) ma anche le ballate meticcie del compianto Willy De Ville.

 
 (
http://fattichiarieamicizia79.splinder.com/post/21403948/%E2%80%9CD%E2%80%99amori+smemorati%2C+di+kil )

 

 

Dylan fra Ovidio e Blues

di Lorenza Boninu

Dylan ti frega sempre, accidenti a lui. Da quando è uscito il suo ultimo album, "Together Through Life", medito di scrivere una recensione e, ovviamente, da brava filologa mi sto documentando sulle recensioni altrui. Posso dirlo? Non sono questa grande esperta di musica e non posso entrare nei dettagli, diciamo così, tecnici: sonorità, debiti, crediti, ascendenze e discendenze. Ma poi, chi se ne frega? Per me sono importanti in primo luogo i testi, e il suo modo di impastarli alla musica, con quella voce oggi così gracchiante, a tratti ironica fino al sarcasmo, straniante, altre volte struggente nella sua fragilità, nella sua apparente assenza di potenza, strascicata, gutturale, quasi stonata senza esserlo mai, quella voce che si sofferma sulle sillabe finali dei versi, le trascina, le stira, le lascia andare dopo averle stravolte e violate. Questo è Dylan, e il Dylan di oggi mi piace, proprio perché non è più quello che ho conosciuto e amato quando avevo quindici anni. Perché lui ha compiuto sessantotto anni da pochi giorni e io ne ho compiuti quarantotto da un mese. Fingere di essere quelli di una volta, diciamolo, avrebbe poco senso. Quanto al Dylan "classico", quello degli anni Sessanta, me lo sono perso sempre per ragioni anagrafiche: lui pubblicava "Blonde on Blonde" e io andavo alle elementari, nel mio mangiadischi ascoltavo Gianni Morandi, "Scende la pioggia", il primo quarantacinque che mi regalò, lo ricordo bene, il mio fratellone, e con la mia famiglia non mi perdevo mai l'annuale appuntamento televisivo in bianco e nero con Sanremo, figurarsi. E se dopo ho comprato tutto quello che potevo comprare di Dylan, era comunque troppo tardi perché potessi vivere direttamente quella magia, se non nei racconti nostalgici di chi davvero era stato "lì", in quei tempi e in quelle circostanze.

Ma il Dylan di oggi lo capisco bene, o almeno ho questa presunzione, perché con Dylan non si sa mai: tutti pretendono di capirlo più di quanto lui capisca se stesso, tutti discettano, analizzano, gareggiano in sottili esercizi di ermeneutica, si perdono nei tortuosi labirinti della dylanologia. Ma ammettiamo pure che io non sia così acuta e preparata. Sono una dei tanti e Dylan è un artista. Un artista offre al suo pubblico lo specchio in cui ciascuno può riconoscersi, a modo suo: chissà se poi la visione è quella giusta, ma di certo è vero che io, una volta di più, in questo riflesso mi sono ritrovata. Spiegare perché è complicato e, se vogliamo, abbastanza imbarazzante. C'entra il tempo che passa, c'entra il fatto che non sono più giovane e d'improvviso mi sono resa conto che con tutta probabilità gli anni che ho alle spalle sono ormai più numerosi di quelli che ho davanti. C'entra una certa malinconia generazionale, c'entra la tentazione dei bilanci che ti coglie quando, piaccia o non piaccia, ti ritrovi a veleggiare intorno al mezzo secolo o giù di lì. C'entra la sensazione di non aver fatto tutto quello che potevi e la certezza di non aver fatto tutto quello che volevi.

Dylan,com'è noto, è uno che cita parecchio, fino a sfiorare il plagio. Naturalmente l'esercito dei dylanologi non ha mancato di notare, in questo lavoro, la citazione ovidiana, dai Tristia: "Beyond here lies nothing". Cosa che alla sottoscritta, che pure fa la professoressa di latino, in un primo momento era completamente sfuggita, ovviamente perché Ovidio lo conosco direttamente e non nella traduzione inglese. Ma non ho trovato nessuno che si sia chiesto perché mai Dylan qui (e anche in Modern Times, per essere precisi) tiri in ballo proprio il molle, sensuale Ovidio. Immagino che la spiegazione di questa trascuratezza sia abbastanza semplice: i dylanisti conoscono Dylan, ma non è così scontato che conoscano Ovidio, in particolare quello dei Tristia e delle Epistulae ex Ponto. Ma io, abituata ai misteri della cosiddetta "arte allusiva" e dell'intertestualità, non ho potuto fare a meno di chiedermi: "perché proprio Ovidio?" Perché mai un cantautore americano, per quanto sia piazzato per tre quarti nella leggenda, si mette a citare un antico poeta latino immagino sconosciuto a buona parte del suo pubblico?

Ovidio, il poeta brillante dell’amore e della metamorfosi, quasi senza rendersene conto si ritrovò a vestire gli scomodi panni del provocatore rispetto all’occhiuta politica moralizzatrice di Augusto e finì la sua vita in un esilio remoto, ben lontano dalla vita spensierata e galante della capitale che tanto amava. Il potere guarda sempre con sospettosa diffidenza a chi, sia pure in perfetta buona fede, preferisce all’austera retorica della propaganda le lusinghe del piacere e dell’arte. E non a caso Ovidio, ormai perduto fra le nebbie della Sarmazia, chiese di non essere ricordato sulla sua tomba come l’autore colto delle Metamorfosi ma come il tenerorum lusor amorum, il cantore scherzoso di quei versi d’amore che ne avevano causato la rovina. In quella terra sconosciuta, barbara e ostile, Ovidio continuò a evocare nei versi la sposa perduta, rimasta a Roma mentre lui era trascinato via, condannato senza possibilità di perdono. Amore, esilio, potere, memoria. E poesia. Questi sono gli ingredienti dell’ultima stagione ovidiana, questi a pensarci bene sono sempre stati gli ingredienti dell’arte di Dylan.

Che è stato, è, un grande cantore dell’amore, in particolare di quell’amore che diventa tanto più violento e irrimediabile e bruciante, quanto più appare irraggiungibile e perduto, come un sogno che non si può fare a meno di sognare, sia pure nella certezza che la realtà comunque lo negherà e lo farà a pezzi. Ma Dylan è anche uno che è perpetuamente in esilio, persino da se stesso, un giocoliere dell’anima, un istrione, uno che preferisce coscientemente la solitudine della maschera al giochino abusato dell’identificazione con il suo pubblico più o meno adorante, più o meno incazzato con un idolo a tratti addirittura infastidito dal culto che in molti gli riservano. Non solo. Giunto in un luogo della vita, oltre il quale davvero non c’è più niente, Dylan continua a scrivere canzoni, come Ovidio che non riusciva a liberarsi dalla condanna della poesia sia pure in mezzo alle tempeste, alla neve, alla solitudine del Ponto.

Chi credete sia la donna evocata in My Wife Hometown? Quella di cui si dice:

Well there’s plenty to remember, plenty to forget
I still can remember the day we met
I lost my reasons long ago
My love for her is all I know

Io un’ipotesi ce l’avrei: è la musica, gente, e ancor più precisamente quella musica senza tempo, dionisiaca e demoniaca che si chiama blues. Da lei non ti liberi, così come Ovidio non poteva liberarsi della maledizione della sua poesia, la poesia che lo aveva perduto.

E tuttavia, a dirti la verità, non si può impedire alla mia Musa di far poesia. Scrivo e subito distruggo nel fuoco i miei versi: un esile focherello è il risultato di miei sforzi. Non riesco a farne a meno e invece vorrei tanto non scrivere più: così tutta la mia fatica la butto fra le fiamme, e del mio ingegno non vi arrivano che sparsi frammenti sfuggiti alle fiamme per caso o per inganno. (Ovidio, Tristia V, 12).

Insomma, il triste destino del poeta latino, che invocava gli dei del mare di salvarlo, " se solo può non perdere la vita uno che è già perduto", è forse lo specchio deformato dai secoli che il moderno cantante americano ha scelto per raccontarsi, sottraendosi una volta di più allo sguardo diretto di chi vuole incasellarlo in un personaggio deciso da altri.

E ora ascoltiamo, per concludere, questa straordinaria, struggente versione live di Forgetful Heart, la canzone forse più malinconica dell’intero album ("La porta è chiusa per sempre,/se davvero c'è mai stata una porta")

 

 

Toghether Through Life

di Riccardo Renda

Il mondo del rock si nutre di giovani, di belli e dannati, di eroi carismatici. Ci si chiede se in un tale mondo, così effimero e apparente, un Bob Dylan alla soglia dei settant’anni abbia ancora senso. Lui che ha attraversato la storia della musica, avendo anche l’ardire di rivoluzionarla in quel lontano 1964 a Newport. Che ha cantato tutte le Americhe possibili, reali e ideali, dalla contestazione al nuovo millennio. Che ha anche sfiorato la candidatura al nobel per la letteratura.
E’ una domanda che il vecchio Bobby non si pone. Lui non è un semplice artista. E’ un poeta, un aedo dei nostri tempi. La sua è una voce che non può tacere.
Una voce che, nel corso degli anni, si è fatta roca, sporca, grezza, consumata, ruvida. Un timbro che, di per sé, è forma di espressione e forza evocatrice: polvere e sudore, whisky e lacrime, donne e ricordi, catarro e tabacco, fragole e sangue. Scivola sulle parole quasi biascicando, ma non ha esitazioni e va dritta come una lama verso il cuore dell’ascoltatore.
“Together Through Life”, insieme per la vita, è più di un titolo: è un monito nei confronti di un’epoca fallace, ma anche una consolazione per chi lo apprezza.
Reinventa i concetti di spazio e tempo, in un viaggio nel polveroso cuore di un’America antica che forse non esiste più, se non nella mente di chi la ricorda e la descrive attraverso paesaggi sonori. La voce si intreccia, inaspettatamente, a fisarmoniche, banjo, mandolini e violini, per rievocare rustici suoni tex-mex, bluegrass, zydeco e cajun. Sono aromi antichi, che non appartengono ai nostri giorni, ma nel medesimo tempo familiari, figli di un ricordo ancestrale sepolto nella biblioteca di Babele. La torta di mele della nonna. I racconti intorno al fuoco. La naftalina che custodisce i ricordi in una vecchia cassapanca.
Assecondando una scelta insolita, la sua è una narrazione di sentimenti. Perché forse sente il peso degli anni e l’epoca delle invettive sembra essere finita o, più realisticamente, è il mondo a non volere più ascoltare. Canta soprattutto l’amore, e lo sa fare con sobrietà e disinvoltura, perché la banalità non gli è mai appartenuta. Amori eterni (“Beyond here lies nothin'”), amori perduti (“Life is hard”, “Forgetful heart”), amori da conquistare (“Jolene”), amori salvifici (“The dream of you”).
Ma è quando riallaccia musicalmente i nodi con il suo passato (“I feel a change comin' on”) e, soprattutto, quando affonda le unghie nel blues (“Jolene”, “Shake shake mama”) - musica sulfurea e demoniaca, antica come il mondo, eterna come l’anima - che il leone ruggisce e graffia. Come quei vecchietti di un’America western e rurale che, immobili su una sedia sotto il patio, scrutano la prateria imbracciando una carabina, pronti a difendersi dal pericolo.
Allora rieccolo il fustigatore di quell’America ferita, che dalla guerra civile all’amministrazione Bush, ha visto dissolvere il sogno su cui è stata edificata. Il brano conclusivo, l’apocalittica “It’s all good”, è spietata e senza fede, quasi non vi sia più spazio per redenzione di un’umanità, oramai, perduta: “ovunque guardi vi è più miseria” “le vedove piangono, gli orfani invocano” “i grandi politici mentono” “sai cosa dicono? che va tutto bene”.
Canta, consapevole dell’autorevolezza delle rughe che gli segnano il viso, poiché ad ognuna di esse corrisponde un’esperienza da tramandare ai posteri.
Un Dylan che canta i sentimenti e rinnega il folk, potrà far storcere il naso ai puristi della fede dylaniana. Ma è innegabile che ci voglia grande coraggio a rendere inediti dei suoni così antichi (è lui stesso a cantarlo: “c’è un momento in cui tutte le vecchie cose divengono ancora una volta nuove”). E se c’è qualcuno che poteva farlo, nell’epoca del digitale e della tecnologia a tutti costi, questo è proprio lui: il buon vecchio Bobby D.
Dulcis in fundo, un plauso alla splendida grafica vintage e, soprattutto, ai musicisti coinvolti (immensi Mike Campbell e David Hidalgo) e alla qualità dell’incisione sempre di alta qualità, tesa a dare il giusto rilievo alla voce. Il fittizio Jack Frost ancora una volta ha fatto dannatamente bene il suo lavoro di produttore.
L’album in una battuta: anacronistico.

(fonte: http://www.italianotizie.it)

 

 

IT’S ALL GOOD – by Mr.Tambourine
 
 Parla di me babe , se devi
 Tira su la sporcizia , ammucchia la polvere
 Farei la stessa cosa se potessi
 Tu sai cosa dicono
 Loro dicono va tutto bene
 tutto bene , va tutto bene
 
 I grandi politici mentono
 Le cucine dei ristoranti sono piene di mosche
 Non fa molta differenza
 Non vedo perchè dovrebbe
 Ma è tutto giusto
 Va tutto bene , va tutto bene , va tutto bene
 
 Mogli che stanno lasciando I loro mariti
 stanno iniziando a vagare
 Lasciano la compagnia , non tornano più a casa
 Non lo cambierei , anche se potessi
 Tu uomo sai cosa dicono ,
 Va tutto bene , va tutto bene , tutto bene
 
 Pezzo per pezzo ti smontano
 Un tazza d’acqua è abbastanza per annegare
 Dovresti sapere che se potessero farlo lo farebbero.
 Qualunque cosa stia crollando
 va tutto bene , tutto bene , va tutto bene
 
 La gente del paese , la gente sulla terra
 Qualcuno di loro è così malato , che non riesce a stare in piedi
 Tutti vorrebbero andarsene se potessero
 E’ duro da credere , ma va tutto bene
 Siiiiiiiiii!
 
 Le vedove piangono , gli orfani sanguinano
 Dovunque guardi c’è più sofferenza
 Vieni via con me babe , mi auguro tu lo faccia
 Tu sai cosa sto dicendo
 Va tutto bene , tutto bene
 Ho detto che va tutto bene , tutto bene
 
 C’è un assassino a sangue freddo che minaccia la città
 Le auto della polizia lampeggiano , qualcosa di brutto sta accadendo,
 Gli edifici del quartiere sono fatiscenti
 Ma non c’è niente per cui preoccuparsi , perchè va tutto bene , va tutto bene , io dico che va tutto bene whoo!
 
 Strapperò la tua barba e te la soffierò in faccia
 Domani a quest’ora farò il vagabando al tuo posto
 Non cambierei le cose , anche se potessi
 Tu sai cosa dicono
 Loro dicono va tutto bene , va tutto bene
 Oh si
 
 Serie di flash ironici , la satira è la padrona di questa canzone , la morale è semplice , qualunque cosa accada non preoccuparti , i politici dicono che va tutto bene , allora perchè preoccuparsi ?
 Il pezzo chiude l’album staccandosi dal tema conduttore , amore e rimpianto ed entra a grandi passi la satira , si impadronisce della scena e non la lascia più.
 Il testo è forte , potente , il messaggio raggiunge tutti , perchè la canzone è molto attuale , anzi , sembra scritta apposta per bastonare il fallimento della politica interna ed estera degli ultimi 15 anni che sta distruggendo a poco a poco quello che resta del sogno americano. La gente abbandonata dai politicanti , sordi ai bisogni dei cittadini , preoccuipati di portare avanti le loro sporche ed inutili guerre di interesse , sembra di essere al tempo di una ipotetica “Masters of war Revisited” , le parole sono cambiate , adattate alla situazione attuale , meno crude e meno taglienti , ma non meno accusatorie e certamente molto più satiriche.
 Il ritratto che ne esce è quelo di una povera nazione , persa nel labirinto degli errori dal quale non sa uscire , e le conseguenze , come al solito , vengono scaricate sulle spalle della gente comune , una specie di paga pantalone o del famoso “E io pago” di Totò , ma non c’è da preoccuparsi , loro dicono che va tutto bene.
 Certamente il discorso potrebbe essere allargato al resto del mondo , la crisi mondiale coinvolge tutti , quindi il valore lirico del pezzo aumenta in maniera esponenziale.
 Qui Hunter è stato bravo nello sciegliere flash che si adattano a tutto , che hanno origine dalla vita di tutti i giorni , dagli avvenimenti quotidiani. La prima strofa comincia con l’esortazione a fare i soliti mestieri di casa , mischiata ad altri pensieri che per il momento non si manifestano. “Ammucchia la polvere – dice il crooner – intanto che fai mestieri parla di me se devi , farei la stessa cosa se potessi      ( non spega perchè non può) tu lo sai cosa dicono , che va tutto bene , allora continua senza preoccupazioni.
 L’ironia della situazione è già ben evidente da queste prime parole , un’istantanea veritiera , la gente che constata ed è obbligata ad accettare , con rabbia e rassegnazione , ed è per questi motivi che si sfoga con l’ironia.
 
 Inizia la seconda strofa con la terribile stoccata ai politici , che aumenta d’importanza proprio perchè detta da Dylan , la frase non può essere più chiara , i politici sono dei mentitori , e sappiamo che ad un politicante americano è concesso tutto meno che la menzogna. Ma ormai la politica è diventata una “casta” , una mafia che si autoprotegge , una simil-massoneria come mai si era visto , oggi dai a me e domani io do a te , così controlliamo il popolino senza dargli la possibilità di reagire , gli lasciamo soltanto la scelta di adattarsi e di far dell’ironia , che si sfoghi in questo modo mentre noi continuiamo indisturbati i nostri loschi affari. Insiema ai politici viene accusata anche la classe dei novelli-ricchi  , coloro che approfittando della confusione politica si fanno gli affaracci loro in barba alle regole. La allegoria delle mosche nelle cucine dei ristoranti illustra perfettamente il concetto , tanto loro dicono che va tutto bene , che altro si può fare per contrastare questa schifezza ?
 
 Ma questa situazione genera danni nel popolino , anche se accettata per mancanza di alternative , il potere è difficile da combattere , mancano le armi principali dellle quali la povera gente è sprovvista , la cultura e l’eloquenza , che di solito mettono il mondo a disposizione dei furbi invece che degli onesti , onesti che per sopravvivere fanno di tutto .L’insoddisfazione e la frustrazione spinge la gente a cercare nuove soluzioni , nuovi metodi di vita , la società si sfalda pian piano e difficilmente ricupererà i valori persi. Le mogli che lasciano i loro mariti alla ricerca di qualcos’altro indica lo sfaldarsi del culto della famiglia , culto che cominciò a scioglersi alla fine degli anni 60’ e che ha proseguito inesorabilmente fino ad oggi. Le mogli non tornano più , la similitudine conferma il cambiamento e sottintende un concetto positivo per le donne , anche se qui sono usate come capro espiatorio di una degenerazione morale , le donne sono più coraggiose degli uomini , e quando sentono mancare la terra sotto i piedi sono le prime a muoversi per ristabilire l’equilibrio , magari diverso dal precedente ma ugualmente efficace. La donna è qui usata non come la raffigurazione di un essere di serie B che non sà il danno che può fare con azioni scriteriate , ma come forza primaria della nazione , le colonne sulle quali si basa la solidità del paese.
 
 La quarta strofa si apre con un nuovo attacco ai politici , che smontano la personalità e la sicurezza del popolino pezzo per pezzo a loro vantaggio , mettendolo nella condizione di annegare in un bicchier d’acqua. Quando la politica toglie la forza di reazione al popolo questo è fritto , non solo un bicchiere d’acqua , si può annegare anche in uno sputo , lo farebbero se fossero in grado , non c’è limite all’ipocrisia , alla spietatezza ed alla criminalità della politica. “Qualunque cosa stia crollando va tutto bene” , chiarissima la frase , che importa se tutto quello su cui è costruita la società si sfalda ? Niente , basta dire al popolo che va tutto bene , basta continuare a ripeterglelo e prima o poi lo accetterà come dato di fatto. Il cinismo di certe persone è portato al parossismo in questa strofa , Dylan-Hunter non fanno nomi , ma si piorebbe compilare un bell’elenco delle persone che rientrano in questa categoria. In fondo non c’è bisogno di nomi , il Sistema è corrotto dalla testa ai piedi , forse solo una rivoluzione totale potrebbe cambiarlo , ma le rivoluzioni si fanno con le armi , ed il popolo non le ha , si sfoga con movimenti di massa e contestazioni , marce e roba del genere , la rivoluzione hippies che sembrava dilagarsi a macchia d’olio per tutto il mondo fu riassorbita nel giro di pochi anni , dando poco ed ottenendo tanto , perchè il cambiamento generato da queste rivolte andò ancora a favore delle classi primarie , felici e soddisfatte di aver riassorbito in poco tempo quella che era consoderata una massa di “pezzenti cenciosi senza voglia di lavorare” , finiti i soldi di papà gli hippies dovetterop fare dietro-front e reintegrarsi per mangiare la pagnotta , l’esperienza nel fango e nella fame fece capire a quella generazione che si viveva meglio da yuppies che da Hippies , così tutti si misiero il colletto bianco , buttarono via i fiori e cominciarono una nuova esistenza.
 
 La quinta strofa dipinge questa situazione , la gente sulla terra naviga nello scontento , qualcuno è così a terra da non riuscire più a stare in piedi , tutti vorrebbero andarsene se potessero......riflessione emblematica ma inutile , difficile da credere , ma va tutto bene , tutto bene , siiiiiiiiiiiiii ! Qui la rassegnazione è portata al punto più alto , non ci sono soluzioni per nessuno tranne l’ironia , tutto va bene , bisogna crederci per non soccombere , si vive male , sempre peggio , ma almeno si è vivi e si tira avanti , con la speranza e l’illusione che prima o poi qualcosa cambi , se mai  cambierà .......
 
 La sesta strofa affronta un’altra tematica importante , la guerra , che crea vedove che piangono ed orfani che sanguinano , dovunque guardi la sofferenza aumenta , non farci caso , vieni via con me babe , tu sai cosa voglio dire , loro dicono che va tutto bene , cerchiamo un angolino di questo ondo dove isolarci e poter credere , almeno per un pò , che tutto vada davvero bene.
 E’ la rassegnazione dei poveri che reagisce come può , di fronte al potere dei grandi cerca rifugio nel potere che anche i piccoli possono avere , l’amore , grande palliativo a tutte le sofferenze morali e materiali della gente.
 
 La settima strofa ci offre un’altra serie di flash sui difetti della società , assassini a piede libero , minacce sempre a portata di mano , convivenza col pericolo e col disordine , le sirene della polizia ululano nelle città che sempre di più vanno in rovina, diventano fatiscenti , ma non c’è niente di cui preoccuparsi , anch’io adesso dico che va tutto bene , io dico che va tutto bene ,whooooooo....la risata che chiude la strofa. Superfluo ogni commento , la disillusione più totale si è impadrinita della gente , adesso non solo i politici , ma anche il crooner dice che va tutto bene , la risata amara e sarcastica dice che non è così , ma non c’è altra soluzione , si gioca il loro gioco , il crooner si rende conto di essere solo una pedina nel loro gioco , esperienza che Dylan ha già descritto e che non ha raggiunto i risultati voluti , eccetto che le occasionali pedine sono diventate la massa della gente , certamente un peggioramento , ma l’ironia lascia intravedere la speranza del cambiamento e dell’aggiustamento delle cose , il crooner sembra volersi illudere che questa sia una cosa temporale , che gli avvenimenti futuri cambieranno , si spera in meglio , ma il dubbio rimarrà sempre.....
 
 Combatto ma accetto , dicono le parole iniziali dell’ultima strofa , concetti in contraddizione fra di loro , ti strapperei la barba e te la tirerei in faccia e potessi , ma domani prenderò il tuo posto , mi adatterò e cercherò di sfruttare al meglio la situazione , non cambierò le cose anche se potrò , perchè domani sarò dalla parte di quelli che stanno bene , di quelli che dicono che va tutto bene , tutti sanno cosa dicono loro , va tutto bene , oh si....!
 La canzone si chiude con un piglio d’amarezza. Constatare che per cambieae bisogna passare dall’altra parte rende amaro il passo , l’ironia sembra essere la giustificazione , sembra........

 

 

“This Dream of You” – by Mr.Tambourine
 
 Quanto tempo posso stare
 in questo inesistente caffè “prima che la notte lasci il posto all’alba,
 Mi sto chiedendo perchè sono così spaventato dell’alba ,
 Tutto quello che ho e che so è questo sogno di te che mi spinge a continuare a vivere
 
 C’è un momento quando
 le vecchie cose ridiventano ancora nuove
 Ma quel momento potrebbe essere arrivato ed andato
 Tutto quello che ho e che so è questo sogno di te che mi spinge a continuare a vivere
 
 Guardo fuori ma non posso vederlo
 non voglio credere ma continuo a crederci
 ombre danzono sulla parete
 ombre che sembrano sapere il tutto
 
 Sono troppo cieco per vedere
 è il mio cuore mi sta facendo trucchi con me
 Sono perso nella folla , tutte le mie lacrime sono andate
 Tutto quello che ho e che so è questo sogno di te che mi spinge a continuare a vivere
 
 Tutto quello che tocco sembra sparire
 dovunque mi volto tu sei sempre li
 Correrò questa corsa fino alla mia morte terrena
 Difenderò questo posto col mio ultimo respiro
 
 Da una stanza senza sedie/senza allegria
 In una cortina di buio , ho visto una stella caduta dal cielo
 Mi son girato ed ho guardato ancora ma se n’era andata
 Tutto quello che ho e che so è questo sogno di te che mi spinge a continuare a vivere
 “Da una stanza senza sedie e dalla cortina del buio...”
 
 Senz’altro , questa “This dream of you” ha un altro spessore lirico , anche se certe frasi sono ispirate da altri sctittori si sente la presenza dylaniana , fatto positivo , Dylan ha letto qualcosa che ha attirato la sua attenzione , ha toccato certi tasti del suo sentimento , ne ha preso atto e le ha usate per esprimere un suo concetto , anche se non sono parole strettamente sue non ha importanza , le frasi sono belle , l’ispirazione pure e la loro collocazione all’interno della canzone e perfetta e la eleva sopra altri pezzi di questo album che abbiamo già preso in esame.
 Non è una storia , il crooner ascolta ed analizza i suoi sentimenti , quello che gli dice il cuore , filtrato dalla logica della mente , osservazioni che forse non trovano una risposta precisa , ma la speranza è il filo conduttore che porta avanti il narratore , la speranza che il sogno si avveri , la speranza che gli da la forza di continuare la vita. Il filo conduttore dell’album è rispettato , l’amore è insostituibile , il rammarico si può sopportare , la speranza è l’ultima a morire.
 “Quanto tempo posso stare in questo caffè che non è in nessun luogo prima che l’alba prenda il posto della notte ?” Questa è l’inizio della prima strofa , la prima di tante domande contenute nella canzone , la prima che non chiede una risposta precisa , sembra soltanto accendere la speranza che la risposta sia positiva , ci si aspetta una risposta ma arriva subito la seconda domanda , “Mi sto chiedendo perchè sono così spaventato dall’alba ?”. Anche a questa non risponde , ma la richiesta lascia intravvedere la risposta ovvia , la notte favorisce i sogni , quelli che risvegliano ed incarnano i desideri personali e più intimi dell’uomo , quelle false realtà che si materalizzano nella mente fino a farti credere nel tempo che siano fatti reali. Ma l’alba cancella queste cose e riporta alla triste realtà quotidiana , e per questo lo spaventa , il crooner non cerca una risposta , dentro di se la conosce bene e ritiene inutile manifestarla a se stesso , chiude il verso con una soluzione di ripiego “Tutto quello che so ( come dire altro non voglio sapere ) è che il sogno di te mi spinge a continuare a vivere. In questo c’è tutta la drammaticità , la tristezza e la disillusione dell’esistenza , mai come voluta o desiderata , la constatazione che la realtà è l’altra faccia del sogno , quel sogno che sta diventando più importante della realtà stessa , come fosse una sorgente d’acqua fresca in mezzo al deserto che riaccende la speranza della vita invece della certezza della morte.
 
 La seconda strofa continua con le riflessioni , ombre del passato che a volte si ripresentano con l’aria di qualcosa di nuovo , più che una realtà è la speranza del crooner che distorce la riflessione a suo comodo , lo testimonia la frase seguente , dove dichiara che il dubbio è forte e presente , l’incertezza totale , ma quel momento potrebbe essere già arrivato ed andato senza che lui abbia avuto la possibiltà di trattenerlo. Rimane la risposta sospesa anche a questa domanda , lui ha la risposta dentro di se , ma come nella prima strofa non vuole dirla , e non la dice , risolve anche questa riflessione con la dichiarazione che la sola cosa che sa è il sogno di lei che continua a mantenerlo in vita .E' chiaro che lui sa le risposte e non le vuole dire , lo soluzione del sogno è più comoda e meno dolorosa , la speranza è sempre meno dolorosa della cruda realtà , mantiene sempre aperte le porte che sono chiuse da tempo , un bluff ben riuscito nei confronti di se stesso , un bluff al quale attaccarsi disperatamente con la consapevolezza che si sta prendendo in giro da solo , in sostanza si capisce che nemmeno lui ci crede ma che vuole crederlo a tutti i costi.
 
 Infatti nella terza strofa lo dice apertamente , si guarda allo specchio , si interroga e capisce che sta volutamente ignorando la sua realtà mentale e materiale. “ Guardi fuori ma non posso vedere , non voglio credere ma continuo a crederci , le ombre danzano sulla parete , ombre che sembrano sapere tutto”.
 Le ombre sono la materializzazione dei suoi pensieri , che sa tutto ma non vuole sapere niente , o meglio , si rifiuita di sapere , preferisce continuare nella parte del fesso che osserva le ombre ed in quella del sordo che non sente , eternamente combattuto se credere alla realtà o rifiutarla , e la soluzione è sempre quella , la strofa si chiude con la convinzione artefatta che è il sogno di lei che gli da la forza di continuare a vivere. Questo lascia anche presupporre che se non ci fosse la irreale presenza del sogno al quale si aggrappa con tutta la sua ostinazione , il crooner potrebbe anche pensare di terminare in modo cruento la sua esistenza , ma questo pensiero terribile e sottinteso è sempre contrastato e scacciato dalla forza della fede nella speranza , dall’istinto di conservazione travestito da sogno , dalla forza del pensiero che centuplica le forze del moribondo dandogli la possibiltà di tirare avanti , domani potrebbe succedere qualcosa , il sogno potrebbe avverarsi , perchè lasciare oggi ?
 
 Nella quarta strofa dichiara apertamente questa situazione della quale egli conosce ogni sfumatura , il dolore ed il rammarico raggiungono lo zenith , ma c’è sempre il sogno a sanare tutto.
 Si rende conto di comportarsi come un cieco ( sono troppo cieco per vedere ) , ma la frase non convince , da invece la sicurezza che lui si renda perfettamente conto di star recitando una parte , falsa ma indispensabile per la sua stessa continuità. Si rende conto che il cuore gioca sempre brutti scherzi , la disperazione ha il sopravvento solo per un momento , “Sono perso nella folla senza più una lacrima per piangere” , ma la frase sembra avere soltanto una valenza masochista , lui si crogiola nella non voluta realtà , nel dolore non desiderato , confessa di sentirsi schiavo della disperazione , confessa che c’è anche una parte notevole di colpa da parte sua nel lasciarsi andare , tanto alla fine del pensiero doloroso e drammatico c’è sempre il sogno a mantenere aperta la porta.
 
 La quinta strofa si apre con la forza dell’istinto di sopravvivenza che si presenta al crooner più forte che mai , lui analizza la situazione   “ Tutto quello che tocco sembra sparire” , ma il sogno è sempre lì a sua difesa , e per la prima volta sembra affrontare di petto la realtà “ Correrò questa corsa fino alla mia morte terrena”. La dichiarazione è finalmente la realtà , la confessione che lui ha sempre saputo tutto , che ha sempre fatto finta di non saperlo , che si prendeva in giro da solo , ma in un momento , solo in quel momento sembra voler spazzare via tutto , pensieri , sogni , realtà , dolore , speranze e desideri. Bene , sia come sia , affronterò tutto e mi difenderò fino all’ultimo respiro. In questo momento è un uomo , l’uomo consapevole e padrone di se stesso , che non si lascia condizionare dai pensieri e dalle illusioni , se c’è da combattere combatteremo , lo zoccolo duro che è in lui prende il sopravvento , scacciando le paure e le incertezze che lo hanno tormentato fino a quel momento.
 La reazione è grande , la sincerità di più ancora , il crooner confessa tutto , di essere stato un burattino nella mani di lei , del destino , della vita , di essere stato debole e senza volontà , e questa forza cancella tutte le sue precedenti debolezze ridandogli la dignità perduta.
 
 Nell’ultima strofa lo spiega meglio , guarda dalla finestra e vede una stella cadente , e si riconosce in lei , si gira e si cerca ancora , ma la sua precedente personalità non c’è più , la speranza l’ha scacciata definitivamente. Il sogno ha vinto la paura , lui continuerà a credere nel sogno , a combattere e superare tutto , ora è più che mai convinto che il sogno gli darà la forza per continuare , sembra un ritorno alla debolezza precedente ma in realtà non lo è , lui si rende conto di essere in una stanza buia con le tende che impediscono alla luce di filtrare , ma ormai ha capito la soluzione , basta spostare le tende e la luce entrerà rinnovando la vita che ostinatamente si rifugiava nel buio per non essere vissuta. E’ un grande messaggio di fede e di speranza , mai mollare , quando credi che la notte abbia spento tutto ti sbagli , il sole sorgerà ancora......
 

 

Shake shake mama – by Mr.Tambourine

Ho un blues per te baby quando guardo il sole
Ho un blues per te baby quando guardo il sole
Torna qui, possiamo divertirci davvero

Beh, è sera presto e tutto è immobile
Beh, è sera presto e tutto è immobile
Ancora una volta sto camminando su, intorno alla collina

Muoviti muoviti Mama come una nave che va verso il mare aperto
Muoviti muoviti Mama come una nave che va verso il mare aperto
Hai preso tutti i miei soldi e li hai dati a Richard Lee

Giù al fiume il giudice Simpson sta passeggiando
Giù al fiume il giudice Simpson sta passeggiando
Niente mi sciocca di più di quel vecchio pagliaccio

Qualcuna di voi donne sa bene il fatto suo
Qualcuna di voi donne sa bene il fatto suo
Ma i vostri vestiti sono tutti strappati e la vostra lingua è un pò troppo rozza

Muoviti muoviti Mama fino all’ alba
Muoviti muoviti Mama fino all’ alba
Sono proprio qui baby, non sono così lontano

Non ho madre, non ho padre e quasi nemmeno amici
Non ho madre, non ho padre e quasi nemmeno amici
E’ venerdì mattina sulla Franklin Avenue

Muoviti muoviti Mama, alza la voce e ulula
Muoviti muoviti Mama, alza la voce e ulula
Se stai andando a casa è meglio che vai per la strada più corta

Tipico esempio di blues composto da una serie di frasi che non hanno connessione fra di loro , pratica molto usata specialmente dagli autori di colore , che non avendo una storia completa da raccontare , prendevano spunto da situazioni diverse per comporre le loro canzoni , ogni strofa parlava di un argomento diverso dall’altro. Sulle stile dei vecchi blues la prima strofa è sempre ripetuta prima del tipico cambio di accordo che introduce la risoluzione armonica del blues , ed in questo Shake Shake Mama segue le regole canoniche del blues , eseguita con un tempo leggermente accellerato come si faceva in serie negli anni 50’ ed anche dai bluesmen bianchi degli anni 60’ più avvezzi alla struttura rock che a quella del blues tradizionale. Il brano potrebbe trovare comodamente posto su uno qualsiasi degli albums dei Bluesbreakers di John Mayall , dei Blues Incorporated di Alexis Corner o dei Taste di Rory Gallagher , seguaci fedeli del blues suonato alla maniera dei bianchi , dove la chitarra elettrica la faceva tanto da padrone , limitando la sua straripante invadenza solo negli assoli , rispettando alla lettera le regole strutturali del blues. Qui il crooner non racconta una storia , canta frasi che sono collegate solo in apparenza , una serie di flash di vita , di momenti che si richiamano ma non hanno un vero collegamento.
La struttura del brano è fatta apposta per essere il più fedele possibile ad un vecchio blues tradizionale , nessuna variazione o novità , evitate accuratamente per non falsare lo spirito della canzone , deve sembrare un vecchio blues e lo sembra , anzi , in pratica lo è. Anche il testo è composto in questo modo , senza riferimenti temporali , senza nomi , senza luoghi , senza una storia da raccontare , solo parole messe lì per mettere insieme un blues per niente pretenzioso. Potrebbe essere una canzone del 1800, del 1900 o del 2000 , una canzone non collocabile nel tempo , Shake Shake Mama è praticamente un vintage curato nei particolari , dal suono alle liriche. Un buon vintage si può dire , la canzone scorre senza intoppi , piacevole all’ascolto , con quel sapore di tristezza tipico del blues che raramente perde questa caratteristica anche quando descrive le situazioni più felici.
Shake Shake Mama non ha nessun momento drammatico , non deve averlo , è un brano pensato per far passare qualche minuto in seria allegria , non ha una storia , ha delle frasi abbastanza banali ma così deve essere per raggiungere il risultato voluto , essere fondamentalmente un blues e non una canzone di Dylan . Dylan la canta soltanto , ricreando l’atmosfera ed il suono delle radici della musica popolare , un' operazione che Dylan sta portando avanti da tempo. Tutto l’album è volutamente distaccato dallo stile Dylan , per questo è un album “diverso” , con una sua valenza specifica , il bersaglio è stato scelto in partenza e centrato perfettamente. Potrà sembrare strano e poco dylaniano , ma Bob ci ha abituato ai suoi improvvisi colpi di coda , ai suoi imprevedibili cambiamenti di rotta , ormai anche questa è diventata una sua caratteristica , fa parte dell’artista Dylan , artista unico ed irripetibile , è un suo marchio di fabbrica , another side della sua “opera omnia” ben lontana ancora dall’essere finita. Io non mi stupisco più quando Dylan ci sorprende con qualcosa di diverso , anzi , me lo aspetto , e Together Through Life è suonato subito diverso e bello alle mie orecchie , ancor prima di poterlo ascoltare con più attenzione , analizzare o scrivere qualunque tipo di dotta o sciocca impressione. L’album si piazza in un angolo particolare , solo suo , senza richiami o riferimenti , una vera novità dylaniana anche se è lontano dall’essere un masterpiece , è un album con uno scopo preciso che riesce perfettamente nel suo intento, anche con canzoncine leggere come questa Shake Shake Mama , un altro modo per porgerci la sua capacità infinita di calarsi in qualunque tipo di panni , da quelli della Rock-Star di prima grandezza a quelli dello stracciato bluesman da strada in una città di confine.Quanti Dylan dovremo ancora conoscere ? Possiamo solo aspettare per avere una risposta , lui sarà sul palco finchè gli sarà possibile stare in piedi , e quando non potrà più stare in piedi verrà sul palco in carrozzina , su questo sono pronto a giurarci !



 

JOLENE – by Mr.Tambourine

Perchè viene giù lungo la high street entrando nella terza
Se non è il risorgere di un uomo morto, io muoio, lei è l’unica, Jolene , Jolene ,
Baby , io sono il re e tu la regina

Beh , è una lunga vecchia autostrada che non finisce mai
Ho preso una Saturday Night Special (ndr: è una pistola), sono tornato di nuovo
Dormirò vicino alla tua porta, rischierò la mia vita
Tu probabilmente non lo sai ma ti farò mia
Jolene , Jolene
Baby, io sono il re e tu la regina

Tengo le mani in tasca, sto andando Avanti
la gente pensa di sapere, ma si sbagliano tutti
Tu sei qualcosa di gentile, sto scommettendo sui dadi
Non posso dire di aver mai pagato il prezzo
Jolene , Jolene
Baby , io sono il re e tu la regina

Beh, l’ho imparato a mie spese, ne ho avuto abbastanza
Ho incontrato qualcuno con la fortuna troppo lontana
Quei grandi occhi marroni, pronti per corteggiare
se mi tieni fra le tue braccia, le cose non sembrano così scure
Jolene, Jolene
Baby, io sono il re e tu la regina

Il pezzo è un divertissement , un piacevole chicago-blues stile che suona ascoltabile senza pretendere più di tanto , il testo vale poco , probabilmente anche Hunter non si è sforzato più di tanto per togliersi dalla banalità delle parole , stupisce che Dylan presti il suo talento a canzoni come questa , ci ha abituato a ben altro nella sua lunga carriera . Certamente il principale intento di questo album era quello di fare una cosa leggera di ampio respiro , un easy listening di buona fattura ma niente di più. Uno stacco dai clichè dylaniani , un momento di stasi di ispirazione e di motivazioni , certo a 68 anni lo spirito battagliero di Bob se ne è andato da lungo tempo , ora sembra essere venuto il tempo della rilassata tranquillità della terza età. Certo l’impegno e l’intensità di certi pezzi di marca-Dylan è difficile da mantenere nel tempo , ecco allora questi pezzi di intervallo , per far sentire che lui c’è sempre anche col minimo impegno. É quasi inutile commentare il testo , così provinciale e scontato , di bassa levatura , ho provato a pensare a quest’album senza la presenza di Campbell e di Hidalgo , non saprei che dire , forse da “disco diverso” diventerebbe un “disco minore”, sempre ragionando in termini di valori dylaniani. Non c’è creatività in quest’album , solo buona routine ben confezionata , con la geniale idea di copiare il suono Chess e Sun Records , ma anche questa , pur se trovata geniale , in realtà è una “bella” scopiazzatura della media musica standard degli anni 50’.
Together Through Life è un album che ti tiene sempre in contrasto , le canzoni sono piacevoli pur essendo il minimo di Dylan , i testi pure perchè di Dylan c’è solo qualche frase , il resto è molto lontano dallo stile-scrittura di Dylan , questo è Hunter interpretato da Dylan ed amici , una serata in compagnia , dove si suona , si mangia , si beve e si balla , una specie di Big Pink in miniatura , solo che lo spessore delle canzoni è nettamente sottotono , presentando un altro Dylan diverso da quello che quasi tutti i fans hanno in mente , questo è il Dylan che ha tutti i diritti di divertirsi , ma un Dylan normale , non quel Dylan super-artista , super-performer , super songwriter. Sembra che quel Dylan abbia preso una vacanza con questo disco , che si diverta ad interpretare il ruolo di uno qualunque , in Jolene le cose combaciano perfettamente , Jolene è un pezzo debole anche se piacevole , il testo è debole e la musica volutamente contenuta entro certi schemi prefissati. Dunque un Dylan in vacanza , un Dylan che si adatta a questi “riempitivi” in attesa di qualcosa di meglio. Perchè no ? Anche questo è un lato di Dylan , potrà piacere od indispettere a seconda dei gusti personali di chi ascolta , un Dylan che non mette impegno ma nemmeno lo pretende da chi ascolta. Bob sembra voler dire , ascoltate , rilassatevi , gustatevi quel mitico suono e non giudicate a vanvera , ho voluto ricreare quel suono , un tuffo nel sound del passato , per gustare il sapore di quei dischi che non ci sono più , spazzati via da quell’orgia elettronica che non accenna a diminuire. Per questo non ci sono più bravi artisti in giro , ed i pochi bravi appartengono alla generazione passata , per questo uno come Dylan , quando apre bocca arriva al primo posto della classifica anche con un album come questo , modesto ma diverso , diverso ma modesto , ma sempre ricco di quel feeling che le moderne incisioni non hanno mai avuto e mai avranno.
Il disco non merita un 7+ , ma i ricordi che richiama alla mente sono ottimi ed abbondanti per la truppa . Grazie ancora una volta Bob , a prescindere.........

 


“Forgetful heart” – by Mr.Tambourine

Cuore smemorato
Hai perso la capacità di ricordare
Ogni piccolo dettaglio
tu non lo ricordi più
I tempi che abbiamo vissuto
Chi meglio di te potrebbe ricordarli

Cuore smemorato
Abbiamo riso e ci siamo divertiti , tu ed io
È durata a lungo
Ora sei soddisfatta di lasciar che i giorni se ne vadano
Quando eri là
Tu eri la risposta alle mie preghiere

Cuore smemorato
Amavamo con tutto l’amore cher la vita può dare
Che posso dire
Senza te è così duro vivere
Non posso avere di più
Perchè non possiamo amare come abbiamo fatto prima

Cuore smemorato
Come un’ombra vagante nel mio cervello
Tutta la notte
Sto sveglio ad ascoltare il suono del dolore
La porta è chiusa per sempre ,
se davvero c’è mai stata una porta

Potrebbe essere la storia di chiunque , sembra una storia inventata più che vera, il tema principale è sempre quello conduttore del disco , amore e rammarico , ricordi , dolore , momenti felici ormai passati , una canzone che sembra rincorrere le altre. Testo povero liricamente , a parte la frase “ sto sveglio ad ascoltare il suono del dolore “ , il resto si trascina con le unghie e con i denti. La canzone è abbastanza riuscita , nello standard dell’accettabile , ma il testo proprio non segue la musica. Non è un capolavoro musicale , è un onestissimo pezzo bluesy , da roudhouse , nello standard della media di questo genere di canzoni , ma la storia del cuore smemorato non convince , c’è poca convinzione nell’autore stesso che si rifà a centinaia di storie simili , la musica richiama centinaia di altri pezzi del genere , un pò ne ricorda uno , un pò un altro , nessuno pretende di più , un pezzo da entertainment che si accetta così com’è , che piace anche. Dylan sembra più divertirsi a cantarlo che a sentire il dolore della perdita di lei , ormai così lontana nel tempo da essere solo un ricordo senza nemmeno un nome .Forgetful heart sembra quasi un nickname usato per riferirsi a qualcosa i cui contorni stanno svanendo nelle spire del tempo. Pare l’ultimo colpo di coda di un ricordo che non fa più male , un amore indicato per scriverci sopra la canzoncina , ma che c’è di male ? Non tutti gli amori devono per forza essere quelli della vita , forgetful heart è uno dei tanti , da ricordare con piacere e con poco rimpianto. Il pezzo non muove nessuna corda , non smuove sentimenti , fila via liscio senza scosse , come quelle storie che si raccontano per far passare la sera davanti al bivacco. Non c’è un rammarico forte come in “If you ever go to Houston” o “My wife’s home town” , non c’è nemmeno “l’atmosfera” mistica di “Life is hard” , un pezzo per rilassarsi , niente di eccezzionale ma in questo non vedo niente di negativo , si può cantare per divertirsi , per rilassarsi , per far piacere a chi ti ascolta e non è necessario che ogni cosa che canti sia una pugnalata al cuore che riapre in te vecchie ferite sopite dal tempo. La voce di Bob sembra più divertita che sofferente , ma che c’è di male nel divertirsi ogni tanto ? Il ricordo è piacevole , riporta alla mente del crooner momenti felici passati assieme a lei , ci siamo divertiti ed abbiamo riso tu ed io , ma poi è finita , anche i passaggi più sofferti sembrano di convenienza , non si sente l’asprezza del rammarico , il ricordo del vecchio amore non riapre ferite , è una dolce rimembranza , peccato sia andata come è andata. La certezza che la storia è meno èrofonda di quel che potrebbe apparire leggendo il testo la da l’ultima frase :
“La porta è chiusa per sempre , se davvero c’è mai stata una porta”. Questo è il dubbio che manifesta l’incertezza del crooner , che ricorda con piacere , con un leggero rammarico , ma che non sa se la storia era una di quelle che contano , chissà se davvero c’è mai stata una porta.....


 

“If you ever go to Houston” – by Mr.Tambourine

Se mai andrai a Houston è meglio che cammini dritto
Tieni le mani in tasca e il cinturone ben stretto
Troverai guai se sei in cerca di uno scontro
Se mai andrai a Houston, ragazzo è meglio che cammini dritto

Se mai sarai laggiù a Bagby e Lamar
Stai attento all'uomo con la stella
Meglio sapere dove stai andando oppure resta dove sei
Se mai sarai laggiù sul retro vicino a Lamar

Beh, conosco queste strade, ci sono già stato in passato
Quasi mi hanno ucciso qui durante la Guerra Messicana
Qualcosa continua sempre a farmi tornare qui per altro
Conosco queste strade, ci sono già stato in passato

Se mai andrai a Dallas saluta Mary-Ann
Di che sto ancora tirando il grilletto , cercando di resistere più che posso
Se vedi sua sorella Lucy, dille che mi spiace di non essere là
Dì all’altra sua sorella Betsy di recitare la preghiera del peccatore.

Ho una incessante febbre che mi nasce nel cervello
Meglio tirar dritto, non posso rovinare i piani
La stessa strada che mi porterà via sarà quella che mi ha fatto arrivare
Ho una incessante febbre che mi nasce nel cervello

Signor poliziotto, puoi aiutarmi a trovare la mia ragazza?
L’ultima volta che l’ho vista è stato al Magnolia Hotel
Se mi aiuti a trovarla, potrai essere mio amico
Signor poliziotto, puoi aiutarmi a trovare la mia ragazza?

Se mai andrai ad Austin, Fort Worth o San Anton'
Trova i locali nei quali mi sono perduto e spedisci le mie memorie a casa
Metti le mie lacrime in una bottiglia e tappala bene in cima
Se mai andrai a Houston, ragazzo è meglio che cammini dritto


In questo pezzo Hunter sale di un gradino , il linguaggio è più curato , le frasi sono cercate per narrare una storia il cui argomento , oltre al rammarico ed il ricordo dell’amore perduto , introduce un elemento nuovo , la triste esperienza di vita del crooner messa a disposizione di chi legge sotto forma di consiglio.
Se mai andrai a Houston stai attento – dice il crooner – è meglio che cammini sulla strada retta ( qui il consiglio di stare lontano dai facili guai che potrebbe incontrare ) , tieni le mani in tasca ed il cinturone ben stretto ( che però mette in chiaro subito come comportarsi , onestamente ma con grande attenzione e sempre pronto a tutto – tieni il cinturone ben stretto gli consiglia ) , se cerchi guai li troverai di sicuro.

L’esperienza del crooner si fa sentire anche nella seconda strofa , attento , se vai all’incrocio tra Bagby e Lamar , quello è uno dei punti caldi della città , attento allo sceriffo che non è più tenero dei malavitosi , se non sai dove stati andando non muoverti.
Il consiglio può essere prezioso , il crooner continua il suo racconto , è già stato da quelle parti , quasi lo ammazzavano durante la guerra col Mexico , ma c’è sempre qualcosa che nemmeno lui sa ( o finge di non sapere ) che lo attira di nuovo in quel posto , conosce perfettamente le strade , conosce perfettamente il perchè del forte richiamo di quel luogo che sente nella mente e nel cuore.

Nella strofa successiva viene spiegato il perchè. Se andrai a Dallas salutami Mary-Ann , dille che sto ancora vivendo pericolosamente , cercando di resistere al meglio che posso , l’ incertezza e l’insicurezza del domani lo spinge a ricordare le persone amiche , di alla sorella Lucy che mi spiace di non essere li , all’ altra sorella Betsy di recitare la preghiera del peccatore. Sa di aver vissuto una vita allo sbaraglio ma non aveva scelta , è scappato ma deve ritornare in quei luoghi , lì la sua vita si è svolta , forse sarà pericoloso tornare , ma meglio che annegare nell’inedia e nei ricordi, meglio un giorno da leoni che cento anni da pecora sembra essere il succo di questa strofa , la vita mi ha offerto poco , ma quel poco è stato tanto , tanto che sento che dovrò tornare.

La confessione arriva nella quinta strofa , l’incapacità di resistere a quella strana febbre che ha nel cervello , sà che dovrebbe tirar dritto , ma come si fa , la strada è sempre quella , per arrivare e per partire , e questa incessante febbre è sempre lì a bruciargli il cervello. Il buon senso gli dice che dovrebbe resistere , ma il cuore è contrario , devi tornare in quei posti , costi quel che costi. L’affermazione è drammatica nella sua semplicità , ogni uomo è attratto verso il suo destino , anche se spaventoso , niente può combattere quello che gli nasce da dentro , che potrebbe perderlo per sempre. Ma ha poi importanza ?

La strofa successiva mette in scena l’atto più disprezzabile del malvagio , disposto a scendere a patti con il poliziotto se questo è disposto ad aiutarlo a trovare la sua ragazza , sarebbe disposto anche a diventar suo amico. E’ il crollo totale della personalità , il rammarico e l’amore sono i padroni assoluti del crooner che come uno schiavo sentre di dover seguire quelle regole così estranee a lui , il desiderio di rivederla si confonde con l’istantanea dell’ultima volta che l’ha vista , davanti al Magnolia Hotel , la resa al polizziotto sembra essere il massimo dell’umiliazione per lui , ma per amore , per rivedere lei è disposto anche a questo. E’ il dramma di un uomo , di un uomo che tira le somme e vede che i conti non tornano , e allora che importa ogni altra cosa ? Orgoglio e pregiudizio a contrasto , chi vincerà ?

Questo è quello che è disposto a fare , ma non si sa se tornerà davvero in quei posti , si apre un’ altra finestra temporale , il momento del ripensamento ? C’è ancora tempo per tornare e ancora tempo per pensare e pesare i tristi ricordi persi nei bar di Austin, Fort Worth o San Anton' , quei maledetti luoghi dove lui ha perso se stesso . Ritorna il tema iniziale della canzone , l’esperienza che genera il consiglio , ed in quest’ultima strofa anche la necessità di un favore da parte del ragazzo che riceve il prezioso consiglio. Ragazzo , se andrai in quei posti , ricorda cosa ti ho detto , non farti travolgere dalle situazioni , sii sempre te stesso , distingui sempre la via giusta da quella sbagliata , e se trovi le mie memorie chiudile in una bottiglia e spediscila a casa mia , sa mai andrai a Houston , ma riga dritto , non commettere i miei stessi errori , potresti perderti come è successo a me.

Altamente lirica , in fondo anche struggente , senz’altro uno dei testi migliori dell’album , Togetehr Through Life , insieme attraverso la vita , io ed io , io è un altro si potrebbe dire con Rimbaud , dal quale Dylan sembra per certi versi sembra aver raccolto l’eredità di ribelle in gioventù. Ma la vita non si ferma alla giovinezza, prosegue inesorabile come lo scorrere del tempo , arricchendo il personaggio di esperienza che si manifesta specialmente in riflessioni tristi e misurate sul significato della vita stessa , musirata col metro della persona normale , del common people , perchè dietro ai grandi artisti come Dylan o Hunter c’è sempre un common people , che li abbliga a confrontarsi con lo specchio che riflette le immagini di ieri , di oggi e forse lascia intravedere anche quelle di domani. La storia non sempre è quella che si scrive , la storia vera è quella che si vive , poi si può scriverla in tanti modi diversi , da vincitore o da perdente , ma resta indiscutibile il fatto che prima bisogna viverla , e non dimenticare mai che alle spalle della rock-star c’è sempre l’uomo , quello che cattura le idee , le visualizza e le trasforma in arte usando il genio dell’artista che c’è in lui. Quale sarà the dark side of the moon , l’artista o l’uomo ? Dell’artista si crede di sapere quasi tutto , dell’uomo poco o niente , ed è così che sotto sotto che the dark side diventa più importante di the bright side , si sovrappone e si confonde fino a non riuscire più a distinguere l’uomo dall’ artista , che viaggiano sulla macchina del tempo e della musica “insieme attraverso la vita”.



 

“My wife’s home town” – by Mr.Tambourine

Bene , non son venuto qui per occuparmi di qualche maledetto affare
son venuto qui solo per ascoltare il tintinnio dei cimbali
In nessun modo puoi criticarmi
Voglio proprio dire : che inferno è la città dove è nata mia moglie.

Bhe , c’è una ragione per quello e una ragione per questo
non me ne viene in mente nessuna ora come ora, ma so che esistono
Starò seduto sotto al sole finchè la mia pelle non sarà abbronzata
Voglio proprio dire : che inferno è la città dove è nata mia moglie
la città , la città

Lei può indurti a rubare , a fare rapine ,
farti venire l’orticaria , a farti perdere il lavoro
Può far andare male le cose e poi può farle andare ancora peggio
Lei ha roba più potente della maledizione di una zingara .

Uno di questi giorni scapperò
son quasi certo che mi farà uccidere qualcuno
Mi chiudo dentro e tiro giù le tapparelle
Voglio proprio dire : che inferno è la città dove è nata mia moglie

Bhe , c’è molto da ricordare , molto da dimenticare
io ancora non ricordo il giorno che ci siamo incontrati
Ho perso le mie ragioni molto tempo fa
Il mio amore per lei è tutto quello che so

Lo stato è in bancarotta , la contea è a secco
Non buttarmi addosso il malocchio
Continua a camminare , non bighellonare in giro
Vi dico di nuovo : che inferno è la città dove è nata mia moglie
la città , la città

Qui il crooner sembra partire da un punto di forza , ha accettato la realtà della vita anche se fa delle considerazioni su quello che è stato il passato , ma abbastanza tranquillamente , come se parlasse a se stesso , come se non avesse bisogno di convincere nessun’ altro , le conclusioni sono già state tratte , si tratta solo di ripeterle a beneficio personale , una volta in più per convincersi che più di così non poteva fare della sua vita.
Ma il rammarico , tema conduttore dell’album , è sempre presente in ogni strofa della canzone , sempre vivo e sempre pungente il ricordo dell’aver subito in modo preponderante la personalità di lei. Non c’è accusa per lei di essere una approfittatrice , solo la constatazione della incapacità del crooner di contrastarla in maniera giusta ed efficiente , come molta parte della gente che vive nel mondo del resto , lui si accorge di non essere il solo a trovarsi in questa maledetta situazione , altri hanno già passato ed altri passeranno quello che ha passato lui , e la conclusione è una sola , che inferno è la città di mia moglie !

Non sono venuto in città per qualche affare sporco, non puoi giudicarmi o criticarmi per questo , volevo soli sentire ancora una volta il suono dei cimbali , e devo dire : che inferno è la città di mia moglie !
C’è una ragione per ogni cosa dice il crooner , non importa se al momento non mi vengono in mente , ma ci sono , come dice il libro dell’Ecclesiaste – per ogni cosa c’è il suo tempo – non importa se lo sappiamo o no, questa è la realtà al di là delle conoscenze personali. Mi sdraio al sole per riflettere con calma – sembra voler dire – di tempo ne ho , non mi muoverò finchè non sarò abbronzato- ma intanto l’idea fissa che lo tormenta è la certezza che la città della moglie è un vero inferno per viverci.

Dopo aver riflettuto sulla città , l’attenzione del crooner si sposta sui ricordi di lei , ricordi belli e dolorosi , perchè si rende conto del potere che aveva su di lui , poteva fargli fare quello che voleva , rubare o far rapine per lei , fargli venire ogni genere di malanni fastidiosi , poteva persino indurlo a perdere il lavoro , cazzo , lei aveva qualcosa di più potente della fattura di una zingara ! Il crooner in questo modo cerca di autoscusarsi , cerca una via di scampo , la colpa non è mia , contro le maledizioni non c’è niente da fare , lei aveva questo potere ed io nulla potevo. La scusa è buona – sembra pensare il crooner – ma il dolore ed il rammarico non vengono attenuati per questo , il ricordo di lei è sempre presente , la sua forza magnetica su di lui potrebbe indurlo all’omicidio , lui se ne rende conto , capisce di essere indifeso ed il dolore riappare. Sembra non esserci rabbia nel crooner , situazione difficilmente accettata , la rabbia sarà stata uno dei primi sentimenti , ma ora è passata , è rimasto solo il rammarico , e la frase : che inferno è la città di mia moglie sembra in grado di risolvere ogni cosa , di mettere la parola fine ad una brutta relazione ma non al rimpianto, una specie di palliativo per dargli il coraggio e la forza di affrontare i giorni a venire.

Il ricordo fa scattare la reazione – scapperò uno di questi giorni , oppure mi chiuderò in casa tirando giù le tapparelle come se non ci fosse nessuno , cercatemi pure tanto non mi troverete , questa città per me è un inferno , e lei potrebbe sempre spingermi ad ammazzare qualcuno. L’amore c’è ancora , si ripresenta più potente che mai in questa frase , va bene la città schifosa , va bene il carattere dominante di lei , va bene la debolezza del crooner , il dover sempre soccombere , ma perchè tutto questo ? La risposta è una sola , lui la ama ancora.

Parte il filone di tutto quello che c’è da ricirdare e tutto quello da dimenticare, migliaia di momenti si ripresentano ancora una volta alla mente del crooner , ricordi ormai così lontani che non rammenta neppure il giorno del loro incontro , il dolore si fa più pungente , le ragioni di tutto si sono perse nel tempo , c’è un modo solo di alleviare questo pesante rimorso : che inferno è la città di mia moglie! Ma la frase non risolve più di tanto , lui sembra aver dimenticato tutto , l’unica cosa della quale sembra avere sempre coscienza è l’amore che ancora ha per lei , tutto il resto non conta , è senza significato per lui , lui che darebbe chissà che cosa per poter tornare in quella maledetta situazione , quando lei era vicina a lui , con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti , qualità che di sicuro lo annichilivano , ma lui ha sempre saputo di non essere in grado di vincere quella guerra. L’amore è la sola cosa che manda avanti la vita , che fa sentir che si è vivi , la gioia o il dolore delle emozioni , queste erano le cose cha avevano importanza , la situazione attuale è di tipo vegetativo , una vita sprecata in attesa della morte che risolve tutti i mali dell’uomo.

Lui cerca di lenire la storia constatando che anche il resto va a rotoli , lo stato in bancarotta , la contea senza soldi , il malocchio non serve più , tutto è andato a rotoli , non bighellonare in giro sembra voler consigliare a se stesso , non è questo il modo di continuare. Se tutto va a rotoli perchè lui dovrebbe avere una sorte diversa sembra chiedersi , ma in fondo ormai non ha più importanza , la città di mia moglie è proprio un vero inferno , al diavolo tutto !
Le tematiche conduttrici dell’album sono marcatamente evidenti in questa canzone , sono come il marchio di fabbrica di Hunter , questi temi si rincorrono da una canzone all’altra per tutto l’album. Anche Dylan ha sempre parlato d’amore , ma in modo diverso , meno rassegnato , più reattivo , raramente si abbandona al rammarico come Hunter , ma è solo un modo diverso di esprimere lo stesso sentimento , un modo diverso di scrivere la stessa storia. Due scrittori che narrano le cose in modo diverso , si potebbe dire alla “Idiot wind” per Dylan e alla “My wife’s home town” per Hunter. Dov’è la differenza ? Non c’è , la storia è sempre quella , vecchia come il mondo.
Dublino ? Probabilmente no , ma sentiremo la prima esibizione live di “I feel a change comin’ on” dal nuovo album , con la frase “ I’m reading James Joyce” ?


 

 

“Beyond here lies nothin’ “ - by Mr.Tambourine

Oh bene , ti amo graziosa piccola
Sei il solo amore che ho conosciuto
Proprio da quando ti sei messa con me
Il mondo intero è il mio trono
Oltre qui non c’è niente
Niente che noi possiamo chiamare nostro

Bene , sto camminando dopo mezzanotte
Giù per i boulevards pieni di macchine rotte
Non so cosa avrei fatto senza di esso
Senza questo amore che noi chiamiamo nostro
Oltre qui non c’è niente
Nient’altro che la luna e le stelle

Giù per ogni strada c’è una finestra
Ed ogni finestra è fatta di vetro
Continueremo ad amarci graziosa piccola
per tutto il tempo che durerà l'amore
Oltre qui non c’è niente
Nient’altro che le montagne del passato

Bene , la mia barca è nella baia
E le vele sono spiegate
Ascoltami graziosa piccola
Poni la tua mano sulla mia testa
Oltre qui non c’è niente
Niente che non sia già stato fatto e niente che non sia già stato detto

Ah l’amore , questo folle sentimento che.....così cominciava una delle più note canzoni anni 60’.
Bene , niente è cambiato , ne prima , ne ora , ne dopo , l’amore la fa sempre da padrone nelle canzoni , più o meno profondamente , felicemente , disgraziatamente , tutti gli aggettivi vanno bene , perchè plurime sono le situazioni delle relazioni amorose.
In “Beyond here lies nothin’ “ in apparenza il crooner sembra essere contento , dice le solite frasi , non banali ma abbastanza comuni , le frasi che più o meno abbiamo detto tutti , non c’è letteratura o poesia in questa prima strofa , solo la soddisfazione di aver la donna desiderata e di sentirsi un Re per questo , tutto il resto non conta , non esiste , l’enfasi si spreca in un mare di parole scontate. C’è poco Dylan e molto Hunter ( a mio parere ) questa leggerezza di scrittura è poco tipica per Bob , che anche quando scrive “easy” ha sempre il coltello in mano.
La riflessione del crooner sull’amore continua anche nella seconda strofa , ma qui il linguaggio cambia pur rimanendo nel campo dello scontato , direi che in questa strofa c’è molto Dylan che probabilmente ha rimaneggiato le parole di Hunter mettendoci un paio di frasi che si distinguono dal resto , “i boulevards pieni di macchie rotte” , come si vede anche nelle nostre città , segno che i valori personali sono diventati temporanei , finita una cosa la si abbandona senza rimpianto , riempiendo i viali di carcasse di auto abbandonate. Niente fuori dal mondo , però non è facile trovare una frase del genere in una canzone d’amore , usare questa similitudine per rappresentare la temporaneità delle cose , forse oggi l’amore non è più per tutta la vita , forse oggi l’amore , quando è finito , si parcheggia per sempre su un viale come una macchina che non si usa più , espressione della cultura dei Modern Times .

“Giù per ogni strada c’è una finestra , ed ogni finestra è fatta di vetro” , che vuol dire il crooner con questo ? Che la nostra vita e le nostre azioni possono essere in ogni momento sotto gli occhi di tutti ? Forse si , ma questo non ha importanza , al crooner interessa solo il suo momentaneo rapporto con lei e non gli importa se gli altri possono vedere ciò che c’è nel suo cuore , proprio come se il cuore fosse una finestra , bene , guardate dentro gente , vedrete un cuore felice , un cuore innamorato , oltre questo non c’è niente che conti veramente di più , ci sono solo le montagne del passato che da milioni di anni osservano in silenzio queste storie .

Nell’ultima strofa il crooner viene sostituito da Dylan , dal vecchio Dylan che sà per esperienza che tutte le cose hanno un principio ed una fine , guarda nella baia dice a lei , c’è la mia barca , le vele sono spiegate ed io sono pronto a partire per altre avventure. Questa è alla fine ? Probabilmente si , godiamoci i momenti che ci restano ancora le dice , stammi vicina , oltre a questo non c’è niente per il momento , niente che io e te non abbiamo già detto o già vissuto.
La storia non è poetica , ma veritiera e vicinissima alla realtà , una storia semplice , di tutti i giorni , che un bravo crooner può raccontare e cantare in maniera esemplare , oltre a questo non c’è niente , niente si nuovo sotto il sole sembra essere la morale della

 


“I feel a change comin’ on” - by Mr.Tambourine

Bene , sto guardando il mondo
Sto guardando al lontano est
E vedo arrivare la mia piccola
Sta camminando col prete del villaggio
Sento che un cambiamento sta arrivando
E l’ultima parte del giorno se n’è già andata

Abbiamo così tanto in comune
Ci impegnamo per i soliti vecchi fini
Ed io non posso proprio aspettare
Che diventiamo amici
Sento che un cambiamento sta arrivando
E la quarta parte del giorno se n’è già andata

Bene , la vita è per l’amore
Dicono che l’amore è cieco
Se vuoi vivere facilmente
Metti i tuoi vestiti con i miei
Sento che un cambiamento sta arrivando
E la quarta parte del giorno se n’è già andata

Bene , a che serve sognare
Hai delle cose migliori da fare
Comunque per me i sogni non hanno mai funzionato
anche quando si sono avverati

sei più zoccola che mai
baby tu puoi accendere il fuoco
io devo perdere l’ intelletto
tu sei l’oggetto dei miei desideri
Sento che un cambiamento sta arrivando
E la quarta parte del giorno se n’è già andata

Sto ascoltando Billy Joe Shaver
Sto leggendo James Joyce
Qualcuno mi dice
Che ho il sangue del paese nella mia voce

Ognuno ha tutti i soldi
Ognuno ha tutti i bei vestiti
Ognuno ha tutti i fiori
Io non ho una sola rosa

Sento che un cambiamento sta arrivando
E la quarta parte del giorno se n’è già andata

La quarta parte del giorno se n’è andata ! Dylan ( Il crooner ) sente che la sua vita ormai si avvicina al punto senza ritorno , è un’amara riflessione , forse non amara , forse solo rimpianto per quello che avrebbe potuto fare e non ha fatto , forse è felice di come sia andata , questo non lo sapremo mai. Certo le parole della canzone esprimono rammarico per una storia che non va come vorrebbe lui . Vede arrivare la donna che ama e dentro di sè sente che un cambiamento potrebbe verificarsi nella sua vita , ma servirà ? Ora che la quarta parte della sua vita è iniziata ? C’è sempre lo spirito al quale l’amore può dar fuoco in ogni momento , ma il tempo stringe sempre di più mentre i giorni passano veloci ed inesorabili intanto che lui osserva il mondo in tutte le sue latitudini e quello che vede non gli piace.
Il crooner pensa che lui e lei abbiano tanto in comune , molte affinità che potrebbero dare una svolta positiva all’esistenza dei due , tutti e due mettono tutto il loro impegno per realizzare i loro fini , le loro speranze , ma lui non può più aspettare il passare del tempo finchè il tanto desiderato amore si realizzi , la quarta parte del giorno sta passando , ricorda a se stesso , quando sarà andato non gli servirà più l’amore , l’amore è per i vivi , per chi è andato resta solo il ricordo. L’atmosfera di tristezza si sente ancora più forte in questa strofa , l’evidenza di quello che è il crooner gli impedisce quasi di sperare ancora , poco futuro davanti a lui , e nessuno sa quanto durerà questo futuro , ci sarà tempo ancora per questo amore così desiderato ? Ha la sensazione che il cambiamento potrebbe arrivare , ma il constatare che la vecchiaia avanza rubandogli il tempo lascia in lui il sapore dell’amarezza.

Si apre una parentesi felice di speranza , la vita è per l’amore ( dice il crooner ) , dicono che l’amore sia cieco , quindi perchè disperare ? Se vuoi che la tua vita diventi facile e bella vieni a vivere con me dice all'oggetto del suo desiderio , sento che un cambiamento sta arrivando , ma la realtà ritorna prepotente : la quarta parte del giorno se n’è andata , ributtandolo nello sconforto iniziale.

Parte un’altra riflessione , a che serve sognare ? Qualcuno ha detto che i sogni sono la parte reale della nostra esistenza , alcuni di essi si manifestano tanto veritieri e si installano nella nostra mente che col passare del tempo diventano una realtà accaduta.
Sognare serve sempre , a volte fa male perchè risveglia ricordi da tempo sopiti , oppure richiama una triste realtà che ci procura ansia e dolore , ma quanti di noi si rifugiano nei sogni ? Allora i sogni diventano positivi , l’alter ego o l’ altra faccia della nostra esistenza , nei sogni si vivono le esperienze che ci sono negate , lieve ma indispensabile palliativo alla vita dura di tutti i giorni.
Ho altre cose da fare ( dice il crooner ) invece di perdere tempo a sognare , poi a lui i sogni non sono mai serviti a niente , non hanno mai funzionato , anche quando si sono avverati. Ecco il rammarico , la delusione , lo sconforto nel constatare che la sfortuna lo perseguita impedendogli di vivere i propri desideri e le proprie speranze.

La realtà gli apre gli occhi , lei non è la donna angelicata , è solo una piccola zoccola lasciva che farebbe infiammare chiunque , farebbe perdere la testa a chiunque , lei è l’oggetto dei desideri ( quelli che non si dicono a nessuno , i pensieri più neri ) di tutti , crooner compreso. Sente che un piccolo cambiamento , magari forse brevemente momentaneo , sta arrivando , gli resta ancora un pò di tempo per i piaceri più materiali della vita.

A questo punto scatta la poesia e tutta l’arte del crooner , il pezzo forte della canzone , quello che conta , il vero signidicato , il resto si evidenzia essere solo un prologo qualunque per arrivare alla morale decisa in partenza , alla constatazione della vera realtà , quella che sorpassa tutti i sogni , le speranze ed i desideri : Ascolto Billy Joe Shaver e leggo James Joyce , c’è il sangue del Paese nella mia voce dice qualcuno.
Difficile non essere prosaici e non entusiasmarsi di fronte a queste frasi , il crooner viene sostituito da Bob Dylan in persona , si cambia passo , si cambia registro , la canzone va oltre la canzone , diventa il pensiero della mente di Dylan , solo un mezzo per esprimerlo , la canzone perde il suo senso leggero lasciando il posto a quello profondo della poesia , quella con la “P” Maiuscola , quella che fa la differenza fra quelli bravi ed i Maestri.

Dopo questa troppo alta parentesi la canzone torna sui binari originali , Bob Dylan cede il posto al crooner che continua le sue lamentazioni. Tutti hanno tutto , soldi , bei vestiti , mazzi di fuori : Io non ho neanche una piccola rosa sola e zoccola , ma sento che il cambiamento sta arrivando , amche se la quarte parte del giorno se n’è andata. La speranza è l’ultima a morire , ancora la voglia di cogliere una rosa , e poi vada come deve andare , come è sempre andata , è questo feeling che un cambiamento sta arrivando che mi manda avanti , anche se di strada ne è rimasta poca.
Come mischiare una grande poesia a parole e riflessioni banali Dylan ce l’ha mostrato una volta ancora , una volta in più , non c’era bisogno di un’altra dimostrazione , ma lui è un Maestro e forse non si accorge che , fortunatamente per noi , le sue parole diventano isole di speranza e di salvezza nella nostra mente e nel nostro cuore . Il crooner ha fatto il suo dovere , Dylan è andato oltre come suo solito !

 

 

"Life is hard" - by Mr.Tambourine

I venti della sera non spirano, ho perso la mia strada e la mia volonta'
non so dove sono andati, so solo quello che volevano dire.
Sono sempre attento nell’ammettere che la vita è dura
Senza te vicina a me

L’amica che eri solita essere , così vicina e così a me cara ,
sei scivolata così lontano , dove ci siamo smarriti
Sono passato accanto al vecchio cortile della scuola ,
ammettendo che la vita è dura senza te vicino a me

Fin dal giorno , dal giorno che sei andata via
io non so cosa è giusto o sbagliato
So solo che ho bisogno della forza per combattere ,
combattere quel mondo la fuori

Da quando non siamo più in contatto , non ho avuto molto
di giorno in giorno il mio cuore sterile è rimasto bloccato
Cammino per il boulevard , ammettendo che la vita è dura
Senza te vicina a me

Il sole sta tramontando lentamente , immagino sia tempo di andare
Sento una fredda brezza nella mente
I sogni sono bloccati ed esclusi ammetendo che la vita è dura
Senza te vicina a me
hummmm
Senza te vicina a me

Scritta per il film “My own love songs” interamente da Dylan senza la collaborazione di Hunter , la canzone è liricamente povera , “Life is hard” è uno dei testi più scarni di momenti poetici del disco , anzi , direi , volutamente priva di questi momenti.
Non c’è la possibilità di “coglire l’attimo” , una parola o una frase significativa , che faccia la differenza , il crooner si adagia su luoghi comuni e scontati , dice quello che già è stato detto mille e mille volte , ma forse questo è quello che voleva l’autore , narrare una storia in prima persona come se fosse in terza , la storia di un altro fatta sua , forse perchè uguale a tante altre storie del genere , ecco allora la necessità di rimanere freddo e cronistico . E’ sicuramente un testo che si stacca dallo standard lirico di Bob Dylan , senza addentramenti nei meandri della poesia o della letteratura , senza alcun richiamo a qualcosa di importante , una storia semplice per un semplice cronista . Dylan si volutamente mantenuto distante dalle grandi frasi , senza lasciarsi coinvolgere dalla tristezza della storia , quasi una ciambella senza il buco , sembra la canzone di un altro , ma forse anche lui era d’accordo con il crooner , raccontiamo una storia senza essere eccessivamente coinvolti , come se l’avessimo letta sul giornale .
Dylan ha rispettato il tema assegnatogli dal regista Dahan , perchè anche qui si sente fortemente la spinta del rammarico , la delusione di una vita “piccola” e senza sfogo , senza un futuro migliore.
E’ un insieme di ricordi , di un amore passato che si confonde nel mondo di tutti i giorni , nella pochezza dei momenti felici , solo un istante per ripensare , poi la fredda brezza della realtà invade di nuovo la mente del crooner lasciandolo in quello stato tra il sognante ed il deluso , col ricordo che preme forte nel cuore e nella mente , un momento felice messo nel conto della miseria quotidiana , che ti lascia la bocca amara , che ti fa consapevole di aver in qualche modo fallito , di aver perso quello che forse era indispensabile. Ma così va la vita , dura , senza te vicino a me. Le frasi non sono altisonanti ma il rammarico è sentito , rende bene l’idea dello stato d’animo del crooner , uno spunto validissimo che si perde un pò per strada per il voluto profilo basso delle liriche. Il crooner è sincero , ma troppo crooner e poco umano , sembra di leggere la storia sul giornale più che vederla vissuta da un uomo che non sa se stimarsi o disprezzarsi , o forse lo fa a momenti , momenti buoni e momenti tristi , “Life is hard” è un momento triste , come tanti ne vive la gente tutti i giorni , e questo è il compito del crooner , mettersi nei panni della gente e raccontare una storia d’altri come se fosse la sua. La realtà del dolore è fortemente presente ma attutita dal genere di narrazione , il cronista non vuole esprimere tutta la drammaticità della situazione , si mantiene distaccato , facendo semplicemente il suo lavoro. Un uomo vuoto con la mente che si svuota , che si riempie soltanto a tratti del ricordo dell’amore ormai finito ed andato per sempre. E l’uomo che fà ? Niente , si perde nel ricordo , perde se stesso trasformandosi in un freddo narratore quasi privo di emozioni , come se raccontasse la storia di un altro invece della propria. Forse è proprio questo il senso , narrarlo standone lontano per non sentirne gli effetti , allora la canzone regge e giustifica la superficialità lirica del testo.

 

 

Bob Dylan: "Together Through Life"

by Jeff Tone

Il titolo del 33° album di studio di Dylan , Together Through Life , e la copertina con la coppia che si bacia febbrilmente sul sedile posteriore dell’auto possono dare l’impressione che le 10 canzoni siano un caldo tributo all’amore e al romanticismo . Dopo il primo ascolto , appare come un’impressione , in ultima analisi , davvero irinica.
L’album fa capire che l’amore è tutto quello di cui noi abbiamo bisogno , ma è qualcosa che di solito , non ultimo , causa anche dei lunghi periodi di rammarico ed al massimo è un temporaneo sollievo in un mondo inquieto.
Come Beyon here lies nothin’ che apre l’album “ Per tutto il tempo che stai con me / il mondo è il mio trono / oltre quello non c’è niente / niente che possiamo dire nostro”.
Per quanto riguarda il rammarico , le canzoni , scritte in collaborazione con il paroliere dei Greatful Dead Robert Hunter , spesso dipingono un narratore di storie che valuta i diversi frammenti di un amore che si è rotto.
“ Il sole sta tramontando lentamente , immagino sia tempo di andare , sento una fredda brezza nella mia mente” ( Life is hard) . “Cuore smemorato , come un’ombra vagante nel mio cervello , tutta la notte sto sveglio ad ascoltare il suono del dolore ,la porta è chiusa per sempre , se davvero c’è mai stata una porta” ( Forgetful heart). “ Quei momenti possono esser arrivati ed andati , tutto quello che ho e quello che so è questo sogno di te che mi spinge a continuare a vivere “ (This dream of you).
Sul suo sito , Dylan ha detto che voleva che il suono fosse come quello prodotto nei classici blues-rock degli studios degli anni 50’ , Chess e Sun Records : “Mi piace il feeling di quelle registrazioni . l’intensità. Il suono è sgombro. C’è potenza e suspance . Tutte le vibrazioni le senti come se venissero dall’interno della tua mente. E’ vivo. E’ giusto. Si ripercuote nella tua testa come il mal di denti”.
L’album ha davvero quel suono grezzo , e la voce di Dylan , spesso cedevole e mancante nei suoi sforzi , è adatta per una canzone come My wife’s home town. Preso il riff principale da “I just want to make love to you” di Muddy Waters , la canzone presenta un amaro e duro sguardo sulla vita domestica : “Continua a camminare , non bighellonare in giro , vi dico di nuovo - che inferno è la città dove è nata mia moglie”.
La canzone , assieme a Jolene e Shake Shake mama , rende evidenti le influenze di qualche gigante del blues come Muddy Waters ed Howlin’ Wolf.
Sicuramente , da Time out of mind (1997) , Dylan si è focalizzato sulla musica americana , blues , rock degli inizi , country e ballate dei tempi antichi. Questo ultimo album non solo continua in quella direzione , ma aggiunge persino influenze Texane , con la fisarmonica di Hidalgo. Il Blues combinato con il Tex-Mex nel pezzo finale , It’s all good , un titolo così irinico tanto quanto il titolo dell’album.
Qui Dylan ripete senpre il ritornello “It’s all good” al ritratto di un mondo incasinato da problemi di tutti i tipi : “La gente del paese , la gente sulla terra , qualcuno di loro è così malato , che non riesce a stare in piedi , tutti vorrebbero andarsene se potessero , è duro da credere , ma va tutto bene”.
La cronaca dei problemi in Together Through Life non deve distrarci dal fatto che la creatività e l’inventiva di Dylan sono più forti che mai.

 

 

Bob Dylan : Eroe culturale o ladro di copyright ?

by Ransom Riggs - June 3, 2009 – (fonte: http://www.mentalfloss.com)

Ho avuto una interessante conversazione con l’autore Lewis Hyde e col fondatore della NEA , Bill Ivey , che è una specie di crociata contro il crescente numero delle imprese-morsa sulla espressione creativa negli Stati Uniti.
La precedenza verteva sugli eccessivi draconiani copyright e sulla situazione che le leggi sulla proprietà dell’opera intellettuale hanno messo quest’ultima , in percentuale , circa il 75% del nostro “cultural heritage” – films , musica , arte – sono in mani private.
Sembra strano , per esempio , che la “West End Blues” di Louis Armstrong sia di proprietà della Sony Corporation , invece che di pubblica proprietà. Il problema con troppe compagnie private è diventato evidente nell’era di Internet – uno dei mezzi maggiori che gli artisti hanno sempre usato per produrre nuova arte è stato quello di reinterpretare la vecchia musica ( i risultati vengono immediatamente alla mente ) un atto che anche nella sua forma più innocente ( un riff in un asssolo di jazz sulla melodia di un’ altra canzone , forse ) è illegale , punibile con ammende.
E tutti noi abbiamo sentito qualcosa circa il Digital Millennium Copyright Act su Youtube e l’azione legale della RIIA’s contro gli orfani su sudia a rotelle per il download di una copia della canzone “Happy Birthday” ( perchè non c’è nessun altro a cantare per loro , naturalmente). Mi occupo di questo tipo di cose in un altro blog , qual’è l’uso onesto ?
L’autore e professore Lewis Hyde ha sollevato una questione simile nei riguardi dei primi lavori di Bob Dylan.
“ Bob Dylan ha usato un sacco di vecchie canzoni folk per moltissime delle sue prime canzoni” ha scritto Hyde.
“ Questo non è furto , questa è la tradizione folk al suo meglio” . Sembra che quasi due terzi delle canzoni scritte da Dylan tra il 1961 ed il 1963 – qualcosa come 50 canzoni – sono reinterpretazioni di classici della musica folk Americana.
Nell’odierno ambiente creativo aziendale , che ha permesso a Disney di cambiare la natura di base del copyright con le leggi del 90’ in modo che le sue creature popolari come Micky Mouse non potessero diventare di pubblico dominio , i primi lavori di Dylan sarebbero finiti tutti in tribunale.
Hyde , che sta lavorando su un libro che tratta della “cultura in comune” e i modi di fare arte e di proteggerla , fornisce un’altro dispositivo utile per la definizione di questa discussione : La Costituzione degli Stati Uniti.
“La Costituzione” permette al Congresso di concedere “diritti esclusivi” agli autori ed agli inventori “ per un tempo limitato” : “esclusivo” in modo che i creatori possano beneficiarne in tempi contenuti . ma “Limitato” in modo che i cittadini possano beneficiarne in periodi lunghi.
“La costituzione” , cosi com’è , chiede al Congresso di trovare un giusto equilibrio fra la propietà privata e quella della comunità , fra gli interessi dei proprietari e quelli del pubblico dominio.
Essa consente che ci sia un mercato della proprietà culturale ma allo stesso tempo pone dei limiti e dei confini a tale mercato.
Perchè un pezzo di proprietà intellettuale non dovrebbe essere di proprietà di un’entità, passato attraverso le generazioni di una famiglia , sempre oggetto di scambio fra privati , proprio come un pezzo di proprietà fisica e materiale ?
Ci sono molte ragioni , ma una cosa è la proprietà fisica – la terra per esempio – è una risorsa finita.
Hyde sostiene che ci sono buone ragioni per gestire le scarse risorse attraverso la forza del libero mercato , ma i beni di natura culturale cumune non sono mai scarsi , allora perchè rinchiuderli nel lontano futuro con la recinzione del diritto d’autore o del brevetto ?

Thomas Jefferson , il nostro primo Commissario dei brevetti , una volta descrisse l’inerente abbondanza di proprietà intellettuale :
- Se la natura ha fatto della proprietà esclusiva una cosa meno sensibile di tutte le altre , è il potere del pensiero che viene chiamato “idea”....Colui che riceve un’idea da me , riceve le istruzioni e la possibilità di migliorarla senza diminuire il valore e l’importanza della mia idea , e se qualcuno accende un cero vicino a me , riceve luce senza oscurare me -.

Lewis Hyde ha scritto due meravigliosi libri sull’arte e la cultura : "The Gift" e "Trickster Makes This World".
 

 

Bob Dylan brings us together through life

by Ronnie Robertson (examiner.com)

Il nuovo album di Bob Dylan non sarà inserito nella lista dei capolavori. A questo punto , è una rinfrescante novità , perchè i suoi album sono talmente tanti che è difficile tenere il passo. Eppure , se paragomato a qualsiasi nuovo album uscito quest’anno , Together Through Life è fantastico.
Come la backing band elettrica in Bringing it all back home , o il violino in Desire o perfino le batterie elettroniche in Empire Burlesque , l’aggiunta della fisarmonica di Hidalgo alla band di Dylan fa di questo disco una chicca.
Il pezzo d’apertura , Beyond here lies nothin’ , suona come se fosse stato suonato in un juxe-box da night-club nelle città di confine degli anni 50’. La preminente fisarmonica , accompagnata dallo scattante blues della chitarra dell’ Heartbreaker Mike Campbell , segna un punto di stacco da ogni altra cosa fatta da Dylan dai tempi di Time out of Mind del 1997.
Dopo , in canzoni come Jolene , Shake shake Mama e My wife’s home town , Dylan evoca gli echi fantasma del suono della Chess e della Sun Records del 1945.
Quando le cose rallentano andando nella riminescente e romantica This dream of you , lui fa una delle sue più belle performance da canzone tranquilla. Potrebbe essere stato facilmente incluso in Desire del 1976 , si , il pezzo suona ancora fresco e nuovo allo stesso tempo.
I feel a change comin’on , il pezzo più bello dell’album , vede Dylan ripensare ai tempi perduti e come potrebbe essere troppo tardi per cambiare ciò che è successo nel passato.
Tutto culmina nell’ilare finale , in stile sarcastico di It’s all good. Qui , Dylan rilascia dichiarazioni sullo sbriciolamento della società moderna , ma ironicamente chiude ogni strofa con lo slang hip “It’s all good”.
La parte artistica dell’album è interessante come la musica. Sul retro , la foto in bianco e nero delle gang di strada messicane con tutto il loro modo di vivere. Il fronte dell’album , rende evidente l’omaggio al grande Larry Brown. Nelle interviste , Dylan ha espresso il suo amore per i lavori di Brown , e l’immagine di un ragazzo e di una ragazza abbracciati sul sedile posteriore di un’auto è presa dalla copertina di “Brown Big Bad Love” , una collezione di brevi storie del 1990. Ma queste cose poco familiari con il suo lavoro , Larry Brown è uno straordinario scrittore di Oxford , Mississippi. Il suo stile era unico , e si completava con gli altri scrittori del Mississippi come William Faulkner.
Dalla copertina alla musica , Together Through Life è vincente. E’ divertente e spontaneo , ed ha abbastanza del vecchio spirito di Bob Dylan per farlo diventare un concorrente difficile da battere nella bollente estate che sta arrivando



Bob Dylan: Together Through Life

by Pete Paphides

Una figura cult ? “Ci sono connotazioni religiose” , un recente meditato lato di Bob Dylan , quando tenta di dare un senso al suo status. Tuttavia , interrogato su dove posizionerebbe se stesso nel mainstream , sembra resistere bene “ Lei ha venduto oltre cento milioni di dischi” gli è stato ricordato , “ Si , lo so , è un mistero anche per me” ha risposto. Il Dylan più accanito si ritrova sempre nei posti alti del mainstream , la sua popolarità è in costante aumento. Modern Times ha venduto 4 milioni di copie in tutto il mondo , un rispettabile numero per qualunque album , a parte le liriche di questo nuovo album di blues di un cantante che , fin dal 1960 , ha scritto i suoi più grandi hits quando ancora gli altri li cantavano.
Gli obbiettivi attuali di Dylan sono modesti. Anche nel 1985 la sua linea era che le canzoni migliori erano “solo pensiero” racchiuso in giri di accordi e note. Parole che potebbero sembrare ingenue se dette dal creatore di Like a rolling stone , sembra molto più facile credere al Dylan del 2009.
Il suo più grande successo in questo suo 33° album in studio , è la sua capacità di eludere le aspettative di un mondo che, negli ultimi anni ha mandato il suo stock di razzi nello spazio , e di riunire il suo più caldo e meno sforzato set di canzoni di memoria recente.
Ma per sua stessa ammissione , la sorgente di Together Through Life è la canzone “Life is hard” , che ha scritto con Robert Hunter , paroliere dei Greatful Dead , per il film “My own love song” di prossima uscita del regista Oliver Dahan. Con Dylan che copia lo stile crooner anteguerra di Bing Crosby o Arthur Tracey , una song magnetica.
Altrove lo stile cerca , senza approfondirle , le basi della musica del XX° secolo.
Si , è una fotografia composita di un artista che da tempo ha alzato il coperchio sul pentolone formativo che ha avuto influenza su di lui. In sintonia con quel senso di risoluzione interiore certi testi sono come bugie , esempio Beyond here lies nothing e It’s all good.
L’album prende il via con un ritmo saltellante , citando l’amore e la compagnia , due cose che riescono a mitigare l'idea della mortalità dell’uomo , mentre nel pezzo di chiusura sembra semplicemente felice di essere vivo in questo mondo di miseria e sofferenza che egli descrive sarcasticamente.
I fans che hanno gioito per Modern Times si sarebbero aspettati una cosa migliore di questa.
Infatti è stato detto che la canzone più superflua dell’album è il pigro e sonnolente blues di “My wife’s home town” che suona come un pezzo che si è rifugiato in quest’album più che farne parte integrale.
Detto tutto questo , tuttavia , potrebbe essere che l’ispirazione che ha dato il via alla decisione di incidere Together Through Life potrebbe anche essere strettamente personale , e non è da sottovalutare l’apporto della fisarmonica di Hidalgo in tutto l’album.
Lui è il suono di base che permea tutta “If you ever go to Houston” , senza di lui “This dream of you” avrebbe potuto suonare come un’impollinazione indiretta da Save the last dance for me e Under the Boardwalk , ma questi abbellimenti Tex-Mex la adornano in modo da farla sembrare fra le migliori canzoni di Dylan degli ultimi anni.
Al centro di tutto questo , non si può non notare il particolare senso di soddisfazione che emana dallla pesante impronta dell’ uomo nel cui nome tutto questo è stato fatto.
Il fascino auomenta quando arriva lui , in più sembra gradire e gustare questo santuario costruito intorno a lui dai musicisti. Da questo punto di vista , come si potrebbe dargli torto ?

 

 

Dylan cattura gli ascoltatori
 
By Clay McCuistion Monitor staff - May 28, 2009
 
Le voci sull’ ultimo album di Bob Dylan sembravano uno scherzo.
Dylan ha fatto in modo di scrivere e registrare un intero nuovo album poco tempo dopo aver pubblicato ( una interessante collezione di rarità intitolata Tell tale Sign ). Ogni canzone vede la presenza della fisarmonica. E , colmo dei colmi , il leggendario liricista ha voluto l’aiuto di un co-scrittore.
Impossibile , certamente. E interamente vero.
Together Trough Life è apparso il mese scorso , e ad un ascolto veloce conferma ognuna di queste voci strambe. Ed è , infatti , un totalmente nuovo album di Dylan , anche se inferiore agli ultimi capolavori Love and Theft e Modern Times. David Hidalgo , della band califirniana dei Los Lobos suona la fisarmonica in tutto l’album. E Robert Hunter , paroliere da lungo tempo dei Greatful Dead ,  aiuta Dylan nei testi di 9 canzoni su 10 del nuovo album.
Non ostante questi fattori insoliti , il disco funziona. E’ sciolto , divertente e senza pretese. Hidalgo aggiunge il sapore Mex-Tex. Il chitarrista Mike Campbell , in prestito dagli Heartbreakers di Tom Petty , suona una chitarra stilisticamente blues. Dylan contribuisce con il suo rudimentale organo e l’ormai consolidato marchio di fabbrica della sua voce che sembra una raspa.
Le canzoni non raggiungono i livelli delle migliori delle ultime decadi , ma non ci aspirano nemmeno. “My wife’s home town” e “Shake Shake Mama” sono riprese familiari delle truppe del blues , ma Dylan si diverte un sacco , e il suono ha questa caratteristica , una profonda analisi dei testi non supera l’esame.
“ Life is hard” e “This dream of you” vengono dall’altra parte dello spettro. Entrambe liriche , ballate in stile crooner , suonano come se fossero state registrate nel 1930 e solo di recente riscoperte. Dylan non suona come Bing Crosby o Edith Piaf , questo è vero , ma non per mancanza di impegno.
Esercizi blues a parte , Together Through Life offre anche un’immagine tormentata del Dylan di oggi. Lo sapete , la voce-di-una-generazione , letteralmente l’icona Dylan.
“Forgetful Heart” , il capolavoro dell’album , utilizza alcune frasi ad effetto : "The door is closed forevermore / If indeed there ever was a door," canta Dylan.
E nel pezzo di chiusura dell’album , “It’s all good” , Dylan si destreggia per far combaciare la parte strumentale d’inizio con pochi bruschi flash sull’imminente collasso del mondo : "Well widows cry, the orphans plea / Everywhere you look there's more misery," canta Dylan , cose torve.
Ma la canzone ritorna di continuo sul ritornello , “ Va tutto bene / Va tutto bene “ , e dietro le litanie del dolore , la band di Dylan suona entusiasmanti riffs zideco.
Quindi , forse , solo forse , è solo una presa in giro per tutti , la barzelletta della nostra vita.

 

 

Bob Dylan alias Mister Frost

Privilegiamo un aspetto inedito : ripercorriamo i produttori che hanno accompagnato la carriera discografica di Bob Dylan prima di parlare di questo nuovo album , Together Through Life , ovvero dieci nuovi brani molto scuri che propongono un artista in stato di grazia.
Quando ha esordito è stato il suo pigmalione John Hammond ad occuparsi di lui : poco tempo in studio , voce , chitarra ed armonica , talvolta pianoforte e niente di più , frettolosamente e spendendo pochissimo , con un errore iniziale clamoroso : registrare solo cover e brani tradizionali ritardando il successo dell’autore di “Blowin’ in the wind”.
All’inizio il passaggio di consegne a Tom Wilson probabilmente il primo uomo di colore incaricato di seguire un artista bianco e non jazz in un’ America che necessita ancora di canzoni di protesta come “The Times they are a-changin’ “ per svegliarsi , è assolutamente inaccettabile anche se sarà proprio costui a condurre per mano Bob nella sua “svolta elettrica”. Ma , tradimento , visto il successo ,Wilson cerca di “folklorizzare” tutto , anche “The sound of silence” di Simon & Garfunkel : giusto il tempo di lasciargli mettere mano a Like a rolling stone ed è pronto per il benservito a favore di Bob Johnston.
Costui si è sorbito di tutto : capolavori , crisi d’identità e di stile dimostrando che , alla fine , era Dylan che comandava , lui si limitava a vigilare che tutto fosse in ordine.
Poi ci sono personaggi che non si sono meritati neanche una nota a piè di pagina nelle cronache rock : Gordon Carrol e Rob Fraboni mentre il buon Phil Ramone ( che non è uno dei Ramones anche se potrebbe sembrare ) si vede sbattere in faccia metà del lavoro fatto su Blood on the tracks. Insomma , non è facile stare in una sala con Dylan , lo sa bene quel tale che fa scrivere in calce a Desire “Questo disco avrebbe potuto essere prodotto da Don DeVito”.
Mai soddisfatto , si racconta che negli anni 80 andò pure a bussare alla porta di Frank Zappa ( un perfezionista che poco o nulla avrebbe avuto a che spartire con lo stile “ buona la prima” del Bob ) chiedendo aiuto , negato , per Infidels.
Grazie a Daniel Lanois , per esempio , ha azzeccato due opere eccelse , “Oh Mercy” e “Time out of mind” ma , a quanto pare , a quanto è dato ascoltare , i risultati più interessanti e duraturi , anche corrispondenti alla visione dell’ormai attempato cantautore , sono arrivati da quando la produzione è stata affidata a Jack Frost. Solo lui ha saputo capire lo spirito dell’artista in “Love and Theft” e “Modern Times” , sempre lui ha colorato di blues questo Together Through Life che ricorda un pò Kiko , capolavoro dei Los Lobos ( sarà la presenza di David Hidalgo ) , un pò “Franks wild years” di Tom Waits ( sarà che l’iniziale “Beyond here lies nothin’ “ è uguale a “Way down in the hole” ma c’è da dire che è riconosciuto un credito a Willie Dixon per “My Wife Home town” , un debito di riconoscimento per mille mai pagati , un pò il sound di certi bluesman come Howlin’ Wolf e Little Walter ( sarà per questo che li ha inclusi nella puntata di Theme time radio hour acclusa alla versione limitata dell’album ).
Quando Dylan ha detto che voleva scrivere i testi con Robert Hunter , già paroliere , pardòn , poeta dei Greatful Dead , Frost non ha avuto niente da ridire , preoccupato maggiormente che una bella canzone come “Forgetful heart” suonasse nel modo giusto , evitando di rivelare che “If you ever go to Houston” è stata evidentemente composta pensando alla classica “Blueberry Hill” di Fats Domino , impegnandosi perfino a far apparire dolce una voce che è sempre più cavernosa e gracchiante in un pezzo delicato come “Life is hard”.
Bravo Dylan , e bravo anche Jack frost che....bhè , è sempre Dylan , e chi se no ?

By Alessio Brunialti

(fonte: laprovinciadicomo.it)


 

Forever Dylan

by Ernesto Assante

Si, vabbè, ci sono tanti artisti nuovi di cui parlare, che motivo c’è di soffermarci ancora su Bob Dylan?. Beh, che il suo nuovo disco è bello ed è tendenzialmente più bello di buona parte dei dischi nuovi che mi sono capitati nelle mani in questi giorni. “Together through life” segue il solco degli album precedenti, che già, per quel che mi riguarda, brillavano assai. Cosa è che mi piace? L’equilibrio perfetto tra la voce, cavernosa e suadente, romantica e struggente come non mai, e la musica, un meccanismo meravigliosamente equilibrato e senza tempo, nel senso che riesce ad essere antico e moderno al tempo stesso. Dylan è sempre stato inquieto, ha sempre cambiato direzione e idea, non ha mai dato soddisfazione ai suoi studiosi, sorprendendoli continuamente, in positivo quanto in negativo. Invece, da qualche anno, dopo aver vagato senza meta tra gli anni Ottanta e Novanta, Dylan ha trovato pace, con la sua musica e la sua età, pescando nel passato profondo (la biografia, il film con Scorsese, il suo meraviglioso programma radiofonico), e trovando un suono che al tempo stesso non risente delle ingiurie degli anni. Un equilibrio al quale non è estraneo, certamente, Robert Hunter, storico e grandissimo paroliere dei Grateful Dead dell’età dell’oro, che ha scritto con “his bobbines” quasi tutte le canzoni del disco. La voce è comunque quello che cattura, una voce con la quale Dylan accarezza ruvidamente l’ascoltatore, tracciando segni forti su ogni canzone, sia che si tratti di una ballata sentimentale che di un blues, sia che ci si muova su territori tradizionali o che Dylan ritrovi gli amati confini messicani che già in passato ha frequentato. Con lui, oltre alla fedele band con la quale suona dal vivo, ci sono anche David Hidalgo dei Los Lobos e Mike Campbell degli Heartbreakers di Tom Petty, che contribuiscono a a rendere il suono ancor più “impulsivo, caustico, sentimentale”, come scrive David Fricke, e secondo me con ragione. Un ottimo Dylan, da conservare vicino al cuore. E in perfetta sintonia con i tempi, con la nuova speranza americana, come canta in questo brano
Ne approfitto per ricordare ai corti di memoria un disco che continuo spessissimo ad ascoltare, il bellissimo “Dylanesque” di Bryan Ferry, album da molti sottovalutato e che invece merita molti, approfonditi ascolti. Provate con questo, per ricominciare


 

Together Trough Life

by Alfredo Marziano ( rockol.it)

Tipico, e già sperimentato, paradosso dylaniano: l’artista più analogico in circolazione, il più ostinatamente vintage e tetragono alle mode, che manda in fibrillazione la comunità digitale. Nelle ultime settimane i forum di Internet si sono scatenati alla ricerca di riferimenti letterari per il suo nuovo album (Whitman, i “Canterbury tales” di Chaucer); ancora di più sui motivi che sottendono alla scelta della copertina, una foto in bianco e nero di Bruce Davidson datata 1959 che ritrae le effusioni amorose di due giovani maschi sul sedile posteriore di un’auto (appartiene a una celebre serie di scatti sulla gioventà bruciata newyorkese di quegli anni, “Brooklyn Gang”). Poi sono arrivati i download e gli streaming in anteprima su Internet, oltre agli immancabili leak non autorizzati in anticipo sulla data di pubblicazione. E lui, il già mr. Zimmerman, immerso nei suoi pensieri a distanza siderale, con le orecchie immerse nel lontano e leggendario universo sonoro che lo affascinò da ragazzo: non più il folk archeologico di “Good as I been to you” e “World gone wrong”, roba ormai di quindici anni fa, ma un caldo e rustico sound anni Cinquanta con qualche propaggine Sixties, prima che sintetizzatori e computer venissero a scompaginare per sempre le carte e rompere quel delicato cristallo. I dischi della Sun Records e della Chess, Elvis e Muddy Waters, Memphis e Chicago come stelle polari: non lo diciamo noi ma l’esimio critico Bill Flanagan, e dunque potete fidarvi. Anche dell’altro, in verità: “Life is hard”, la canzone da cui questa raccolta di canzoni (tutt’altra cosa che un “progetto discografico”) ha preso le mosse, gli era stata commissionata da Oliver Dahan, il regista di “La vie en rose” su Edith Piaf, come commento sonoro per il suo nuovo road movie e sarà per questo che il pezzo ha un aroma intercontinentale, un po’ da taverna del Sud degli States, un po’ da Hot Club de France.
Il blues elettrico è indubbiamente la lingua ufficiale del disco: dall’introduzione nichilista di “Beyond here lies nothing”, umida e torrida, all’atmosfera spettrale di “My wife’s home town” che evoca Willie Dixon e “I just wanna make love to you”. Dallo stompin’ della scolastica “Jolene” allo zolfo di “Shake, shake mama”. Fino ai suoni densi, saturi di “Forgetful heart” con contorno inatteso di banjo appalachiano: perché questo è un blues imbastardito e reinventato, in cui domina la fisarmonica di David Hidalgo (Los Lobos) e le chitarre elettriche graffiano per poi battere subito in ritirata (“la gente non compra i miei dischi per ascoltare assoli”: così il Maestro a Flanagan, nella già celebre, saccheggiatissima e torrenziale intervista pubblicata a puntate sul sito ufficiale BobDylan.com). Saranno anche canzoni romantiche, come dice lui (più romantiche di quelle che popolavano “Modern times”), ma pullulano lo stesso di violenza, di killer e di pistole. Perché speranza e paura, spiega ancora il Sommo, “vanno sempre a braccetto, come una coppia di comici”. C’è un filo comune, nel suono nel tono e nel clima di un disco che non corre il rischio di annoiare: storie e personaggi possono trasportare la musica in Louisiana (il cajun/boogie rock di “It’s all good”: un altro falso allarme, dove niente va come dovrebbe andare), o sul confine texano-messicano. Come quando Ry Cooder suona con Flaco Jimenez (“If you ever go to Houston”, due accordi senza ritornello e atmosfera da sagra di paese al crepuscolo) o Willy DeVille intona le sue ballatone sentimentali e meticce (“This dream of you”). Ma questo è Dylan, e nulla è mai esattamente quel che sembra, avvolto in un immancabile velo di enigma e mistero. Sporcato, poi, da quella voce arrocchita da corvo nero che non promette nulla di buono all’orizzonte e tradisce stanchezza, cinismo, disillusione. Eppure, per quarantacinque minuti si batte il piede, si gusta l’impatto corposo della band (c’è anche Mike Campbell degli Hearbreakers, alla chitarra), e a volte viene persino voglia di agitarsi e ballare, non soltanto di arrovellarsi sui geroglifici e sui codici segreti nascosti (o solo immaginati) nei testi cui ha collaborato Robert Hunter, il paroliere dei Grateful Dead. Finisce che ci si commuove anche: soprattutto quando Dylan fa il Dylan, nella succitata “Forgetful heart” o in “Feel a change coming on”, timbro caldo e pastoso da “Basement tapes”, slancio lirico come ai tempi gloriosi della Band di Robbie Robertsons. E “Together through life” si beve d’un fiato, filante, piacevole all’ascolto e quasi leggero, se si sceglie di non scavare troppo in profondità. Ho detto una bestemmia, lo so, e che i dylanologi mi perdonino.

 


TTL : il commento di Bruno Jackass

Caro Mr. Tambourine,
per quel che vale ti mando la mia opinione su "Together Through Life".
E' un disco che accolgo bene per alcuni versi e male per altri. Mi sembra comunque un album interlocutorio, forse per via del fatto che a quanto pare è stato concepito "casualmente", sul trascinamento delle musiche pensate per un film.
Ciò che mi ha colpito positivamente è l'atmosfera tex-mex, con la fisarmonica di Hidalgo in primo piano.
Noto un avvicinamento insperato tra Dylan e Willy DeVille, una cosa che ho sempre sognato in forma di collaborazione (non puoi capire quanto rimpiango Freddy Koella alla chitarra!!! ma per me il massimo sarebbe sentire un disco di cover di Dylan cantate da DeVille... allora veramente morirei felice). In ogni modo questa convergenza è piuttosto evidente, basta ascoltare gli ultimi due album di Willy (Pistola e Crow Jane Alley). E se in Pistola la mia mente malata ha letto qualche riferimento dylaniano (So real, ad esempio) qui in TTL leggo qua e là riferimenti a versi di canzoni cantate da Willy DeVille... ma probabilmente sono miei abbagli.
Altro aspetto positivo è la voce di Dylan, la conferma che in studio la sua voce arrochita risulta più straordinaria che mai... non c'è limite a cosa può fare con questa voce. Purtroppo la dimensione live com'è concepita atttualmente non può rendere al meglio questa caratteristica. Ad esempio, quando Willy DeVille ha cominciato a suonare in Trio acustico (voce, piano e contrabbasso) lo ha fatto proprio per valorizzare la vena blues della sua voce "anziana", meno penetrante di un tempo, ma straordinariamente calda.
Dylan potrebbe fare una scelta analoga: ridurre all'essenziale l'orchestrazione, arrangiamenti minimalisti, andare nei teatri e incantarci con questa sua nuova voce. Sarebbe un Dylan da botto!!!!
Fino a qui la parte positiva del mio commento.
La parte negativa riguarda invece la povertà creativa del disco, le melodie semplici, ma potrei dire banali, testi stiracchiati e stereotipati, arrangiamenti standard, ossequiosi verso la musica anni '50 che Dylan ama e che ci fa ascoltare in abbondanza nelle sue trasmissioni radio, ma che di Dylan non portano alcun segno. Sembra tutta una rappresentazione... una farsa. Siamo lontani anni luce da Time Out of Mind, insomma. In tal senso, a partire da Love & Theft, ancora passabile, passando per Modern Times (discutibile), mi pare che su questa china siamo ora arrivati al fondo del barile...
La consolazione è che non si potrà far altro che risalire!!! :-)
Ciao!!!
Bruno Jackass





BOB DYLAN - Together Through Life

by Tony "Face" Bacciocchi

Pare sia il suo 48° album. Cosa chiedere ancora a Bob Dylan ? Un disco come questo. Dove Dylan suona per sè, ma soprattutto CON SE', con l'amato blues, scarno, minimale, registrato (apparentemente) di botto, senza particolari arrangiamenti o soluzioni per piacere, se non a sè stesso. Ritmi indolenti, con la fisa di David Hidalgo dei Los Lobos a
colorare il tutto di tex mex e di atmosfere latine, blues a profusione (in "My wife's home town" cita esplicitamente "I just wanna make love to you" di Willie Dixon). Talvolta sembra di ascoltare Willie De Ville, altre volte ti aspetti che improvvisamente si materializzi il vocione di John Lee Hooker (vedi il boogie di "Jolene") o la chitarra di BBKing (il torrido funk
blues di "Shake shake mama"). Nulla di nuovo, nulla di sconvolgente. Dylan è il nuovo blues, anzi il vecchio. Basterebbe solo questo per dirgli ancora una volta: Grazie Bob !
 

 

Distintamente Bob Dylan
 
By Gregory Leporati, Editor-in-Chief, Emeritus
 
Dal 1962 ci sono tre cose certe nella vita : la morte , le tasse e un nuovo album di Bob Dylan ogni tot anni. “Togetehr Trough Life” è il 33° in studio ed il 46° in totale.
Con la sua distinta strumentazione ( uso massiccio della fisarmonica ) , TTL è l’ultimo tentativo di Dylan di reinventare il suo sound , nato dalle vecchie vibrazioni rock che aveva messo anche in Love and Theft. In definitiva , TTL non è certamente l’album più lucido di Dylan , ma è stato definito come uno dei migliori , riempito con alcune delle più divertenti e commoventi canzoni di Dylan dell’ultima decade. E , se il suo suono è diverso , l’album mantiene quelli che sono stati i tratti musicali più caratteristici di Dylan dai tempi di Love and Theft: un aggrovigliato ringhiare e una visione incazzata e logora sulla vita.
 
L’album opener e primo singolo “Beyond here lies nothin’ “ inizia con il sapore del R&B , riminescenza di “All your love” di Otis Rush.
Strumentalmente è qualcosa che si trovava già nei suoi ultimi due albums , anche se mantiene la voce husky , devastata dal fumo , come i fans si aspettavano ultimamente dalla 68enne icona.
Come il disco continua, Dylan serve una serie quasi standard di numeri bluesy , come “My wife’s home town” e “Shake shake mama” : le canzoni hanno il suono scarno della batteria dei primi rock , e la chitarra distorta che si integra perfettamente con la sua voce.
E con qualcuna delle canzoni lente , Bob tenta qualcosa che ha tentato di fare anche ultimamente : enfatizzare la melodia.
“Life is hard” e “This dream of you” mostrano un Dylan alle prese con note alte - in tono soffice - che abbiamo sentito da lui molto tempo fa. In “life is hard” Dylan ripete come se fosse un cronista : "My dreams are locked and barred/ Admitting life is hard/ Without
you near me."
 
Dylan chiude l’album con tinte forti negli ultimi due pezzi che sono fra le cose migliori di questi ultimi anni : il secondo “single” “I feel a change comin’ on” e la satirica “It’s all good , che entrambe mostrano pefettamente la natura dualista di Dylan. Da una parte , “I feel a change..” è probabilmente la canzone più felice di Dylan degli ultimi tempi , canta così gioiosamente che potrebbe essere considerato il suo pezzo più “pop”. Ancora , il testo è veramente brillante : "I'm listening to Billy Joe Shaver, and I'm reading James Joyce/ Some people they tell me, I've got the blood of the land in my voice," – un verso che solo Dylan avrebbe potuto tirar fuori.
“It’s all good” dall’altra parte , ci mostra un Dylan più cinico , ruggente e meno spensierato , nel modo col quale prende in giro una delle frasi più usate e con meno senso della cultura moderna , facendo un raffronto con ipotetiche descrizioni di tragedie.
Naturalmente ci sono pochi passi falsi in “Together Trough Life” , i più evidenti sono “If you ever go to Houston” e “Jolene” , entrambi si trascinano inutilmente con una melodia ripetitiva ed una scarsa strumentazione.
“Forgetful heart” invece , suona come se fosse una delle prime versioni della “Ain’t Talkin” di Modern Times , usando una quasi identica ed imbarazzante melodia.
Non penso sia un capolavoro come lo erano gli ultimi due albums , “Together Through Life” è una benvenuta sorpresa per i fans di Dylan , offre qualche gemma e , complessivamente una solida collezione di pezzi nuovi , materiale distinto.
E la copertina , con i due amanti che si baciano sul sedile posteriore di un’automobile , è di gran lunga una delle sue più belle delle  ultime decadi .
Se si tratti di un album d’amore, di un album di cinismo , o di un album che parla della sofferenza per l’amore perso , nessuno lo può sapere , quello che è certo è che “Together Through Life” è degno di nota ed occuperà un posto rispettabile nel catalogo dei 33 album in studio di Dylan. Inoltre è un altro mezzo per Dylan per raggiungere il suo pubblico saggio ed intelligente con la sua voce ringhiante.

 

 

TTL : Il nuovo album di Dylan : é una foto da passaporto
 
 By RJ Eskow
 
Bob Dylan è passato. I suoi album non sono più eventi di trasformazione generazionale. Ai giorni d’oggi sono celebrazioni ed echi del lavoro quotidiano dal vivo della morente generazione dei musicisti delle Roadhouse Americane, bluesman e cantanti di ballate Tex-Mex , cantanti country , rockabilly pazzi e potenziali amanti dei cantanti di cronaca.
Ma se avete sentito i suoi ultimi album queste cose le saprete già. “Together Through Life” è la conferma.
Niente di quanto contenuto in questo album riporta a Dylan il fastidioso onere di essere un “genio”.
Ma allora , nessuno ha mai chiesto ad uno qualsiasi dei Cinque Royales se sia un genio. O Freddy Fender. O Billy the Kid Emerson. Ma loro erano grandi , ed è con questa gente che adesso Dylan sta in compagnia.
Infatti , sembra che Dylan sarebbe stato felice di essere parte di quella generazione musicale venuta immediatamente prima di lui---quelli che non avevano nessuna speranza , anche tardiva , di avere qualche fugace momento di fama.
Non sono diventati celebrità , eccetto che nei loro ghetti , o barrios o angoli di strada. Erano uomini comuni convinti , idealisti ed assassini , italiani ubriaconi , sfruttatori ebrei e bari mezzosangue. Erano sognatori energici e tossicodipendenti che facevano delle piccole performances , qualcuna delle quali si è rivelata brillante.
Non erano gente che Charlie Rose avrebbe voluto intervistare , se capite cosa voglio dire.
Come lo skyline di Nashville , questo album sembra un tentativo di evadere dalla celebrità , al massimo si può augurargli buona fortuna..
Mi chiedo cosa c’è scritto sul passaporto di Dylan alla voce “occupazione”. Probabilmente non “poeta” , o “leggenda” , o “voce di una generazione”. Ho la senzazione che dica quello che LUI vuole che dica : “Musicista” , o meglio ancora “ musicista in attività” , l’uomo è sempre in tour.
L’album è sulla strada giusta per arrivare al # 1 delle classifiche ( se questo può avere importanza) ed è sulla copertina di Rolling Stone.
Pubblicare album è quello che fanno i musicisti per lavoro , e Dylan sembra essere nel suo elemento su questa strada.
Gli album di Dylan non hanno cambiato niente da quando “Nashville Skyline” ha lanciato il messaggio “ Buttatevi sul country”. Che sollievo deve essere per un musicista.
Oggi Dylan non fa musica , lui è la musica. Prendere o lasciare. Le canzoni non possono essere cariche di significati involontari. Non sono dipinti , sono fotografie ---come quelle grandi in bianco e nero di Milt Hinton o Marty Stuart , dove un grande musicista pieno d'arte ne cattura un altro.
Infatti , “My wife’s home town” è così Willie Dixon (J just want to make love to you) che è stato accreditato per la composizione della canzone.
Non ci sono “Ballad of a thin man” in questo disco , così , se state ancora cercando queste cose dopo tutti questi anni rimarrete delusi.
Se siete Dylan-fans avrete già sentito che c’è la fisarmonica di David Hidalgo nelle registrazioni. Questo porta molta gente a pensare “TexMex”. Qualcuna delle tracce è TexMex , c’è anche un folto lotto di blues e nient’altro ( la fisarmonica in queste canzoni è più una riminescenza di Clinton Chenier che accompagna Lightin’ Hopkins che Flaco Jimenez).
I pezzi blues hanno il suono ed il sapore della Chess Records , eccetto che per la fisarmonica , sempre in sottofondo in “Beyond here lies nothin’ “, come era nello stile della Chess quando volevano avere un pezzo attraente e ballabile. Qui , il produttore Jack Frost (Dylan stesso) ha optato per una fonetica più chiara , luminosa e di miglior qualità rispetto alla vecchia della Chess.
 
Dylan è ancora un archivista , e ancora un bandito gentiluomo anche. “If you ever go to Houston” parte dalla rivistazione di “Midnight Special”. Questo è OK : I lavoratori della musica sono valutati dalla qualità del materiale che rubano.
Ma una volta ancora , si può rubare una canzone di pubblico dominio ? Dylan continua semplicemente l’evoluzione del processo folk. Siate sicuri di questo. Sarebbe come instituire un caso di violazione del copyright contro la membrana limbica che regola l’emotività del cervello.
“Midnight Special ?” Cosa c’è di più americano che una canzone che parla di un prigioniero che trova la redenzione di Dio nei fari di un treno ?
Parlando di Freddy Fender , è troppo cattivo dire che “This dream of you” sia quasi una cover di una sua canzone. Dovrebbe essere solo una imitazione del suo stile di Elvis-Messicano e del suo stile di ballate di confine. E le parole “nowhere cafè” sono una eco piuttosto chiara (e bella) della collaborazione Doc Pomus / Willy DeVille chiamata “Just to walk that little girl home” ,    ( It’s closing time in this nowhere café There’s no way in the world I’m gonna let that girl Let her slip away - sono le parole iniziali del pezzo di DeVille ). C’è qualcosa un pò TexMex anche in questa canzone.                                                                                                                     “Life is hard” è una deroga al suono generale dell’album , è una ballata sull’infelicità causata da una persona che ti lascia che potrebbe essere stata cantata da Mabel Mercer in qualche cabaret dei tempi andati.
Ma allora , l' infelicità per l’abbandono da parte della persona amata è un motivo ricorrente in queste canzoni di Dylan. Lui è così permanentemente senza amore in questo disco che sembra essere in purgatorio. Sogna una storia d’amore mentre guarda dalla finestra , come un bambino che guarda dei musicisti che fanno le prove nel bar dove non può entrare. Lui ha in mano una donna ora , ma nel modo in cui un cattolico terrebbe in mano la corona del rosario.
Il pezzo che cattura , “I feel a change comin’ on “ , parte con le svisate di basso di stile Rick Danko , uno delle poche eco di The Band in questo disco.
Questo dovrebbe essere il “singolo” , se il singolo ha ancora importanza. E’ così vicino ad una canzone da autoradio , la canzone tanto aspettata. Ma qualcuno dice che Dylan dovrebbe tenere la bocca chiusa e prendere questo tipo di testo più letteralmente : “ Sto ascoltando Billy Joe Shaver e leggendo James Joyce”. La mia opionione è che è esattamente ciò che sta facendo , dice e non dice , o non dice tutto quello che pensa o che sa.( Spero che spinga molta gente ad ascoltare Billy Joe ; ho avuto una grande conversazione con lui un paio d’anni fa).
Ma cosa significa dire che questa musica “è” ? Questo è proprio quello che da sempre fa la roadhouse music : semplicemente esiste---almeno fino a quando tutti quegli studenti universitari cominciano ad ascoltarla e scrivere tesi di laurea , sono lì anche per ballare , ubriacarsi e piangere....o solo ad ascoltarla se più vi piace. E’ il tipo di musica che una volta era onnipresente—nei piccoli negozi che la suonavano con i loro HiFi nelle strade del borgo, o nelle radio a transistor sui sedili posteriori , nei manifesti strappati via all’entrata di quei vicoli dove non si osava avventurarsi , alla fine in quelle sale puzzolenti di sudore sotto il caldo delle poche luci.
Ok , ma “é” è sempre valido ? Bene , che tutto dipenda dalla vostra definizione di cosa signidica “è”. Le liriche sono brillanti , ma in modo subdolo. E nessuno compra un album per i testi.
Non ci sono melodie che colpiscono , anche se Dylan ne ha scritte molte di più di quelle che un sacco di gente riconosce. Non è quel tipo di canzone. E’ musica di tutti i giorni , la poesia del prosaico. Se volete altri tipi di Dylan avete bisogno di una macchina del tempo.
Ma è un gran album se vi piace il Dylan degli ultimi anni o se amate la musica da musicista in attività che suona , e il resto è cominciare a cantare "the door has closed forevermore/if indeed there ever was a door"? Lui è sempre stato un sottovalutato genio vocale , e adesso sta seguendo questa strada.
L’album non vi cambierà la vita. Personalmente , la mia vita non ha bisogno di molti cambiamenti.
Non sono corso a casa ad ascoltarlo per imparare tutte le canzoni , ma so già un sacco di brani. E come dire : Queste canzoni sono più fotografie istantanee che composizioni, ma potrebbe anche essere che alla fine , tutte assieme , facciano un’ unica grande fotografia. E potrebbe anche non essere un lavoro artistico , ma qualcosa più funzionale , come la foto del passaporto di qualcuno che è sempre in viaggio per il prossimo concerto. Qualcuno come Willie Dixon , o Mabel Mercer , o Bob Dylan.
Un musicista in attività.

 

 

Il nuovo album di Bob Dylan , una delusione
 
By David Bauder, THE ASSOCIATED PRESS
 
“La maledizione delle Bootleg Series colpisce ancora” è quello che potreste cominciare a pensare sentendo “Together Through Life” , come se fossero delle outtakes , le prime prove.
Dylan è stato sui rulli in questa ultima decade , a partire dalla mortalità sul volto e strizzando musica memorabile da essa. “Tell Tale signs” , disco di outtakes e prove rimaneggiate dimostra il duro lavoro che ha fatto , e inoltre contribuisce a fare di questo “Together Through Life” una delusione.
Si tratta di una partita di pedestri composizione in stile bluesy , con la fisarmonica di David Hidalgo che in molti pezzi aggiunge il sapore Mex-Tex. “My wife’s home town” (che dovrebbe essere l’inferno) scritta , o meglio ripresa dal maestro del blues Willie Dixon che per questo è citato come co-autore , e “It’s all good” , flash migliore di spirito agile.
Robert Hunter , conosciuto per aver scritto i testi dei Greatful Dead , ha scritto con Dylan 8 delle dieci canzoni , e mentre Dylan canta dell’amore andato e venuto con la sua sparuta voce , offre una scrittura poco emotiva che non è capace di agganciare l’ascoltatore.
Lo stile di “Shake Shake Mama” , ripetendo la frase d’apertura del pezzo , suona stantio.
Una frase come “ Cammino per i boulevards , ammettendo che la vita dura senza te vicina a me “ potrebbe arrivare da chiunque. Dylan non è un “chiunque”.
Forse il produttore Jack Frost avrebbe potuto pretendere di più ( si , è chiaro che Frost è uno pseudonimo di Dylan , ma il produttore non serve l’artista in questo disco).
“If you ever go to Houston” e “Forgetful Heart” semplicemente arrancano a fatica.
Momenti divertenti , come il ripetuto riff di chitarra di Jolene , sono presenti nella seconda metà del disco. Infatti , i due ultimi pezzi dell’album , particolarmente la divertente-oscura “It’s all good” sono i migliori.
E’ difficile non chiedersi che tipo di vita si può strizzare da queste canzoni , forse con un pò più di tempo “on the road” , con una o due riscritture , le farebbero sentire non come se fossero degli abbozzi . Potrebbero esserci delle outtakes di queste canzoni , versioni migliori o canzoni migliori che qualche volta vengono lasciate fuori da un disco , è già successo altre volte.

 

 

Together Through Life (Columbia)
 
by Danny Eccleston
 
Come la vita , l’altro grande imponderabile , Bob Dylan è pieno di sorprese. Ci ha sorpreso a metà degli anni 60 quando si pose come il profeta della nascente controcultura , ci ha sorpresi di nuovo con la sua conversione alla Chiesa dei Cristiani Rinati a metà anni 70’ed i relativi albums. Ci ha sorpreso adesso , con questa botta di rinnovato vigore consistente in questo nuovo disco apparentemente senza tristezza.
Più di Modern Times , un buon disco , ma ( chi può dirlo ora ? ) , quello che mancava era qualcosa di straordinario , a 24 carati , una Mississippi o una Love Sick , “Together Through Life è un album che ti aggancia e si rifiuta di lasciarti andare. E’ il conforto serale , con un grande suono duro , che esplode come nel soundcheck di una band col teatro vuoto. E c’è di fondo un inquietante richiamo , perchè sopratutto questo è un disco che parla dell’amore , della sua assenza e dei ricordi.
E’ li , in mezzo al pesante rombo di “Beyond here lies nothing” , come il basso impastato di Tony Garnier e la chitarra bruciante dell’Heartbreaker Mike Campbell , uno stimolo per Dylan a navigare i “boulevards of broken cars”, ossessionato dalla sempre presente fisarmonica di David Hidalgo , una strana eco dell’organo di Al Kooper dei tempi passati.
Dylan insegue il suo antico amore attraverso questo passaggio , pieno di apocalittici punti di riferimento appena accennati , fino a che si butta dritto in “Life is hard” , una lacrimosa ballata dal sapore country-jazz , commissionata prima del disco da Oliver Dahan per il suo film in uscita “My own love song”. “Dato che siamo stati lontani , non ho provato molto – ruggisce Dylan come una rana toro che ha un enfisema – da un giorno sterile all’altro , il mio cuore è sempre bloccato".
“Life is hard” è il paradigma di tutto ciò che è grande in “Together Through Life”. Il disco ha il suo meglio nell’elevato tasso melodico , che richiede un salto di registro nel coro nel quale Dylan stesso deve buttarsi. Più ancora tipico , è il triste sapore crepuscolare , non è solo l’onda d’addio di una registrazione piena di narratori che danno il meglio che possono , la mancanza dell’amore pesa di giorno in giorno "The sun is sinking low/I guess it's time to go/I feel a chilly breeze/In place of memories."
La memoria era la più grande preoccupazione di Modern Times , ma c’e qualcosa di più crudele in “Together Through Life”. In “Forgetful heart” il passato nutrito dall’amore ; ora il nostro narratore sta sveglio tutta la notte ed ascolta “il suono del dolore”. Ma non è chiaro se è la di lei slealtà ad essere castigata o quella di lui. La vita è senza significato , sembra dire Dylan , solo l’amore la rende accettabile , anche se siamo alla fine , è quasi Beckettiano.
E’ questo Dylan ? E’ questo quello che prova ? Difficile dirlo . Queste canzoni hanno diverse prospettive , tragiche , comiche e satiriche. Alcune sembrano un mazzo di viole del pensiero , raggruppate per tematica , non storie così tanto per raccontrare qualcosa. Sicuramente questo è Dylan , che ascolta Billy Joe Shaver e legge James Joyce in “I fell a change comin’ on” , come potrebbe essere qualcun altro ? Potrebbe essere qualche altro collega , perso in un bar di Austin , Forg Worth e San Anton con una pistola nella cintura nella durissima – swinging , “ If you ever go to Houston” ? anche se Dylan ha trascorso così tanto tempo immaginando se stesso nel sudovest del nordamerica, come se avesse perso una scheggia di se stesso da quelle parti.
“This dream of you” è il pezzo più tex-mex , guidato da una lirica melodia di violino e fisarmonica , mentre il Dylan-narratore è tormentato dal pensiero di una senorita che se n’è andata da tempo e che lo ossessiona la notte ed il giorno. “C’è un momento in cui tutte le cose ricominciano nuovamente , - mormora - ma quel momento potrebbe essere arrivato ed andato. L’occasione perduta lo blocca , eppure è questo che lo spinge a continuare a vivere.
Questa è roba scontata , ma non è ancora il pezzo migliore dell’album , questo è il già recensito “ I feel a change comin’ on “ , che gira su un’altro piano di questo crepuscolo di riflessioni - “L’ultima parte del giorno se n’è già andata “ , ma è uno splendido piccolo pungiglione in un brano pieno di calore “ La vita è per l’amore / e dicono che l’amore sia cieco “ canta Dylan allegramente. “ Se vuoi vivere facilmente / piccola / metti i tuoi vestiti accanto ai miei “. Una delle sue romanze a lieto fine , che fa lega con If not for you e I’ll be your baby tonight.
 
Quindi , “Together Through Life” non è privo di leggerezza , e c’è lo scintillio della mano di Dylan.
“Shake Shake Mama” è un rock picaresco , nel classico stile dylaniano , pieno di donne dalla lingua tagliente e ridicoli pregiudizi , supportato dal suono distorto di un amplificatore valvolare per la chitarra.
E nel triste cerchio del suono della Chess in “My wife’s home town” c’è anche una variante dello scherzo sulla mother-in-law. Dylan gode così tanto che inserisce due risate , maliziosa nel finale , come se non volesse prendere la cosa sul serio.
“ Ci sono ragioni per questo e per quello . dice il narratore – non posso pensare a quelle giuste adesso , ma so che esistono”.
Risatine a parte , “Together Through Life” finisce come comincia , con un’occhiata alla conclusione dei giorni. Il ricco sarcasmo di   “It’s all good” è pieno di gioia implacabile. Immaginate Subterranean Homesick Blues riempita dall’incensato moralismo di Gotta Serve somabody di Slow Train Coming, politici mentitori , coltivatori , vedove ed orfani affamati che turbinano nel febbricitante sogno della crisi finanziaria , anche se concigliandosi con le mogli vagabonde , il tutto paragonato ai mali di Gomorra assume un pò l’aspetto di una farsa. Cosa sta dicendo esattamente Dylan , sul tema del giorno ? Se lo sa non lo dice , almeno non abbastanza. Se siamo abituati al nulla , siamo abituati a questo Dylan-quasi-misterioso , ma nel 67enne vecchio appare più che mai evidente la piacevole impressione di sapere molto più di quello che dice , forse è una prerogativa degli anziani. Non è che a loro piace vedere che i giovani mettono in rilievo  i loro errori , ma da quello che dicono fan capire di sapere gli errori che stiamo facendo noi. In verità , la saggezza viene sprecata dai giovani. Dylan suona come un uomo che ha già espresso le sue opinioni , anche se molto tempo è passato da quando ha avuto piena conoscenza di tutte le cose.
Non vi è alcun messaggio nel disco , solo scrivere canzoni e vivere la vita che rimane.
Ed ogni nuovo disco lo trova un pò stupito , un pò divertito dal fatto che è ancora qui , che ha aperto il sipario un’altra volta.
In questi giorni , il sorprendente vecchio sta sorprendendo anche se stesso.

 

 

Attraverso la vita, attraverso il tempo

by Daniele Cagnotto

Che dire del signor Robert Allen Zimmerman che ancora non sia stato detto? Quasi cinquant'anni di carriera e praticamente altrettanti album pubblicati, inclusi live e quant'altro. Una vera e propria icona imperitura del rock, simbolo del suo tempo, della controcultura giovanile degli anni '60 ed in seguito testimone della caduta di quegli stessi ideali di protesta da lui per primo esternati. Dritto per la sua strada, attraverso mode e revival, con la sua chitarra, la sua voce roca e quell'espressione dura sul volto, propria di chi la sa lunga.
A tre anni di distanza da "Modern Times" (2006), Dylan riconferma con questo nuovo album un rinnovato e viscerale amore per il country, tornato ad essere ingrediente primario della sua proposta fin dal bellissimo "Time Out Of Mind" del 1997. Bob affronta il tema dell'amore e la tradizione musicale americana nel modo che lo ha reso una leggenda, con un pizzico di arroganza ma con sincerità e con un suono che se ne frega altamente di essere fuori moda e fuori dal tempo. Un sound perfetto nel sottolineare la solita ruvidità rantolante della sua voce, peraltro l'unica del rock entrata a fare parte della letteratura ufficiale americana e conseguentemente studiata a scuola.
Profondo, maturo e subdolamente seducente come sempre, l'ex menestrello del folk racconta le cose semplici della vita facendoci sentire il profumo di tempi e luoghi lontani. Dieci i solch…oops, le tracce contenute nella release, tra cui "Shake Shake Mama", "Jolene" e quella "This Dream Of You" guidata da una suggestiva linea di fisarmonica. Un album "a presa lenta", che ha bisogno di essere ascoltato e capito. Solo allora potrà portarvi indietro nei 60's, o meglio ancora in un posto dove il tempo in realtà non ha nessuna importanza, tutti insieme attraverso la vita e il passare degli anni.
Che sia questa la ricetta per l'immortalità?

 

 

Il messaggio in bottiglia di Together Through Life - "Felicemente prigioniero del blues"

Qualche settimana fa ho ricevuto tramite “maggiesfarm”, un sito italiano che si occupa di Bob Dylan, il messaggio di un appassionato in crisi. Stefano C. scrive che non ce la fa più ad andare a sentire Dylan dal vivo e che da quando ha saputo che il nuovo disco di Dylan, quel Together Through Life uscito in questi giorni, è un ritorno alle sonorità anni ’50, ha deciso che di questa “noia impressionante” non ne vuole più sapere, anche se sono venticinque anni che segue Dylan e gli ha dedicato un bel po’ di tempo e di soldi. E a questo punto vuole sapere che cosa ne penso io, come traduttore, studioso e appassionato. Non so, ormai Dylan si è guadagnato il diritto di fare quello che gli pare, ma anche chi l’ha seguito si è guadagnato lo stesso diritto. La richiesta di Stefano C. mi ha fatto sentire come un bizzarro padre spirituale che riceve la visita di un parrocchiano tormentato: “Padre, mi aiuti, ho perso la fede”. Posso solo dire che se Stefano C. si sente abbastanza sicuro di sé da abbandonare il Maestro, benedico la sua decisione e gli auguro un felice cammino. Liberarsi di un’ossessione è sempre un segno di maturità. Molto meglio dire “Bob Dylan mi ha rotto” e sbattere la porta (“se mai c’è stata una porta”, come canta Dylan in Forgetful Heart) piuttosto che accodarsi a coloro ai quali Dylan non piace più, che non lo capiscono più, o che non si sentono capiti da lui, ma che continuano a scrivere articoli e blog e interventi nei quali inveiscono contro il loro perduto amore come mariti che dopo il divorzio tornano a urlare insulti davanti alla casa della loro ex.
Dylan è esasperante perché non se ne va, perché può essere grandissimo e orribile, e perché non è mai entrato in quella zona di rassicurante irrilevanza alla quale sono approdati molti suoi colleghi (Rolling Stones, Van Morrison, Paul McCartney, David Bowie, U2 e R.E.M. – Bruce Springsteen e Neil Young fanno ancora in tempo a uscirne). Ti tiene sulle spine perché anche quando ti delude non ti fa sentire superiore a lui, anzi il suo modo di deluderti sembra un insulto rivolto a te che sei stato così sciocco da farti menare per il naso un’altra volta. Te l’avevo detto di non prendermi troppo sul serio, ti sta ripetendo il vecchiaccio. Te l’avevo detto che io non sono un Musicista, non sono un Poeta, sono solo un ragazzo dalla pelle bianca che una volta è entrato nel labirinto del blues e ha trovato il minotauro nero ad aspettarlo. Ma tu non mi hai ascoltato e mi sei venuto dietro credendo che io avessi in mano il filo d’Arianna che avrebbe salvato tutti e due. Ebbene, non ce l’ho, e sai che cosa ti dico? Preferisco la compagnia del minotauro alla tua. Io mi sistemo qua. Tu trovati l’uscita da solo.
Se Together Through Life ha una storia da raccontare, è proprio quella di chi ha deciso di non uscire più dal dedalo della musica americana. Prigioniero del blues di Muddy Waters, Howlin’ Wolf e Otis Rush, del suono scabro e minimalistico dei vecchi dischi Chess e Cobra, del country-rock texano di Doug Sahm, del conjunto tex-mex impreziosito di fisarmoniche e trombe, e addirittura della parlour ballad degli anni ‘10 e ’20 (la “romanza da salotto” che venne poi spazzata via da Broadway e dallo swing), il vecchio folksinger (68 anni a maggio) ci ha inviato Together Through Life come un messaggio in bottiglia lanciato da un luogo del quale solo lui conosce la strada. Non c’è vero e proprio rock and roll in Together Through Life, ma non c’è nemmeno una ballata folk. Ci sono invece canzoni, care vecchie canzoni, offerte con finissima furbizia ma anche con una sorta di incantata, sublime stupidità. Sono canzoni come Life Is Hard o Forgetful Heart, che anche la signora Beatty Zimmerman avrebbe potuto cantare mentre stendeva il bucato, a patto che non badasse ai tranelli nascosti in certi versi un po’ troppo innocenti. Ci sono blues comicamente “diabolici” come My Wife’s Home Town e Shake Shake Mama, residuati bellici di una misoginia arcaica ma anche carichi di una sessualità esplicita e adulta (espressa, ancora più che dalle parole, dalla musica e da una voce splendidamente rasposa e grufolante) impossibile da trovare altrove nella pop music. Ci sono tre pezzi abbastanza seri, This Dream of You, I Feel A Change Comin’ On e It’s All Good, ma suonati e cantati come se non lo fossero, corollari a discorsi già fatti tanto tempo fa, passioni consumate e che bisogna stare attenti a non rinfocolare. E ci sono anche momenti di stanchezza, attribuibili tanto alla musica di Dylan come a Robert Hunter (già responsabile dei testi dei Grateful Dead e qui co-autore dei versi di nove canzoni su dieci), come If You Ever Go to Houston (glossa della tradizionale Midnight Special) che non riesce a decollare, appesantita da un arrangiamento ossessivo, e una Jolene che tenta, senza riuscirci, di recuperare la purezza mozartiana (quella sì davvero perduta) del Chuck Berry di After School Sessions.
Può darsi che tutto questo risulti una “noia impressionante” per chi non vede che cosa ci sia di rilevante nel riproporre, all’alba del 2009, il carezzevole melodizzare di Irving Berlin o la nuda austerità delle incisioni Chess. È legittimo. Ma è come lamentarsi che Paolo Conte faccia canzoni a tempo di rumba e di tango invece di passare all’hip-hop. Quanto agli altri, e sono la maggioranza, apriranno l’ultimo messaggio in bottiglia del vecchio maestro e, diligenti e felici, si metteranno a decifrarlo, come in fondo è sempre successo, da cinquant’anni in qua.

Alessandro Carrera

 

 

Together Through Life : Finalmente ho capito

Sembra che il nostro Bob non abbia più niente da dimostrare , sembra che il nostro Bob non voglia dimostrare più niente , sembra che il nostro Bob sia entrato in un mondo tutto suo , solo suo , chiudendo fuori i fans e tutto il resto del mondo. Stanco di una vita che ogni volta lo obbligava , pretendeva da lui la sublime perfezione del suo pensiero , della sua poesia , della sua musica , il vecchio Bob ha detto basta , ha aperto una porta , è entrato e se l’è chiusa alle spalle. Finalmente nel luogo dove è ora può fare quello che vuole , quello che gli piace , quello che non lo impegna , quello che non lo consuma. Fa esattamente quello che gli va di fare , la musica che ha sempre amato , le canzoni che sentiva alla radio nella sua infanzia , il semplice blues , la musica del diavolo , incarnazione della voce delle  masse , dei delusi , dei disperati , di quelli che pensano di essere dei veggenti , quelli che hanno un rimedio per tutto ed alla fine perdono sempre. Così è il blues , monotono , ripetitivo , ingabbiato in un semplice schema musicale , dotato di una carica comunicativa potentissima. Quel blues che si ruba le melodie di canzone in canzone , che fa in modo che della stessa song ci siano quattro , cinque o sei o chissà quante versioni con il testo diverso , e piace sempre , affascina sempre , entra nei cuori e nei cervelli delle gente , anche quando a suonarlo non sono i grossi calibri ma uno come Bob Dylan che la voce se l’è consumata “on the road” , "on the wine" ed "on the cigarettes".
Potenza del blues o potenza di Dylan ? Di tutti e due credo , l’accoppiata Dylan-Blues è sempre stata vincente nel tempo , e Together Through Life lo sta dimostrando. Adesso ho capito il significato del titolo dopo tutte le polemiche che ho suscitato su Maggie’s Farm con il mio precedente scritto sull’argomento. Allora mi chiedevo che senso aveva sentir dire da Dylan “Assieme attraverso la vita” , da uno che il pubblico l’ha sempre misurato con il suo metro , importante ma non determinante , se consenziente meglio , ma mai influente sulle sue scelte , uno che il pubblico l’ha assillato e torturato per tutta la vita in tutte le maniere. Ma il titolo non era rivolto al suo pubblico , era così facile , ma ho dovuto ascoltare il disco per capirlo , “Together Through Life “ significa insieme attraverso la vita per Robert Zimmerman , Bob Dylan e il Blues. Noi non c’entravamo in tutto questo , era una specie di auotocertificazione Dylaniana , il mettere molto misteriosamente il puntino sulla famosa - i -. Questo è il senso di “Togethrt Through Life” , non era un messaggio al dylanpeople , era una semplice riflessione personale , il punto di una vita che ormai si avvia tranquillamente verso l’ ultima parte del giorno. E' il riassunto di buona parte della sua musica , delle sue parole , della sue vicende personali , delle sue impressioni , degli avvenimenti che l’hanno visto partecipe dei fatti di questo mondo come tutti noi. Lui li vede a suo modo e li giudica a suo modo , li desrive a suo modo , li canta a suo modo , ed alla fine , valutati a suo modo , sputa la sentenza definitiva. A volte questo Dylan è sembrato arrogante , i genii hanno sempre dovuto subire questo genere di attacchi da parte delle comunità , in ogni parte del mondo , in ogni tempo , ed hanno sempre risposto chiudendosi la porta dietro alle spalle , lasciando che il mondo fuori continuasse a girare come meglio gli pareva. Questo ha fatto Dylan , ha fatto quello che si sente di fare , esattamente come ognuno di noi , magari in modo diverso , con forme di espressione differenti , a volte scontate come il blues , ma non scordiamo che il blues potrà essere anche banale ma mai superficiale , il blues scava in profondità , per questo dura da anni. A Dylan piace il blues , Dylan canta il blues , l'ha sempre cantato , gli piace il Mex-Tex , e allora ? Ha tutto il diritto e la gioia di farlo , mica deve chiedere la nostra opinione prima di fare qualcosa , lui fa , se poi quello che lui fa piace anche a noi meglio ancora , altrimenti in mondo continua a girare nello stesso modo . Forse qualcuno dei suoi old-times fans si aspettava un nuovo capolavore al posto di un disco semplice , spontaneo e pure divertente come Together Through Life , ma attenti , il solito buon vecchio Dylan il capolavoro l’ha infilato anche in questo disco , si intitola “ I fell a change comin’ on”.
Alessandro Carrera con le sue parole mi ha aperto gli occhi , grazie Alessandro , ora c’è un cieco in meno sulla terra !

Mr.Tambourine

 

 

Corriere della Sera - Spettacoli - Il vecchio Bob Dylan scala la hit ed è record Spettacoli

Con il suo disco ha battuto la stellina Lady Gaga
Il vecchio Bob Dylan scala la hit ed è record
Inghilterra, è il più anziano mai giunto in vetta

 

MILANO — Bob Dylan da record. Chissà quanti ne ha inanellati nella sua lunga e gloriosa carriera, ma eccone uno fresco. Dylan, 68 anni il prossimo 24 maggio, è l'artista più anziano ad essere arrivato al numero uno delle classifiche britanniche.
Bob Dylan che compirà 68 anni il prossimo 24 maggio.
Il suo «Together Through Life» è stato l'album più venduto la scorsa settimana. E si tratta di un ritorno in cima alle chart inglesi dopo quasi quattro decenni: l'ultima volta che si era trovato nella stessa posizione, gli album erano «Self Portrait» e «New Morning», entrambi pubblicati nel 1970. Dylan, nato il 24 maggio 1941, ha quindi battuto di qualche mese il record di Neil Diamond, che lo scorso anno con «Home After Dark» aveva raggiunto il posto più alto in classifica a 67 anni e 4 mesi. L'ottimo risultato di «Together Through Life» ha messo in fila il trio rock The Enemy e la stellina della dancepop Lady Gaga che era al numero uno la scorsa settimana, tutti nati negli anni Ottanta. Un ricambio generazionale al contrario.
Il poeta della canzone non è nuovo a questi risultati a sorpresa. Nell'estate 2006 con «Modern Times» era tornato ad essere il più venduto negli Stati Uniti, una posizione che non frequentava da trent'anni, dai tempi di «Desire». Che, come «Love and Theft» del 2001, ricordano gli appassionati di statistiche di vendita, in Gran Bretagna si era fermato al numero tre. Si prospetta lo stesso risultato anche negli Stati Uniti, mentre in Italia la pubblicazione delle classifiche è stata posticipata, causa ponte festivo, a oggi. Dalla casa discografica, la Sony Music, sperano in un risultato fra i primi dieci, ma fanno anche notare che da qualche mese c'è stato uno spostamento sensibile delle preferenze dei consumatori verso la musica e gli artisti italiani. Difficile, quindi, che il 33° album della carriera dell'artista, una serie di canzoni fra blues atmosfere tex-mex e anche qualche passaggio alla Tom Waits, possa ripetere l'esordio al numero 2 di «Modern Times». O addirittura il numero 1, l'unico di mr. Dylan nel nostro Paese, raggiunto con «Desire».

Andrea Laffranchi

 

 

ILSOLE24ORE.COM - Cultura e Tempo libero
Bob Dylan: Together Through Life

di Marco Barbonaglia

Together Through Life, ovvero l’amore secondo Dylan. Certo nessuno si aspettava un nuovo album a meno di 3 anni dall’ultimo. Tra un disco e l’altro, ormai, il menestrello ci aveva abituati a ben altre pause. Basta scorrere le date di uscita dei quattro lavori precedenti. Under the Red Sky 1990, Time Out of Mind 1997, “Love & Theft” 2001, Modern Times 2006. L’ultimo, in particolare, gli aveva restituito un successo degno dei tempi migliori, riportandolo per la prima volta dal ‘76 in vetta alle classifiche di tutto il mondo. Ma Dylan, a 68 anni suonati, impegnato in una turnèe infinita ( il Never Ending Tour) che, dall’88 a oggi lo vede mantenere una media difficilmente sotto i 100/120 concerti l’anno, non ne vuole sapere di riposare sugli allori.
E allora rieccolo con 10 canzoni inedite, il suo 46esimo disco, il 33esimo realizzato in studio. Questa volta Jokerman canta l’amore. Un amore alla Dylan naturalmente, disperato e struggente o, al limite, giocoso e lascivo, come vuole la tradizione blues.
Di Together Through Life si sta dicendo e si dirà di tutto, come sempre di ogni nuovo lavoro di Zimmerman. Che è un capolavoro, che il menestrello ha perso il tocco, che si ripete, che riesce ancora ad innovare, che non ha più voce …
Niente di nuovo. In realtà, Bob segue ormai una strada che ha incominciato a percorrere almeno 20 anni fa. Il suo cammino è tutto nel solco della tradizione americana, della musica che ascoltava quando era ragazzino (non di quella che faceva lui da giovane). Appena ventenne, si sforzava di sembrare vecchio nel timbro e nell’intonazione vocale. E oggi è arrivato nel punto dal quale, forse, voleva partire. Ritornato, dopo le sbandate degli anni ’80, come reincarnazione di un bluesman girovago, non ha più cambiato rotta.
Quello che è stato uno dei più grandi innovatori della musica, l’eroe per antonomasia della controcultura, ci offre, oggi, un sound che sembra arrivare da una macchina del tempo sintonizzata sugli anni ‘40/50. Ma, a pensarci bene, non è questa la vera trasgressione, il vero strappo con la musica sintetica e prefabbricata che domina,i giorni nostri, le classifiche? Non è questa la colonna sonora dei veri “Modern Times”?
E se il penultimo album era un capolavoro, una sorta di manifesto di questo Dylan fuori dal tempo, Together Through Life è un gioiellino, una perla che va ascoltata e riascoltata.
La fisarmonica di David Hidalgo dei Los Lobos da un tocco di tex-mex al tutto, mentre Bob si muove dalle parti del delta del Mississipi. Luciferino in My Wife’s Home Town, con tanto di ghigno che si perde tra le ultime note e ammiccante nella canzone d’apertura, Beyond Here Lies Nothin’, si trasforma in crooner nella dolente Life is Hard. Il meglio lo lascia, però, alle splendide Forgetful Heart e It’s all Good. Ma anche i blues più ruvidi come Jolene o Shake Shake Mama risultano godibili, mentre I Feel A Change Comin’ On e If You Ever Go To Huston si collocano ad un livello decisamente superiore.
Questa volta il menestrello non canta l’apocalisse e la fine dei tempi. Con la collaborazione di Robert Hunter, paroliere dei Greateful Dead, scrive invece delle canzoni d’amore. Ma il tocco del vecchio Bob riaffiora qua e là come un fiume neanche troppo sotterraneo. “ Oltre qui non c’è niente- dice lapidario alla sua bella, alla fine di Beyond Here There Is Nothin’.- niente che non sia già stato fatto e niente che non sia già stato detto.”

 

 

Review of the new Bob Dylan album 'Together Through Life', April 2009

By ken (http://samsonsdiner.blogspot.com)

Questa è una veloce recensione do “Together Through Life”. Bruciati I giornali , solo un ascolto , ed eventualmente qualche pezzo ascoltato alla radio in macchina ! Ma , suona grande in macchina: é un album divertente.
Suono saggio , non distante dagli ultimi tre album , ma dolce con la fisarmonica di Hidalgo. Come altre recensioni hanno detto , è un album col suono Mex-Tex delle città di confine. La voce di Bob è buona. Da cane che mugula ma buona. Non sembra esserci armonica. Liricamente non sono ancora sicuro.
La mia prima impressione generale su queste songs è che non sono molto distanti dal suono di Time out of mind e di Modern times. Mi piacciono quei due album. Together Through life per me è più vicino a Love and Theft , del quale penso sia stato un interessante esercizio di generi diversi , con una superlativa canzone , Mississippi. E anche quest’album ha una grande canzone , “I fell a change comin’ on”.
Così comincierò con questa - che canzone ! C’è qualche piccola sfumatura che non mi piace di questa canzone. E’ ottimista , liricamente un possibile riflesso di quanto buoni possano essere l’amore e la vita , a dispetto dell’invecchiamento. E’ la miglior preformance della band in questo album , e probabilmente quella cantata meglio. Inoltre è un album senza tanti assoli di chitarra , questa canzone ne ha uno bello , presumibilmente suonato da Mike Campbell.
Se tutto l’album fosse stato solo questa canzone , in definitiva varrebbe il prezzo dei vostri 20 euro. Una canzone , che io penso , sia fra le migliori dei suoi ultimi tempi , a partire da Workingman’s blues , Nettie Moore , Mississippi , Not dark Yet , Trying to get to heaven e Standing in the doorway.
Beyond here lies nothin’ è un eccellente album opener. Una specie di rockin’ & swinging che rende il tutto con suono paludoso in ogni senso – è l’unica canzone dell’album che mi ricorda “Oh Mercy”.
La troppo elaborata Life is hard non è all’altezza delle aspettative. E’ un tranquillo suono europeo , ma lui ha scitto molte canzoni lente , ma questa torna indietro , nessun voto per questa canzone.
Do il mio voto per la canzone più difettosa dell’album a “My wif’s home town”. Una mediocre riscrittura di una canzone di Willie Dixon ( accreditata per fairplay) , presumibilmente I just want to make love to you ? Perdita di tempo. Probabilmente la suonerà in concerto fino alla morte.
If you ever go to Houston – bella canzone . Il modo di usare la fisarmonica in questa canzone mi ricorda un pò il modo di Bruce Spingsteen , John Prine , anche The Band degli ultimi tempi ha usato questo strumento. Avrei preferito che avesse fatto a meno di questo strumento ambivalente , ma devo dire che funziona sempre.
Ci sono due canzoni che mi piacciono particolarmente ( per altri non sarà così ) , sono Shake shake Mama e Jolene. Sono nel filone delle recenti canzoni dylaniane che sono molto rockabilly con un salto nel blues ( blues non lineare ) , che mi piace , e sono grandi grandi pezzi per ballare. I suoi attuali musicisti sembrano essere fusi bene con gli altri nel realizzare queste canzoni swingate.
Così , in altre parole , queste due canzoni sono le Summer days/Thunder on the mountain/Samoday baby”Leeve’s gonna break di quest’album.
Ci sono poche canzoni tenebrose in quest’album che mi piacciono , cose come Forgetful heart. Non ho molto da dire su questo pezzo al momento.
E , infine , odio finire con una nota negativa , ma un’altro dei pezzi meno favoriti è il pezzo di chiusura “It’s all good”. Tristemente , il titolo è in qualche modo poco attinente . Questa suona come una outtake da Under the red sky. Spero che il mio parere su questa migliorerà.
Comunque , penso , 8 su dieci sono buone , son felice , comunque titolo pessimo per l’album.
 

 

TTL : Il commento di The lizard

by Roberto the Lizard

L’ ho ascoltato 5 o 6 volte e queste sono le mie modestissime impressioni:
- disco godibile; non essenziale (se hai Modern Times puoi farne a meno) ma godibile
- un passo avanti era stato fatto in Modern Times con l’ introduzione di assoli a inframezzare le strofe; in questo caso è stato fatto un parziale passo indietro: alcuni pezzi potrebbero benissimo sembrare di Stevie Ray Vaughan, se avessero qualche bell’ assolo, ma laddove manca il cantato di Dylan, manca qualunque altra voce strumentale
- A me piace il Dylan delle ballate; questo tipo di composizione si è fatta più rara a partire da Love & Theft e nel nuovo disco ci sono quasi esclusivamente blues, rendendo il tutto un po’ monotono (e risparmiando parecchia fatica: quando suono con gli amici, di blues ne improvvisiamo a iosa…)
- Dulcis in fundo: lasciate perdere i critici, sono troppo pigri e incompetenti. L’ osservazione di Mirko docet: qualcuno ha definito (impropriamente) "This Dream of You" un valzer e via di copia-incolla: lo si legge in un mare di altre recensioni. Quando girava la notizia che Dylan era finito, qualunque disco facesse veniva sottovalutato dalla critica, adesso che è di moda osannarlo, qualunque cosa faccia è inevitabilemente un “capolavoro”.
Il disco è godibile, non un capolavoro ma godibile

 

 

Together Through Life : C'è un fantasma al posto di Dylan

by Stefano Catena

Ho ascoltato il nuovo album di Bob.
Mentre scrivo sto ascoltando It's All Good. In poche parole i fans di Dylan secondo me potevano farne a meno di questo disco compreso il sottoscritto.
Nell'insieme suona tutto bene ma manca Bob Dylan , e' come se ci fosse un fantasma al suo posto, c'e' la sua voce arrochita ma non c'e colui che ha scritto cio' che ha scritto e cantato cio' che ha cantato,manca il verbo dylaniano, non quello del messia ma quello musicale, manca la novita'.
Ho letto da qualche parte che il disco Time out of Mind e' stato l'ultimo ruggito del leone Dylan e io aggiungo dopo di che dal 1997 ad ora il fantasma di Dylan si aggira in modo misterioso e oscuro, in modo indecifrabile sulla testa dei fan dylaniani.
Mi sono piaciute due o tre song dell'album.
La title track Beyond here lies Nothin', la Forgetful Heart che sembra figlia di Man in a Long Black Coat o Ain't Talkin ma che comunque rimane una perla nell'intero ultimo lavoro e per ultima It's all Good.
Spero che si chiuda con questo cd la solita triologia e se ne apra un altra. Ma ho l'impressione che il cerchio si stia chiudendo.
Not dark Yet recita in una song Mr. Dylan forse ci siamo quasi?

Interessante l'intervista nel dvd di Roy Silver anche se non ho capito cosa c'entra con il tutto!
Interessante perche' mentre Dylan nell'intervista parla di Roy come di uno "scroccone" pronto a guadagnare.....(perche' Grossman?....) dicendolo con un mezzo sorriso da presa in giro.
Roy parla di Dylan da fan di Dylan , da uno che ammira Dylan e che ama Dylan e che dice di scoppiare a piangere all'ascolto di Blowin' in the Wind.

 

 

Together Trough Life : Uno strano piccolo grande disco...

di Tommaso Sega

Ciao a tutti.
Comprato due giorni fa, dopo averlo già ascoltato e riascoltato molte volte, dico la mia su “Togheter Through Life". È uno strano, piccolo grande disco...
Non è stato un gran film "I'm Not There", c'erano dentro troppi film e troppi Dylan, ma aveva le sue belle intuizioni. Tipo ambientare la parte con il crepuscolare Richard Gere in una città un po' alla Tim Burton (quello di "Big Fish") e un po' tanto alla Jim Jarmush. Ecco, mi veniva giusto in mente quella strana città piena di cowboy, clown, giraffe e spose cadavere, ascoltando il nuovo disco di Dylan. "Togheter Through Life" mi sembra, ancora di più dei due precedenti, un disco di american music, ma proveniente da un posto storto e strano, impossibile da trovare sulle cartine geografiche. Più facile da trovare in qualche vecchissimo film in bianco e nero di melodrammi gitani o maledizioni di licantropi. Ascoltandolo è facile immaginarsi Dylan accompagnato dagli splendidi figuri della splendida fotografia sul retro del disco.
Anzi, più che provenire da un posto strano "Togheter Through Life" È un posto strano. Un posto in cui si possono trovare locande rigorosamente "dell'Agnello Macellato" (quelle dove il visitatore in genere entra, chiede se il Conte Drakosi abita da quelle parti e tutti si zittiscono, guardandolo impauriti) e dove, su un palchetto improvvisato si può trovare Dylan che azzanna e mastica il blues con "My Wife's Home Town", "Jolene", "I'ts All Good" e "Shake Shake Mama" (di Blind Willie McTell non so, ma so che nessuno canta il Blues come Dylan - e Tom Waits). Poi ci sono i vicoli stretti e male illuminati, dove le canzoni si colorano di strane sfumature magiche e ammaliatrici, con Dylan che canta "Beyond Here Lies Nothing" o "Forgetful Heart" con voce da vecchio ipnotizzatore. Uscendo nei campi grigi dagli alberi spogli, ecco risuonare tra i rami secchi scheletri di serenate come "Life Is Hard" e "This Dream Of You" (per me finalmente le manie “confidenziali” dell'ultimo Dylan hanno trovato una loro giusta dimensione). Ma non è un posto triste e cupo, tutt'altro: il mondo sotto la marea di Dylan è più allegro e vitale della maggior parte della musica proveniente dal mondo di sopra. Allegra, nonostante la constatazione che l'ultima parte parte del giorno se n'è già andata, è "I Feel A Change Comin' On" (capolavoro dell'album... cosa non ne avrebbero tirato fuori i Byrds dei bei tempi!) e serenamente folk è anche "If You Ever Go To Huston".
Tanto è gagliardo l'album, tanto puzzeranno di morto le solite polverose polemiche da burocrati sui furti da questo o quell'altro bluesman, a questo o quell'altro poeta. Dylan porge le chiavi di un mondo e quelli le usano solo per rilevarne le impronte digitali. Contenti loro...

Ciao, Tommaso.

 

 

Un altro disco geniale di Dylan : Together Through Life

by Star-Ledger Staff

Nonostante il suo compuilsivo seguire la strada dei trovatori , Bob Dylan – 68 anni il mese venturo – rimane un romantico.
Il tema del suo nuovo grande album “Together Through Life” , sembra essere quello “finchè ci sarà qualcuno accanto a voi” , tutti argomenti che colpiscono i fans , anche se non ci sono banchi o sgabelli volanti – è solo rumore , si tratta di un cuore spezzato che guarda fuori..
“Together Through Life” continua la linea bastarda dei capolavori dylaniani , ed è un taglio netto con la musica di Modern times. La musica ha il sapore delle città di confine , grazie alla fisarmonica di Hidalgo che scivola attraverso molte tracce come una bollente brezza. Così come il Dylan dei giorni nostri , l’album è impregnato di blues , con Mike Campbell che suona la 6 corde qualche brano come il brano d’apertura “ Beyond here lies nothin’ “.
I testi di 9 brani su dieci sono scritti con il paroliere dei greatful Dead Robert Hunter , già suo passato collaboratore. Le sessioni hanno preso spunto dalla realizzazione di “Life is hard” , brano scritto per il film in uscita “ la vie en rose” di Olivier Dahan.
E’ un triste brano che si appoggia su uno sfarfallio di mandolini e di pedal steel guitar , che Dylan vanta come se stesse scrivendo una lettera d’amore “ Sento una brezza fredda al posto della memoria...”. Comunque Dylan non ha perso il sentimentalismo.
Duro sulle ultime note di “Life is hard” arriva “My wife’s home town”. E’ un divertente blues nello stile deell’ultimo Dylan : “ C’è una ragione per questo e una ragione per quello / Non posso pensare a tutto / ma so che esistono / Non voglio dire che la casa di mia moglie sia un inferno”. Cambiate le parole , usa la melodia dell’Hit del 1964 di Willie Dixon per Muddy Waters "I Just Want to Make Love to You."
Dylan rimaneggia un altro riff di un vecchio blues con “Shake shake mama”, mentre la sua “Jolene” è una mala-ragazza-nel buon mantra di un roadhouse. Lo swing pop dei vecchi tempi che schiaccia l’occhio a “love and Theft” , assume qui un’aria Mexocali , con “If you ever go to Houston” un laconoco racconto cautelativo. La voce nodosa di Dylan non è mai stata più espressiva , appare evidente che canta di sapere cosa gli piace in “ I feel a change comin’ on “- “ Sei la solita lasciva piccola , potresti attizare il fuoco”.
L’album si conclude con un colpo da maestro , “It’s all good”. Su un saltellante Zydeco beat , Dylan canta della corruzzione , dei rifiutatati echi della propaganda da camera : “ I grandi politici dicono bugie / Le cucine dei ristoranti sono piene di mosche... ma non vorrei cambiare niente se potessi , perchè voi sapete cosa dicono - uomo , va tutto bene-. “ I tempi sono duri e lo diventaranno ancora  di più – edifici fatiscenti , orfani di guerra che piangono- e la vita ti sta portando alla fine.
Ma Dylan conosce il trattamento, se non la cura: “ Rimani con me piccola , spero tu lo voglia / Tu sai cosa sto dicendo , va tutto bene”.

 

 

Together Through Life : Il nuovo album di Dylan vivrà da sè o sarà merito del “Morto” ?

- Allora lei aprì un libro e me lo porse - Scritto da un poeta italiano del 1.300.

Dante, Rimbaud, Eliot, Whitman, Shelley, Keats, Cummings, Timrod, Blake…

Dylan potrebbe essere l’ultimo camaleonte , ma è anche un avido collezionista. E attraverso gli anni , la collezione dei personaggi che sono apparsi nei testi dylaniani è resa vincente solo dal modo col quale Bob ha trasformato tutte queste distinte , disparate voci , nella sua voce. Per Shakespeare la cosa era un gioco , il gioco , per Dylan il problema è sempre stato con le parole.Non sono sicuro , quindi , come reagire alla conferma della scorsa settimana che Bob ha collaborato con l’autore dei testi dei Greatful Dead Robert Hunter , in 9 delle 10 canzoni dell’album in uscita , Together Through Life. 

Potrebbe essere un segno dei tempi moderni nei quali viviamo. In un’era nella quale lo stile vince sulla sostanza , la presa di coscienza che i nostri politici , pop stars e figure pubbliche sono sostenuti da un esercito di servitori impegnati a costruire in noi un incessante bisogno di idolatria , è diventata un luogo comune. Ma se guardiamo oltre quello che sembra essere il vasto deserto del perpetuo sconforto , non cerchiamo iconoclastie per consolarci. Quello che stiamo realmente cercando è qualcuno per attraversare quest’ammasso di cose , che ci dia un senso di direzione , che ci aiuti a ritrovare la via di casa. Stiamo cercando chiarezza.

Nei mesi recenti , la sfida fra i bloggers ( qualche fan contrariato da Dylan non escluso ) è stata quella di tracciare un parallelo tra Barack Obama e Bob Dylan. Ma ancora una volta , il paragone è totalmente infondato. Dylan non è il solo camaleonte culturale in giro.Come Zelig , il caratteritico personaggio reso popolare dal film di Woody Allen nel 1983 , Obama ha perfettamente la capacità di conformarsi a ciò che gli sta intorno. Quando Obama sale sul palco , noi vediamo ciò che vogliamo vedere. Quando Obama parla , noi sentiamo ciò che vogliamo sentire , tuttavia , anche le parole che dice , spesso non sono farina del suo sacco. In tempi nei quali la nostra cultura è sterilizzata , dove ogni azione è vagliata da un esame volgare ,  la gente alla quale guardiamo per trovare ispirazione, l’ispirazione non può più venire dal loro esempio, e così si affidano alle parole. Non è importante quello che dicono , ma il modo in cui lo dicono , ed è per questo modo che sono valutati. Gli storici sono d’accordo che Abramo Lincoln è stato l’ultimo presidente a mettere parole sulla carta , il “The Gettysburg Address,” , forse il suo discorso più famoso , e composto da 278 parole e dura meno di tre minuti. Ma in questi 3 minuti , Lincoln ha condensato il dolore e la sofferenza di una nazione con parole così durature che sono incise nel marmo per l’eternità.Ci sono stati paragoni infiniti tra Lincoln e l’uomo che risiede al momento nella casa sulla collina. Ma al di là del fatto che lo gradite o se lo odiate , non potete cacciare Obama . Lui non scrive ogni parola che esce dalla sua bocca , ma è un grande ed efficace oratore.I suoi predecessori potevano parlare di “visione delle cose” , ma Obama le comprende.

Con Bob Dylan , tuttavia , “comprendere” una visione artistica non è abbastanza, Con Bob le parole contano.

La faccenda qui non è che Bob Dylan ha scritto qualche canzone con qualcun altro – anche se questo “qualcun altro” potrebbe essere il secondo più grande scrittore di testi in lingua inglese vivente – La faccenda  è sulla purezza della visione , non sulla persuasività del messaggio . E’ un fatto di chiarezza.

Dylan sta staccandosi da quella che molti considerano la perfetta trilogia del rock . Time out of mind , Love and Theft e Modern Times non sono soltanto alti segni della creatività di Bob , sono standard d’oro coi quali altri musicisti potrebbero essere valutati.

E così , la notizia che Dylan ha collaborato con un altro paroliere fa sorgere spontaneamente altre domande. Aveva bisogno di questo ? Quanto gli è stato utile ? Poteva fare tutto da solo ?

Bob e Robert Hunter avevano già collaborato in precedenza . I due avevano lavorato assieme su qualche canzone per l’album di Dylan del 1988 “Down in the groove”. Ma queste si staccavano di poco dai canoni dylaniani , musicalmente e liricamente. Furono cose transitorie , come se Dylan fosse stato in una sorta di limbo dantesco.  Questo l’abbiamo trovato poi nella sua biografia “Chronicles”.

E per ultimo non dimentichiamo che Dylan ed il commediografo Jaques Levy , hanno scritto un intero album di canzoni nel 1976  ( ironicamente , nel 1965 , diresse Red Cross , una cosa di Sam Shepard col quale Dylan avrebbe scritto più tardi il testo di “Brownsville Girl” ). E mentre la collaborazione Dylan-Levy rimane come uno dei più grandi successi commerciali , non c’è discussione che le canzoni di Desire sono tutte “distintamente” Dylan.

E questa potrebbe essere la chiave, Dylan ha sempre odiato essere definito un “poeta” o “ un “profeta” , “ la voce della sua generazione”. Forse ora sappiamo il perchè. A volte diamo troppa importanza a queste collaborazioni , e la cosa ci opprime invece di tirarci sù.

E dopo quasi mezzo secolo di collaborazioni , possiamo realmente sapere il limite completo del carico che abbiamo chiesto di portare a Dylan. E se guardiamo la cosa da questa prospettiva , possiamo realmente incolpare Dylan di aver voluto condividere le sue difficoltà – e le sua visione - con qualcun altro ? Anche se condividendo la visione si corre il rischio di vedere le cose da un punto di vista differente....

“Ed ognuna delle loro parole suona vera

Emette luce come il carbone che brucia

Viene fuori da ogni pagina

Come è scritto nella mia anima , da me a voi “

(fonte: disgruntleddylanologist.blogspot.com)

 

 

Bob Dylan, Together Through Life(Columbia)

by Sean O'Hagan - The Observer, Sunday 19 April 2009

I segnali sono buoni. Una immagine di copertina di una gang di Brooklin tratta dal reportage fotografico di Bruce Davidson del 1959 , la presenza di David Hidalgo in prestito dai Los Lobos , e diversi titoli da favola – Beyond here lies nothin’ , My wife home’s town , If you ever go to Houston – suggeriscono tutti che Bob Dylan era in procinto di far seguire Modern Times da un’altro album classico , purtroppo non è così.
Together Through Life , 33° album di studio , è il suono di un uomo che cerca di stare a galla. Viene fuori in un solo brano , “Life is hard” che Dylan ha scritto e registrato per il film in uscita di Oliver Dahan intitolato “My own love song”. Di Bob Dylan ha conservato solo la scrittura e la registrazione , ma il risultato questa volta tende al rigetto.
Quello che manca è la sensazione di essere colti di sorpresa dalle migliori canzoni di Dylan , il senso , anche , che particolarmente nella sua musica più recente , che stia cantando in faccia al suo invadente senso della morte. “ Non ho la madre , nemmeno il padre , e nemmeno gli amici ” canta in “Shake Shake Mama ” , ma il generico shuffle del blues annulla ogni senso drammatico , e come un flash che fissa i testi in una canzone , che come tante altre in questo disco , sembrano non definiti ed impressionistici.
L’album comincia al trotto con “Beyond here lies nothin’ “ , un tempo medio di blues-rock che usa la fisarmonica di Hidalgo per tingersi di atmosfere Tex-Mex. Non comunica niente , benchè , oltre la generale atmosfera da supper-club batti i piedi che la backing band offre va alla deriva in quanto l’interesse della band non è sufficientemente impegnato nella canzone.
Poi arriva “Life is hard” il quale probabilmente suonerà bello nel contesto del film di Dhana – che racconta di un viaggio a Memphis di un cantante su una sedia a rotelle e del suo migliore amico , ma è il genere di ballata che Dylan può scrivere mentre sta dormendo. “ Non sò cosa sia giusto o sbagliato – canta – mi serve solo la forza di combattere , combattere il mondo che sta fuori”. In carattere o no , la canzone suona troppo familiare , quel mondo stanco al punto di sconfiggere quel punto di vista che è diventato infine un refrain tardivo.
Ho ascoltato diverse volte “My wife home’s town” , il tipo di titolo che suggerisce che Bob ha ascoltato i pezzi d’annata di George Jones in ritardo , ma , di nuovo , la valenza lirica è deludente.
La frase migliore è la ripetuta "I just wanna say that Hell's my wife's home town" è quasi in valore aggiunto con la diabolica risata soffocata verso la fine. Roba leggera comunque. Inoltre , “If you ever go to Houston” è l’ombra di una vecchia canzone cowboy trasformata in un walking blues , mentre “Forgetful heart” è un’altra ballata sul tema della perdita e del rammarico. Sembrano galleggiare entrambe senza lasciare un segno della loro presenza. Ormai tutti i più noiosi ed ossessivi temi di Bob sembrano incapaci di mantenere viva l’attenzione.
Nel contesto , “I feel a chamge comin’ on” suona positivamente epica , benchè , sia chiaro , non è una canzone che fa riferimento all’era di Obama.
“ Sto cercando in tutto il mondo , guardando lontano verso est “ canta Dylan , suonando per un momento come se stesse prendendo la temperatura dei tempi , “Vedo la mia piccola arrivare , cammina col prete del villaggio”. Questo è ciò che è più vicino al Dylan che spaccia allusioni e simbolismi. Più tardi , nella stessa canzone , lui sta “ascoltando Billy Joe Shaver” e “leggendo James Joyce , ma , in queste frasi troppo familiari , c’è l’eco di altre vecchie canzoni di Dylan dove questo modo di citare nomi porta in qualche posto , rivela qualcosa.
L’album finisce con “It’s all good” , un altro punto reletivamente alto , dove l’avversione di Dylan per il mondo raggiuge livelli assurdi. “I grandi politici dicono bugie , le cucine dei ristoranti piene di fiamme , non fa un minimo di differenza , non vedo come potrebbero...è tutto buono”.
Qui , la musica e le parole , sembrano guidati da una singolarità di propositi che è assente altrove. Ad un certo punto lui canta : Comunque I sogni non hanno mai funzionato per me , anche quando si sono avverati”. Ci sono così pochi momenti di rivelazione nel disco che questa frase si alza sopra tutte le altre , e sembra risuonare con un certo senso di verità profonda. Questo porta a pensare ,  alla maggioranza di noi , a che cosa potrebbe essere.
Se Modern Times può adesso essere visto come la parte finale di una trilogia sulla mortalità e l’invecchiamento che è cominciato nel 1977 con Time out of mind e continuato nel 2001 con Love and theft , allora Togethr Through Life suona come un sospiro. Non c’è niente così epico o allegro come Highlands o lamentoso quanto Nettie Moore , niente con il peso e la profondità di quelle ultime   canzoni di Dylan che possedevano la risonanza delle grandi ballate blues e Folk che lui amava.
Per finire ho ascoltato quel canto mormorato e gracchiante più delle stesse parole. Anche i fedeli saranno sottoposti al test della pazienza.
 

 

 

TOGETHER Through Life è un Dylan minore..

By Robert Spellman

E’ essenzialmente un album sovraccarico di blues in tonalità maggiori , con il supremo talento e la furbizia di Bob , con la gracchiante voce gentile suo tramonto della vita.
Ma ogni registrazione con canzoni impertinenti come “My wife’s home town” o “If you ever go to Houston” non potrebbe mai essere presa seriamente , anche se create da un genio commevente come Dylan.
Eppure il suo bel programma alla radio l’anno scorso gli ha dato un sacco di credito musicale da permettergli di portare alla ribalta per un istante anche personaggi buoni a nulla.

 

 

Bob Dylan - Together Through Life (2009)

Beyond here lies nothing - Life is hard - My wife’s home town - If you ever go to Houston - Forgetful heart – Jolene - This dream of you - Shake, shake mama - Feel a change coming on - It’s all good

Partendo dalla canzone "Life is Hard", commissionatagli dal regista Oliver Dahan, Bob Dylan ci prende gusto e compone un totale di 10 brani che vanno a costituire il suo 33° album in studio (46° album ufficiale). Il titolo dell'opera, "rubato" dal poeta Walt Whitman, è "Together Through Life" e la copertina ritrae una coppia omosessuale intenta a baciarsi amorevolmente tre le valigie, sul retro di un'auto che percorre una lunga strada rettilinea. La foto, scattata da Bruce Davidson nel 1959, fa parte di una serie dal titolo "Brooklyn Gang" e si ritrova anche sulla copertina di un libro di Larry Brown, scrittore molto amato da Bob. Sul retro del CD c’è un’altra bellissima foto, come la prima in bianco e nero, che ritrae dei suonatori gitani.

I circa 45 minuti di nuovo materiale scorrono piacevolmente e già dal primo ascolto ci si rende conto dell'evidente differenza con l'ultimo lavoro. Bob abbandona per questo album il tema metaforico dell'annuncio dell'Apocalisse presente in "Modern Times" in brani come "Thunder On The Mountain" o "The Levee's Gonna Break" e in numerosi brani di album precedenti, abbandona anche certe sonorità già collaudate per dedicarsi all'amore. Dylan stesso ha definito queste canzoni "romantiche" anche se si tratta certamente di un amore sperato ma soprattutto sofferto.
E' da sottolineare che per questo album Dylan ha scelto un collaboratore per scrivere i testi di nove canzoni su dieci, nello specifico Robert Hunter, il paroliere dei Greatful Dead, che ha già collaborato in passato con Dylan ad esempio per il testo di “Silvio” dall’album “Down In The Groove”. L'unico brano scritto unicamente da Bob Dylan è "This Dream Of You". Tutta la musica è attribuita al solo Dylan tranne "My Wife's Home Town" che è formalmente di Bob Dylan e Willie Dixon dal momento che Bob ha costruito il pezzo proprio su di un brano preesistente dal titolo “I Just Want To Make Love To You”. Bob ci ha abituati a questo modo di fare in particolar modo dall’album “Love And Theft” del 2001 in poi, il che ha fatto muovere nei suoi confronti numerose ed inopportune accuse di plagio.

La prima canzone, già resa disponibile da tempo sul sito ufficiale dell'Artista, è il blues "Beyond Here Lies Nothin'" che per certi versi ricorda le sonorità tipiche di Carlos Santana. E' un ritmo sostenuto anche se volutamente meno potente della citata "Thunder On The Mountain", che apriva il precedente cd. La canzone si chiude con le parole "Well my ship is in the harbour, and the sails are spread, now listen to me pretty baby, lay your hand upon my head... beyond here lies nothing, nothing done and nothing said...".
Il secondo brano è la toccante "Life Is Hard": la canzone dalla quale, come detto, è partito l'intero progetto di "Together Through Life" e che è nata per far parte della colonna sonora del film "My Own Love Song" di Oliver Dahan che racconterà la storia di una ex cantante in sedia a rotelle e di un suo caro amico pompiere vittima di un infortunio sul lavoro. Bob ha qui una voce quasi flebile e sofferente che infonde un’aria nostalgica al pezzo, scandisce con la giusta lentezza parole dolci e ripete “Life is hard, without you near me…”. Canta come chi ne ha passate tante nella propria vita e questo pare faccia adattare molto bene il brano alla storia del film di Dahan. Si va avanti con la dondolante “My Wife’s Home Town” alla fine della quale si sente la risatina diabolica di Bob.
I brani seguenti si susseguono, come detto, in modo fluido e sono dominati dall’ottimo lavoro di fisarmonica di David Hidalgo dei Los Lobos. Tra i musicisti che accompagnano usualmente Dylan in tour (su tutti il fidato Tony Garnier al basso) troviamo come “special guest” oltre ad Hidalgo alla fisarmonica anche Mike Campbell degli Heartbreakers alla chitarra elettrica.

Dopo la lenta “This Dream Of You”, la ballata più tipicamente dylaniana dell’intero album, ci si scatena col pezzo più ritmato: “Shake Shake Mama” durante il quale Bob canta alla sua baby di essere senza padre, senza madre ed anche senza amici . Questo credo sia il tipico pezzo che Bob amerà eseguire dal vivo! In “I Feel A Change Comin’ On” molti hanno letto un esplicito riferimento al neo-Presidente Usa Obama, nei confronti del quale il cantante ha espresso frasi di pacata fiducia. Questa canzone ci regala inoltre un verso che rimarrà memorabile “Some people they tell me / I’ve got the blood of the Land in my voice” che non è altro che la sacrosanta verità, essendo lui l’ultimo rappresentante di una gloriosa dinastia americana: cantata da lui, in quel modo e con la sua attuale voce roca appare assolutamente emozionante e commovente. Tocca ad “It’s All Good” chiudere questo variegato gioiello e lasciare in circolo quella bellissima voglia di ascoltarlo ancora.

Paolo Bianchi

 

 

Bob Dylan e la voglia di andare avanti “Together Through Life”
venerdì 24 aprile 2009
Bob Dylan torna con un nuovo album di inediti, “Together Through Life”, in uscita venerdì 24 aprile, all’insegna della tradizione musicale a stelle e strisce, un buon viatico per andare avanti “insieme attraverso la vita”.

di Gianluca Marchionne

DYLAN ON THE ROAD - In effetti, più che di ritorno sulla scena si dovrebbe parlare di permanenza, data l’ininterrotta serie di concerti che da ormai ventun’anni (iniziò infatti il 7 giugno 1988) vede Bob Dylan calcare i palchi di tutto il mondo nel “Never Ending Tour”. Un tour che recentemente ha toccato i lidi italiani, per tre date rispettivamente il 15 aprile a Milano, al Mediolanum Forum, il 17 al Palalottomatica di Roma e il 18 nella cornice del Nelson Mandela Forum di Firenze. Concerti nei quali il menestrello di Duluth ha incantato la platea, dividendosi con sorprendente vivacità tra la chitarra e soprattutto le tastiere, da un po’ di tempo a questa parte il suo strumento preferito, con il quale aggiunge colorite sfumature ai suoi quadri musicali che spaziano dal folk al blues passando per il country e per qualche sconfinamento nel rock’n’roll anni Cinquanta, quello omaggiato nel penultimo album “Modern Times” (2006), premiato da Rolling Stone quale migliore album di quell’annata.

IN TOTALE AUTONOMIA - Un Dylan che alla soglia dei settant’anni ha dunque conservato la sua vitalità e la voglia di stupire, fregandosene rigorosamente delle scalette prefissate e rendendo così ogni esibizione un “unicum”, assecondato da una band da lui definita “la migliore che io abbia mai avuto e in cui io sia mai stato”, con la quale ha registrato gli album “Love and Theft” del 2001, il già citato “Modern Times” e anche questo “Together Through Life”; con l’aggiunta di due ottimi musicisti come David Hidalgo, cantante e chitarrista dei Los Lobos, e Mike Campbell, storico chitarrista solista di Tom Petty & the Heartbreakers. Alla produzione, come per i due album precedenti, ha provveduto in prima persona, celandosi dietro lo pseudonimo Jack Frost, tratto dal nome di un leggendario personaggio del folklore americano, e curando le registrazioni in totale autonomia. Con ottimi risultati, a giudicare dalla qualità del suono e dalla nitidezza della voce, in ripresa dopo i cali degli ultimi anni e a volte meno nasale del solito, pur mantenendo sempre il suo caratteristico timbro arrochito dalle sigarette e dall’età. Per quanto riguarda invece i testi, da sempre punto di forza della musica dylaniana, Bob si è avvalso della collaborazione del cantautore e poeta Robert Hunter, storico autore di testi per i Grateful Dead, tra cui perle come “Dark Star” e “Truckin’”. Insieme a Hunter ha scritto praticamente l’intero album, salvo “My Wife’s Home Town”, accreditata anche al leggendario bluesman Willie Dixon per l’evidente ispirazione alla sua musica che si respira nel pezzo in questione.

ATTRAVERSO LA VITA - “Together Through Life” è un’opera che sembra lanciare un invito alla speranza e alla vita, come appare dal titolo, preso in prestito dal bardo americano Walt Whitman, che nella sua “When I Peruse the Conquer’d Fame” sottolinea come sia da invidiare soltanto chi si ama e resta “insieme attraverso gli anni, l’odio e i pericoli”. Mentre la copertina del disco, che raffigura un bacio gay, tratta da un reportage del 1959 di Bruce Davidson e apparsa in precedenza su un libro di Larry Brown, scrittore tra i prediletti dal cantautore, sembra suggerire, tenendo conto anche del titolo dell’album tratto da una lirica di un poeta omosessuale (Whitman), un messaggio obliquo in stile tipicamente dylaniano, arrivando poco dopo la bocciatura delle nozze gay in California.

ALLE RADICI - Proseguendo il percorso di “Modern Times” ma lasciandone da parte alcuni episodi rock’n’roll up-tempo e concentrandosi maggiormente su atmosfere folk e country più rilassate ma non per questo prive di mordente, il cantautore statunitense realizza un album che si colloca fuori dalle mode attuali, dato il suo stretto rapporto con la tradizione musicale a stelle e strisce, evidenziata anche dalla strumentazione tipicamente vintage. E proprio il modo di suonare gli strumenti per questo disco è stato indicato da Dylan come la causa del suo sound in stile Chess Records e Sun Records (le due etichette anni ’50 che lanciarono autentiche leggende come Elvis Presley, Chuck Berry, Johnny Cash e Muddy Waters), come l’aveva definito il critico musicale Bill Flanagan durante la loro intervista pubblicata sul sito ufficiale dell’autore di “Like a Rolling Stone”.

LE CANZONI DEL DISCO - Ad aprire le danze è “Beyond Here Lies Nothing”, disponibile per il download sul sito bobdylan.com solo per la giornata del 30 marzo: un blues elettrico che trasuda atmosfere da delta del Mississippi, con qualche reminiscenza di “Black Magic Woman” dei Fleetwood Mac. A seguire è “Life Is Hard”, canzone inizialmente composta dal songwriter statunitense per la colonna sonora del film “My Own Love Song”, con Forest Whitaker e Renée Zellweger, su espressa richiesta del regista, il francese Olivier Dahan e dalla quale è sgorgato il nuovo fiume dell’ispirazione dylaniana, tale da indurlo a pubblicare un nuovo album. La già citata “My Wife’s Home Town” è impregnata di puro spirito blues e degli stilemi cari al mitico Willie Dixon, mentre “If You Ever Go to Houston” si regge su due accordi dipingendo attorno a sé un clima da sagra di paese e “Forgetful Heart” vede emergere la fisarmonica di Hidalgo accompagnata dal banjo. La tradizione dello “stomp” marchia a fuoco il sesto brano dell’album, “Jolene”, con un azzeccato botta e risposta tra voce e chitarra che rende orecchiabile il pezzo, con il successivo “This Dream of You” a riservare invece aperture romantiche espresse in forma di ballata. “Shake Shake Mama” si muove sinuosa tra ritmiche blues e rivoli di organo, mentre “I Feel a Change Comin’ On”, il cui titolo era stato tra i probabili per questo disco, sembra rievocare a tratti i fasti del periodo “Basement Tapes” (1966-67). Arriva infine “It’s All Good”, dall’antifrastico titolo, a chiudere i giochi, sbuffando rhythm’n’blues e boogie.

IL PARERE DELLA STAMPA - Questo 33esimo album in studio e 46esimo ufficiale, tra live e raccolte, di mr. Robert Zimmermann (questo il suo vero nome) ha finora ottenuto recensioni decisamente positive da parte della stampa, specializzata e non. “Times”, “Daily Telegraph” e “Mojo” hanno infatti assegnato al disco quattro stelle su un massimo di cinque, così come “Rolling Stone”, che ha sottolineato la vitalità di Dylan, sessantotto anni a maggio. La BBC, dal canto suo, ha definito l’album “una lettura da maestro del folk americano del ventesimo secolo”, mentre lo stesso Bob, nell’intervista con Flanagan, ha affermato di sapere “che piacerà ai miei fan” e di “non avere altra idea diversa da questa”. Che idea si faranno i fan, questo lo sapremo solo da venerdì 24 aprile, quando “Together Through Life” uscirà ufficialmente sul mercato.
 

 

BOB DYLAN - Together Through Life

di Gabriele Benzing - http://www.ondarock.it:80/recensioni/2009_bobdylan.htm

“When I peruse the conquer’d fame of heroes,
And the victories of mighty generals, I do not envy the generals,
Nor the President in his Presidency, nor the rich in his great house,
But when I hear of the brotherhood of lovers, how it was with them,
How together through life, through dangers, odium, unchanging, long and long,
Through youth, and through middle and old age,
How unfaltering, how affectionate and faithful they were,
Then I am pensive - I hastily walk away, fill’d with the bitterest envy.”
(Walt Whitman – “When I peruse the conquer’d fame”)


Un volto scavato dal tempo, lo sguardo intenso e penetrante; dita che sfiorano i tasti di una tromba, mani che impugnano una fisarmonica. È un gruppo di suonatori gitani, quello che compare nell’immagine in bianco e nero posta sul retro di “Together Through Life”, o è soltanto l’ennesima reincarnazione di Bob Dylan? A giudicare dalla polvere di frontiera che soffia fra le tracce del suo nuovo disco, si direbbe quasi che gli spiriti di quella banda errante siano stati evocati per prendere parte ad un impossibile convegno tra Howlin’ Wolf e i Calexico al crocicchio dell’America.
Nessuno si aspettava un nuovo album di Dylan ad appena un paio d’anni di distanza dal precedente. Nemmeno lui stesso, probabilmente. Colpa forse di quei concerti sempre uguali a sé stessi in cui sembra trovarsi ormai imprigionato da un decennio, al fianco di una band troppo abituata ad assecondarlo senza brividi. Ma qualcosa di nuovo accade in “Together Through Life”: ci sono i profumi zydeco della fisarmonica di David Hidalgo dei Los Lobos a tratteggiare paesaggi assolati; c’è la chitarra di Mike Campbell degli Heartbreakers a destreggiarsi tra guizzi improvvisi di fiati e di violino. E l’eleganza retrò di “Modern Times” lascia il posto a nuove, ruvide sfumature, dando vita all’opera dylaniana musicalmente più varia del nuovo millennio.

Dylan canta d’amore, nei dieci capitoli di “Together Through Life”: amore alla fine dei tempi, comunione che attraversa la vita. Come nei versi di Whitman citati nel titolo del suo trentatreesimo album, è questo amore l’unica cosa per cui il vecchio songwriter mostra di provare davvero invidia, cioè desiderio. Un romanticismo che traspare sin dalla fotografia di Bruce Davidson scelta come copertina del disco, perfetta icona dell’ideale dylaniano dell’amore e della giovinezza perduta (con buona pace di chi ha voluto vederci nientemeno che un improbabile “bacio gay”, costruendoci sopra fantasiose teorie sulle prese di posizione politiche di His Bobness…).

Era almeno dai tempi di “Under The Red Sky” che Dylan non realizzava un disco di getto, sull’onda dell’ispirazione del momento: lo spunto, stavolta, è arrivato dal regista francese Olivier Dahan, che gli ha chiesto di collaborare alla colonna sonora del suo nuovo lavoro, “My Own Love Song”. Dylan ha scritto per lui una languida parlor ballad ricamata di mandolino, “Life Is Hard”, e la sua musa improvvisamente si è risvegliata.
Andando ancora più a ritroso nel tempo, era addirittura dal sodalizio con Jacques Levy in “Desire” che Dylan non scriveva la maggior parte dei brani di un disco a quattro mani con un altro autore: in questo caso si tratta del paroliere dei Grateful Dead Robert Hunter, con cui Mr. Zimmerman aveva già collaborato per un paio di canzoni nel famigerato “Down In The Groove”. Non è un caso, però, che i versi più convincenti siano quelli dell’unico testo firmato dal solo Dylan, “This Dream Of You”: il songwriting nato dal connubio con Hunter suona sin troppo lineare, ben lontano sia dallo spessore di “Time Out Of Mind” (l’ultimo vero capolavoro dylaniano?), sia dalla profondità di alcuni dei brani più recenti (“Ain’t Talkin’” su tutti).

Tra i volteggi di fisarmonica e di violino di “This Dream Of You” – da qualche parte lungo la strada che congiunge “Desire” e “Pat Garrett & Billy The Kid” – ecco sbucare un valzer tex-mex al chiarore malinconico del tramonto: “There’s a moment when all old things become new again / But that moment might have come and gone”, riflette amaramente Dylan.
Adombrata dalle tinte scure della chitarra di Campbell, la figura della porta – da sempre elemento chiave della poetica dylaniana – torna tra le pieghe di “Forgetful Heart”, con un tono cupo su cui sembra aleggiare il profilo di Daniel Lanois: “The door has closed forevermore / If there ever really was a door”.
La voce graffiante e consumata di Dylan non risparmia nulla né a sé stesso, né al mondo che lo circonda: sul boogie incalzante di “It’s All Good”, il songwriter di Duluth proclama che tutto va bene con lo sguardo sarcastico del “Candide” di Voltaire, mentre intorno a lui i palazzi crollano e il pianto delle vedove si mescola al sangue degli orfani, come in una nuova “Everything Is Broken”.
Eppure, “I Feel A Change Comin’ On” (dove l’apparente riferimento obamiano, in realtà, non è altro che l’ennesimo specchietto per le allodole…) proietta un riverbero lieve di primavera sull’orizzonte, inseguendo l’incedere del basso del fido Tony Garnier: “I feel a change comin’ on / And the fourth part of the day’s already gone”. Pur di fronte al senso di ineluttabilità dello scorrere del tempo, basta un fremito quasi impalpabile di cambiamento per riaprire uno spiraglio inatteso anche nel deserto di un cuore inaridito.

Il tocco brioso di Hidalgo riesce a riscattare anche gli episodi che rischierebbero altrimenti di appiattirsi su schemi già noti, dal singolo “Beyond Here Lies Nothin’” (titolo ispirato a Ovidio e struttura ricalcata su “All Your Love” di Otis Rush), fino al vagabondaggio western di “If You Ever Go To Houston”, che si dipana tra donne lontane, cimeli di guerra e peccatori in preghiera.
Come già in “Love And Theft” e in “Modern Times”, ancora una volta il lato più debole dell’album è rappresentato dai blues in stile Chess Records abbaiati a ritmo serrato da Dylan (“Shake Shake Mama” e “Jolene”). Le cose vanno meglio quando gli accenti rallentano, come nel blues sulfureo di “My Wife’s Home Town”, in cui Dylan prende in prestito da Willie Dixon la sua “I Just Want To Make Love To You” per giocare con l’archetipo della sposa infernale, concedendosi persino un sogghigno diabolico nel finale: un prestito dichiarato, una volta tanto, visto che Dixon viene accreditato addirittura come co-autore del brano.

Ma non avrebbe senso accusare Dylan di plagio, come puntualmente capita all’uscita di ogni nuovo disco: non è un semplice incastro di citazioni, il suo; ha più a che vedere con l’idea medievale di auctoritas: la grandezza, per lui, non sta tanto nell’originalità, quanto nel saper ripetere le parole e le note dei padri fino a farle diventare proprie.
“Some people they tell me / I’ve got the blood of the land in my voice”, gracchia Dylan in “I Feel A Change Comin’ On”. Ma si sbaglia: la sua voce è essa stessa il sangue della terra. “I ruscelli, le foreste, la vuota vastità: la terra mi ha creato”, afferma pensoso. È quella terra a sussurrare nella lingua ancestrale della sua musica; ed è attraverso di lui che quella voce giunge ancora alle nostre orecchie, come attraverso l’ultimo discendente di una stirpe ormai estinta

 

 

Bob Dylan, Together Through Life(Columbia)
by Sean O'Hagan - The Observer, Sunday 19 April 2009

I segnali sono buoni. Una immagine di copertina di una gang di Brooklin tratta dal reportage fotografico di Bruce Davidson del 1959 , la presenza di David Hidalgo in prestito dai Los Lobos , e diversi titoli da favola – Beyond here lies nothin’ , My wife home’s town , If you ever go to Houston – suggeriscono tutti che Bob Dylan era in procinto di far seguire Modern Times da un’altro album classico , purtroppo non è così.
Together Through Life , 33° album di studio , è il suono di un uomo che cerca di stare a galla. Viene fuori in un solo brano , “Life is hard” che Dylan ha scritto e registrato per il film in uscita di Oliver Dahan intitolato “My own love song”. Di Bob Dylan ha conservato solo la scrittura e la registrazione , ma il risultato questa volta tende al rigetto.
Quello che manca è la sensazione di essere colti di sorpresa dalle migliori canzoni di Dylan , il senso , anche , che particolarmente nella sua musica più recente , che stia cantando in faccia al suo invadente senso della morte. “ Non ho la madre , nemmeno il padre , e nemmeno gli amici ” canta in “Shake Shake Mama ” , ma il generico shuffle del blues annulla ogni senso drammatico , e come un flash che fissa i testi in una canzone , che come tante altre in questo disco , sembrano non definiti ed impressionistici.
L’album comincia al trotto con “Beyond here lies nothin’ “ , un tempo medio di blues-rock che usa la fisarmonica di Hidalgo per tingersi di atmosfere Tex-Mex. Non comunica niente , benchè , oltre la generale atmosfera da supper-club batti i piedi che la backing band offre va alla deriva in quanto l’interesse della band non è sufficientemente impegnato nella canzone.
Poi arriva “Life is hard” il quale probabilmente suonerà bello nel contesto del film di Dhana – che racconta di un viaggio a Memphis di un cantante su una sedia a rotelle e del suo migliore amico , ma è il genere di ballata che Dylan può scrivere mentre sta dormendo. “ Non sò cosa sia giusto o sbagliato – canta – mi serve solo la forza di combattere , combattere il mondo che sta fuori”. In carattere o no , la canzone suona troppo familiare , quel mondo stanco al punto di sconfiggere quel punto di vista che è diventato infine un refrain tardivo.
Ho ascoltato diverse volte “My wife home’s town” , il tipo di titolo che suggerisce che Bob ha ascoltato i pezzi d’annata di George Jones in ritardo , ma , di nuovo , la valenza lirica è deludente.
La frase migliore è la ripetuta "I just wanna say that Hell's my wife's home town" è quasi in valore aggiunto con la diabolica risata soffocata verso la fine. Roba leggera comunque. Inoltre , “If you ever go to Houston” è l’ombra di una vecchia canzone cowboy trasformata in un walking blues , mentre “Forgetful heart” è un’altra ballata sul tema della perdita e del rammarico. Sembrano galleggiare entrambe senza lasciare un segno della loro presenza. Ormai tutti i più noiosi ed ossessivi temi di Bob sembrano incapaci di mantenere viva l’attenzione.
Nel contesto , “I feel a chamge comin’ on” suona positivamente epica , benchè , sia chiaro , non è una canzone che fa riferimento all’era di Obama.
“ Sto cercando in tutto il mondo , guardando lontano verso est “ canta Dylan , suonando per un momento come se stesse prendendo la temperatura dei tempi , “Vedo la mia piccola arrivare , cammina col prete del villaggio”. Questo è ciò che è più vicino al Dylan che spaccia allusioni e simbolismi. Più tardi , nella stessa canzone , lui sta “ascoltando Billy Joe Shaver” e “leggendo James Joyce , ma , in queste frasi troppo familiari , c’è l’eco di altre vecchie canzoni di Dylan dove questo modo di citare nomi porta in qualche posto , rivela qualcosa.
L’album finisce con “It’s all good” , un altro punto reletivamente alto , dove l’avversione di Dylan per il mondo raggiuge livelli assurdi. “I grandi politici dicono bugie , le cucine dei ristoranti piene di fiamme , non fa un minimo di differenza , non vedo come potrebbero...è tutto buono”.
Qui , la musica e le parole , sembrano guidati da una singolarità di propositi che è assente altrove. Ad un certo punto lui canta : Comunque I sogni non hanno mai funzionato per me , anche quando si sono avverati”. Ci sono così pochi momenti di rivelazione nel disco che questa frase si alza sopra tutte le altre , e sembra risuonare con un certo senso di verità profonda. Questo porta a pensare , alla maggioranza di noi , a che cosa potrebbe essere.
Se Modern Times può adesso essere visto come la parte finale di una trilogia sulla mortalità e l’invecchiamento che è cominciato nel 1977 con Time out of mind e continuato nel 2001 con Love and theft , allora Togethr Through Life suona come un sospiro. Non c’è niente così epico o allegro come Highlands o lamentoso quanto Nettie Moore , niente con il peso e la profondità di quelle ultime canzoni di Dylan che possedevano la risonanza delle grandi ballate blues e Folk che lui amava.
Per finire ho ascoltato quel canto mormorato e gracchiante più delle stesse parole. Anche i fedeli saranno sottoposti al test della pazienza.

 



It's all good - di Paolo Vites (fonte: gamblin--ramblin.blogspot.com)

There didn’t seem to be any general consensus among my listeners. Some people preferred my first period songs. Some, the second. Some, the Christian period. Some, the post Colombian. Some, the Pre-Raphaelite. Some people prefer my songs from the nineties. I see that my audience now doesn’t particular care what period the songs are from. They feel style and substance in a more visceral way and let it go at that. Images don’t hang anybody up. Like if there’s an astrologer with a criminal record in one of my songs it’s not going to make anybody wonder if the human race is doomed. Images are taken at face value and it kind of freed me up.
(Bob Dylan)

Da lunedì 20 Together through life, il nuovo disco di Bob Dylan, si potrà ascoltare su Radio Capital.
Il sito di Mojo ha pubblicato ieri la prima recensione ufficiale, dando un bel quattro stelle. La cosa divertente, dopo che Modern Times fu salutato con un salva di “capolavoro” e altrettante stelle – non solo su Mojo, ma nell’intero mondo universo – è che adesso il recensore di Mojo ammette, be’, Modern Times non meritava tanto clamore, possiamo dirlo adesso?
Non so vedi tu, caro collega. Fra due anni cosa direte, che neanche questo nuovo “capolavoro” di Bob Dylan meritava di essere definito un capolavoro? Misteri della moderna mass-mediologia. Orson Welles ne sapeva di cose, caro Orazio.

Together Through Life è un disco piacevole, sicuramente meglio di Modern Times. Se si riesce ad adattarsi alla voce rotta e spezzata di Dylan che in molti casi fa fatica a completare un verso. Merito della riuscita è sicuramente la presenza autorevole di David Hidalgo con la sua fisarmonica che domina il disco e di Mike Campbell alle chitarre, che colorano ogni canzone e regalano quel passo in più che mancava alla svogliata band che incise MT (sì, la stessa band di noiosi e annoiati arruffoni che è con Dylan on stage ormai da troppi anni). Come MT e Love and Theft prima, TTL afferma un fatto che non leggerete mai da nessuna altra parte, ma che è altresì tanto vero quanto impossibile da smentire: l’ultimo disco dell’artista un tempo noto come Bob Dylan è stato Time out of Mind (1997). Dopo, un simpatico impostore che si spaccia per Bob Dylan ha preso il suo posto e ha cominciato a pubblicare dischi che niente altro sono che raccolte di vecchi, vecchissimi blues o magari canzoni prese dal repertorio di altrettanto vecchi coroner. Dischi di cover, insomma. Per i testi, questo personaggio pesca random da scrittori giapponesi, poeti americani dell’800 e finanche dal latino di Ovidio. Questo personaggio firma tutto a nome Bob Dylan, ma noi sappiamo che non può essere lui. O invece lo è. Questa volta però – chiunque esso sia - ha fatto quello che in 47 anni di carriera non aveva mai fatto: un pezzo (My wife’s hometown) è firmato “Bob Dylan & Willie Dixon”. Tardivo pentimento per non aver mai citato le decine di pezzi scopiazzati qua e là negli anni, o paura dei potenti avvocati della famiglia Dixon, gli stessi che costrinsero i Led Zeppelin a inserire il giusto riconoscimento a Willie in una loro scopiazzatura? Mah, the times they are a-changin’.
Scherzi a parte. Ma comunque è così: Together Through Life è una cavalcata a base di Chess Records blues, pescando tra Muddy Waters e Howlin’ Wolf, mentre Feel a change is gonna come (il pezzo decisamente migliore della raccolta) è una riscrittura di A Change is gonna come, il classico di Sam Cooke che Dylan interpretò magistralmente nel 2004 una sera a New York in un concerto tributo. Ci sono due eccezioni, Life is Hard, il pezzo scritto per il film My own private love song, una slow ballad degna di Dean Martin, e il bel valzerone tex-mex This dream of you, che sa di bettola del border, da qualche parte sul Rio Grande. Che è anche l’unico brano del disco interamente a firma di Bob Dylan. Già, perché per i testi il musicista questa volta si è avvalso dell’aiuto di Robert Hunter, il paroliere che scrisse decine di pezzi con i Grateful Dead e che ahimé Bob Dylan già sfruttò per The ugliest girl in the world e Silvio (not Berlusconi). Testi carini, ma che onestamente non pensiamo avessero bisogno di aiuto esterno per il loro completamento. Evitiamo battute cattive (del tipo: Bob aveva finito i libri sullo scaffale da cui prendere ispirazione per le sue liriche…).

Piace, e molto, My wife’s hometown, bluesaccio un po’ repetitivo ma con un Dylan divertente e divertito che alla fine si lascia andare in una risatina diavolesca; la conclusiva Its all good, che ricorda come un tempo Bob sapesse prendere i vecchi blues e trasformarli in acide cavalcate rock. Annoia, e molto, Shake, shake mama, un blues veloce ma senza ispirazione. E’ bello anche lo slow blues di Forgetful heart, con una voce sinistra e viziosa a scandire i versi. Divertente If you ever go to Houston, swingante, con la fisarmonica di Hidalgo a caratterizzarne i colori.

Migliore recensione di questa la potete al link segnalatoqualche riga più giù. Dove non si fa menzione – come nessun altro giornale al mondo ha fatto – della presunta coppia omosessuale che appare in copertina dell’album, scelta da un Dylan arrabbiato perché il referendum sui matrimoni gay in California non ha vinto, come ha dichiarato invece il Corriere della Sera qualche giorno fa: http://www.thedailybeast.com/blogs-and-stories/2009-04-17/dylan-sunny-side-up/
 

Il pensiero di Marco

Ciao-sono Marco di Milano-complimenti per tutto quello che sate facendo-è la prima volta che vi scrivo-la solita pigrizia- vedi gli altri che dicono piu o meno quello che pensi e ti impigrisci-scusa dunque se la faccio un po lunga- quest' ultimo periodo mi ha dato la spinta per dire qualcosa--io sono ormai sessantenne e Dylan lo frequento dal 65, quando nei juke-box impersersava LARS-45 anni di dedizione-di permanza e manutenzione-- mi sono succhiato tutti i suoi periodi con gli inevitabili up and down--il tempo poi ti da saggezza e ti aiuta a capire ed ad avere pazienza--comunque Lui ha cambiato tutto il modo di pensare e fare musica- ha cambiato anche me---riguardo alle critiche di oggi forse non tutti sanno che anche negli anni 80 e 90 era piu o meno la stessa situazione- non c'erano siti e stampa come oggi, ma parlando con altri fans e addetti ai lavori-si sentiva dire---la voce non va bene- oppure è bellissima- arrangiamenti delle canzoni pure--io sapevo che in tutti i concerti c' erano -e ci sono- sempre un paio di piccoli capolavori- i quadri viventi-work in progress-  l' ineffabile e l' indicibile che si mostrano per pochi attimi e ti lasciano pieno di mito- di materiale psichico e onirico che ti fa andare avanti gratis esteticamente ed estaticamente per mesi--e dove lo trovo un altro cosi?---bene- veniamo all' oggi--una cosa riguardo a Dylan è che nei giudizi noi dipendiamo spesso dai periodi mentali che stiamo vivendo e questo a volte condiziona i giudizi - lo vorremmo sempre bello e in forma- ma qui non è cosi--come dice la canzone--la bellezza e i piccoli capolavori bisogna andarseli a cercare e meritarseli--è gia un capolavoro per esempio la mail di Marina quando parla di A CHANGE IS GONNA COME del 2004 al Lincon centre di New York- filmato e audio buoni- il piano suonato a tempo e con grinta- lui che canta per i neri e per tutti allo stesso tempo soffiando nelle parole la tristezza e la speranza della condizione dell essere umano-con quelle dita nodose da artigiano senza tempo che fa scarpe per tutti ma va in giro ancora scalzo--- ricordo una versione dell'anno scorso a Copenhagen di Ain't me baby- sembrava rock d avanguardia--a Milano dopo qualche giorno era gia cambiata- sempre bella-ma diversa- si sentiva che dylan ma anche il gruppo improvvisavano su di un registro stabilito ma intercambiabile- sono cose impagabili secondo me--ALTRO CHE ABBIAMO PAGATO IL BIGLIETTO E VOGLIAMO QUESTO E QUELLO--come ha detto Dylan--saro capito fra 100 anni-- queste cose si sono susseguite anche negli altri concerti piu o meno--ed è qui il punto- ci sono un paio di cose da dire prima-- a forza di leggere i pareri nella fattoria degli ultimi anni di Dylan- piu o meno negativi-intendo i concerti-dall' essere arrivati alla frutta--piano piano mi sono convinto anche io-visto che i vecchi fans ne parlano male- quelli nuovi e quelli intermedi ne parlano troppo bene senza un adeguata esperienza--è una situazione buffa ma possibile--ci sono dei giorni che leggendo le news mi sembra di assistere al funerale di Dylan-- meno male che Tu mr tambourine, forse per rifarti dei troppi pareri negativi, hai parlato bene dell ultimo disco-scherzo---- ho ascoltato gli altri pezzi del cd e sono quasi tutti belli-in Life is hard voce e arrangiamento sono deliziosi-da mangiare--vengo al punto che mi ha fatto venire voglia di scriverTI- mi fa ridere dentro il fatto che alla mia eta devo tentare di dare una sferzata di energia a gente piu giovane--il fatto è che ho ascoltato gli ultimi concerti e sono entusiasta--gia gli ultimi concerti dell' anno scorso in America erano meglio di quelli in Europa- organo suonato bene con pezzi solisti- c' è un tipo su expectingrain che sta rimasterizzando i concerti di quest'anno- sembra di essere li sul posto- il concerto di Copenhagen ha un energia incredibile- le canzoni sono cantate bene e Bob si fa capire sia musicalmente e vocalmente--la voce stranamente è piu bella di qualche anno fa,quando non sapeva ancora adattarla all eta'- ora è si roca e lupeggiante -ma gli da un senso deciso e uno stile- ogni tanto cade-ma non si puo avere tutto--ho fatto sentire il concerto ad altre persone che ne hanno confermato la qualita e la forza- ci sono anche altri concerti belli-ma vedo che su maggiesfarm non se ne parla- riguardo ai concerti c è un senso di lutto-anche le recensioni esterne non aiutano molto non sempre almeno- come quella dell'Angelo misterioso a Parigi- dove si dice che la voce di Bob è proprio alla fine, ma il concerto del giorno dopo è stato davvero buono-!!? -devo dire che a volte la band è un'enigma- --a volte è meglio del periodo Campbell-Sexton-non scandalizzatevi----a volte non ha verve e non prende decisioni--come in Hattie Carrol- Bob si impegna un casino con voce e organo e loro invece di abbellire il tutto degnamente si limitano ad accompagnare sindacalmente--anche altri concerti rimasterizzati bene sono belli--se andate su expectingrain li trovate- insomma per me è come tornare ai bei tempi- eppure non ho bevuto--voi direte-de gustibus-- ma sentire bene un concerto è importante e penso che la maggior parte di concerti di questi anni siano registrati male e diano una sensazione negativa--condizionandone il giudizio-- cosi come li sto sentendo io sono anche troppo belli---speriamo che a Milano vada bene- se no dovro nascondermi per un po di tempo--comunque visto che i concerti dell'anno scorso-vedi Aosta o Bergamo non erano buoni anche per me-quelli di quest' anno posso assicurarti che sono migliori--scusa se ti ho tediato o criticato-comunque stai facendo un bel lavoro- complimenti-Marco
 

 

TTL potrebbe essere un album minore , ma è grande !

by Hanns

Ho avuto la possibilità di ascoltarlo ieri. Avevamo solo 30 minuti a disposizione , qualche impressione.
TTL è come se Dylan e la band si fossero divertiti in studio. E’ stato come un momento di ispirazione , prendere la tigre per la coda . cavalcare l’onda , usare la finestra mentre è ancora aperta....qualunque cosa.
Potete sentire Dylan che dice “Penso che Life is hard suona molto bella – perchè registrarne un’altra ? Voi ragazzi sparatevi in piscina ed io proverò a scrivere qualche altra canzone”. Non ha scritto qualche nuovo classico , penso . ( Può essere “Houston ?) , non lo so , lui ha scritto un album.
Si , TTL è un album , molto conciso , tutto sta assieme , vuole essere ascoltato tutto. ( Può essere uno sbaglio aver fatto ascoltare due brani prima della pubblicazione ?). E’ come un fiume , scorre e si srotola perfettamente. L’insieme è migliore dei singoli pezzi , niente fuori posto , nessuna canzone che vorreste saltare. Nemmeno Jolene , la più generica e sostituibile delle canzoni. Questo lo porta ad essere molto più divertente di Modern Times.
E’ bello vedere come Dylan ha realizzatoil tutto in un fiato : TTL è ( qualche critico l’ha già detto) un album estivo. Lo ascolterò in tante serate estive , quando il sole starà tramontando e gli ultimi raggi entreranno dalla finestra , mentre mi starò preparando per andare in città. Ha quel senso di vibrazioni , se avete un’auto scoperta correste sentire proprio TTL. Ma non è superficiale ed allegro, è un album triste ma con i baffi. Princopalmente perchè le canzoni sono in tonalità di accordi minori , ed anche perchè la produzione è più povera che in L&T o MT. Sono certo che TTL è stato ben seminato.
Il suono è già stato descritto da altri , niente da aggiungere qui. Hidalgo ha il ruolo principale ma Campbell è importante per il suono. Penso che suoni la maggior parte delle ritmiche e gli assoli , ma potrei anche sbagliarmi. La voce di Bob è molto rauca e rasposa , in qualche momento cede. Non ha importanza , perchè non cerca di apparire meglio di quello che è attualmente.
Non sono un parlatore nato , così non cercherò di dire qualcosa circa o testi.
Penso , che per molta gente , TTL diventerà uno dei più suonati album di Dylan. Non necessariamente l’album preferito , ma uno che tornerà molto spesso. Capite cosa voglio dire?
Così Yeah , TTL potrebbe essere un album minore in termini di songwriting. Ma è il più grande degli album minori , così la penso io. Son contento che Bob l’abbia registrato , mi piace molto.


Caro Mr Tambourine man,
credo che si stia facendo un'apologia all'ultimo album di Dylan che non merita affatto.Le due canzoni che abbiamo avuto modo di sentire fino ad ora non valgono niente e lo sappiamo bene entrambi.Non vorrei che Dylan finisse la carriera vendendo dischi solo perchè suscita compassione. Spero che le restanti canzoni di questo suo nuovo lavoro valgano quanto Mississippi di Love & Theft o Ain't Talkin' di Modern Times. Dal vivo, invece, Dylan non si discute. La sua è la voce più penetrante che esista al mondo,anche se io,al suo posto, avrei cambiato i chitarristi. Attendo di rivederlo a Roma il 17. Nell'attesa auguro una buona Pasqua a te e a tutti i fans del Nostro.Ciao
Franzpilar


Ciao Mr T.
Cambiano le cose, cambiano i suoni e tutto sembra diverso.
Pero' poi un suono, familiare, comprensibile arriva nelle nostre case, macchine, Ipod e tutto...
e' il nuovo singolo di Bob Dylan, e soprattutto e' la voce dell'America...
la voce di una rara e devastata umanita' che sembra vacillare, ma non cede di un millimetro...
perche' quella voce non puo' cantare la resa, e neppure il crepuscolo degli Eroi...
e' la voce della Gente, e' la voce di una generazione che ancora non cede il passo alla sconfitta...
"Sto ascoltando Billy Joe Shaver / Sto leggendo James Joyce
Qualcuno mi dice che ho il sangue del paese nella mia voce
Ognuno ha tutti i soldi Ognuno ha tutti i bei vestiti
Ognuno ha tutti i fiori Io non ho una sola rosa".
Sono versi impagabili nella semplicita' della grandezza...I suoni ci riportano indietro nel tempo, a Planet Waves, a Infidels, ma in fondo solo a lui, al Cantore, che con la sua voce regala ancora sogni a chi non puo' farne a meno...
Non Elvis, e neppure Bruce Springsteen hanno tenuto fede alla promessa di redenzione che risiede dentro il rock, nel suo Sogno Bob Dylan e' tornato, ancora, e ancora tornera', perche' il suo modo di essere e' questo, voce, chitarra o piano... armonica ferita, sangue e splendore. Dio lo benedica e abbia pieta' di Noi...
Amen
Dario Twist of fate

 

 

I Fell a change comin’ on
 
Dylan c’è ! Eccome ! E' cambiata la sua voce , è diventata roca , raspante , più suggestiva che mai , a volte ha dei cedimanti ma chi se ne frega , che importanza ha ? Dylan c’è , c’è sempre stato , non è mai andato via , la sua musa è sempre al suo fianco. Che bello questo brano , che semplice e che bello , semplice e profondo nella sua intensità lirica , nell’abbinamento di parole semplici a concetti immensi.
 “ C’è il sangue del Paese nella mia voce !” , nemmeno il grande Elvis-The King avrebbe potuto permettersi una frase del genere , una frase da 5 o 6 premi Nobel , e mi perdonino coloro che l’hanno già ricevuto più o meno meritatamente . Dylan è quello che “coglie l’attimo” , nessuno lo sa fare meglio di lui , e le parole arrivano dritte e forti come una martellata sul cervello . Una frase che riassume una vita , una carriera , un uomo , un poeta , un musicista , “e pluribus unum” , “da tanti uno” dicevano i Romani antichi, gli Americani l’hanno scritto anche sui dollari senza sapere che sarebbero stati profeti , quell’”UNUM” si sarebbe chiamato Bob Dylan , ma allora non lo sapevano ancora. Quel Dylan vanto e fastidio della nazione , colonna sonora dell’America , bacchettatore dell' Establishment , gazzettino di paese dei difetti del nuovo mondo , osservatore spietato e cronista fedele , dei suoi difetti e di quelli del resto del mondo. Che dire di fronte a questa frase , percossa e attonita la terra al nunzio sta ! Mai artista era giunto così in alto e così in basso , la giostra delle banalità , la profondità del pensiero , le sue parole scorrono come il grande Mississippi , lento , maestoso ed inarrestabile . Dylan è il più grande fiume d’ America , più grande del Mississsippi stesso , Dylan è il fiume che porta con se la vita  nuova , i detriti ed i rifiuti della società , l’acqua pulita che la gente è solita sporcare , come è d’uso degradare tutto ciò che di bello c’è  al mondo . Immiserire la mente umana è uno dei giochi nei quali l’Homo Sapiens è sempre stato maestro , con le dovute eccezzioni che rispondono a nomi leggendari , Leonardo , Michelangelo , Tiziano , Giotto , Bob Dylan. E’ come se Bob avesse tre occhi , due per lui ed uno per osservare il resto del mondo , per descriverlo , magnificarlo ed annichilirlo con la forza delle sue parole e delle sue canzoni . Bisognerebbe risalire fino a non si sa quando, molto indietro nel tempo per trovare qualcosa di simile a Dylan , e bisognerà aspettare molti anni prima dell’avvento di un nuovo Dylan , ma intanto lui è qui con noi , sempre arrogante ed umile nel dimostrare che come lui non c’è nessuno , per fortuna nostra che abbiamo avuto la possibilità di innamorarci metaforicamente del migliore di sempre.
 “Feel a change comin’ on” è una perla , un capolavoro di una semplicità disarmante , di una intensità insopportabile , la somma del pensiero dylaniano , la grandezza dell’amore e la miseria del mondo nel quale siamo tutti costretti a vivere. “Fell a change comin’ on”    è un grido di speranza , che parte dalla voce di Bob e diventa immediatamente nostro , un’illusione collettiva perchè il mondo non migliorerà mai , per fortuna c’è l’amore a darci la forza di sperare , di andare avanti , di digerire il tutto amaramente , cosa non si farebbe per l’amore ? Il mondo ha sempre giocato il suo equilibrio su questo argomento , su questo lato indispensabile della natura umana , bello ed imprevedibile , e Dylan lo sa meglio di chiunque altro , perchè può unire l’esperienza umana a quella immensa dell’artista che vive in lui , quel suo “alter ego” in continuo conflitto con l’uomo , l’eterna guerra fra orgoglio e pregiudizio , fra passione ed indifferenza , fra il bene ed il male , fra lui e gli altri , fra Bob Dylan e Robert Zimmerman da Duluth , Minnesota.
 
 Mr.Tambourine

 

 

Beyond here lies what ?

Ho ascoltato Beyond here lies nothin’ e l’ho ascoltato diverse volte.
La mia impressione :
Non è un capolavoro , è un verace vecchio blues molto bene ristrutturato. La voce attuale di Dylan entra a pennello in questo pezzo , suscitando emozioni che un altro tipo di voce non avrebbe saputo fare.
Incredibili i suoni ed i colori che la fisarmonica di Hidalgo riesce a dare al pezzo , fornendogli una sua identità spiccata , si sente e si ricorda come la parte più caratteristica del pezzo.
Misurata e contenuta la chitarra di Campbell , un lavoro da professionisti , con alcuni tipici fraseggi rock che ben si inseriscono nella struttura blues del brano , ottima poi la scelta del timbro sonoro abbastanza cupo e leggermente compresso , si mischia in modo perfetto e mai preminente con il suond della canzone. Ho cercato di immaginare lo stesso pezzo suonato con Freeman e Kimball , sarebbe stata una cosa completamente diversa , senza un’anima propria.
Al primo ascolto avevo pensato “ Il solito blues di routine , come si usa fare in molti album , pezzi riempitivi " , ma questo brano ha qualcosa di diverso , di speciale , una una sua valenza specifica , un’anima propria , l’anima che si trovava nelle prime incisioni anni 60 , suono ruvido e sporco ma ricco di fascino , suono perso per sempre con l’avvento dei CD , ma Dylan l’ha saputo ripescare , merito del suo genio naturale e della sua sensibiltà artistica , il saper cogliere quel giusto gusto d’antico che tante emozioni ha saputo dare pur nella sua imperfezione sonora.
Il testo :
Situazione drammatica narrata con parole semplici , la purezza di un sentimento profondo rapportato con l’abbruttimento e la pericolosotà del mondo. Lui sa che questo amore è la cosa più importante del mondo , ma si guarda intorno e vede quello che non vorrebbe vedere , i viali con le macchine abbandonate, le finestre con i vetri dietro le quali la gente si nasconde per paura di essere vista , l’angoscia di vivere in un mondo che ormai non è più a misura d’uomo , che c’è oltre l’amore ? Niente , il resto , quello che circonda lui e lei non dovrebbe avere influenza ed importanza sul loro rapporto , invece purtroppo non è così. Però lei è come se non esistesse materialmente , sembra la donna idealizzata , un fantasma senza nessuna descrizione , sembra un concetto più che una donna reale , dylan non la descrive , non parla di lei , parla con se stesso , si racconta le sue emozioni , le sue illusioni , le sue constatazioni , le analizza velocemente , giunge abbastanza in fretta alla conclusione. Bastano tre o quattro frasi come flash cinematografici per rendere il tono della storia , senza parole inutili , senza parole colte , il linguaggio della strada usato da un animo sensibile ed osservatore , da una mente capace di spiegare una potenziale tragedia con due parole.
“La mia barca è nella baia e le vele sono spiegate“ , frase di difficile interpretazione , è un annunciato addio o forse un invito a lasciare quel mondo per la ricerca di un’altro ? Mi rimane questo dubbio , che tutto sommato tale resterà , conoscendo un pò Dylan sono propenso a pensare alla partenza in cerca di qualcosa di nuovo che possa sostituire questo importantissimo amore , fedele all’idea che nessuno è indispensabile e che tutto si possa sostituire , che sia questa l’attuale bruttezza del mondo che l’artista vorrebbe egoisticamente abbandonare? Come se dicesse “Tu sei importante , la cosa più bella che mi sia capitata , ma io ho bisogno di qualcos’ altro che dia un sapore diverso a questa squallida esistenza , sotto altra luce e da un diverso punto di vista lo stesso tema di Workingman’s blues ? L’amore ed il rapporto misurato e minato dalla miseria , dal duro lavoro e dall’indifferenza della società verso questi problemi ? Il mondo dei poveri cristi raccontato da chi ha occhi per vedere ?

Fulvio De Marchi
 

 

Ciao,
può questa frase di Dylan rispondere ad alcuni dei vostri dubbi su di lui?

BD: I think it’s the land. The streams, the forests, the vast emptiness. The land created me. I’m wild and lonesome. Even as I travel the cities, I‘m more at home in the vacant lots. But I have a love for humankind, a love of truth, and a love of justice. I think I have a dualistic nature. I’m more of an adventurous type than a relationship type.

Kuore scuro
 

 

Cantando sommessamente e gracidando come una rana toro

By Neil McCormick

Bob Dylan ha realizzato un nuovo album , “Together Through Life” , che esce alla fine di Aprile , il suo 33° album in studio.
Cosa provate a questa notizia probabilmente dipende da quanto da vicino avete seguito la sua carriera.
Come uno dei più grandi della musica popolare di tutti i tempi , un tipo davvero eccezzionale che ha tessuto la sua aggrovigliata matassa per cinque decadi , Dylan ha sentito il dovere di andare dove lo guida la sua musa. Anche se questo significa qualche volta scendere giù nelle roadhause di confine per suonare qualche Tex-Mex blues.
Spostatosi verso il suono più denso del blues elettrico e lasciati i testi di Modern Times , questo disco è più dinamico , intimo ed anche più fantasioso.
Il tema è l’amore in tempi difficili. La voce rotta di Bob è alta nel mix , canta in tono basso gracchiando come una rana toro che impersona Dean Martin. Una fisarmonica piena di colori svetta nel centro , mentre chitarre acustiche tipo jazz e chitarre elettriche compresse gli girano intorno.
E’ un bizzarro vecchio sound con il sapore dei vecchi 45 giri riveduti con la chiarezza e la cristallinità dei mezzi attuali.
Come in molti casi del Dylan degli ultimi anni , lui flirta con i clichè , quasi eccitante con le rime-fedeli come 'moon' and 'June'.
Quando Dylan offre una canzone col titolo di ampio respiro come “Life is hard” , vi dovete aspettare uno stato d’animo nazionale piuttosto che una jazzy-ballad sull’amore perduto.
“ I feel a change coming on “ implica un Obama-amichevole accenno ai tempi che stanno cambiando, ma è anche un quasi prosaico romanzo country , il cambio in questione è quello di essere in una situazione di rapporto. Dylan spesso dà l’impresione di essere più interessato in questo periodo al suono in generale piuttosto che ai testi. Ma quando spara una frase fulminante come “ Ho il sangue della nazione nella mia voce” , significa che dovete riesaminare da capo tutta la canzone.
C’è uno spirito di humor malizioso in questo lavoro. Nella più intima “It’s all gone” , lui mette chiaramente in risalto il caos che regna  nel mondo , ogni accoppiata è preoccupante “ Mattone su mattone , loro vi fanno piangere , un bicchiere d’acqua è abbastanza per affogare” , ironicamente addolcita con il titolo dal clichè volgare , certamente una delle più irritanti abitudini del linguaggio contemporaneo.
E’ folle o è un genio ? “Non voglio crederci , ma devo crederci” , canta in “This dream of you”. Qualche volta provo gli stessi stati d’animo di Dylan.

 

 

Bob Dylan's free single: Snap judgment

by Simon Vozick-Levinson

E’ già dall’inizio di questo mese che abbiamo saputo dell’uscita , il 28 Aprile , del nuovo album in studio di Bob Dylan “Together Through Life”
Oggi lui ci ha sorpreso di nuovo facendo debuttare “ Beyond here lies nothin’ “ come free MP3 da scaricare dal suo sito ufficiale.
Mai dire che il vecchio Bob non è al passo di un miglio al minuto col ritmo di consumo musicale sul WEB.
Così , com’è il brano ? Graziosamente grande direi , dopo averlo ascoltato tre o quattro volte.
Sono un grande Dylan-fan , ancora entusiasta del blues del suo ultimo lavoro in studio del 2006 , Modern Times.
"Beyond Here Lies Nothin'" mantiene la tradizionale progressione di accordi del blues , ma il tempo è sostenuto molto bene dal riff di fisarmonica e di chitarra che gli danno un sapore particolare , come se provenisse dall’era di Robbie Robertson o di Mike Bloomfield     ( precisamente David Hidalgo dei Los Lobos alla fisarmonica e Mike Campbell degli Heartbreakers alla chitarra solista ).
Ho approfondito anche il testo , col suo classico motivo dylaniano di unire i rapporti umani con questo mondo pericoloso.
Al momento , almeno , “ Beyond here lies nothin’ “ sembra essere la miglior canzone nuova di Dylan che ho sentito negli ultimi anni. Ma è disponibile solo per 24 ore , allora andate su bobdylan.com e scaricatelo subito , e fateci sapere cosa pensate dell’ultimo Bobby Zimmerman.
 

 

Caro Mr. Tambourine, cari Maggiesfarmer tutti,
 
come accade con una certa frequenza negli ultimi tempi, qualcuno ha espresso il mio pensiero prima di me. Mi riferisco al lungo e pacato intervento di Blindboygrunt che mi ha battuto sul tempo (ma non ti illudere Blind, non riuscirai a battermi anche nella scalata della classifica, perché ti farò sudare la partita ).
Posso dire di condividere pressoché appieno quello che il caro amico ha detto a proposito delle varie questioni poste in questi ultimi giorni, quindi vi risparmio di leggere inutili ripetizioni.
Mi limiterò, pertanto, ad aggiungere soltanto che l'immenso patrimonio costituito dalla Farm deve essere preservato ad ogni costo e per fare questo non bastano le critiche ma occorre essere anche propositivi. Faccio anch'io mea culpa, sotto questo profilo, poiché sebbene tenga moltissimo al sito ed a questa affettuosa comunità, forse non mi sono impegnata più di tanto nel dare il mio apporto, seppur minimo in relazione alle mie scarse capacità.
Criticare è semplice. Molto più difficile è proporre soluzioni alternative.
Anch'io quando Michele ha lasciato mi sono sentita smarrita ed ho temuto che potesse scomparire tutto. Non vi nascondo che all'inzio il mio timore è stato alimentato dai cambiamenti introdotti dal Tambourino (vi ricordate quel bel rosso dello sfondo? per me rappresentò una vera e propria bomba al vetriolo lanciata sui miei poveri occhi sempre affaticati), ma ben presto ho apprezzato la duttilità del carissimo amico ad accogliere suggerimenti da tutti. Personalmente sono grata a Mr. Tambourine per il tempo che dedica a noi ed alla nostra passione, e sono sicura che è pronto ad accettare di buon grado le critiche costruttive. Ed a tal proposito, mi sento di dire che, nel pieno rispetto delle libertà di espressione di tutti, preferirei che il curatore del sito esprimesse il suo punto di vista con toni più moderati per il ruolo che ricopre e deve ricoprire nel sito, senza ovviamente rinunciare alla propria sacrosanta opinione. E dico questo con tutto l'affetto e la stima nei suoi confronti.
La Farm è un bene prezioso per le nuove generazioni che vogliono avviarsi alla scoperta dell'opera immensa di Dylan e dobbiamo dare loro una impressione di sobrietà e competenza.
Lo dico perché proprio la scorsa domenica ho dato ai miei due nipoti di quasi tredici anni il link di MF e abbiamo aperto insieme il sito. Ho spiegato loro che qui potranno imparare tante cose su un grande uomo. I mie due nipoti si sono avvicinati al Nostro spontaneamente. Circa un anno e mezzo fa, quanto avevano poco più di undici anni, smanettando con il mio cellulare hanno scoperto Like A Rolling Stone (é la suoneria che ho abbinato al numero di mio marito). E' stato un amore a prima vista. Non potete immaginare la mia emozione. Sono levitata ed il cuore ha sobbalzato. Non credevo a quello che stava accadendo ed a ciò che è accaduto dopo: volevano imparare a suonarla! Così, in questo ultimo anno e mezzo li ho introdotti gradatamente alla scoperta di Dylan e saranno entrambi con me ai concerti di Roma e Firenze.
Loro, come tanti altri figli e nipoti di tutto il mondo rappresentano la speranza che l'opera di questo grande uomo non vada dispersa e MF può fare tanto perché questo possa realizzarsi.
In conclusione, ben vengano le critiche ma contribuiamo a valorizzare il lavoro di Mr. Tambourine.
Un abbraccio a tutti
Marina

 

 

Come centinaia di altri blues , anche “Beyond here lies nothin’ “ si appoggia su un blues precedente , anzi , su diversi blues precedenti. Il blues “canonico “ e più tradizionale è formato da una sequenza di tre accordi che si susseguono nello spazio-tempo delle 12 battute. Quindi , essendo queste le regole , niente da inventare , stare nelle regole se si vuol suonare un buon vecchio traditional-blues. Questo impone grossi limiti allo sviluppo musicale essendo impossibile variare la struttura dei pezzi , così centinaia di “classici” si assomigliano uno all’altro , non certo per mancanza di fantasia , ci si possono mettere tutti gli strumenti che si vuole , fare tutti i guitar solos che vuoi , variare i suoni della chitarra , dal pulito al più distorto ( gli esempi sono ormai incalcolabili ), ma la metrica della canzone è inalterabile , la melodia legata e strozzata dalle regole .
Molti anni fa , un coloured-bluesman di nome Otis Rush , famoso nella zona di Chicago negli anni 50’ e 60 ‘ , imbraccia la sua Gibson 335 cherryred , probabilmente anche lui prendendo ispirazione dal ricco patrimonio del blues , scrive un pezzo e lo chiama “All your love (I miss loving). Poco tempo dopo , un’altro coloured bluesman , Jody Williams , riprende il pezzo , fa alcune piccole variazioni e lo chiama “Lucky you”. In Inghilterra , nello stesso periodo , il giovane chitarrista Eric “Slowhand” Clapton sente il pezzo , abbandona la sua Telecaster , compra una fiammante Gibson 335 cherryred in Chearing Cross , abbandona il gruppo beat del quale faceva parte , “The Yardbyrds” , e decide di dedicarsi esclusivamente al blues. Si imbarca in una disastrosa tournèe in Grecia con una band chiamata “The Glandes” suonando i classici blues fra i quali “All your love”. Al ritorno dal disgraziato tour verrà sostituito da un certo Peter Green , che con loro apprenderà il repertorio di quella squinternata band. Eric intanto si unisce ai Blues Breakers di John Mayall , portando in dote i blues del suo repertorio , dei quali si potrà trovare vasta testimonianza nel disco “ Blues Breakers – John Mayall with Eric Clapton “ , conosciuto anche come il “Beano” album , perchè sulla copertina del disco Eric sta leggendo una copia di “Beano” , una rivista illustrata di comics. Intanto Peter Green , impadronitosi del repertorio dei “Glands” , lascia il gruppo ed entra nei famosissimi Fleetwood Mac per i quali scriverà una canzone intitolata “Old black magic woman” che non è altro che la “All your love” di Otis Rush con il testo cambiato. Niente da stupirsi , questa è un’operazione più che normale nell’ambito del blues. Uno dei più grandi chitarristi mai apparsi sulla scena rock , Carlos Santana , sente la canzone e la incide , facendola diventare uno dei must più famosi degli anni 70. Passano quasi 40 anni , Bob Dylan prende la stessa canzone , “All your love” diventata “Lucky you” , diventata “Old black magic woman” , scrive un suo testo ( ispirato delle Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer ), aggiunge la fisarmonica di Hidalgo e registra il pezzo per il suo nuovo album di prossima uscita “Together Through Life”. Ancora niente da stupirsi , questo tipo di cose succede migliaia di volte nel mondo musicale , pratica normale si potrebbe dire. Dylan cambia solo il testo ed il suond lasciando inalterata la struttura e la melodia del pezzo originale , Dylan non è nuovo a queste operazioni , avendo usato svariate volte questa tecnica specialmente all’inizio della sua carriera nell’era folk , ma con questa operazione il pezzo non è più “All your love” , diventa “Beyond here lies nothin’ “ , non più un pezzo di Otis Rush ma un pezzo di Bob Dylan , e si sente !
Dylan ci ha messo il suo modo di sentire le cose , le sue emozioni , la sua storia , il suo pathos , la sua emotional voice , la sua capacità di reinventare i pezzi delgi altri , la sua ineguagliabile dote di saper rendere “suo” un pezzo ispirato da un’altro. La canzone non è un Masterpiece , è un bellissimo ed onesto blues al quale Dylan ha aggiunto la sua arte e le sue idee , trasformando un pezzo “comune” in un pezzo di “Dylan”. Piacevolissima la fisarmonica di Hidalgo , il suond “sporco” credo voluto apposta così , mi aspettavo qualcosa di più dalla chitarra , ma il pezzo funziona benissimo anche con questa voluta aria retrò , la voce di Bob giganteggia su tutto , è lui il capitano di questa nuova nave ancora da varare , restiamo in attesa del varo , con la certezza che anche il resto di Together Through Life sia di questo spessore.

Mr.Tambourine

 

 

Maggiesfarm, opinioni a confronto
 

 Caro Tambourine,
 
 qui il dibattito sta prendendo una brutta piega e mi sa che ti serve un
 avvocato. Penso che per competenza professionale tocchi a Marina, quindi io
 mi limito a una serie di considerazioni. Mi "limito" per dire, visto che non
 ho nessuna intenzione di essere sintetico! Mi sembra che la discussione stia
 virando dal tema Dylan-uomo a quello relativo ai contenuti del sito. E
 siccome è la prima volta che in modo così diffuso si affronta l'argomento,
 secondo me vale la pena di non lasciarlo cadere. Pertanto, sintetizzo
 rapidamente le ultime questioni sollevate per poi puntare al cuore del
 problema.
 
 1. L'uomo e l'artista
 
 I toni si stanno un po' esasperando, ma probabilmente molto dipende dalla
 vis polemica con cui vengono presentate le varie idee. Ribadisco quello che
 dicevo nella mia mail, che fu una di quelle iniziali: nessuno vuole, può o
 deve giudicare il comportamento personale di Dylan; a tutti noi interessa l'unica
 veste con cui si presenta, e cioè quella di artista. Ciò posto, non si può
 arrivare ad affermazioni del tipo "della vita dell'uomo non me ne frega
 niente": non è moralismo o pettegolezzo, è semplicemente una regola vecchia
 come l'arte stessa, per cui l'opera molte volte può essere decifrata solo
 conoscendo l'esistenza dell'artista. Mi spiego con un semplice esempio: di
 per sé, a nessuno interessa una lite di Dylan con una "cognata", oppure una
 sua relazione extra coniugale con una dipendente della Comunbia (si, ho
 scritto proprio Comunbia!) records. Però senza conoscere questi aspetti
 diventa più difficile capire due canzoni come Ballad in plain d o You gonna
 make me lonesome. Quindi da alcuni eventi personali è impossibile
 prescindere, a livello di conoscenza e non certo di giudizio. Quello che
 intendevo sostenere all'inizio della discussione era però un altro concetto:
 quello che si coglie nello sfogo di Tambourine è semplicemente il dispiacere
 che il proprio mito non sia perfetto. E preciso: non è detto che debba
 esserlo; quello che conta è ciò che ci ha dato e che (speriamo) possa ancora
 darci. Tuttavia, se qualcuno vuole sostenere che è "deluso" nelle proprie
 aspettative dai comportamenti di Dylan dovrebbe essere libero di dirlo; come
 ipotizzavo, potrebbe essere un eccesso di morale, ma rimane una opinione
 liberamente esprimibile. Anzi, a valutare ancora meglio la molla scatenante,
 è stato Paolo Vites per primo a giudicare il titolo in funzione del flusso
 emozionale che scatenava in lui. Il flusso del Tamburino è diverso, ma la
 cosa non mi sembra così grave: ha semplicemente descritto le sue emozioni (e
 non è forse in linea col soggetto cui il sito è dedicato?)
 
 2. Cosa ne pensa l'interessato
 
 Sappiamo che a Dylan non importa nulla di quello che pensano i suoi fan
 (questa è una constatazione, non è una critica). Però a me sembra che nel
 corso del tempo, e in modo neanche troppo velato, si sia espresso su questo
 tema. E ovviamente lo ha fatto sostenendo sia una posizione sia il suo
 contrario. Innanzi tutto si è chiamato fuori dalle responsabilità: "Tu dici
 che vorresti qualcuno debole mai, ma forte sempre, per proteggerti e
 difenderti, nella ragione e nel torto. Tu dici vorresti qualcuno che ti
 prenda ogni volta che cadi, che stia sempre a cogliere fiori e a correre
 ogni volta che lo chiami.Ma non sono io.l'uomo che cerchi tu non sono io".
 Ma non per questo l'artista è così miope da non vedere i difetti dell'uomo
 quando decide di trasformarli in contraddizioni "Cosa valgo se sono come
 tutti, se mi giro dall'altra parte a vederti vestito così.se vedo e non
 dico, se per me sei trasparente.se occasioni ne ho avute e continuo a non
 capire. se dico cose schiocche e rido in faccia al dolore, e volto la
 schiena a te che muori nel silenzio, cosa valgo?". Non mi sembrano neanche
 posizioni incoerenti: "non aspettarti nulla da me e quindi non giudicarmi;
 io però le domande me le faccio".
 
 3. I concerti
 
 Dalla polemica sull'uomo a quella sui concerti il passo è stato breve, anche
 perché Tambourine ci mette del suo rincarando di volta in volta la dose (ma
 è fisiologico: in fondo lui risponde ogni volta ad ogni mail, e quindi deve
 per forza ritornare sempre sugli stessi argomenti, magari versando ancora un
 po' di benzina sul fuoco). E' una polemica vecchia, già ospitata sulle
 pagine del sito, questo è innegabile. Però i concerti sono ricominciati,
 quindi esprimere un giudizio sul nuovo spring tour dovrebbe essere
 consentito, se non doveroso. E dato che i concerti non sono cambiati, come
 le fonti internet che sono disponibili a tutti confermano, mi sembra anche
 legittimo che chi ha perplessità le possa ribadire. Naturalmente chi vuole
 andarci ci va, chi non se la sente se ne sta a casa, però se queste opinioni
 non vengono espresse su un sito dedicato a Dylan dove dovrebbero trovare
 posto? Personalmente, continuo ad andare ai concerti (semel in anno) senza
 nessuna aspettativa, soprattutto da quando suona questa famigerata band, ma
 solo per il piacere personale di continuare una tradizione e di vedere da
 vicino il vecchio Bob. E' come un vecchio zio che da ragazzini ci ha
 insegnato molte cose "che contano" della vita e che una volta l'anno viene a
 pranzo a casa: a volte è in forma, altre è più rincoglionito, ma l'affetto
 non si discute. Ovviamente questo non significa passare sulle lacune. Al
 contrario, mi sono drammaticamente ritrovato nella descrizione che faceva
 Michele del "suo" concerto a Chatillon dello scorso anno: simmetricamente,
 io mi ero trovato sotto la pioggia di Bergamo a passeggiare lontano dal
 palco e ad osservare gli spettatori, moltissimi dei quali assolutamente non
 coinvolti da quello che stava succedendo, esattamente come me in quel
 momento. Se Dylan fa concerti il sito "deve" riportare le aspettative di chi
 ci andrà o non ci andrà, le scalette dei brani, le impressioni di chi c'è
 stato. Se le aspettative o i giudizi sono negativi, rispettiamo chi li
 esprime. Altrimenti, rischiamo che il sito ospiti solo le recensioni
 "estere" che Tambourine gentilmente e puntualmente ci traduce. Ma chi
 sarebbe così contento se le uniche notizie sul sito fossero quelle del fan
 che "si è bagnato come una ragazzina che fa i giochetti con il suo
 amichetto"? (cito quasi testualmente una descrizione che mi ha fato
 rabbrividire.). Io credo molto in quello che da sempre sostiene Paul
 Williams (che a questo concetto ha dedicato tre volumi e un bel pezzo di
 vita), e cioè che l'arte di Dylan sia soprattutto l'arte di un performer. Ma
 se è così, "bisogna" giudicare ogni singola performance, anche quando i
 risultati non sono buoni e non solo quando si raggiunge l'immenso per una
 sfumatura in un verso o per un assolo di armonica (quante volte è successo
 in passato, e quanto poco negli ultimi anni!).
 
 4. Maggiesfarm
 
 Negli ultimi giorni i difensori di Dylan hanno decisamente inasprito il tono
 delle polemiche, non solo in relazione ai contenuti (un po' talebani) ma
 anche nei giudizi nei tuoi confronti, e questo francamente non lo capisco.
 Anche perché (qualcuno lo ha opportunamente ricordato, ma qualcun altro se è
 lo è scordato) il lavoro del curatore del sito è un atto di amore e di
 volontariato. Riflettiamoci, perchè le parole di Michele sono emblematiche:
 senza Tambourine il sito sarebbe morto un anno fa. E do voce anche a una mia
 preoccupazione: se Tambourine avesse un carattere come il mio, (anche se
 fortunatamente ritengo di no), probabilmente in una delle prossime talkin
 scriverebbe un messaggio tipo "ragazzi, andate a fare in culo, e scusate se
 ho usato un giro di parole.". Dopo di che, o si fa avanti un altro morituro
 oppure si prende tutto e lo si butta nel cesso (accidenti, mi ero ripromesso
 di non toccare l'argomento del cesso ma, seppure per altre strade, ci sono
 arrivato anch'io!). Riflettiamo ancora un attimo: dalle ultime mail emerge
 un elenco consistente delle cose che NON si possono (o non si dovrebbero)
 fare. Ne cito qualcuna: usare pseudonimi, criticare i concerti, criticare le
 scalette dei concerti, parlare male dell'uomo, dare giudizi negativi sugli
 album recenti, occuparsi delle notizie frivole, occuparsi di altri artisti,.
 Ebbene, togliamo tutte queste cose dal sito e cosa rimane: le segnalazioni
 dei video su you tube, i link agli articoli che parlano di Dylan, le
 recensioni dei concerti che già appaiono sul sito ufficiale. In poche
 parole: expecting rain, anzi, qualcosa di meno, visto che su quel sito ci
 sono diverse notizie su artisti che ruotano intorno all'universo dylaniano.
 Invece abbiamo un patrimonio ben più ricco (e in italiano!), e non è bello
 pensare che sia a rischio. Seguo quotidianamente maggiesfarm dal 2002, anche
 se non ho mai scritto o partecipato molto, fondamentalmente perché molte
 delle mie opinioni le anticipava Michele nei suoi interventi. Ora, dalla
 mail di Michele e dalle osservazioni di Tambourine, apprendo dati
 contraddittori: anche se il numero degli accessi è invariato, molti hanno
 abbandonato il sito e soprattutto molti esprimono giudizi negativi sulla
 nuova gestione. Gli aspetti sotto esame, per carità, più che legittimamente,
 sono la forma, la grafica e i contenuti. E allora, perché non affrontare
 questi temi in modo approfondito (nel dibattito quotidiano sul sito,
 intendo) per capire meglio cosa vogliamo dal sito e, soprattutto, cosa
 possiamo fare per esso. Perché mi pare di capire (dalla preoccupazione di
 Michele) che sia il caso di stringersi intorno al curatore, aiutarlo a
 superare i difetti (se ci sono) e di vedere in che modo possa essere
 migliorata la gestione del patrimonio di informazioni di cui disponiamo.
 
 5. La forma
 
 Parto da una constatazione importante: quando c'era "lui" i testi erano
 perfetti (non so se avesse influenza anche sui treni.). In effetti, nel
 lavoro di Michele (esattamente come nei suoi libri, peraltro) non c'era una
 virgola o un accento - apostrofo fuori posto. Di solito queste cose non si
 notano (lo dico per esperienza professionale) se non quando mancano: se la
 forma è perfetta il discorso fila e ci si può concentrare sui contenuti,
 solo nel caso contrario qualcosa si inceppa. All'inizio la gestione di
 Tambourine è stata un po' macchinosa, poi mi sembra che sia decisamente
 migliorata, giungendo ad un livello comunque accettabile, addirittura più
 che accettabile se si considera il rapporto tra risultato e tempo a
 disposizione. Certo, ogni tanto c'è qualche errore di battitura, o qualche
 virgola fuori posto. Però non credo che siano elementi così gravi da andare
 a discapito della fruibilità dei testi. Senza il minimo intento polemico,
 osservo che spesso sono scritte molto peggio le mail dei lettori,
 specialmente quelle "di protesta". Se poi gli errori del Tamburino danno
 fastidio, ben venga il consiglio di Michele: siamo qui per segnalarli e
 correggerli insieme.
 
 6. La grafica
 
 In una delle pochissime volte in cui ho scritto, ho avuto modo di
 sottolineare che per me la grafica è migliorata, c'è una maggiore rotazione
 delle immagini, si arriva più facilmente alle news del giorno, ecc. Anzi,
 forse si dovrebbe pensare di capovolgere la sequenza di accesso, nel senso
 di definire come home page la pagina delle novità e consentire solo dopo di
 passare al sito completo. Ma sono dettagli (con Michele avevamo discusso
 tempo fa di questi aspetti, e probabilmente aveva ragione lui). Però c'è un
 aspetto che è sostanziale: Tambourine pubblica gli interventi (esattamente
 come sta avvenendo in questi ultimi tempi) ogni giorno, naturalmente
 rispondendo, e consentendo ai frequentatori di intervenire a loro volta
 quasi in tempo reale. Così facendo sta dando un valore aggiunto incredibile
 al sito: in pratica, si riduce la talkin' settimanale e aumentano gli
 interventi quotidiani; ci stiamo avvicinando a quello che mancava, e cioè
 una specie di blog. Anzi, forse questa è l'unica forma di blog che può
 funzionare su un sito senza incappare in tutti i problemi che mi aveva
 indicato Michele (intrusioni, spam, ecc.). Secondo me non è un risultato di
 poco conto, e andrebbe valorizzato.
 
 7. I contenuti
 
 Novità, testi, traduzioni, approfondimenti: cosa vogliono i lettori di
 maggiesfarm? E soprattutto: cosa si può dare che non sia già presente nei
 meandri del sito? Non è facile una risposta a quest'ultima domanda,
 soprattutto perché siamo in presenza di un sito "maturo", dopo dieci anni di
 vita di cui nove frenetici. Penso ad esempio alla cosa più importante per un
 appassionato che si avvicina per la prima volta a Dylan: le traduzioni.
 Michele ha tradotto tutte le canzoni, poi le liner notes degli album, poi le
 versioni alternative delle canzoni stesse, poi i booklet dei cd. Adesso da
 tradurre non c'è più niente (salvo le manciate di nuove canzoni). I grandi
 dibattiti sono già stati fatti; negli ultimi anni si è discusso di Masked
 and Anonimous, di I'm not there, di Chronicles, di Love and Theft e di
 Modern Times. Poi siamo passati ai concerti, a Tell Tale Signs, presto
 affronteremo il tema dei concerti nuovamente (dopo le recensioni delle tappe
 italiane) e poi terrà banco il nuovo album. Abbiamo argomenti per due
 sessioni di dibattito (una e mezzo, chè il tema dei concerti è un po'
 logoro.). Dopo di che da discutere c'è ben poco. E' facile accusare il sito
 di mancanza di novità, ma il fatto è che grandi novità nessuno le propone, e
 del resto sarebbe veramente difficile trovarne. Non a caso, se guardiamo i
 temi delle discussioni su rec-dylan troviamo proposte di argomenti
 assolutamente "datati": ieri qualcuno puntava l'attenzione su Neighbourhood
 bully, il che è emblematico.
 
 Da qualche parte ho letto che con il ricambio di lettori l'età degli utenti
 si è abbassata. Se è così, il sito potrebbe forse fare da guida ai meno
 esperti per orientarsi nell'universo dylaniano. Se ripenso ai miei primi
 approcci (per quello che riesco ancora a ricordare!) mi vengono in mente i
 temi di cui mi sarebbe piaciuto trovare lo svolgimento già fatto: le
 influenze artistiche di Dylan, le influenze letterarie, una guida alla
 selezione dei migliori album, la traduzione (e se possibile qualche
 spiegazione) delle principali canzoni, gli artisti che sono stati
 maggiormente influenzati da lui. Però il bello è che tutte queste cose "da
 qualche parte" nel sito ci sono, basta armarsi di pazienza e di sagacia
 informatica per scovarle! E' quindi così difficile dare una risposta che
 forse servirebbe una domanda. Perché allora non proponiamo agli utenti del
 sito qualche domanda, un "censimento" per capire quanti anni hanno e da
 quanti seguono il sito o comunque Dylan, un "questionario" per capire quali
 temi vorrebbero vedere sviluppati, un elenco di proposte per riscontrarne il
 gradimento. Se serve, offro un aiuto. Oppure non facciamo domande, e più
 semplicemente stimoliamo gli interventi in questo senso. Del resto il sito
 compie dieci anni, magari un restyling potrebbe aiutarlo e comunque sarebbe
 più che giustificato. Se invece le risposte ci diranno che va bene così,
 tanto meglio: saremo tutti più contenti, con buona pace di chi la pensa
 diversamente.
 
 Con grande gratitudine per il lavoro che fai ogni notte
 
 Blindboygrunt

 

 

Il tono di alcune recenti opinioni pubblicate sul sito e l'atteggiamento generale che ora lo pervade, sono veramente puerili.
Bene ha fatto Michele Murino a lasciare la responsabilità del sito, in coerenza con il suo sopravvenuto disamore per le recenti cose di Dylan.
Ma insistere a scrvivere - nel 2009- di aspettarsi continui cambiamenti musicali da un uomo che ha fatto il suo primo disco nel 1961, ormai sui 70 anni e che suona da 50 anni, è veramente troppo e sta diventando un clichè irritante.
L'uomo che è sui 70 non deve certo dimostrare più niente a nessuno.
E' comunque la sua vita e la sua professione, e non vedo chi se non lui stesso possa decidere se andare avanti e che canzoni sceglere ed in che modo eseguirle .
Al massimo uno decide - ed è libero di farlo mi risulta- che non vale la spesa per sentirlo, ed evita.

Fate un favore: smettetela una volta per tutte di blaterare sul suo conto, dai vari Stefano C ai Mr Tambourine Man
Se vi disgusta così tanto, nessuno vi obbliga a pagare per entrare ad un suo show, statevene a casa o spendete i soldi per farvi dire buonasera da tutti gli altri ben più educati.
Ma -soprattutto- lasciate perdere di dedicarvi a siti a lui dedicati, e dilungarvi su argomenti di spessore come i cessi dei suoi guardiani a casa sua, specialmente nascondendovi dietro a pseudonimi.
E soprattutto volendo avvalersi del taglio democratico delle "opinioni" per poi scrivere - dal monte sacro della obiettività di opinione- che "la sostanza non cambia i concerti erano pietosi e pietosi rimangono"
Così disse Mr Tambourine Man e così è, comunque la pensiate, la sostanza non cambia, tali rimangono. Alla faccia delle opinioni a confronto e della sbandierata non voce in capitolo.
E nessuno vi chiede di illustare al mondo che da anni vi procura una noia mortale andare ai suoi concerti e che- puntualmente- non andrete ai prossimi qui in Italia.
E giusto per chiarire: si possono avere tutte le opinioni che si vogliono, i gusti sono gusti, ma dire che con Tell Tale signs si è grattato il fondo del barile è far capire di non averne mai capito nulla di Dylan, come anche dire che sta distruggendo Bob Dylan
L'attacco agli artisti è sempre passato attraverso anche il lato personale, e qui non si fa eccezione: ma veramente i suoi concerti sarebbero migliori e dimostrebbe più rispetto al pubblico dicendo "Good evening, thanks for coming" ad ogni sera? E' veramente povero di spirito chi basa tali trancianti conclusioni su di un uomo in base a queste letture superficiali e prive di autonomia critica dall'onda crescente della nuova era "del conformismo democratico liberale" che ormai da anni attanaglia in particolare il nostro paese. Ed è anche pacchianamente presuntuoso chi voglia dar qualifiche di falsità a titoli di dischi ancora da sentire.
Bob Dylan farà a meglio a fare un sondaggio la prossima volta per dare più credibilità ai titoli dei suoi dischi, e sarà più in linea con sé stesso invece di inventarsi falsità a nostro spregio.
Se il rispetto verso il proprio pubblico pagante si dimostra di più con queste forme che si vorrebbero, piuttosto che con la rappresentazione della propria anima, non resta che dire
che ognuno si sceglie la propria presa il culo, chiedere a Marco Carta per avere conferma.
Lo scopo di questa mia non è certo perchè Dylan abbia necessità di una povera difesa locale ed isolata, ma perchè il sottoscritto ha una propria intima decenza di persona che si sente indirettamente colpita da questo modo di rappresentare le cose riguardo all'artista Dylan.

Andrea Orlandi

 

 

Ciao Tamburino e amici della fattoria.
Vorrei dire anch'io la mia sull'argomento di cui state discutendo da un po', il Dylan attuale, i concerti, l'uomo, l'artista etc.
Premesso che anch'io, come diceva il mio omonimo Stefano C., ho girato in lungo e in largo per concerti da una ventina d'anni a questa parte, e detto che francamente dal concerto di Milano 2003 (o forse da Stra' 2004) non ho piu' visto altro che la ripetizione dello stesso canovaccio, e detto ancora che l'ascolto di vari bootlegs scaricati da Internet non ha fatto che confermare tutto questo, cionostante andro' a vedere Dylan anche questa volta.
So di esprimere un pensiero molto particolare ma io amo Dylan prima di tutto proprio perche' ha sempre fatto e continua a fare quello che gli pare, con arroganza, poca considerazione per il pubblico, con la presunzione assoluta di bastare a se stesso, ma avendomi dato emozioni, sensazioni e sentimenti che mi accompagneranno tutta la vita.
Chi si lamenta forse preferirebbe aver amato un'artista che si fosse presentato a cantare ogni 5 o 6 anni o forse tutti noi abbiamo goduto del piacere di vederlo dalle nostre parti praticamente ogni anno?
E chi critica Dylan oggi non e' forse tra quelli che, qualche anno fa, a una mia mail in cui lamentavo la presenza di scalette con canzoni troppo ripetute mi rispose, seccato, “Andrei a vedere Dylan anche se leggesse l'elenco telefonico?”
Su, un po' di coerenza e un po' di senso del limite: come si puo' pretendere di piu' da Bob Dylan? Si puo' pensare che per il lui il tempo non esista? Addirittura si commenta con ironia (o forse peggio) il titolo del nuovo album, che secondo me invece e' il titolo piu' straordinario che mi potessi aspettare perche' per me e' esattamente stato un compagno di vita il nostro Bob.
Chi se ne frega della vita personale, se e' simpatico in famiglia, se ha amici o no, se ha salutato o no il dipendente dell'albergo a St. Vincent l'anno scorso, forse chi accentua questo si considera un essere perfetto, e magari lo e', sta di fatto, pero', che lui e' un'artista e io lo valuto come tale, e come tale e' il massimo per me, se intendiamo per artista chi da' sensazioni ed emozioni.
Ho l'impressione che qualcuno ad arte sollevi questi aspetti per fare il contrario di quello che Tu, Mr. Tambourine, a volte rimproveri, e cioe' di voler considerare Dylan intoccabile “a prescindere”; non pensi che anche voler criticare “a prescindere” sia ugualmente sbagliato? Questa storia della noia degli ultimi show, che peraltro condivido in parte come ho detto, non sarebbe il caso di lasciarla da parte visto che praticamente tutti i giorni si sente il bisogno di sottolinearla? Non vi piacciono i concerti? state a casa, tanto a Dylan non frega nulla e nemmeno all'universo mondo.
Spero comprenderai che queste righe un po' dure vorrebbero inserirsi nello spirito della discussione e del confronto di opinioni franco e leale che Tu giustamente ed ammirevolmente affermi e porti avanti.
E' solo che non riesco davvero a comprendere, ma forse sono limitato io, questa voglia sfrenata di trovare ad ogni costo qualcosa di negativo da dire andando a volte anche a cercare argomenti che francamente mi paiono fuori luogo; una volta il sito era dedciato ad approfondimenti straordinari sul Dylan poeta, musicista e performer; adesso sembra un giornale di gossip e questo mi pare veramente un'offesa tenuto conto che e' dedicato a Bob Dylan, non a Fabrizio Corona.
Concludo pero' con un sincero, assolutamente sincero ringraziamento per chi come Te e chi Ti ha preceduto ha contribuito e contribuisce a divulgare l'arte di Dylan ed a renderla accessibile a tutti.
 Stefano P.

 

 

E' la prima volta che vi scrivo
 Un abbraccio a tutti i dylaniani che frequentano il sito. Seguo il sito
 quasi ogni giorno e faccio i miei più sinceri complimenti a chi se ne occupa
 e a chi se ne è occupato fino a qualche mese fa. Non posso che
 ringraziare!!!!
 Però non posso non criticare questa ultima polemica sul nuovo disco di
 Dylan. Dico polemica e non dico discussione.
 Espongo il mio pensiero:
 1) Non è molto corretto analizzare il titolo di un album che ancora deve
 uscire. Si discute del nulla. Potrebbe essere tutto e nulla, soprattutto in
 questo caso. L'unica cosa che mi sento di dire è che sicuramente avrà più
 livelli di lettura.
 2) Si è utilizzato uno spazio che ha preso il nome di "ttl, opinioni a
 confrionto", per poi finire a parlare del Dylan privato e del Dylan live.
 2a) Sul sito, del Dylan live, se ne era parlato, con toni duri e spesso
 costruttivi, all'epoca del precedente tour. Non vedo perchè tornare a dire
 le stesse cose senza avere altri elementi a disposizione. Magari d'ora in
 poi, visto che è partito il nuovo tour, si potranno aggiungere altre cose.
 Ma fino adesso era aria trita. E comunque una cosa è il nuovo album, una
 cosa è la performance live
 2b) Sul Dylan persona... beh... A me non me ne frega niente del Dylan
 persona. A me interessa l'artista. Se a uno interessa anche la persona,
 affari suoi. Ma la mia opinione è che non sia molto corretto farlo. Se io
 fossi un artista non mi piacerebbe che chi ama la mia arte si interessasse
 anche del mio privato. Ma sapete, io sono della vecchia scuola del "non fare
 agli altri ciò che non vorresti che facessero a te". Magari la pensa così
 anche chi si interessa del Dylan persona, e sogna di non poter uscire fuori
 come tutti a farsi una passeggiata, aver avuto gente che ti rovistava nella
 spazzatura, aver avuto colleghi a cui hanno sparato, etc etc etc
 
 Con immutata stima e ammirazione
 Simone Baneschi

 

 

Volevo inserirmi un secondo su cio' che ha scritto Francesco ma anche inserirmi sull'onda di altri commenti per dire che io non andro' a vedere Bob Dylan.
Eppure lo seguo dal 1984 e il primo live che ho visto e' stato nel 1987 a seguire poi una trentina e passa di concerti con punte anche all'estero.
Francamente questo sound mi ha stancato e con se il suo cantare borbottando. Ho appena sentito Billy la song del film Pat Garrett e Billy the Kid che dire se non piatta e priva di luce.
Ho visto la scaletta e allora? Come potevo immaginare nulla di nuovo sotto il sole.
Ho appena letto che il nuovo album avra' sonorita' anni 50 se le cose stanno cosi' questo sara' l'ultimo album che compro di Bob.Il prossimo me lo faro' duplicare.
Io quindi non vado perche' mi sono rotto di questa sua musica lagnosa, l'ultimo che ho visto e' stato a Torino nel 2007 ed era di una noia ma di una noia impressionante.
Non so mai io da un po' di tempo a questa parte vedo che in questi show ci sia molto fumo e poco arrosto.
Non mi interessa nemmeno sapere perche' ancora suoni (forse non sa' cosa fare nella sua villa a Malibu', forse come tanti anzianotti e' rimasto solo) ma e' certo che vivacchia sull'onda del passato.
E guardate che io Dylan lo seguo come si deve e non tanto per dire. Lo ascolto da 25 anni e non e' poco, ma abbastanza per dire che ho speso molto in termini economici tra concerti, libri, cd , dvd e altro come del resto molti Dylaniani.
E' ovvio che c'e' anche a chi questo Dylan piace , ma come dice Mr tamburine le teste sono tante.
Anzi visto che ci sono vorrei chiedere al Dott. Alessandro Carrera che stimo molto perche' parla di Dylan in maniera superba e spesso si avvicina alla o alle verita' Dylaniane cosa ne pensa di quest'ultimo periodo in cui il sound e' quello che e' e Dylan e' quello che e' sempre uguale da un decennio a questa parte.
Tra l'altro ho avuto modo di ascoltarlo Carrera live qualche anno fa' presso L'Universita' Americana a Roma e poi al Big Mama dove suono' Tangled Up in Blue.
Grazie.
Stefano C.

 

 

Ciao Mr. Tambourine,
Blindboygrunt mi ha battuto sul tempo. Volevo scriverti anch’io un apprezzamento per il pensiero sul titolo del nuovo album che hai voluto condividere con noi lettori, intitolandolo “il dubbio”.
Fermo restando che ho trovato anch’io belle le parole di Paolo Vites – ma dubito molto che “Together through life” possa essere rivolto ai fans – trovo anch’io troppo enfatico questo titolo (anche se ...).
Ed è stata proprio una questione di pelle, come penso per te. Son sicuro che l’album mi piacerà anche se non mi aspetto rivoluzioni (ma profondità, sì). Ultimamente i testi sono scritti un po’ con il pilota automatico ed è giusto così.
Quando Dylan faceva concerti sempre diversi la stampa (non tutta) se ne lamentava. Adesso, e da parecchi anni, sono grosso modo sempre uguali e la stampa (non tutta) dice che chi andrà ad un suo concerto troverà i pezzi stravolti. Il fatto è che sono stravolti sì, ma solo rispetto ai dischi, perchè ci sono alcuni brani che da parecchi anni sono sempre uguali (e cmq non stravolti). Scrivo questo rivendicando il fatto che andrò a Milano a vederlo e che, nella raccolta di opinioni sul BD live che hai promosso in occasione dell’ultimo tour, ho tentato di dare 2 pro.
Sulla questione artista/uomo (e per la serie citarsi addosso) ecco cosa scrivevo su maggiesfarm il 10.12.2007: << Spot Cadillac. Adesso affronto un terreno minato. Lo spot è piaciuto anche a me. E poi cosa c'è di più americano della Cadillac? Inoltre, il video è girato in un ambiente plausibile per quel tipo di macchina e il ghigno del Nostro è sempre qualcosa da vedere. Ciò detto, la realtà è che questi SUV vengono per lo più usati dalle mamme per portare i bambini all'asilo a 500 metri da casa (...), cosa che naturalmente si continuerà a fare anche quando l'ingresso nel centro di Milano sarà a pagamento (cosa vuoi che sia un ticket d'ingresso nella cerchia dei Bastioni per i proprietari di questi mezzi). (...) I SUV sono, in generale, tra i mezzi meno ecologicamente sostenibili che esistano e per quanto mi riguarda credo che solo il Mercato (con la M maiuscola) giustifichi il loro uso in un contesto urbano. Certo sono il massimo per la sicurezza, ma se al momento dell'impatto sei sulla 500 invece di essere sul SUV (il cui guidatore neanche si accorge di stritolarti mentre discute al telefonino se è meglio prendere 2 o 3 pacchetti di mangime per canarini all'Esselunga) sei morto. Scusa lo sfogo. Ovviamente sul piano dell'arte di Dylan non cambia niente (anche se il discorso è delicato, perchè pochi come BD hanno fatto un'arte della propria vita oltre che delle loro opere). E' il solito discorso sul genio, etc. D'altronde il Nostro è dagli anni sessanta che ha fatto una battaglia per affermare di non rappresentare altri che se stesso e, a volte, neppure se stesso. Tutto ciò ci pone - come infiniti altri esempi - il problema della coerenza tra la propria arte e la propria vita. Personalmente, l'ho risolto dicendomi che quando qualcuno ci dà qualcosa di speciale, ha poi poca importanza se nella vita non si dimostra all'altezza dell'ideale che ci ha fatto intravedere. Vale l'arte, a quella tendiamo, e poi pazienza se nella vita di tutti i giorni l'Autore non è perfetto. >>
Cmq “Together through life” è un titolo bello e, sempre a livello di pelle, mi ha toccato non tanto per il together quanto per il through life, c’è questa dimensione del tempo ... come mi sembra abbia detto anche lui in non so quale intervista: ci illudiamo di possedere il tempo, ma è lui che possiede noi. E’ un titolo che non avrei capito quando ero più giovane e mi sembrava ci fosse tutto il tempo per realizzare quello che avrei desiderato. Ed è un titolo che anche lui probabilmente non ha mai osato prima. Chissà, magari è il verso di una delle canzoni. Vedremo.
Per una lettura a più livelli, mi sembra cmq che alla fine il senso più veritiero sia quello (già detto da Blindboygrunt e da Marina) che lega il titolo alla sua arte o al suo modo di intenderla. C’è un bel passaggio nel libro di Carrera "La voce di Bob Dylan" dove si fa un parallelo (cito a memoria) tra la costanza nell’amore (per una donna) in Bob Dylan e, mi pare, Leonard Cohen, per dire che questa – la costanza nell’amore – non è proprio il tratto distintivo di Bob. Lui semmai è fedele a se stesso. E’ quello di Restless farewell, di One too many mornings, di Don’t think twice ..., di Most likely ... . C’è un’altra cosa che ho letto in proposito e magari ci tornerò in futuro.
Saluti
Alexan wolf

 

 

Ciao Mr.Tambourino e un ciao ai lettori di Maggie’s Farm
È arrivato il momento da parte mia di fare due piccole riflessioni sulla tua risposta alla lettera di Marina,
Nella tua lettera scrivi:
“… Il tuo distinguo fra Bob persona e Bob artista teoricamente potrebbe anche essere giusto , ma a mio avviso non funziona , è come il prete che predica bene e razzola male. Nel caso di Bob, potremmo dire che l'artista , assieme al successo , la fama , i soldi e tutto quanto comporta la notorietà mondiale , avrebbe dovuto anche assumersi la sua parte di uomo rapppresentativo dei principi da lui sostenuti e , come si diceva una volta , dare il buon esempio. Immaginati il Papa che alla domenica parla dal balcone di San Pietro e condanna la violenza , poi , finito il discorso , prende a calci in culo preti e suore che sono addetti alla sua persona , che dice che i fedeli sono un male necessario e fastidioso. E' un esempio esasperatissimo nel concetto , ma serve per far capire che non sempre è possibile o giusto separare la personalità pubblica da quella privata.”
Io sono pienamente daccordo con Marina e proverò ora a spiegartelo.
Prima di tutto mi viene spontaneo chiederti: ma che ne sai tu della vita privata di Dylan, per dare dei giudizi così supeficiali.
Certamente potrai rispondermi, ma Dylan è un personaggio talmente pubblico che attraverso i vari Media ormai si sà tutto ormai anche dell’uomo.
Grazie al quel poco della mia conoscenza umana posso affermare che stai prendendo un grosso abbaglio.
Posso dire semplicemente che seguo la sua vita artistica, da oltre quarantanni ma non posso dire nulla dell’uomo perchè semplicemente non siamo amici, non ho mai mangiato e non mi ha mai ospitato a casa sua.
Il massimo che mi è capitato e non è affatto una cosa di tutti i giorni è stato di stare una volta in quel di Montreux e per pochi istanti essermi trovato faccia a faccia con Dylan in persona e di avergli entusiasticamente “sventagliato” in un inlese approssimativo un “Good Luck, Bob!”.
Con il suo tipico fare chaplinesco di rimando accigliò lo sguarndo verso di me e se ne andò accompagnato dalla sua quardia del corpo lungo I corridoi del backstage.
A distanza di tanti anni ho ripensato a quel minimalissimo gesto e oggi come allora non so come interpretarlo.
Potrei dire che il suo gesto fosse stato un benovolo saluto oppure un severo monito del tipo “attento ragazzo stai superando la soglia della mia privacy” o forse è stata l’espressione di un suo stesso imbarazzo a un saluto di uno sconosciuto, super entusiasta fan, chi lo saprà mai?

Forse potrei dire conosco Dylan probabilmente meglio di te ma non è cosi dopo tutti questi anni però non mi verrebbe in mente di sentenziare con la tua leggerezza, forse sarebbe meglio dire una caduta di superficialità una risposta del genere come quella che hai dato a Marina..
Le tua affermazione che non si può separare l’artista dall’uomo, posso paradossalmente anche condividerla, ma secondo me faresti meglio a soffermarti sull’artista , è l’unica cosa di cui noi tutti possiamo in qualsiasi momento decidere di prendere o lasciare, di apprezzarlo o scartarlo.
Secondo me l’unica verità che Dylan ci concede o meglio ci offre da quando ha deciso di fare l’artista avviene attraverso le sua poesia, la sua musica e le sue interpretazioni.
Il resto lasciamolo a Novella 2000, a Bruno Vespa a l’Italia in Diretta o se preferisci a Emilio Fede,
Se ad un concerto di Dylan dovessi aspettarmi la sua “benedizione” o il segno della croce allora credo di aver sbagliato piazza, forse dovrei andare a quella con il collonnato sotto al Cupolone..
Per ora preferisco mille volte di più le canzoni che mutano con il mutare dell’anima dell’uomo o se preferisci dell’artista che le ha create.
Se son stato un pò duro chiedo scusa, ma quanno ce vò, ce vò!
Peter del Bello

 

 

Ciao Mr. Tambourine,
ti scrivo per comunicarvi un paio di riflessioni sull'ultimo dibattito scatenato dal tuo sfogo sul titolo del prossimo album di Dylan. Riguardo al problema della distinzione tra l'artista e l'uomo, francamente mi sembra piuttosto inutile (oltreché scorretto) mettersi a criticare gli atteggiamenti di Dylan che non ci piacciono o su cui non ci troviamo d'accordo; innanzitutto non si è mai posto come esempio per gli altri e poi non credo che nessuno di noi possa dire di conoscerlo così bene da esprimere un giudizio effettivamente corretto (visto che hai tirato in ballo Gesù, tra le altre cose, ha anche detto di non giudicare (Mt. 7,1)). Detto questo, se anche fosse una persona spregevole, non vedo proprio cosa c'entri con l'aspetto artistico: le canzoni sono belle, valide, etc. indipendentemente da chi le ha scritte; cioè penso che nessuno di noi cambierebbe il proprio giudizio sulla bellezza o meno di una canzone, se sapesse che invece di Bob l'ha scritta Pinco Pallino o chi altri. Per quanto riguarda il rapporto con il pubblico, il fatto che non saluti o non intrattenga dicendo qualcosa di divertente, a me non dà assolutamente fastidio; anzi, il fatto di mettere in evidenza le canzoni invece di se stesso è una cosa che apprezzo molto e credo che sia questo il modo migliore di rispettare il pubblico. Sul fatto che i concerti di adesso non siano all'altezza di quelli passati, sono abbastanza d'accordo, ma non penso proprio che Dylan li faccia deliberatamente scarsi per affliggere il suo pubblico! Credo invece che al momento, qualunque siano le ragioni, non riesca a fare di meglio, ma visto che non obbliga nessuno ad andare ad ascoltarlo, anche da questo punto di vista non ha senso criticarlo come uomo o dire che non è corretto con il suo pubblico, etc.; si può semplicemente non andare a sentirlo, se non lo si ritiene in grado di fare un buon concerto. Infine non credo che il titolo di un album o i testi delle canzoni vadano presi in senso strettamente autobiografico: come diceva Rimbaud "Je est un autre" e in letteratura (e in musica) è particolarmente vero.
 Un saluto a tutti!
 Francesco

 

 

Caro Mr. Tambourine,
 
ho letto le opinioni che tu, Paolo Vites e Blindboygrunt avete espresso a proposito del significato del titolo del nuovo album e provo ad esprimere il mio pensiero.
non credo che si debba valutare il comportamento dell’uomo Dylan e che lo si debba giudicare, perché lui non si presenta a noi come uomo ma semplicemente come artista.
nessun artista serio ha la pretesa di essere un modello di vita esemplare o vuole costituire, egli, un esempio per il prossimo. L’artista è solo colui che possiede il dono di saper leggere la realtà che lo circonda intuendone i limiti, i difetti, i pregi, le potenzialità; è colui che ha la capacità intellettuale di rappresentare tutto ciò e di indicare, attraverso le più diverse forme espressive, il suo eventuale modello astratto di realtà. Tutto questo nulla ha a che vedere con l’uomo sotteso nell’artista: quell’uomo può essere in grado di uscire da sé, di comprendere le sue imperfezioni e quelle degli altri, il modo di correggerle, ed al contempo essere incapace di testimoniare in prima persona ciò che come artista stigmatizza, può essere incapace di prendere le distanze dalla sua umanità limitante. Ma non c’è nulla di contraddittorio in questo. Il compito dell’artista è offrire agli altri il frutto della propria elaborazione intellettuale, della propria capacità creativa e queste sono le uniche cose che può condividere con il suo pubblico, anche quando racconta sé stesso, le sue passioni, i suoi sentimenti, i suoi dolori.
Per quanto ne so del carattere di Bob , posso anche credere che se avessi la fortuna di incontrarlo e mi vedesse cadere inciampando, forse si volterebbe dall’altra parte pur di non instaurare il benché minimo contatto con me, ma ciò non mi turberebbe più di tanto perché non ho bisogno di ciò che non può darmi, mi basta leggere le sue parole ed ascoltare la sua musica per sentire che la mia esistenza è più ricca ed intensa.
Non credo, poi, che davvero non abbia alcuna considerazione del suo pubblico. Sono convinta che noi siamo una delle sue più importanti ragioni di vita. Se non fosse così non continuerebbe a salire su quel palco itinerante: la sua esistenza credo sia legata indissolubilmente alla nostra anche se fa di tutto per nasconderlo negandoci ogni segno tangibile che lo possa svelare.
Non conosciamo ancora le liriche e la musica di questo nuovo album, ma se il titolo ha un significato, io credo che con l’espressione "insieme attraverso la vita" Bob possa voler dire “insieme attraverso la poesia in musica per la vita”, perché è l’unica forma di comunicazione universale che conosce, l’unico linguaggio che lo unisce a sé stesso, alla sua parte umana, alle persone che ama ed al contempo a tutti noi che condividiamo quel linguaggio. Tuttavia, la foto di copertina dell'album mi fa pensare anche ad un riferimento al tema più specifico dell'amore che la poesia in musica rende universale ed eterno, al di là della corporeità rappresentata dai due giovani amanti.
Naturalmente tutto quello che abbiamo scritto probabilmente è lontano anni luce dal pensiero di Bob, che come è noto è imperscrutabile.
Un abbraccio a tutti
Marina

 

 

Ciao Mr T,
è stimolante la riflessione tra lo scritto di Vites e la tua risposta... se posso cerco una mediazione,
perché entrambe le vostre posizioni mi intrigano ma non mi soddisfano.
Intanto non credo che il titolo sia da intendersi in riferimento al pubblico di Dylan.
O al fatto che Dylan sia stato la nostra compagnia musicale nella vita (per me lo è stato sicuramente).
Mi sembra più da intendersi come "siamo tutti sulla stessa barca" attraverso quest'avventura della vita.
Mi sembra un "insieme" volenti o nolenti, e comunque ABBARBICATI, come i due spasimanti nella foto.
Non mi sembra l'espressione di un desiderio o di una ricerca, quanto un qualcosa di ineluttabile, nel bene
e nel male.
Ma forse proprio le canzoni daranno una chiave di lettura più appropriata.
Se da Bob Dylan live non mi sono mai aspettato molto (avendo perso le fasi migliori, il mio primo concerto
è stato Roma '84) dal Dylan in studio mi aspetto molto perché non mi ha mai deluso, nemmeno con le sue
cose meno significative e mi pare che come autore sia ancora in crescita!!!

Bruno Jackass

 

 

Dylan, Zimmermann e lo scoramento del Tamburino

Caro Mr. Tambourine,

ho visto il tuo sfogo, e lo comprendo perfettamente. Il problema naturalmente non è il titolo di questo album, sei stato chiaro, quanto le riflessioni che esso scatena. Penso che tutto derivi da un aspetto di fondo, che ogni tanto riemerge inevitabile: esattamente come per ogni grande personaggio, esistono due Dylan: l’artista e l’uomo.
L’artista è Dylan: secondo qualcuno è un poeta, secondo altri un grande musicista, secondo altri ancora (Paul Williams) un eccezionale performer. E’ il personaggio che – con il nome che si è scelto e con il quale è diventato noto – ha scritto testi meravigliosi, ha inventato o ha riarrangiato musiche meravigliose, è stato in modo sempre diverso (e a tratti altalenante) un meraviglioso interprete di tutto ciò. Tutti noi abbiamo filtrato la nostra vita attraverso i testi o le musiche di Dylan, nei quali abbiamo di volta in volta cercato (e sempre trovato) conforto, ispirazione, consolazione, condivisione e monito.

L’uomo è Zimmermann, con le caratteristiche (visto che il nome lo ha cambiato) che la natura gli ha dato o che ha forgiato in esso. E, per essere sinceri, tutti siamo convinti che non sia “il massimo”. La biografia è piena di episodi di cui pochi si vanterebbero (egoismo, mancanza di gratitudine, mancanza di lealtà, incoerenza).
Tutti noi, però, e direi ovviamente e giustamente, abbiamo sempre scelto di giudicare l’artista e non l’uomo. Così, per fare un unico esempio, apprezziamo la sensibilità dell’artista per i grandi drammi umani: basti citare la chiave di costruzione rovesciata con cui fu scritta Hattie Carroll. Tutti siamo rimasti attoniti davanti alla grandezza di chi gettava sul fuoco del dramma materiale (l’omicidio) la benzina del dramma ideologico (la sentenza ridicola). Però, siamo onesti, nessuno di noi che oggi dà lavoro a qualcun altro avrebbe (o vorrebbe avere) la mancanza di sensibilità che caratterizza l’uomo. Chi di noi viaggerebbe separato dai propri dipendenti, pranzerebbe separato; chi di noi direbbe ad un proprio collaboratore che si ammala “non preoccuparti” e con altrettanta semplicità gli direbbe “non mi servi più” quando si ripresenta guarito per riprendere il lavoro?

Non scrivo queste cose in senso negativo, non vorrei essere frainteso, ma solo per mettere a fuoco quello che secondo me è il dramma dei dylaniani (il sottoscritto per primo, ovviamente): l’impossibilità di riuscire a conciliare il miracolo dell’artista con i comportamenti dell’uomo.

E non a caso nel tuo sfogo, testualmente, sostieni che il nuovo titolo “non rispecchia la realtà di Dylan, il suo agire”, che “il … dubbio è solo sul titolo , che non è in riga con il comportamento dylaniano”. Ecco, proprio questo tuo “ guardare anche l'altro lato della medaglia” e scoprire che i due lati non collimano come dovrebbero è quello che io definisco il “dramma”. E infatti ogni volta mettiamo in atto tentativi patetici di giustificare qualcosa che non dovremmo giudicare, ma che inevitabilmente finiamo per giudicare perché non riusciamo a digerirlo completamente. Farò un esempio anche a questo proposito: Dylan ha scritto canzoni meravigliose sulle sofferenze d’amore, inni generazionali sul cambiamento, e Zimmermann li ha venduti alle case di biancheria intima e alla pubblicità. Ebbene? Dylan ci ha fatto crescere, ci ha fatto piangere, ci ha fatto capire. Zimmermann è libero di fare quello che vuole. Ma dentro di noi scatta una molla (io credo che spesso sia un “fastidio” che deriva da un eccesso inutile di morale) che ci spinge comunque a esaminare questa scelta, a sezionarla, a confrontarla, per arrivare inevitabilmente a concludere che in fondo lo poteva fare, che nulla è cambiato. Spesso abbiamo bisogno di una (auto) conferma che il comportamento dell’uomo non scalfisce la validità e il significato che per noi ha l’artista.

Dopo questa lunga premessa, arrivo finalmente al titolo dell’album: letteralmente “Insieme attraverso la vita”, figurativamente forse “Insieme per tutta la vita”. Credo che l’elemento che scatena i sentimenti e le emozioni di Paolo Vites stia nel fatto che questo è il titolo perfetto che NOI daremmo ad un album ed anzi all’intera opera di Dylan. Anzi, è la migliore definizione sintetica che NOI daremmo per il nostro rapporto con Dylan attraverso gli anni (per l’appunto, la nostra vita). E proprio questo ci fa piacere: il fatto che abbiamo qualche riferimento che conta (e di quelli che contano ne sono rimasti così pochi!) che dura da una vita.
Ma questa è la nostra volontà, non quella di Dylan. Io non credo che sia lui a volere “andare insieme a noi per tutta la vita”, come spera Paolo. Altrimenti non esisterebbero i comportamenti e i problemi che abbiamo citato. A lui basta e avanza che assieme a noi rimangano le sue canzoni, le sue musiche e i suoi testi, le sue poesie.
Per questo io credo che questo titolo non sia indirizzato a una donna, ai figli, agli amici e tantomeno ai fan. Credo invece che sia riferito all’unica entità che Dylan (uomo e artista, per una volta compattato nelle sue anime doppie) per sua stessa ammissione abbia mai considerato “per tutta la vita”, e cioè la musica.
Con affetto
Blindboygrunt

 

 

Una giocata a Poker con Dylan - di Stefano Catena

Per come la penso io credo che sara' un album con il solito sound che si sente nei concerti.Avessi letto prodotto da Lanois tanto per fare un esempio potevo dire be'ci sara' qualche cosa di buono,ma visto che se lo produce lui stesso,gia' questo e' un punto a suo svantaggio.
Sara' giusto per chiudere un altra triologia o forse la voglia di essere nel mercato discografico, quello che e' certo non ci sara' un nuovo sound.
L'unica cosa che mi da' modo di non esprimermi come vorrei sono i testi i quali ancora non si conoscono se non i titoli.
Ma dai titoli ho gia' una certa intuizione....
Anche perche' se la band e' sempre la stessa con cui va in tour e' ovvio che le nuove songs devono trovare spazio nel live-act di Bob con il solito sound immutabile da anni.
Se fosse cosi' non capisco l'utilita' di tirare fuori un altro lavoro ma anche continuare ad essere nei concerti.
Non che mi aspetto un cambio di rotta come faceva spesso nel passato ma nemmeno mi aspetto chissa' che cosa.
Ovviamente questo e' il mio pensiero in base a quello che sta' facendo Dylan e a come si sta' muovendo musicalmente in questi ultimi tempi (un po lunghi dire).
E' un po' come prevedere qualche cosa che gia' si sa'.Oppure e' giocare a poker con Dylan lui con le carte in mano da un lato e noi con le nostre.E vedere quanti assi cala al termine della partita.
La partita Bob e' aperta!

Togheter through life - di Paolo Vites

Amo quest'uomo. Soprattutto perché non mi lascia mai da solo. Guardate che bello il titolo del suo nuovo disco finalmente annunciato ufficialmente dopo tante speculazioni. Together through life, "insieme attraverso la vita". Bob Dylan ha quasi 70 anni, eppure è profondamente dentro lo scorrere della vita. Che lo stia dicendo alla donna che ama adesso, alla donna amata una volta lontana e che adesso non c'è più, ai figli, agli amici (ai fans?), questo titolo esprime tutta la bellezza del cuore dell'uomo: "insieme" e "vita". Perché da soli non si va da nessuna parte, e perché vivere, comunque ci riusciamo e quanto maledettamente duro sia, è il compito che abbiamo.
Non ho bisogno di altro, quasi neanche di ascoltare come saranno le nuove canzoni. Quando la vita in un pomeriggio ti crolla addosso peggio del muro di Berlino, è bello sapere che c'è qualcuno che vuole andare insieme a te attraverso la vita.
(fonte: gamblin-ramblin)

Il dubbio - di Mr.Tambourine
Letto il titolo del nuovo album ho cominciato a pensare che qualcosa non andava , insomma i conti non tornano. Le parole di Paolo Vites , come al solito , sono belle , ricche di pathos, di ringraziamento per quello che Bob ci ha dato in tutti questi anni, di ammirazione, di consenso , ma a me le cose non suonano giuste. Troppa enfasi in questo titolo, troppo lontano dalla realtà. Ripenso al comportamento di Bob nel tour dell'anno scorso nei confronti del pubblico , questo costante ignorare chi va ai suoi concerti , male necessario ed indispensabile , conditio sine qua non ( niente pubblico niente concerti ) , il solito pubblico sempre scontento e rompicoglioni , sempre pronto a criticare se le cose non sono come ognuno se le era immaginate. Forse cinquant'anni di continuo successo e di assillo da parte dei fans e dei media possono anche stancare , esaurire , generare una crisi di rigetto , ma allora la soluzione è semplice , si smette con i concerti e finito il teatro. Questo titolo mi sembra enfatico e falso , non rispecchia la realtà di Dylan , il suo agire , il proibire agli inservienti degli alberghi di rivolgergli una parola di saluto , semplice come "Ciao Bob!" , il continuo ignorare l'audience , mai rivolgere una parola di grazie a chi paga perchè lui possa continuare a tenere i suoi ormai incomprensibili borbottii sul palco. E allora ? Quale Togheter through life ? Dylan sta da una parte e tiene ben distante il suo pubblico , togheter through life un corno purtroppo. Il mio cuore dice le stesse parole di Paolo , anch' io amo Dylan , come tutti voi che visitate la Fattoria , su questo non ci son dubbi , ma mi faccio delle domande ed i fatti dicono un'altra cosa , vedremo se l'imminente tour li smentirà oppure se la musica sarà sempre quella. Non so ancora il valore dell'album che senz'altro sarà ricco di nuove emozioni , il mio dubbio è solo sul titolo , che non è in riga con il comportamento dylaniano , tutto sommato avrei preferito il più impersonale "Music for taxi drivers", ma questa rimane solo una mia considerazione personale , è il guardare anche l'altro lato della medaglia , the dark side of the moon. Io mi faccio queste domande , e tento di rispondermi , magari sbaglio , anzi , spesse volte sbaglio , ma credo sia umano avere dei dubbi , o no ?