Bene, anche quest’anno,
attraverso le più strane peripezie della nostra vita, siamo finalmente
arrivati al momento di riposarci (di nuovo dopo due mesi di inattività
forzata?). Direi di si perchè quel brutto periodo è stato più stressante
della vita di tutti i giorni che eravamo abituati a condurre. Notizie
dylaniane in questo periodo difficilmente potranno essere delle novità,
al massimo saranno delle ripetizioni di qualcosa che è già stato scritto
su queste pagine.
Anche la Fattoria ha bisogno di piccoli lavori, riparazioni, qualche
riverniciata, e anche gli aniumali han bisogno di un pò di tranquillità.
Quindi è con vero piacere che vi do appuntamento ai primi di settembre
augurandovi delle ferie tranquille e rilassanti. Grazie e ciao a tutti,
Mr.Tambourine, :o)
Io credo che il Boulevard of crime al quale Dylan fa riferimento in
questa canzone-capolavoro sia un riferimento al film francese "Les
enfants du Paradis" di Marcel Carnè; un’opera molto ammirata da Dylan ai
tempi di Renaldo e Clara, per la capacità del regista di dare allo
spettatore la sensazione di sospensione temporale nel racconto delle
vicende dei protagonisti.
I live on the boulevard of crime
Io vivo sul viale del crimine
(forse un riferimento a Boulevard du Crime, film
francese del 1955 diretto da René Gaveau e/o forse alla canzone cantata
da Edith Piaf, o meglio, come suggerisce Miscio: "I live on a boulevard
of crime", più che al film di René Gaveau penso si riferisca ai viali
"Temple Boulevard" e "Saint-Martin Boulevard" in cui a Parigi si
rappresentavano i Teatri Boulevard, e che ricevettero questo nomignolo
di "Boulevard du Crime" per i misfatti che si rappresentavano nei
teatri, non nella realtà. Dylan secondo me vuol dire che lui si mette in
scena, come un personaggio)
ipotesi per altro
suggerita anche da Miscio ma in maniera più evasiva e leggera. Per
coloro che non conoscono "Les Enfants du paradis" che è un modo di
indicare "quelli del loggione", aggiungo qualche parola per far meglio
capire di cosa parla la tua citazione:
"Les Enfants du
paradis" , in Italia "Amanti perduti", è un film del 1945 diretto da
Marcel Carné. Il film riesce ad affascinare per il modo della
narrazione, per l'abilità con cui vengono intrecciati figure e
avvenimenti, per la cura dell'inquadratura e della fotografia e
soprattutto per la bravura degli attori, da Jean-Louis Barrault a Pierre
Brasseur, da Arletty a María Casarès, da Marcel Herrand a Gaston Modot.
Les Enfants du paradis segna l'apice della collaborazione artistica fra
Carné e lo sceneggiatore-poeta Jacques Prévert. Nel 1971 fu definito,
durante la cerimonia dei César «il miglior film nella storia del cinema
sonoro francese».
Ambientato nella Parigi di Luigi Filippo, il film narra le vicende di un
gruppo di persone sullo sfondo del Boulevard du Temple, all'epoca sede
di moltissimi teatri (tra cui quello dei Funambules, citato nel film) e
piuttosto malfamato, tanto da essere conosciuto con il nome di Boulevard
du crime. Al centro della trama è Garance, un'attrice contesa tra
quattro ammiratori, con ciascuno dei quali intreccia una relazione: il
bandito-gentiluomo Lacenaire, il celebre attore classico Fréderic
Lemaître, il ricchissimo conte di Montray, e il mimo Baptiste Debureau.
Il film tuttavia non è una storia d'amore ma un affresco in cui alle
vicende dei protagonisti si legano le immagini della vita sul
palcoscenico, per cui il quadro si arricchisce di una folla di clown,
saltimbanchi, artisti di strada, piccoli criminali e un vecchio barbone,
Jericho, che nelle intenzioni di Prévert doveva rappresentare il
destino. Garance, dopo aver superato alcune vicissitudini con la
giustizia, che la costringeranno ad abbandonare temporaneamente Parigi,
reincontra il mimo, che nel frattempo ha sposato una sua collega di
spettacolo, e corona il suo sogno trascorrendo con lui una notte
d'amore. Vengono però scoperti dalla moglie di Baptiste e sono costretti
a lasciarsi proprio il giorno dei festeggiamenti per il carnevale.
Resto in attesa di avere il tuo
benestare per inserire la tua segnalazione nella traduzione della
canzone. Ciao e grazie ancora, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan: il nuovo disco
(doppio vinile) è il più venduto in Italia
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Giovedì 30 Luglio 2020
Classifica vinili FIMI: al primo posto Bob Dylan in
Italia
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Dylan primo in classifica negli
USA, non era mai accaduto prima
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“Hurricane” diventa “Gaetan”: il
regicidio in lombardo
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Le canzoni più sottovalutate di Fabrizio De André
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Mercoledì 29 Luglio 2020
Talkin' 10958 -
miscio.tux
Oggetto: Key West - Prima Parte
Caro Mr.Tambourine,
che grande canzone Key West! Nessuno ne ha parlato ancora estesamente,
quindi volevo farlo io. Con lo sguardo da appassionato ovviamente, dato
che se c'è una cosa che hai insegnato a tutti, e te ne siamo grati, è
paradossalmente, che sulle pagine di Maggiesfarm nessuno insegna niente
a nessuno, ma ci sono solo dei pareri ugualmente rispettabili. Diciamo
che dentro una canzone di Dylan, dietro un'ossatura oggettiva, che la
sostiene, ci sono infinite linee di fuga, che ciascuno è invitato a
interpretare secondo la sua sensibilità e la sua esperienza. Mi sembra
un atto di fiducia, fatto dall'artista nei confronti del pubblico, che
deve trovare una modalità attraverso la quale l'uso di un determinato
oggetto artistico, lo possa aiutare a modificare in meglio la sua
percezione della realtà e suoi processi emotivi. Se riusciamo a farlo,
siamo tutti impercettibilmente un pò più ricchi e un pò più liberi. Mi
viene da pensare che in qualche modo, in generale, sia proprio questo
che "riscatta" una canzone. Il fatto che noi a posteriori troviamo una
sua collocazione. Come in "Mother of Muses", dove è difficile credere
che Sherman o Zhukov abbiano realmente aperto la strada a Martin Luther
King, ma qualunque sia stata l'eredità che costoro hanno consegnato,
l'importante è che Martin Luther King ci sia stato. Questo vuol dire che
la Storia non è un fatto concluso, non ha senso in sé, ma solo se
riusciamo a immaginare, e poi a costruire un futuro che la riscatta. Non
è Sherman che dà senso a King, ma il contrario, è Martin Luther King che
ha trovato un senso a Sherman, che prima non lo aveva. Questo senso di
apertura ci fa sperare che, qualunque essa sia, esista una ragione del
mondo, e che stiamo tutti "lentamente tornando a casa". Ecco allora,
alcune cose che mi è sembrato di notare dentro la splendida Key West. È
solo la prima parte, che gratta un pò la superficie di questa
incredibile canzone. Spero di grattare ancora.
1. La Storia
La prima "linea di fuga" che si incontra in Key West è quella storica.
Siamo di fronte all'assassinio di un presidente. Non importa se il luogo
in cui ci troviamo è reale o immaginario, dove sia geograficamente nel
mondo, perchè quello che determina la disposizione mentale in cui ci
muoviamo è questo punto della Storia che emana la sua luce oscura. Dylan
la fissa sempre tramite l'occhiale della musica popolare, perché la
prima frase è una citazione da “White House Blues” (1) di Charlie Poole
del 1926, canzone n°16 della “Anthology of American Folk Music” di Harry
Smith. Rintracciare le sue reali origini è però quasi impossibile. E'
noto che, come ricordato per l'occasione da Greil Marcus, già nel 1915
D.H.Lawrence, (proprio quello dell’ “Amante di Lady Chatterley”) ne
cantava una versione, il che fa pensare che l'originale fosse
antecedente. La scrittrice Eleanor Farjeon, amica di Lawrence, ricorda
un sabato sera in cui egli eseguì canzoni, molte delle quali erano
spirituals, ma che "ci impressionò anche con una ballata americana
sull'assassinio del presidente McKinley con parole di brutale giovialità
cantate su un'aria di ritmata dolcezza." Forse allora non è un caso che
questo palese contrasto tra la gravità del racconto e la leggerezza
della canzone si ritrovi anche nella performance di Dylan. Risate tra le
lacrime. Che cosa significa questa dualità? La versione della canzone
che possiamo ascoltare da George Poole è molto simile alle linee di Key
West: “McKinley hollered, McKinley squalled/Doc said to McKinley, "I
can't find that ball" - ma se nell'originale il chirurgo non riesce a
trovare la pallottola nell’enorme ventre di McKinley, lì assistiamo,
mentre la morte del presidente si avvicina (“death is on the wall”),
alla richiesta di una confessione da parte del dottore (“Say it to me,
if you got something to confess”). E’ opportuno allora tornare alla
vicenda come ci è tramandata. McKinley non morì subito, ma diversi
giorni dopo l'attentato, per cancrena, anche perché l'unico chirurgo che
fu reperito era un ginecologo e l'intervento fu eseguito senza
asepsi.Questo fece sorgere nell'immaginario collettivo l'idea che le
pallottole fossero avvelenate, il segno della volontà di rappresentare
l'assassino come un mostro, un essere che non apparteneva al consorzio
umano, ma anche una curiosa coincidenza, per un fan di Dylan.
Come ci dice la canzone, “he was going down slow”, se ne andava
lentamente. Era il 1901 nel corso dell'esposizione Panamericana di
Buffalo, una di quelle fiere muscolari di cui il capitalismo si serve
per associare la sua esistenza all'idea di progresso e per definire
progetti di accumulazione in nuovi ambiti. Il giorno prima il presidente
aveva pronunciato un discorso trionfalistico, in cui si diceva che la
nazione era in uno stato di prosperità senza precedenti e il fatto che
tutti ne fossero partecipi "è visto in ogni comunità Americana". In
realtà, anche se l'economia si stava riprendendo dopo la grande crisi
degli anni precedenti (2) essa aveva inciso profondamente sulle
condizioni di certi strati di popolazione che non avevano recepito
nessun sollievo, (Come ovvio a quei tempi non si parlava nemmeno di
ammortizzatori sociali). Perché Dylan prende questi fatti storici e li
inquadra sullo sfondo di Key West, che rappresenta un limite estremo
geografico dell'America, una sorta di "frontiera"? Perdonate se mi viene
la battuta: Key West - ultima frontiera. Si tratta però più di una
battuta, perché la presidenza McKinley fu veramente quella con cui si
concluse l'era della frontiera interna, quella in cui le contraddizioni
strutturali si spostavano all'Ovest e le crisi e lo sviluppo del
capitale potevano trovare una loro soluzione meramente quantitativa
nell'enormità delle ricchezze naturali. Quando la nuova terra finisce,
l’orizzonte esterno non c'è più e lo si tocca con mano, la frontiera
diventa non più quella degli occhi, ma quella dell'anima. Diventa la
decisione di ciò che si vuol essere, la proiezione di ciò che si ha
dentro. Qui ci sono i peccati che il dottore chiede a McKinley di
confessare. Nemmeno nel 1901 l’America si interrogò o trovò la propria
anima. Non ci si chiese perché un giovane anarchico disperato e solo
sparava ad un presidente che vedeva, senza sbagliare di tanto, come il
faccendiere di Wall Street e della grande borghesia. Lo si preferì
classificare come un problema importato dal modo di pensare della
vecchia Europa, alieno, profondamente non americano. Tanto da torturarlo
in carcere per fargli confessare inesistenti complici, mandarlo sulla
sedia elettrica dopo un processo sbrigativo, per poi cancellarlo come un
corpo estraneo insieme ad ogni memoria. I suoi vestiti furono bruciati e
in una deriva che solo la psicoanalisi può spiegare, il suo cadavere fu
sciolto nell'acido. Ciò che emerse della coscienza americana nel nuovo
secolo furono la violenza e l'imperialismo mascherati di belle parole.
La presidenza McKinley fu un momento cruciale in cui di fronte alle
contraddizioni interne gli Stati Uniti scelsero di essere una potenza
imperiale, con la guerra Ispano-Americana, l'annessione delle Hawaii,
l'occupazione di Portorico, Guam e Filippine. Un’occasione perduta,
anche se teorica, poiché dubito che ci fosse allora la possibilità e la
maturità reale per una tale riflessione, al pari di quella, forse più
grave, dopo la morte di Kennedy. Ciò che si rimuove però è condannato a
ritornare e farti rivivere il passato. Ciò di cui non ci si rese conto
allora, non fu solo che si stava costituendo una nazione imperiale, ma
che anche la sua negazione era possibile, il sogno di una frontiera
costruita su libertà, rispetto e dignità per ogni uomo. Il sogno
dell’altra America, quella che ci arriva ancora attraverso la voce
rovinata di questo vecchio ottantenne. L’America che amiamo, come amiamo
questa voce. Penso che Dylan semini tracce, in tutta la canzone,
legandola sottilmente a MMF. Non solo ci sono due presidenti uccisi e
due riflessioni mancate in momenti cruciali, ma anche i segni di una
scelta che segue la via più facile, quasi infantile ("Hush little
children" viene proprio da "White House Blues", vedi nota (1); in
entrambe si diventa "dizzy", straniti, o per la superficialità di Miss
Lizzy o a causa di "fiori Cinesi", che indicano la droga); troviamo il
tema della radio, probabilmente fondamentale, su cui bisognerà tornare,
e infine, ma forse qualcuno scoverà altri collegamenti, il commiato al
patriottismo (3).
(1)
https://www.oldielyrics.com/lyrics/charlie_poole/white_house_blues.html
– La cinica frase della versione di Charlie Poole, “Hush up, little
children, now don't you fret, You'll draw a pension at your papa’s
death” ( Zitti bambini, non vi preoccupate, prenderete la pensione alla
morte di papà) ha chiaramente dei legami con “Hush li'l children, you'll
soon understand” che si ritrova in MMF. Poole non se la inventa, ma la
riprende dal cluster di ballate provenienti dalla vicenda di Casey Jones
(
https://en.wikipedia.org/wiki/Casey_Jones ). La “sublime
indifferenza” di Poole nei confronti dell’assassinio si comprende
inserendolo nel suo contesto sociale, (analizzato da Thomas Ruys Smith
in - Dead Presidents: ”Charles Guiteau”, ”White House Blues”, and the
Histories of Smithville -
https://ueaeprints.uea.ac.uk/id/eprint/57852/ ) quello delle
fabbriche tessili degli anni 20 nella regione di Piedmont in Virginia,
una zona di rapida industrializzazione a partire dal 1880, in cui il
nuovo proletariato industriale formava una comunità coesa di “parentela,
esperienze lavorative condivise e cultura popolare”. La cultura
contadina dell’ hillbilly si adattava alle nuove condizioni di vita in
una forma che non era direttamente politica, non al livello di una vera
e propria coscienza di classe, ma costituiva piuttosto una forma di
spazio di sopravvivenza come il blues, una mediazione di senso per
coloro costretti comunque a vivere dentro le maglie definite dalla
cultura dominante.
(3) In MMF abbiamo "goodby Uncle Sam", mentre in Key West, tutti gli
americani, incluso Dylan, sono costretti a "sposare una prostituta" nel
corso del giuramento alla bandiera (pledge of allegiance)
https://www.thoughtco.com/pledge-of-allegiance-brief-history-3320198
- Il giuramento venne inaugurato il 12 Ottobre 1892 quando circa 12
milioni di scolari americani la recitarono per commemorare il
quattrocentesimo anniversario del viaggio di Cristoforo Colombo.
(Potrebbe essere questa l'origine della misteriosa frase "12 milioni di
anime stanno ascoltando" che si trova in MMF.) Ciò non toglie che il
singolare sposalizio sia tratto dalla vicenda del profeta Osea, che però
non aveva 12 anni. Tra l'altro, nella parabola biblica la prostituta
rappresenta allegoricamente proprio una nazione, Israele, che ha tradito
il patto con Dio. Non mi sembra conseguente pensare che Dylan si
riferisca al suo Bar Mitzvah e alla religione ebraica, perché mai si è
espresso in questi termini verso tale religione e perché ha regolarmente
fatto celebrare il Bar Mitzvah dei figli.
Carissimo Miscio, innanzitutto sono felice di
sapere che la mia diciamo “battaglia” perchè tutti potessero avere gli
stessi diritti nell’esprimere le loro opinioni è stata sostanzialmente
un successo. Oggi come oggi sulle pagine di Maggiesfarm si possono
leggere delle interessantissime dissertazioni sui testi dylaniani e non
solo, si discute anche di ciò che potrebbe essere nascosto tra le
parole, per dirla con Dante “O voi ch’avete li ’ntelletti sani, mirate
la dottrina che s’asconde sotto ‘l velame de li versi strani”. Non ha
importanza se gli altri siano d’accordo o meno con quello che leggono, è
un’opinione espressa da una persona e come tale va rispettata, però
questo non esclude che, pur non condividendo, si possa apprezzare ciò
che si è letto, e questo credo sia una cosa altamente positiva. Sulle
pagine della Fattoria non scrivono esaltati, spacconi, gradassi, o come
si dice oggi “haters” di professione come succede in tutti i più noti
social network, sulle nostre pagine scrivono persone che hanno raggiunto
un buon equilibrio nel giudicare e nell’esprimersi (questo dipende anche
dall’età media dei nostri lettori che non comprende naturalmente le
parti più giovani degli amanti della musica dedite ad altri tipi di
artisti molto diversi da Dylan, autore ed interprete difficilmente
capibile ed assimilabile dagli attuali teenagers che comprendono meglio
la ritmica e le ovvietà dei rappers nostrani che le verità spesso
allegoriche citate da Bob. Essere anziano non significa essere stupido o
rimbambito, essere anziani è un vantaggio, perchè si ha avuto una
maggior quantità di tempo per fare esperienza di vita e vedere le cose
con la giusta prospettiva. Impareranno anche i giovani, ma naturalmente
avranno bisogno dei loro tempi, come credo sia stato per noi, nessuno
nasce “imparato”, partiamo tutti che non sappoiamo parlare, la
differenza si manifesta poi col passare degli anni.
Dylan, grazie anche alla sua notevole età, ha un enorme bagaglio di
esperienze in tutti i campi della vita e non solo in quello musicale.
Inoltre si esprime in un modo non facilmente fruibile al primo ascolto,
lui ha bisogno di essere letto e riletto prima di lasciarci penetrare i
suoi pensieri. Come scrisse in Talkin' World War III Blues, “il
Presidente Lincoln disse questo - Ti lascerò entrare nei miei sogni se
mi farai entrare nei tuoi..", è una specie di scambio alla pari, “buono
scambio” come dicevano i Cheyenne, la sola differenza è che lui è molto
più complicato di noi, voglio dire, noi siamo alla base della Torre
Eiffel e lui è al terzo piano 276 metri più in alto di noi.
Dylan ha citato Lincoln ma non ha toccato l’argomento assassinio, così
pure per James Garfield (Le probabilità sono che il presidente James
Garfield non sarebbe sopravvissuto all’attentato del 2 luglio 1881,
mentre se fosse successo oggi sarebbe certamente scampato. In mancanza
di antibiotici e una comprensione delle moderne pratiche igieniche, i
medici più volte sondarono il foro d’entrata su Garfield della parte
bassa della schiena nei giorni e nelle settimane dopo l’attentato in un
tentativo infruttuoso di trovare ed estrarre i due proiettili. Il
presidente agonizzò per più di due mesi prima di morire di cancrena.
Invece per Kennedy e McKinley si è esposto manifestando il suo disgusto
per i due vergognosi e disonoranti episodi che gravano come macchie
indelebili sulla storia del suo paese. Forse in futuro citerà anche le
storie deigli altrei due, dipende tutto dalla Madre delle Muse e dalle
ispirazioni che manderà a Bob.
Per il momento resto in attesa della seconda parte del tuo commento a
Key West che son certo sarà interessante e soddisfacente come questa
prima. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Martedì 28 Luglio 2020
Talkin' 10957 -
pieronicolaantonelli
Oggetto: accordi simple twist of
fate hammond show
Buongiorno a tutti, volevo chiedere se qualcuno fosse in possesso degli
accordi precisi, per chitarra, di Simple twist of fate dello speciale
del John hammond show, vi sarei molto grato se qualcuno potesse
aiutarmi..Grazie ancora.
Caro PieroNicola, Simple Twist Of Fate
è sempre stata una canzone che potremmo considerare come un "work in
progress", viste le diverse versioni con aggiunte e cambi di strofe
intere a seconda dei periodi. In quanto alla musica Dylan ha eseguito
questo brano in tre diverse tonalità. L'originale su Blood on the Tracks
è registrata in accordatura di E open (Mi aperto), con la chitarra
accordata in Re aperto (dal cantino al basso: RE LA RE FA# LA RE) e il
capotasto sul secondo tasto. Nella versione del 1975 con la Rolling
Thunder Revue Dylan la esegui in tonalità di Sol con la chitarra in
accordatura normale. Nella versione Bodukan del 1979 è stata eseguita in
tonalità di Do sempre con la chitarra in accordatura standard ed in
tonalità di La con il capotasto al 3° tasto mantenendo così la tonalità
di Do. Naturalmente, anche se si tratta della stessa tonalità, la
diversità degli accordi da un suono diverso alla ritmica. Ora io non
saprei dirti in che tonalità Dylan l'abbia eseguita all' Hammond Show,
ma ora, con le tre diverse possibilità di eseguirla, non ti sarà
difficile seguirla e scoprire così quale tonalità Bob abia usato in
quell'opccasione. Sotto trovi le informazioni su queste accordature:
Morto Peter Green, fondatore dei
Fleetwood Mac
clicca qui
(Nota di
Mr.Tambourine: Ebbi la strana fortuna di conoscere Peter Green durante i
tre giorni del festival di Re Nudo tenutosi all’Alpe del Vicerè in
territorio del Comune di Albavilla (Co) il 15,16 e 17 giugno 1973. Lo
incontrai, senza sapere chi fosse, il primo giorno, cioè il 15 giugno.
Lui era seduto in un prato con molti altri ragazzi con i capelli lunghi,
e faceva parte di quell'ambiguo gruppo di ispirazione religiosa chiamato
“I bambini di Dio”. Aveva una chitarra acustica e intratteneva tutti noi
con i successi di quel periodo. Poi improvvisamente accennò alla canzone
“I Need You” degli America che era da poco uscita sull’omonimo album sul
quale c’era pure la altrettanto famosa “A Horse With No Name”. Però
andava ad orecchio perchè non l’aveva studiata e quindi ad un certo
punto dovette fermarsi imbarazzato chiedendo scusa a tutti quelli che
erano seduti attorno a lui. Allora io mi alzai e gli dissi col mio
inglese balbettante che conoscevo gli accordi della canzone, allora lui
si alzo, mi prese sotto braccio e ci allontanammo dal gruppo, mi disse
di insegnargli gli accordi perchè era una canzone che l’aveva colpito
per la sua bellezza. Ci misi almeno una mezz’ora a mostrargli la
sequenza di accordi ed alla fine fu in grado di suonarla perfettamente,
molto meglio di me che gliela avevo mostrata. Mi invitò allora al
ristorante “Alpe del Vicerè” a mangiare qualcosa assieme a lui e durante
il pranzo mi disse qualcosa di lui, che faceva il benzinaio in
Inghilterra prima di abbandonare quel lavoro dopo aver conosciuto i
“Bambini di Dio” e di essersi unito a loro per girare l’Europa. Verso la
fine del pranzo tirò fuori dal portafoglio una fotografia e me la porse,
la presi, la guardai ed esclamai sorpreso, “Ma questi sono i Fleetwod
Mac! Lui sorrise e mi disse “Sono Peter Green, vedi?” indicando se
stesso nel gruppo. La cosa finì così e a parte saltuarie notizie
riportate dai giornali sul suo stato di salute mentale non seppi altro
di lui. Però vi giuro che ancora oggi, quando penso di aver insegnato
una canzone a Peter Green, uno dei chitarristi più famosi al mondo, non
mi sembra vero, mi viene ancora la pelle d’oca e mi spunta un sorriso
sul viso!)
Sabato 25 Luglio 2020
Bob Dylan 30th Annivesary Concert - 16 ottobre 1992 - Madison Square
Garden, New York
My Back Pages
Musicians: Bob Dylan (acoustic), Roger McGuinn
(electric 12 strings), Tom Petty (acoustic 12 strings), Al Kooper
(organ), Donald "Duck" Dunn (Bass), G.E. Smith (electric), Jim Keltner
(drum), Steve Cropper (electric), Neil Young (electric), Eric Clapton
(electric), George Harrison (acoustic)
Crimson flames tied through my ears
Rollin' high and mighty traps
Pounced with fire on flaming roads
Using ideas as my maps
"We'll meet on edges, soon", said I
Proud 'neath heated brow
But I was so much older then
I'm younger than that now
Half-wracked prejudice leaped forth
"Rip down all hate", I screamed
Lies that life is black and white
Spoke from my skull, I dreamed
Romantic facts of musketeers
Foundationed deep, somehow
But I was so much older then
I'm younger than that now
Girls faces formed the forward path
From phony jealousy
To memorizing politics
Of ancient history
Flung down by corpse evangelists
Unthought of though, somehow
But I was so much older then
I'm younger than that now
A self-ordained professors tongue
Too serious to fool
Spouted out that liberty
Is just equality in school
"Equality", I spoke the word
As if a wedding vow
But I was so much older then
I'm younger than that now
In a soldiers stance, I aimed my hand
At the mongrel dogs who teach
Fearing not I'd become my enemy
In the instant that I preach
My existence led by confusion boats
Mutiny from stern to bow
But I was so much older then
I'm younger than that now
Yes, my guard stood hard when abstract threats
Too noble to neglect
Deceived me into thinking
I had something to protect
Good and bad, I define these terms
Quite clear no doubt, somehow
But I was so much older then
I'm younger than that now
Giovedì 23 Luglio 2020
Talkin' 10955 -
duluth49
Oggetto: GENIUS
Cari amici della fattoria non posso non scrivere questo commento al
nuovo lavoro di BOB. Da quando è uscito non posso non sentirlo tutti i
giorni, forse sono vicino alla pazzia, vista anche la mia età non piu
giovanile, ma ritengo queste liriche una cosa fantastica. Mi vengono in
mente due cose lette su questo meraviglioso sito. La prima letta su DE
GREGORI che BOB ha una anima da vecchio bluesmen, la seconda è quella di
quell' episodio che un comune mortale disse a DYLAN di avergli cambiato
la vita (non so e nessuno saprà mai se quella cosa sia mai successa) .
Ma dico se avessi mai la fortuna e chiamamola fortuna, gli direi la
stessa cosa. Come sempre il Nostro non finira' mai di stupirci, so di
dire una cosa ovvia. Ultima annotazione la canzone CROSSING THE RUBICON
ha un sound da sballo.
NON HO ALTRE PAROLE DA DIRE ALTRIMENTI SCIVEREI UN LIBRO DI 1000 PAGINE.
UN CARO GRAZIE A MR. TAMBOURINE MEN, MARCELLO.
Caro vecchio Duluth, capace ancora di
emozionarti ascoltando la voce del vecchio Bob! Un abbraccio, alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Oggetto: Intervento di Portelli su FAHRENHEIT - radio 3
Caro Mr. Tambourine,
non ricordo se fosse già stato segnalato, ma qui c'è un intervento
assolutamente indispensabile di Alessandro Portelli su Murder Most Foul:
La pioggia, il Vietnam e la Cosmo’s
Factory dei Creedence
clicca qui
(Nota di
Mr.Tambourine: Ecco una meravigliosa occasione per riascoltare un
grandissimo disco!)
Martedì 21 Luglio 2020
Talkin' 10953 -
danieleardemagni77
Ciao Mr. Tambourine, manco da parecchio. Del resto mi
sembrava di aver dato fastidio a qualcuno per il fatto di aver citato
Massimo Bubola qualche volta, per aver detto che Bob da diversi anni sia
vegetariano (organizzatori e Wikipedia confermano) o addirittura, mi
pare di aver letto qualche tempo fa, qualcuno che ha detto, stupidamente
e storpiando volutamente il mio nome e cognome, che io abbia detto che
il periodo di Bob che va dal 1961 al 1976 è un periodo inutile. Mai
detto sciocchezza, anzi, puttanata così grande. Comunque sono qui per
altro. Sono qui per Bob naturalmente. Mai avrei pensato che dopo uno
splendido album come Tempest avrei potuto ascoltare qualcosa di simile
dal Nostro. Invece Bob ha di nuovo fatto il botto e ho ascoltato
addirittura qualcosa di meglio. Un disco davvero straordinario che ti
entra dentro e prende tutto. Ma ormai credo si siano già spesi fiumi di
inchiostro per questo ennesimo capolavoro di Bob. Non servo io e neppure
molti altri. Quanto alla questione che I've Made Up My Mind To Give
Myself To You possa ricordare Hotel Miramonti di Bubola (scusatemi ma
questa è la vera storia della song) cantata poi col titolo di Hotel
Supramonte da De André avrei un parere che si discosta parecchio da ciò
che si è detto finora. La versione di De André, scarnamente arrangiata
da Oscar Prudente sul disco Indiano non me la ricorda per niente.
Semmai, nella versione live de "Il Cavaliere Elettrico" di Massimo
Bubola (scusatemi nuovamente) l'inizio con i cori può ricordarla. Anzi
no, la ricorda. Ma dopo 30 secondi le due canzoni prendono strade
diverse e diventano due brani completamente diversi sia nei giri
armonici, sia nel cantato. Ora tolgo il disturbo, volevo solo precisare
questo. Un abbraccio famiglia della Fattoria e godiamoci questo
straordinario album, dove Dylan canta con una voce superba (chi mai lo
avrebbe detto 10 anni fa? Quei dischi "sinatriani" tanto snobbati da
certi ma amati da altri, me compreso, sono serviti molto a Bob per la
sua voce e ai "pivelli" come me sono serviti per scoprire un repertorio
musicale a me sconosciuto fino ad allora), destinato sicuramente a
prendersi almeno un grammy...anche se a mio avviso ne meriterebbe minimo
tre.
Ciao, Dan Ardemagni "Arde"
Carissimo Daniele, prima di tutto
lasciami dire che sono davvero contento di leggerti di nuovo su queste
pagine, le tue opinioni mi e ci mancavano. Non fare caso se qualcuno ha
detto questo o quello sul tuo modo d' essere “dylaniano” e, altro fatto,
di essere cognato di Massimo Bubola, cosa che io considero un privilegio (a
proposito, quando vedi Massimo ed Erika salutameli) e non un handicap.
Nella tua qualità di cognato buboliano avrai avuto certamente la
possibilità di aver saputo la storia di molte canzoni De Andreiane dalla
viva voce di uno che con lui ha collaborato e scritto moltissime
canzoni, e, permettimi di dirlo ancora una volta, forse volutamente
“dimenticato” o poco citato da Faber, quindi credo che tu potresti mettere
tantissimi puntini sulle “i” di Fabrizio, ma fino ad oggi hai sempre
avuto il buon gusto di tenerti tutto per te, e credo che tu abbia fatto
bene, anche se questo ha tolto molto a Massimo che da De Andrè meritava
molto di più. D’altronde, la storia di De Andrè saccheggiatore
dell’altrui talento gira da anni negli ambienti musicali e non l’ho
inventata io!
La tua mail mi ha dato lo spunto per cercare notizie su Hotel Miramonti
(o dovremmo dire Hotel Miralago?) facendomi trovare questi due
bellissimi articoli di Alessio Lega CLICCA QUI
e di Sergio Ventura
CLICCA QUI che consiglio a tutti di leggere.
Tornando a Dylan sono perfettamente daccordo con te che nemmeno io avrei
scommesso un euro 10 anni fa sul fatto che Dylan avrebbe sfoderato una voce come
l’attuale, profonda e ricca di pathos, completamente diversa dalle
urlate furiose,
rancorose e grintose dei tempi della Rolling Thunder Revue. Sembra
proprio che i cosidetti dischi sinatriani siano serviti per confezionare
questo capolavoro, e allora viva i dischi sinatriani, anche se
personalmente continuo e ritenerli brutti ed inutili, d’altronde è bello
che ognuno di noi abbia la sua idea e la esprima liberamente senza
offendere la sensibilità altrui.
Restiamo in attesa del prossimo capolavoro e se, a Dio piacendo, il
tempo lo permetterà, stiamo certi che prima o poi arriverà e ci
sorprenderà di nuovo.
Un sincero abbraccio, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 20 Luglio 2020
Talkin' 10952 -
naxela56
Oggetto: il "motivo"
Il motivo è "La Barcarolle" di Offenbach. Finché non troveremo un
riferimento precedente possiamo dire che De André è stato il primo. Del
resto, Fabrizio e Bob sono due artisti.
Alexan Wolf.
Ragazzi, la vostra
competenza mi lascia veramente senza parole!!! Grazie e complimenti
Alex, lo stupore mi impone il silenzio!!! Alla prossima, Mr.Tambourine,
:o)
Les contes d'Hoffmann
(in inglese: The Tales of Hoffmann) è un'opera di Jacques Offenbach. Fu
eseguita per la prima volta a Parigi, all'Opéra-Comique, il 10 febbraio
1881. Il libretto è stato scritto da Jules Barbier, basato su tre
racconti di E.T.A. Hoffmann. Lo stesso Hoffmann è un personaggio
dell'opera come spesso nelle sue storie. Le storie su cui si basa
l'opera sono Der Sandmann, Rath Krespel e Das verlorene Spiegelbild.
L'opera contiene un prologo, tre atti e un epilogo. Offenbach non visse
per vedere la sua opera eseguita, poiché morì il 5 ottobre 1880, poco
più di quattro mesi prima della sua prima. Prima della sua morte,
Offenbach aveva completato la partitura per pianoforte e orchestrato il
prologo e il primo atto. Dal momento che non ha completato del tutto la
scrittura, sono emerse molte versioni diverse di quest'opera, alcune
delle quali hanno poca somiglianza con l'opera originale. La versione
eseguita alla prima dell'opera era quella di Ernest Guiraud, che
completò il punteggio di Offenbach e scrisse i recitativi. L'aria più
famosa dell'opera è la "Barcarolle" (Belle nuit, ô nuit d'amour), che
viene eseguita nell'atto 2. Curiosamente, l'aria non è stata scritta da
Offenbach pensando a Les Contes d'Hoffmann. Lo scrisse come una canzone
fantasma nell'opera Les fées du Rhin (che fu presentata per la prima
volta a Vienna l'8 febbraio 1864 come Die Rheinnixen). Offenbach è morto
con Les contes d'Hoffmann incompiuto. Ernest Guiraud ha completato il
punteggio e ha scritto i recitativi per la prima. Ha anche incorporato
questo estratto da una delle opere precedenti e dimenticate di Offenbach
nella nuova opera. La Barcarolle è stato incorporata in molti film tra
cui Life Is Beautiful e Titanic.
Credo che I've made up my mind to give myself to you e Hotel Supramonte
si assomiglino perché hanno un antenato comune, che è la Barcarola di
Offenbach.
È un piccolo dettaglio di un album che, da vecchio fan del Nostro, mi ha
entusiasmato e commosso.
Ciao, Andrea.
Caro Andrea, anche per
te valgono le stesse parole che ho speso sopra per Alex naxela56!
Grazie, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Sabato 18 Luglio 2020
Talkin' 10950 -
pierolippi54
Oggetto: I've made up my mind...
Carissima Maggie's Farm, vi siete accorti che il "motivo" di I've made
up my mind to give myself to you è lo stesso di Hotel Supramonte?
Ciao a tutti, Piero.
E' vero caro Piero,
assomigliano molto, sono due tristi ballate che hanno lo stesso "mood",
vediamo se qualche altro Maggiesfarmer vuole esprimere il suo parere
sull'argomento. Grazie e alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
The Rhythm, Country & Blues Concert -
Universal Amphitheater, Los Angeles, California, March 23rd 1994
Bob Dylan (vocal & guitar), Trisha Yearwood (vocal) - Musicians: Randy
Jacobs (guitar), Birny Leadon (guitar), Charlie Musslewhite (guitar),
Mickie Raphael (keyboards), Benmont Tench (keyboards), Mickey Raphael
(harmonica), Don Was (bass), Kenny Aronoff (drum).
TOMORROW NIGHT
(Sam Coslow / Will Grosz) - Arr. Bob
Dylan
[Verse 1]
Tomorrow night, will you remember what you said to night?
Tomorrow night, will all the thrill be gone?
Tomorrow night, will it be just another memory
Or just another song, that's in my heart to linger on?
[Verse 2]
Your lips are so tender and your heart is beating fast
And you willingly surrender to me my darling will it last?
Tomorrow night, will you be with me when the moon is bright?
Tomorrow night, will you say those lovely things you said tonight?
[Verse 3]
Your lips are so tender and your heart is beating fast
And you willingly surrender to me my darling will it last?
Tomorrow night, will you be with me when the moon is bright?
Tomorrow night, will you say those lovely things you said tonight?
"Tomorrow Night" è una canzone del 1939
scritta da Sam Coslow e Will Grosz. Una versione di Horace Heidt e His
Musical Knights (voce di The Heidtlites) fu molto popolare nel 1939. Nel
1948, Lonnie Johnson ebbe un discreto successo con la King Records
(Johnson aveva già registrato la canzone per i dischi Paradise nel 1947)
con la canzone, che vedeva Johnson alla chitarra e Simeon Hatch al
pianoforte. La versione di Lonnie Johnson ha raggiunto il numero uno
nelle classifiche R&B per sette settimane. In realtà, le registrazioni
di Paradise e King sono la stessa registrazione di base, tuttavia la
King Records ha sovrainciso un coro vocale rispetto alla versione
originale di Paradise, ed è la registrazione sovraincisa che è diventata
un successo. La versione di "Tomorrow Night" di Lonnie Johnson sarebbe
diventata il suo più grande hit trasformando la canzone in uno standard
blues.
La canzonwe è stata incisa inoltre da Elvis Presley, Lavern Baker & the
Gliders, Jerry Lee Lewis, Pat Boone, Bob Dylan (album Good as I Been to
You).
Giovedì 16 Luglio 2020
Talkin' 10949 -
marcello.luini78
Oggetto: Dylan e la pandemia
Ciao Mr.Tambourine,
Ho letto in alcune delle recensioni che hai postato che l’attuale
novello Bob Dylan sia il frutto dell’esperienza fatta con i 5 dischi
sinatriani.
Ammetto senza problemi che quei dischi li ho ascoltati e subito
dimenticati dal momento che è mia opinione che l’esperienza con i grandi
classici americani non sia servita alla genesi dell’attuale Dylan.
Mi piacerebbe sapere la tua opinione al riguardo.
Ciao, Marcello.
Effettivamente caro Marcello, devo dire che
anch’io la penso come te! Senz’altro il fatto che ha turbato la vita di
miliardi di persone, a mia memoria non ricordo una cosa di tali
proporzioni, 3 miliardi e più di persone “obbligate in casa”, ha dato a
tutti il tempo di riflettere anche sul significato della nostra vita,
ricordando a tutti che anche la morte è parte essenziale dell’
esistenza, dando uguale importanza sia all’apparire che all’essere.
Sappiamo tutti quanto invadenti e fondamentali per moltissima gente
siano diventati i “Social”, sappiamo di quanta gente vive la propria
vita attraverso il proprio Avatar, e questa è una cosa che, primo non
capisco visto che quando Internet è stato messo online nei primi anni
’90 io avevo abbandonato la mia gioventù da un bel pezzo, secondo la mia
anziana forma mentis rifiuta tutta questa recente tecnologia e terzo,
questa spersonalizzazione a favore dell'avatar mi riempie di tristezza.
L’ incisione dei 5 dischi detti “sinatriani” credo che sia stata per
Dylan un puro “divertissement” forse per dare uno strappo alla monotonia
di fare sempre il solito tipo di musica per anni ed anni. Il suonare
queste canzoni che non sono nelle corde di Bob gli avrà sicuramente
creato un senso di appagamento e delle sensazioni diverse dalle solite,
ma da questo a dire che abbia cambiato Bob Dylan ci sono di mezzo i
sette mari.
Penso che anche Dylan, come tutti noi, sia stato colpito dall’immensità
di questo inaspettato ed impensato evento e che forse questo l’abbia
convinto a far pubblicare anticipatamente “Rough And Rowdy Ways” che,
secondo me, era già pronto da tempo nei cassetti della Sony per essere
pubblicato in un tempo diverso e con motivazioni diverse. Ora molti
critici hanno cercato di collegare il cambiamento dylaniano alla
pandemia, ma, sempre a mio modesto parere, è solo una mera sciocchezza.
Rimane il fatto che ognuno è libero di pensarla come vuole e a noi resta
pur sempre il diritto di “essere o non essere” d’accordo, per dirla con
The Bard.
Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan e la ricerca della nostra
anima
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Martedì 14 Luglio 2020
Talkin' 10949 -
giovanniberti1969
Oggetto: Roll On John ovvero Continua Così, Bob
Ciao Mr. Tambourine,
ieri ho ragionato sulla canzone conclusiva di "Tempest"...
Continua così, Bob
Questa storia merita di essere raccontata per una caterva di ragioni che
appariranno in corso d'opera. Abbiate fede. L'esortazione non è casuale.
1962, New York City. Bob Dylan non ha ancora compiuto 21 anni e ha
appena firmato il suo primo contratto discografico. A gennaio si trova
negli studi radiofonici della WBAI di New York City, ospite del
programma "Folksinger's Choice", condotto da Cynthia Gooding. Nel corso
dello show, che sarà trasmesso a marzo (pochi giorni prima della
pubblicazione del suo album d'esordio), il giovane Zimmerman esegue
canzoni country, blues e folk e conversa con la conduttrice. È uno
sconosciuto, è alla sua prima intervista radiofonica. Fra i brani
compare una ballata della tradizione che si intitola "Roll On John", la
storia triste di un ragazzo che chiede ad una ragazza di sposarlo ma
ottiene un rifiuto. "Và avanti, John, non andare così piano", dice
qualcuno al ragazzo per esortarlo. "Come posso andare avanti se questa
strada è tutta sbagliata?", risponde John con una domanda che mostra il
suo cuore spezzato.
Sul brano, dunque, compare un dialogo fra due persone, un cambio di
soggetto, una delle caratteristiche delle tantissime canzoni che
scriverà Dylan nel corso della sua carriera. Ma, per dirla con
Lucarelli, fermiamoci qui: questa considerazione ci tornerà utile più
avanti.
1962, Liverpool. John Lennon non ha ancora compiuto 22 anni e suona e
canta in un gruppo chiamato Beatles, che ha ottenuto un certo successo
nei locali del distretto a luci rosse di Amburgo.
La band, che da pochi mesi presenta Paul McCartney al basso e il cui
look è stato completamente rivoluzionato dalla fotografa Astrid
Kirchherr, morde il freno nella sua città d'origine in attesa di tornare
in Germania, dove, alla fine dell'anno e in totale, collezionerà 800 ore
di esibizioni dal vivo.
1980, Upper West Side, 72esima strada, marciapede del Dakota Building,
New York City. Sono le 22.51 dell' 8 dicembre. Un certo Mark David
Chapman esplode cinque colpi di pistola alle spalle di John Lennon.
Quattro vanno a segno, il cantante - che ha recentemente pubblicato
"Double Fantasy" - muore alle 23.15 sull'auto che lo sta portando
all'ospedale.
2012. Bob Dylan ha abbandonato da tempo la sua contemporaneità. Non
parla più dei tempi che stiamo vivendo e di quello che dovrebbe
succedere. Non fa il punto della situazione e non indica più la strada.
La sua vita e la sua carriera, che si annodano in maniera
indistiguibile, hanno conosciuto picchi eccezionalmente lunghi e cadute
altrettanto rovinose. Le sue esibizioni sono assai memorabili o
terribilmente scadenti. La sua voce è una meraviglia di sfumature e
amarezza, spigoli e dolcezza o come un'unghia affilata che scorre con
ingiustificata crudeltà sulla lavagna. Il suo impegno costante sembra
quello di annacquare il suo mito, ma non ci riuscirà, anche se fa 150
concerti l'anno e certe volte si presenta in pubblico in condizioni
(eufemisticamente) non ottimali. Il suo mito vive di vita propria, anzi
più lui tenta di smontarlo, più si ingigantisce, ma questo è un altro
discorso.
Da sempre appassionato di Shakespeare, Dylan pubblica un ottimo album
che si intitola "Tempest", come la tragedia del Bardo. Dylan, dicevo, ha
salutato la contemporaneità da anni e ha attraversato la porta del
tempo, diventando "trascendente", per dirla con Jack Nicholson. L'ultimo
brano di questo disco si chiama "Roll on John" ed è dedicato a John
Lennon. La mente di Dylan torna a cinquant'anni prima e si ricorda di
quello show radiofonico, di quel titolo e di quel ritornello ("Roll on
John") e confeziona un capolavoro, in cui c'è il cambio di soggetto
(ricordate il riferimento a Lucarelli?), ma anche molto di più.
Come un dottor Frankenstein più raffinato o un Rabbi Loew più accorto,
Dylan acchitta il testo come se fosse un puzzle magnifico in cui ogni
singola tessera (per chiunque non compatibile con un'altra, ma non per
lui) va magicamente al suo posto.
Così le citazioni e le suggestioni beatlesiane ("Doctor doctor",
"another penny spent", "another day in the life", "come together right
now over me") incontrano le espressioni gergali delle storie di mare dei
celti ("they hauled your ship up on the shore") e si mescolano con le
"canzoni di innocenza ed esperienza" di William Blake, in cui il poeta
(inglese anche lui, come Shakespeare, come Lennon) si chiede - senza
ottenere risposta - come sia possibile che il Creatore della tigre sia
il medesimo che ha dato forma all'agnello, lasciando tutti i punti
interrogativi a guardia dell'imperscrutabilità del disegno divino.
"Tyger Tyger burning bright / In the forests of the night / What
immortal hand or eye / Dare frame thy fearful symmetry?".
(Tigre, tigre, che ardi brillante / nella foresta della notte / quale
mano o occhio immortale / osò dar forma alla tua spaventosa simmetria?),
scrive Blake nel 1794.
"Tyger, tyger burning bright / I pray the Lord my soul to keep / In the
forests of the night / Cover 'em over and let him sleep".
(Tigre, tigre, che ardi brillante / Prego il Signore di conservare la
mia anima / In quella foresta della notte / Proteggila e lasciala
dormire) canta Dylan nell'ultima strofa.
Notare, per favore, il cambio di soggetto, l'immedesimazione e, non
ultima, la maniera tutta e solo dylaniana di rendere compatibile, di
trascendere, la citazione per amalgamarla al suo testo. Il tutto
raccontato con un linguaggio realistico e crudo e attraverso una voce
abrasiva che, però, si fa incredibilmente dolce nel ritornello. Un testo
che (se non fosse ancora abbastanza, cribbio!) addirittura auspica o
indica un finale alternativo: "Tira fuori le valigie e riempile / Parti
adesso, non sei abituato a stare lontano da casa / Prima andrai, prima
tornerai / Sei stato rinchiuso su quell'isola troppo a lungo".
Il dottor Frankenstein o Rabbi Loew ha assemblato la sua creatura, ma
questo splendido incontro di prosa e poesia non è ancora tutto (anche se
è già moltissimo). Egli ha manipolato il tempo perché ha omaggiato
Lennon 32 anni dopo la sua morte, dopo tantissimi altri, ma lo ha fatto
anche prima di tutti, in quello studio radiofonico, quando lui non aveva
compiuto ancora 21 anni e Lennon non era ancora arrivato ai 22, 18 anni
prima che l'evento insensato del Dakota Building si verificasse.
Dylan è uscito dalla contemporaneità e ha scovato, non solo quel filo
sottile che unisce tutte le cose e le persone (la visione di Whitman),
ma anche la dimensione palindroma del tempo. "Nonostante io conosca il
viaggio, e dove porterà, lo accetto e lo accolgo dal primo all’ultimo
momento", si sente in quella magnificenza di film che è "Arrival".
Così, John Lennon va avanti, non si ferma. È tornato in Inghilterra da
Amburgo o... da New York, prima di quei colpi di pistola...o dopo? E si
prepara al suo prossimo viaggio.
Continua così, John. Continua così, Bob. 1962, 1980, 2012, 1962, 1980,
2012. 1962...
Ciao e buona domenica, Giovanni.
Caro Giovanni, mi ha stupito molto che
in un momento nel quale tutti parlano dei testi di "Rough And Rowdy
Ways” tu abbia l'idea di dissertare su "Roll On John" che era contenuta
in "Tempest" uscito nel "lontano" 2012. Non che la cosa non sia valida,
tutt'altro, ma almeno "originale" lo è senz'altro. Ho letto davvero con
molto interesse ciò che hai scritto anche perchè, ogni tanto, un
ripassino può solo far che bene, e tu mi hai "obbligato" a farlo, e di
questo ti sono grato. Ti dirò che allora, quando la canzone uscì, io mi
chiesi come mai Bob aveva voluto ufficializzare la sua stima nei
confronti di Lennon dopo 32 anni dal suo omicidio disgustoso, proprio
come quello di Kennedy, Martin Luther King, Robert Kennedy o quello di
qualunque altro "colored" sconosciuto come George Floyd che viene
ucciso da un polizziotto per eccesso di zelo (io la chiamerei invece
"follia pura") come è recentemente successo a Minneapolis. Certamente
modificare leggermente una frase di una poesia di Blake (The Tyger -
https://it.wikipedia.org/wiki/The_Tyger ) non è un delitto, è, a mio
avviso, una finezza, prendi ispirazione ma cerchi di migliorare ciò che
hai letto. Blake scrive una cosa meravigliosa:
"Quale fu l'immortale mano o l'occhio
ch'ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria? Chi
l'Agnello creò, creò anche te?".
Frase spaventosa nella sua bellezza, testimone del fatto che ogni cosa
creata dalla mano gloriosa di colui che tutto move ha sempre la sua
antitesi. Bene e male, amore
ed odio, pace e guerra etc...etc...! Dylan aveva già passato lo
"Stargate" per cominciare a viaggiare avanti ed indietro nel tempo dopo
aver conosciuto e frequentato Raeben, e già in Blood On The Tracks si
comincia a notare la differenza del suo modo di scrivere da quello degli
album precedenti. Sarà così anche per i successivi e noi, prima di
capirci qualcosa, abbiamo dovuto aspettare qualche tempo per cominciare
a raccapezzarci in questo nuovo modo di concepire lo spazio ed il tempo.
"Arrival" è
un film basato sul racconto
"Storia della tua vita" di Ted Chiang, che affronta il tema dello shock
culturale provocato dallo sbarco extraterrestre. Lo shock culturale è un
insieme di sintomatologie di ansia, paura, smarrimento e confusione
dovute all’incontro con una cultura nuova e, in questo caso,
incommensurabilmente distante. L’arrivo degli alieni è però solo il
pretesto per sviscerare il tema dell’incomunicabilità. In Dylan c'è
questo senso di soffocamento mentale, di questo sforzo quasi disperato
di superare l'incomunicabilità che è ormai diventata una caratteristica
dei tempi attuali, una massa gigantesca di notizie che ti frastorna e
non ti fa capire più niente perchè come si suol dire, il troppo
stroppia, proprio per indicare la negatività di ogni tipo di eccesso. A
volte riesce ad essere chiaro ed a volte non riesce a dirci tutto quello
che ha dentro, ce lo fa capire o ce lo nasconde fra le righe, forse per
eccesso di timidezza o per paura di essere esageratamente diretto,
dobbiamo sempre ricordare che in fondo anche se è un genio è pur sempre
un uomo come noi, con tutti i pregi ed i difetti che sono comuni a
tutti.
Per coloro che non
avessero mai sentito la "Roll on John" del 1962 ecco il video e le
parole della canzone:
Roll, roll, roll on
John,
Don’t you roll so slow.
How can I roll when the wheels won’t roll?
I asked that girl, won’t you be my wife?
She fell on her knees, she began to cry.
The more she cried, the worse I felt,
‘Til I thought my heart would melt.
I looked at the sun, was a-sinking low.
I looked at my baby, she was a-walkin’ down the road.
I looked at the sun, was a-turning red.
I looked at my baby, but she bowed her head.
Don’t the sun look lonesome, oh lord lord lord, on the graveyard fence?
Don’t my baby look lonesome, when her head is bent?
Roll on John, don’t you roll so slow.
How can I roll when the wheels won’t roll?
Per concludere, come
hai giustamente detto tu, continua così Bob, continua così!!!! Alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 13 Luglio 2020
Un
grande Bob Dylan mette in musica tutti i miti dell’America
clicca qui
Bob Dylan brilla ancora di luce
propria in “Rough And Rowdy Ways”
clicca qui
Sabato 11 Luglio 2020
Talkin' 10948 -
mcioffi.posta
Ciao,
Puoi raccogliere tutte le traduzioni del nuovo album di Dylan in
un'unica cartella, così come hai fatto per i dischi più recenti, in modo
da poter rendere più agevole la lettura durante l'ascolto?
Grazie, Marco.
Già fatto caro Marco, le puoi trovare alle
seguenti pagine:
Mi piace la roba rotta
vecchia –
le magliette sbrindellate
bucate
oggi in casa ho un pareo
che non ricordo quanti anni ha
ma tanti
lo adoro –
mi piacciono le case diroccate
che dicono gli anni e l’età
i roseti abbandonati
belli, fiorenti e colorati –
amo la voce rotta, vecchia
del Dylan di oggi
e anche il suo viso
che non è più per niente bello –
oscuro, misterioso
come la voce
che prima era roca sì
ma troppo autorevole
luminosa e chiara
ciao da Dianella Bardelli
Grazie Dianella, non
smettere mai, poetizzi bene! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
"Rough and Rowdy Ways": tra blues,
letteratura e cinema
clicca qui
Venerdì 10 Luglio 2020
Talkin' 10948 -
miscio.tux
Oggetto: Marx e Freud
Caro Mr. Tambourine,
Rough and Rowdy ways è un album complicato come al solito e forse di
più, e a me risulta difficile coglierne un'idea unitaria. Che forse si
può intuire (per esempio, un cammino verso la fine, collettivo, più che
personale, ma dentro un carnevale postmoderno, tra "le risate e le
lacrime" e con qualche indistinta speranza) ma motivarla con
ragionamenti è impresa titanica, almeno al momento. Anche perché non si
può averne un'idea unitaria se non si riesce a capire come le varie
canzoni si collocano in quest'idea. Tra l'altro, ogni canzone è
attraversata da flussi, idee, anche lì ci sono molteplicità. Mi sembra
che si dovrebbero affrontare le parti più abbordabili, per vedere poi se
i pezzi coincidono e provare anche noi ad assemblare il nostro
mostriciattolo.
Il frammento che qui vorrei discutere è
quello di "My Own Version of You", in cui Dylan sembra mandare
all'inferno sia Freud che Marx. Come già sai, per me è un passaggio
semi-ironico, in linea con la curiosa coincidenza che si trova nel film
"Go West" dei fratelli Marx. Intendiamoci, Dylan non ha mai espresso
particolari affinità con questi due pensatori, ma dobbiamo leggere bene
la frase in cui ci presenta questa condanna. I due sono etichettati come
"ben noti" nemici dell'umanità, sui quali quindi il giudizio è senso
comune, non c'è nemmeno da discuterne, tanto è ovvio. Il problema è che
così ovvio non è. Non lo è perché sia Freud che Marx non hanno mai
ammazzato nessuno, ma solo scritto libri. E la libertà di espressione
dovrebbe essere qualcosa su cui concorda anche il liberale benpensante.
Ci ricordiamo benissimo le contumelie che
Dylan ha usato nei confronti di coloro che lo chiamavano Giuda, per il
solo fatto che imbracciava una chitarra elettrica, una giustificatissima
libertà personale. Ma c'è di più, Dylan viene da una nazione che ha
commesso il genocidio dei nativi, l'olocausto della schiavitù, ereditato
l'impero coloniale inglese, raso al suolo città con bombe atomiche.
Evidentemente ci sono altri nemici dell'umanità, ma che forse non
risultano così ben noti.
Infine, quando sembra esprimersi
direttamente, in un'altra canzone (Mother of Muses), dato che è una
persona intelligente, riconosce che il giudizio della Storia a volte ha
una logica paradossale, e può volgere eventi atroci in esiti positivi.
Sherman e gli altri compari non erano certo mammolette e non si facevano
scrupolo a bruciare città e deportare tribù. Eppure, a meritare
l'inferno sono specificamente due teorici che al massimo possono aver
avuto idee sbagliate. Qualcosa ovviamente non quadra. Nel contesto della
canzone, risulta evidente che l'accusa che viene rivolta a Marx e Freud
è quella di aver tentato di dare una rappresentazione esaustiva
dell'uomo, uno con le leggi dell'inconscio, l'altro con quelle del
materialismo. E' questo il "peccato" che viene loro attribuito, quello
di aver provato a costruire a modo loro, con principi euristici, un
modello dell'uomo, non diversamente dal tentativo di Frankenstein. La
situazione è palesemente paradossale, perché chi li accusa è con tutta
evidenza un narratore che sta tentando di fare la stessa cosa. Se vuoi
dar vita alla tua "creatura" come puoi accusare gli altri di aver
tentato di fare la loro? Non mi si dica che Dylan non ha visto la
contraddizione: per me la sta usando.
C'è poi un indizio ulteriore, che
Carrera fa notare nel suo articolo sull'Osservatore Romano, commentando
la frase "what would Julius Caesar do?" come un rovesciamento
parodistico della tipica domanda ossessiva dei "Cristiani rinati" ("Cosa
farebbe Cristo?"). In effetti, chi è che può accusare gli altri di usare
l'uomo come un mezzo e non un fine, senza rendersi conto che sta
ricadendo nello stesso errore? I Puritani volevano allevare l'uomo
nuovo, anche a costo di spellare la schiena a frustate a quello vecchio,
e i Cristiani rinati, da parte loro, volevano mettere al mondo
letteralmente un essere caratterizzato da una "seconda nascita". Perché
non si rendevano conto che anche la loro creatura poteva essere una
creatura "reificata", ridotta ad una cosa, ad un Golem? Semplicemente
perché come ci dicono le linee successive della canzone, erano
assolutamente certi che fosse diversa, avesse "lo spirito giusto", "lo
spirito immortale". Ho l'impressione però che dentro la canzone non ci
siano solo condanne verso esperienze storiche o religiose specifiche, ma
qualcosa di più universale, che caratterizza in maniera drammatica tutta
la storia umana, uno sguardo ironico e insieme di condivisione patetica
verso tutti i fallimenti che iniziavano come esperienze di liberazione
per poi tramutarsi in incubi oppressivi. L'uomo non può fare a meno di
immaginarsi il futuro, come l' Ulisse dantesco, ma le sue creazioni
lungi dal possedere l'armonia degli angeli sono venute al mondo "tra le
risate e le lacrime", come il povero mostro di Frankenstein.
Ciao, Miscio.
Carissimo Miscio,
ho letto con molto interesse questa tua, per me molto ben azzeccata,
dissertazione su alcuni punti del nuovo disco che sono certamente di
difficile interpretazione.
Questa volta è difficile dire se questo sia on concept-album o no,
dipende dal metodo di valutazione e da che parte si comincia a
guardarlo. Sappiamo benissimo che un punto fisso, se guardato da destra
ha determinati risultati, se guardato da sinistra può cambiare sostanza
pur rimanendo sempre lo stesso punto fisso.
Ora, a mio modestissimo parere, questo potrebbe essere un album
riassunto-totale, ed in questo senso potrebbe rientrare nella categoria
concept-album, con un Dylan che fa il riassunto della propria
esperienza, un Dylan che apre il classico scatolone dei ricordi dal
quale esce di tutto, eventi, personaggi, ricordi di gioventù, tutto
quello che ha segnato le varie tappe della sua vita.
L’esempio massimo di questa fase riassuntiva dylaniana è certamente
Murder Most Foul, nella quale il narratore affronta il tema
dell’omicidio che certamente è il delitto più facilmente e numericamente
commesso dall’unamità intera. Ricordo Guccini che scrisse in Auschwitz:
“Ad Auschwitz, c'era la neve e il fumo saliva lento, nei campi tante
persone che ora sono nel vento. No, io non credo che l'uomo potrà
imparare a vivere senza ammazzare e che il vento mai si poserà”. Guccini
aveva già capito allora il grande difetto di costruzione dell’uomo, chi
lo creò si dimenticò di dargli una coscienza, il senso della pietà e la
solidarietà.
Non bisogna
dimenticare che l’omicidio Kennedy fu una cosa enorme, resa gigantesca
ancora di più dai mezzi di informazione che già allora avevano invaso la
nostra vita condizionando le nostre scelte. Ancora oggi quel disgustoso
complotto è oggetto di molteplici bugie, e la verità non verrà mai a
galla, i nomi dei mandanti non verranno mai alla luce. E’ con questa
occasione, cioè di parlare dell’omicidio, che Dylan ricollega l’emozione
di quei momenti legandoli fra di loro con quelli che erano i miti, oggi
si dovrebbe dire i “must”, di allora. Ecco uscire dallo scatolone
citazioni famose (Un buon giorno per vivere e un buon giorno per
morire), mischiate a crudi flash del crimine (Poi gli fecero saltare la
testa mentre era ancora in macchina), segue l’accusa alla società
americana (In migliaia stavano guardando, nessuno vide niente), ed ecco
che in contempporanea i ricordi si accavallano, ecco ritornare alla
memoria Wolfman Jack detto “Uomo Lupo”, nome d’arte di uno dei più
famosi DJ radiofonici dell’epoca, immortalato anche nel film American
Graffiti.
Segue il ricordo dell’invasione dei Beatles che fece tremare le
fondamenta di Tin Pan Alley, ecco Woodstock e l’Era dell’Acquario, la
“Crossroads” di Robert Johnson, la disillusione (Quello è il luogo in
cui morirono Fede, Speranza e Carità), riappaiono Charlie e lo Zio Sam,
Charlie erano i Vietcong e lo Zio Sam rappresenta la patria per la quale
swi andava a morire in quelle malsane giungle senza saperne nemmeno il
motivo.
Ecco Via col vento con la famosissima battuta “Francamente me ne
infischio”, pian piano tutto sta tornando alla sua mente, ritorna
“Tommy” degli Who, la regina dell’acido impersonata da Tina Turner, poi
arriva Little Richard con “Send me some lovin’ ”, gli Everly Brothers
con “Wake up, little Suzie”, Tom Jones e Ray Charles, Billy Joel, il
Kingston Trio con “Tom Dooley”, clamoroso successo della fine anni ’50,
Etta james, John Lee Hooker, non poteva mancare Marylin notoriamente
amante di JFK, Don Henley e Glenn Frey gli ricordano gli Eagles, Carl
Wilson, il più giovane dei fratelli Wilson dei Beach Boys, si ricorda
dei Queen, poi in sequenza i grandi del Jazz, insomma tutto un mondo
ormai passato si riapre dinanzi ai suoi occhi e gli riempie la mente.
In “My Own
Version Of You” manifesta il sentimento della disillusione (Nemmeno per
un minuto credo a quello che dicono), vorrebbe costruire il suo
Frankenstein personale sapendo già che sarà un fallimento, si chiede
cosa farebbe Giulio Cesare, semplice, getterebbe i dadi, continua
l’illusione, (Vedo la storia di tutta la razza umana, è tutta lì,
scolpita sulla tua faccia), ed ecco il razzismo, piaga dell’umanità, la
schiavitù che certe società adottarono per vivere comodamente a spese di
altri, la schiavitù che genererà la guerra di secessione, scusa
ufficiale ma la realtà era economica e non razziale.
E qui appaiono Marx e Freud, come giustamente dici tu hanno solo scritto
libri e non hanno ammazzato nessuno, ma per un americano, anche per
Dylan probabilmente, il retaggio di Marx e le sue idee contrarie al
modello di vita americano sono considerati una specie di crimine negli
USA, ricordiamo la famosa “caccia alle streghe” e il Maccartismo di
inizio anni 50, con Hollywood rivoltata come un calzino alla ricerca di
simpatizzanti comunisti. Anche il commediografo Arthur Miller, ex marito
di Marylin Monroe venne coinvolto, allora Marylin chiese aiuto al
presidente Kennedy in quanto il fratello Robert era il braccio destro
del senatore McCarthy, fu forse così che Kennedy e la Monroe si
conobbero. Gli americani sono un popolo fermamente convinti di essere
sempre nel giusto, anche quando tirarono due bombe atomiche in testa ai
giapponesi, popolo ancora razzista, basta vedere cosa sta succedendo ai
giorni nostri con gli omicidi pazzeschi dei neri per le strade ad opera
dei Coops!
Freud era forse meno invasivo di Marx, ma le sue teorie partivano tutte
dagli impulsi sessuali fin dall’infanzia dei bimbi, quindi per la
puritana America era come cercare di spiegare la realtà con le
bestemmie. Noto cocainomane dopo aver soperto, mentre lavorava in
ospedale a Vienna, che la cocaina era utilizzata dai nativi americani
come analgesico, allora la sperimentò su se stesso osservandone gli
effetti stimolanti e privi, a suo dire, di effetti collaterali
rilevanti. La utilizzò in alternativa alla morfina per curare un suo
caro amico, Ernst Fleischl, divenuto morfinomane in seguito ad una lunga
terapia del dolore. Ma, la conseguente instaurazione della dipendenza da
essa, più pericolosa della morfina, fece scoppiare un caso che costituì
una macchia nella sua carriera, anche in considerazione del fatto che un
altro ricercatore, utilizzando i suoi studi, sperimentò la cocaina quale
analgesico oftalmico, ricavandone rilevanti riconoscimenti in ambito
internazionale. Rinunciò pertanto alle forti aspettative di ricavare
successo da queste ricerche. Ebbe rapporti con tutti i maggiori filosofi
del suo tempo, Einstein approvava il suo lavoro, ma la psicoanalisi è
sempre stata guardata con un fare sospetto dai benpensanti, la cocaina
poi contibui a deturparne l’immagine.
Il disco ha
questo lato dove regna sovrana la disillusione, partendo dal concetto
che molti dei tentativi dell’uomo di migliorarsi sono falliti, come
dimostra il pazzesco progetto Frankenstein, e Dylan vorrebbe costruire
il suo? Sapendo che sarebbe un fallimento? Magari l’idea l’ha sfiorato,
rimanendo però solo un’idea. Per il momento ci farmiamo qui, ma c’è
ancora tanto da analizzare o perlomeno tentare di avvicinare in quel
disco. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Giovedì 9 Luglio 2020
Talkin' 10947 -
marcox1986
Oggetto: Concerto Milano 2007
Ciao Michele,
scusa se ti scrivo, ma ho visto che avevi inserito nel sito delle foto
del concerto di Bob Dylan ad Assago nel 2007.
Purtroppo però queste foto non sono più visibili online e mi chiedevo se
le avessi ancora salvate nel tuo archivio.
Se così fosse, potresti condividermele via mail?
Sarebbe veramente una cosa bellissima.
Ti ringrazio per l’attenzione
Cordiali saluti
Ciao Marco, purtroppo
credo che tu stia parlando del sito di Michele maggiesfarm.it, sul quale
io non posso intervenire, se invece ti riferisci ad una pagina di
maggiesfarm.eu mandami l'indirizzo URL della pagina che vedrò cosa posso
fare. Ciao, Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan a 79 anni suonati dichiara
amore a Calliope
clicca qui
Mercoledì 8 Luglio 2020
Mr. Tambourine, il jokerman di Maggie's Farm - Intervista di Corrado
Ori Tanzi
clicca qui
Martedì 7 Luglio 2020
GOODBYE JIMMY REED (ADDIO JIMMY REED)
(Bob Dylan)
dall' album "Rough and Rowdy Ways"
traduzione di Michele Murino
[Verse 1]
I live on a street named after a Saint
Women in the churches wear powder and paint
Where the Jews, and Catholics, and the Muslims all pray
I can tell they're Proddie (1) from a mile away
Goodbye Jimmy Reed, Jimmy Reed indeed
Give me that old time religion, it's just what I need Vivo in una strada che prende il nome da un
santo
Donne in chiesa coperte di cipria e smalto
Dove Ebrei, Cattolici e Musulmani pregano insieme
Riesco a sentire le preghiere a un miglio di distanza
Addio Jimmy Reed, Jimmy Reed, davvero,
dammi la religione di un tempo, solo di quello ho bisogno
[Verse 2]
For thine is kingdom, the power, the glory
Go tell it on the mountain, go tell the real story
Tell it in that straightforward, puritanical tone
In the mystic hours when a person's alone
Goodbye Jimmy Reed, godspeed
Thump on the Bible, proclaim a creed Perché tuo è il Regno, il potere e la gloria
Proclamalo dalla montagna, racconta la vera storia
Raccontala nuda e cruda, con quel tono puritano
Nell'ora mistica, in cui l'uomo è da solo
Addio Jimmy Reed, che Dio ti aiuti
Batti sulla Bibbia, proclama un credo
[Verse 3]
You won't amount to much, the people all said
'Cause I didn't play guitar behind my head
Never pandered, never acted proud
Never took off my shoes, throw 'em in the crowd
Goodbye Jimmy Reed, goodbye, goodnight
Put a jewel in your crown and I put out the lights Non arriverai mai a niente, diceva la gente
Non essendo capace di suonare la chitarra dietro la testa
Mai ruffianeggiando, mai agendo con arroganza
Mai togliendo le scarpe e gettandole sulla folla
Addio Jimmy Reed, addio e buona notte
Metto una gemma sulla tua corona e spengo la luce
[Verse 4]
They threw everything at me, everything in the book
I had nothing to fight with but a butcher's hook
They had no pity, they never lend a hand
I can't sing a song that I don't understand
Goodbye Jimmy Reed, goodbye, good luck
I can't play the record 'cause my needle got stuck Mi hanno gettato di tutto, tutto secondo le
regole
Non avevo nulla con cui combattere tranne un gancio da macellaio
Non hanno avuto alcuna pietà, non hanno mai teso una mano d'aiuto
Non posso cantare una canzone che non capisco
Addio Jimmy Reed, addio e buona fortuna
Non posso suonare il disco perché la puntina si è bloccata
[Verse 5]
Transparent woman in a transparent dress
Suits you well, I must confess
I'll break open your grapes, I'll suck out the juice
I need you like my head needs a noose
Goodbye Jimmy Reed, goodbye and so long
I thought I could resist her but I was so wrong Una donna trasparente in un abito trasparente
Ti si adatta bene, lo devo ammettere
Apro i tuoi acini d'uva e ne bevo il succo
Ho bisogno di te come la mia testa di un cappio
Addio Jimmy Reed, addio e a presto rivederci
Pensavo che avrei potuto resisterle ma mi sbagliavo
[Verse 6]
God be with you, brother dear
If you don't mind me asking what brings you here?
Oh, nothing much, I'm just looking for the man
Need to see where he's lying in this lost land
Goodbye Jimmy Reed, and everything within ya
Can't you hear me calling from down in Virginia? Che Dio ti accompagni, fratello caro
Se non sono indiscreto, cosa ti porta qui?
Ah, niente di particolare, sto solo cercando l'uomo
Sono venuto a vedere dove è sepolto in questa terra perduta
Addio Jimmy Reed, e tutto quel che è in te
Riesci a sentire la mia voce, qui dalla Virginia?
(1) Proddy è un termine gergale per protestante,
che ha senso nel contesto del testo. Tutte le religioni sono uguali - o
forse, negli Stati Uniti tutti si sono assimilati a una religiosità
comune e blanda. Il narratore preferisce "quella vecchia religione" che
associa all'autenticità blues di Jimmy Reed.
Mathis James Reed, detto Jimmy (Dunleith,
6 settembre 1925 – Oakland, 29 agosto 1976), è stato un cantante
statunitense di musica blues noto per aver portato il suo stile
distintivo al grande pubblico.
Era specializzato nel campo dell'electric
blues, in opposizione ai suoi contemporanei che erano basati
sull'acoustic blues. Il suo canto pigro, l'armonica penetrante e la
chitarra ipnotica furono alcuni dei suoni più facilmente identificabili
del blues degli anni cinquanta e sessanta.
Reed nacque nel 1925 in un paesino del Mississippi, imparando l'armonica
e la chitarra da Eddie Taylor, un amico intimo. Dopo aver fatto
l'artista di strada si stabilì a Chicago ma venne reclutato in marina
per la seconda guerra mondiale. Tornato, si sposò e si trasferì a Gary
(Indiana) per lavorare in uno stabilimento di impacchettamento di carni.
La moglie Mary Reed appare in alcuni suoi successi come Baby What You
Want Me to Do, Big Boss Man e Bright Lights, Big City.
Negli anni 1950 si affermò come musicista popolare; non riuscì a
concludere un contratto con la Chess Records ma ci riuscì con la Vee Jay
Records con cui avrebbe inciso la sua prima hit, You Don't Have to Go,
seguita da altri successi. Nel 1957 sviluppò l'epilessia, che non
sarebbe stata presa sul serio perché diagnosticata molto dopo su quello
che sembrava delirium tremens.
Nonostante le molte hit, i suoi problemi personali gli impedirono di
avere lo stesso successo degli altri artisti blues, anche se fece più
canzoni di tanti altri. Quando la Vee Jay Records chiuse i battenti,
firmò un contratto con la ABC Records ma non fu capace di fare un'altra
hit. Morì a Oakland in California nel 1976 poco prima del suo 51esimo
compleanno. È seppellito nel Lincoln Cemetery a Worth (Illinois).
Buona la tua
osservazione, il disco potrebbe essere una "Commedia Dylaniana", con Bob
che fa un viaggio fra le cose brutte e quelle belle dell'esistenza,
proprio come l'Alighieri. Grazie della segnalazione, articolo
piacevolissimo. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Sabato 4 Luglio 2020
I’ve Made Up My Mind to Give Myself to You
(Ho deciso nella mia mente di donarmi a te)
(Bob Dylan)
from the Album "Rough and Rowdy Ways"
Traduzione di Mr.Tambourine
I'm sittin' on my terrace, lost in the stars
Listening to the sounds of the sad guitars
Been thinking it all over and I've thought it all through
I've made up my mind to give myself to you Sono seduto sulla mia terrazza, perso nelle
stelle
Ascoltando i suoni delle chitarre tristi
Ho pensato a tutto e fino in fondo
Ho deciso nella mia mente di donarmi a te
I saw the first fall of snow
I saw the flowers come and go
I don't think that anyone ever else ever knew
I've made up my mind to give myself to you Ho visto la prima neve cadere
Ho visto i fiori sbocciare ed appassire
Non penso che nessun altro abbia mai saputo
Ho deciso nella mia mente di donarmi a te
I'm giving myself to you, I am
From Salt Lake City to Birmingham
From East L.A. to San Antone
I don't think I can bear to live my life alone Mi sto donando a te, io sono
Da Salt Lake City a Birmingham
Da East L.A. a San Antone
Non credo di poter sopportare di vivere la mia vita da solo
My eye is like a shooting star
It looks at nothin' here or there, looks at nothin' near or far
No one ever told me, it's just something I knew
I've made up my mind to give myself to you Il mio occhio è come una stella cadente
Non guarda niente qui o là, non guarda niente vicino o lontano
Nessuno me l'ha mai detto, è solo qualcosa che sapevo
Ho deciso nella mia mente di donarmi a te
If I had the wings of a snow white dove
I'd preach the gospel, the gospel of love
A love so real, a love so true
I've made up my mind to give myself to you Se avessi le ali di una colomba bianca come la
neve
Predicherei il vangelo, il vangelo dell'amore
Un amore così reale, un amore così vero
Ho deciso nella mia mente di donarmi a te
Take me out traveling, you're a traveling man
Show me something I don't understand
I'm not what I was, things aren't what they were
I'll go far away from home with her Portami in viaggio, tu sei un viaggiatore
Mostrami qualcosa che non capisco
Non sono quello che ero, le cose non sono come erano
Andrò lontano da casa con lei
I traveled a long road of despair
I met no other traveler there
Lot of people gone, lot of people I knew
I've made up my mind to give myself to you Ho percorso una lunga strada di disperazione
Non ho incontrato nessun altro viaggiatore lì
Molte persone se ne sono andate, molte persone che conoscevo
Ho deciso nella mia mente di donarmi a te
Well, my heart's like a river, a river that sings
Just takes me a while to realize things
I've seen the sunrise, I've seen the dawn
I'll lay down beside you when everyone's gone Bene, il mio cuore è come un fiume, un fiume
che canta
Mi ci vuole solo un pò per realizzare le cose
Ho visto il sole sorgere, ho visto l'alba
Mi sdraierò accanto a te quando tutti se ne saranno andati
I've traveled from the mountains to the sea
I hope that the gods go easy with me
I knew you'd say yes, I'm saying it too
I've made up my mind to give myself to you Ho viaggiato dalle montagne al mare
Spero che gli dei ci vadano piano con me
Sapevo che avresti detto sì, lo dico anche io
Ho deciso nella mia mente di donarmi a te
Libri: “Il padre calabrese di Bob
Dylan”
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Venerdì 3 Luglio 2020
Talkin' 10944 - juju.zhang79
Oggetto: mese di giugno spalito
Plao Tambulino,
stavo celcando le nuove recensioni e traduzioni dell'ultimo disco
capolavoro di Bob pubblicate su tuo sito di Maggie's Farm, ma tutto mese
di giugno è sparito da tuo calendario. Se clicchi pagina precedente esce
maggio; io capisco che mese di giugno 2020 è poco impoltante per
appassionati di Bob, però, così per completezza, sarebbe giusto poter
consultare anche giugno. Tamburino, dammi retta, Dylan più passa il
tempo più diventa giovane, la massa di lavoro diventerà insostenibile,
già si dice che stia per uscire un album gospel registrato con autotune
e la nuova linea di grasso di foca Good Old Days per lucidare gli
stivali... tu sei vecchio e stanco, hai bisogno di qualche giovane che
ti aiuti. Stavo per altro cercando la tua recensione del disco, volevo
sapere se ti è piaciuto o no. A me piace semple di più, cledo che anche
Bob sia convinto che momento migliore per piantare un albero è 20 anni
fa, ma secondo miglior momento è adesso. Ciao, a plesto.
Juju.
Mi ero dimenticato di
sostituire il link, ora è tutto a posto. Carissima Juju, con tutte le
recensioni pubblicate devi leggere proprio la mia? Ora non ho tempo e
poi voglio lasciar passare ancora tempo per farmi un'idea, poi cambiarla
e quindi modificarla, forse dopo scriverò la mia recensione. Comunque il
disco mi è piaciuto molto finora, credo che la scorpacciata "sinatriana"
sia servita a creare in Bob un nuovo stile ed una nuova consapevolezza,
o forse, nuovo stile a parte, stava solo cercando di tirare le somme
delle sue esperienze e delle sue emozioni. Alla prossima, Mr.Tambourine,
:o)
Mother of Muses sing for me
Sing of the mountains and the deep dark sea
Sing of the lakes and the nymphs of the forest
Sing your hearts out, all your women of the chorus
Sing of honor and fate and glory be
Mother of Muses sing for me Madre delle Muse canta per me
Cantami delle montagne e del mare scuro e profondo
Cantami dei laghi e delle ninfe silvane
Cantate a squarciagola donne del coro
Cantate di onore, di fede e di gloria
Madre delle Muse canta per me
Mother of Muses sing for my heart
Sing of a love too soon to depart
Sing of the heroes who stood alone
Whose names are engraved on tablets of stone
Who struggled with pain so the world could go free
Mother of Muses sing for me Madre delle Muse, canta per il mio cuore
Cantami l'amore finito troppo presto
Cantami degli eroi, che da soli hanno resistito
i cui nomi sono scolpiti sulle tavole di pietra
che hanno combattuto con dolore perché il mondo fosse libero
Madre delle Muse canta per me
Sing of Sherman, Montgomery, and Scott
And of Zhukov, and Patton, and the battles they fought
Who cleared the path for Presley to sing
Who carved the path for Martin Luther King
Who did what they did and they went on their way
Man, I could tell their stories all day Cantami di Sherman, di Montgomery e di Scott
e di Zhukov e di Patton e delle battaglie che han combattuto
Che hanno aperto la strada al canto di Presley
Che hanno aperto la strada a Martin Luther King
Che hanno fatto quel che hanno fatto e sono andati per la loro strada
Dio, potrei raccontare le loro storie per giorni e giorni
I'm falling in love with Calliope
She don't belong to anyone, why not give her to me?
She's speaking to me, speaking with her eyes
I've grown so tired of chasing lies
Mother of Muses, wherever you are
I've already outlived my life by far Mi sono innamorato di Calliope
Non è la ragazza di nessuno, perché non la date a me?
Mi parla, e mi parla con gli occhi
Sono così stanco di inseguire menzogne
Madre delle Muse, dovunque tu sia
Ormai ho vissuto molto più di quel che dovevo
Mother of Muses, unleash your wrath
Things I can't see, they're blocking my path
Show me your wisdom, tell me my fate
Put me upright, make me walk straight
Forge my identity from the inside out
You know what I'm talking about Madre delle Muse scatena la tua collera
Mostrami le cose che non riesco a vedere, il sentiero sbagliato
Mostrami la tua saggezza, rivelami il mio fato
Fammi stare con la schiena dritta, fammi camminare nel giusto
Forgia completamente la mia identità
Lo sai di cosa sto parlando
Take me to the river, release your charms
Let me lay down a while in your sweet, loving arms
Wake me, shake me, free me from sin
Make me invisible, like the wind
Got a mind that ramble, got a mind that roam
I'm travelin' light and I'm a-slow coming home Portami al fiume, libera i tuoi incantesimi
Per una volta sola fammi stendere nelle tue dolci braccia d'amore
Destami, scuotimi, liberami dal peccato
Fammi diventare invisibile come il vento
Voglio vagare, voglio vagabondare
Viaggerò leggero e tornerò lentamente a casa
Giovedì 2 Luglio 2020
Rough and Rowdy Ways: Un Dylan ruvido nell'era dei millenials - di
Dario Greco
clicca qui
Cari amici a cui piace Dylan,
finalmente ho ascoltato con calma tutto il disco (anzi i due dischi). Mi
sono lasciato trasportare dall’ordine delle canzoni: non ho capito come,
ma so che quest’ordine è fondamentale. E’ un unico percorso, come spesso
è stato con Dylan, ma questa volta ancor di più.
Da sempre penso che razionalizzare Dylan non faccia per me, penso non
faccia nemmeno per Dylan stesso, penso faccia per quei pochi che non so
definire altrimenti che santi (come il Prof. Carrera tra gli italiani).
Vado a tentoni e scriverò di getto come un cieco che conosce un pò la
strada da fare. Parrò ubriaco ma son sobrio, lo giuro.
Key West. Mi è piaciuta così tanto da subito che vorrei parlare una
lingua che usa solo due parole “key” e “west”, una lingua fatta di solo
due parole. Penso profondamente che il mio senso della canzone sia
proprio questo, parlare provando a usare solo questi due termini così da
farmi capire da tutti molto meglio di come abitualmente riesco a fare
con l’italiano.
Black rider mi fa paura, ho avuto difficoltà ad ascoltarla sin dal primo
momento, sembra diretta a me, ma soprattutto ho percepito che sembrerà
diretta a tutti coloro che l’ascolteranno. Fa paura, non c’è altro da
aggiungere.
Le canzoni sono tutte eccellenti. Due ipotesi: ha scritto solo queste
canzoni e sarebbe un miracolo di precisione, oppure ci son tante outtake
e allora ci sarà da leccarsi i baffi. Si, perché ascolti queste canzoni
e ti vien voglia di dirgli: cantamene altre così, dammene altre, ne ho
bisogno, il mondo ne ha bisogno, canta canta, canta!
Mi sa che questa volta l’ha dipinto davvero il suo capolavoro, mi sa che
l’ha fatto davvero. Che gli servisse il Nobel per farlo? Io penso di si.
Non credo Dylan fosse un insicuro bisognoso di un riconoscimento
pubblico (peraltro l’ennesimo per quanto il più importante). Penso
semplicemente che sia successo, in qualche modo, in qualche luogo tra le
sue moltitudini. Penso altresì che più del Nobel siano state importanti
le registrazioni degli album con i Sinatrismi vari: gli hanno aperto la
strada e la mente verso angoli che non conosceva ancora perfettamente,
angoli non tanto musicali quanto di asciuttezza metrica e significativa.
Le spara grosse, le spara grosse in ogni canzone, le spara grosse
ovunque, le spara esagerate, le spara in più punti. E ci stanno tutte,
queste sparate, anzi questi fendenti fatti con un uncino da macellaio.
Penso che su questo punto non vi sia nulla da aggiungere anche perché
preferisco tacere davanti ad uno che mi minaccia con un uncino da
macellaio.
Va più diretto al punto del solito. Lo ha detto nell’intervista e nel
titolo dell’album ed è così davvero. Lo fa per tutto il disco tranne che
una volta, mi è parso. In "My own version of you" infatti son rimasto
perplesso, l’unica volta in tutto l’album. Probabilmente son io che non
ci sono arrivato. Forse non c’è da arrivare a niente, forse voleva solo
fare incredibili allitterazioni e metriche cantate come una vecchia
gatling (perché la canzone da quel punto di vista è magnifica), o forse
voleva solo attraversare un capolavoro letterario quale Frankenstein con
il mezzo canzone. Però mi pare ci sia qualcos’altro sotto. L’ho
percepito, ma l’ho solo sfiorato e poi l’ho perso. Come se esistesse
all’interno della canzone un punto di vista nascosto, come se la voce
narrante della canzone fosse una moltitudine essa stessa, come se
negasse l’appena precedente affermazione di non essere un falso profeta.
Mah?
Alla fine della fiera, io penso che con i prossimi ascolti la penserò
esattamente al contrario di come la penso adesso, su tutto.
Lo so, non mi son spiegato bene, perdonatemi, ho provato a mettere per
scritto il tutto in maniera ruvida e turbolenta.
Di una cosa son certo. Il mondo per Dylan (e anche per me, a volte) è
perfido e perduto, impossibile da salvare. Sarebbe buffo che la bellezza
di questo album lo salvasse.
In the end,
My dear sweet friend,
I'll remember you
Caro Simone, quando
avrai cambiato idea mandaci un'altra mail che ce lo spieghi, questa
prima osservazione è interessante, che la prossima lo sia ancora di più?
Buoni altri ascolti e restiamo in attesa!!! Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan ha raggiunto un nuovo record
con il suo ultimo album
clicca qui
Mercoledì 1 Luglio 2020
Talkin' 10941 - alunni.f
Oggetto: Rough and Rowdy Ways e Key
West
Ciao Mr. Tambourine,
ti segnalo che sul canale ufficiale youtube di Dylan si possono
ascoltare tutte le canzoni di Rough and Rowdy Ways, questo il link:
Fu incisa anche, col testo rimaneggiato, mi sembra, da Bob Wills,(
https://genius.com/Bob-wills-black-rider-lyrics ) che venendo da un
famiglia di bianchi poveri, raccoglitori di cotone, aveva orecchie per
il blues. La registrazione dev'essere datata attorno alla metà degli
anni 30 del secolo scorso, quindi la canzone è antecedente. Come molti
blues il testo è criptico, ma se la mia ipotesi è giusta, i neri
sapevano molto bene cosa volesse dire. Supponiamo infatti che provenga
dalla fine dell'800 quando negli stati del sud iniziarono le prime leggi
segregazioniste (Jim Crow), e interpretiamola dal punto di vista di un
nero che deve sedersi nei posti dietro di un tram, dato che quelli
davanti sono riservati ai bianchi. Il "black rider" può riferirsi sia ad
un conducente che ad un passeggero di colore che devono rispettare gli
ordini dei bianchi. Spesso ceffi come Sir Eglamore si andavano a sedere
apposta nel retro, per provocare, dato che poi, i neri, anche col tram
mezzo vuoto non potevano occupare i posti anteriori e dovevano starsene
in piedi. Torniamo alla canzone di Dylan, e proviamo a leggerla come il
dialogo tra un bianco (razzista) e il conducente (o il passeggero) di
colore. (Indicativa è anche l'ossessione per la sessualità dei neri, la
paura che si insidi la moglie, la misura dell'attrezzo...). Il black
rider deve resistere a tutte le provocazioni, perché sa che reagisse
farebbe una brutta fine ("ti taglio un braccio"). Non importa che ci
siano citazioni classiche, come Giovenale e forse, Enea che taglia un
braccio ad un nemico perché Dylan le usa unicamente per i suoi scopi. Se
questa lettura è giusta, Juju è l'unica musicologa d'Occidente ad aver
beccato il senso. A già, ma lei è orientale!
Ciao, Miscio.
Io credo che Juju sia
orientale ma anche molto intelligente, quindi probabile che abbia
centrato il senso. Grazie pewr la tua azzeccata osservazione, alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Ho scoperto dell'esistenza del vs. sito ascoltando radio3 pg.3..bello ed
utile. Chiedo se vi siete fatti una ragione plausibile del perchè il ns.
premio Nobel per la letteratura disdegna inserire i test delle sue
poesie/canzoni nei crediti dei libretti cd.o album..?!...buon proseguo
del vs. lavoro. Vito Nigro..dylaniato
Ciao Vito, chiedi
troppo.......non conosco nessuno capace di entrare nel cervello
dylaniano e capirci qualcosa. Ma Dylan è così da quasi 60 anni, tu ti
aspetti una cosa e lui ne fa un'altra, la dinostrazione è quest'ultimo
straordinario disco che ha soprendentemente debuttato nella Top 10 in 14
paesi, al numero 1 in Inghilterra, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Nuova
Zelanda, Germania e Svizzera; al numero 2 negli Stati Uniti, in
Australia, Belgio e Danimarca; al numero 3 in Svezia e al numero 4 in
Francia ed in Italia. Negli Stati Uniti nella Top 200 di Billboard è il
più alto debutto in classifica di Dylan in questo paese dal 2009, e
segna il 18° album in studio dell'artista che debutta nella Top 10 USA.
"Rough And Rowdy Ways" ha anche debuttato al numero 1 di speciale
classifica delle vendite di Billboard. Dopo i 5 (a mio avviso
noiosissimi ed inutili CD di stampo sinatriano) nessu8no si aspettava un
disco del calibro di questo album che dovremo ancora ascoltare a lungo
per valutarlo correttamente. Per i testi e le relative traduzioni la
soluzione è questa:
Ciao Mr. Tambourine,
Ecco l’aggiornamento di Key West che ti avevo già inviato in precedenza.
La trascrizione del 4° verso della penultima strofa è stata corretta in:
"Minuscoli boccioli di una pianta tossica". Potrebbe trattarsi di un
altro riferimento al Mago di Oz, alla scena in cui Dorothy si addormenta
per l'influsso di tossici fiori di papavero. Così ti riporto l'intera
traduzione aggiornata comprensiva di questa ulteriore nota.
A presto! Francesco Alunni .
Key West (Philosopher Pirate) Key West ( Il pirata folosofo) (1)
(Bob Dylan)
dall' Album "Rough and Rowdy Ways"
traduzione di Francesco Alunni
[Verse 1]
McKinley hollered, McKinley squalled
Doctor said, "McKinley, death is on the wall
Say it to me, if you got something to confess"
I heard all about it, he was going down slow
I heard it on the wireless radio
From down in the boondocks way down in Key West
I’m searching for love, for inspiration
On that pirate radio station
Coming out of Luxembourg and Budapest
Radio signal, clear as can be
I'm so deep in love that I can hardly see
Down on the flatlands, way down in Key West McKinley gridò, McKinley urlò,
il dottore disse, «McKinley, la morte è sul muro.(2)
Dimmi pure, se hai qualcosa da confessare.»
Ho sentito tutto a riguardo, cadeva lento,
l’ho sentito alla radio
da quelle zone isolate e selvagge, laggiù a Key West.(3)
Sono in cerca d'amore, in cerca d'ispirazione
su quella stazione radio pirata
che arriva dal Lussemburgo e da Budapest:
segnale radio, di chiarezza cristallina,
sono così immerso nell'amore da vedere a malapena,
giù nei pianori, laggiù a Key West.
[Chorus 1]
Key West is the place to be
If you're looking for immortality
Stay on the road, follow the highway sign
Key West is fine and fair
If you lost your mind, you will find it there
Key West is on the horizon line Key West è il posto in cui stare
se cerchi l'immortalità.
Resta sulla strada, segui il cartello autostradale.
Key West è bella e affascinante,
se hai perso il senno, lo ritroverai là.
Key West è sulla linea dell'orizzonte.
[Verse 2]
I was born on the wrong side of the railroad track
Like Ginsberg, Corso and Kerouac
Like Louis and Jimmy and Buddy and all the rest
Well, it might not be the thing to do
But I'm sticking with you through and through
Down in the flatlands, way down in Key West
I got both my feet planted square on the ground
Got my right hand high with the thumb down
Such is life, such is happiness
Hibiscus flowers, they grow everywhere here
If you wear one, put it behind your ear
Down in the bottom, way down in Key West Sono nato dalla parte sbagliata dei binari,(4)
come Ginsberg, Corso e Kerouac,(5)
come Louis e Jimmy e Buddy e tutti gli altri.(6)
Potrebbe non essere la cosa migliore da fare
ma resto dalla vostra parte senza riserve
giù nei pianori, laggiù a Key West.
Ho entrambi i piedi piantati saldi a terra,
ho la destra in alto con il pollice in giù.(7)
Così è la vita, così è la felicità.
Fiori di ibisco, qui crescono dappertutto,
se ne indossi uno, mettilo dietro l'orecchio,
giù nel fondo, laggiù a Key West.
[Chorus 2]
Key West is the place to go
Down by the Gulf of Mexico
Beyond the sea, beyond the shifting sand
Key West is the gateway key
To innocence and purity
Key West, Key West is the enchanted land Key West è il posto in cui andare,
giù presso il Golfo del Messico,
oltre il mare, oltre la sabbia cangiante.
Key West è la chiave d'ingresso
verso l'innocenza e la purezza,
Key West, Key West è la terra incantata.
[Verse 3]
I've never lived in the land of Oz
Or wasted my time with an unworthy cause
It’s hot down here, and you can't be overdressed
Tiny blossoms of a toxic plant
They can make you dizzy, I'd like to help you but I can't
Down in the flatlands, way down in Key West
Well, the Fishtail Palms, and the orchid trees
They can give you that bleeding heart disease
People tell me I ought to try a little tenderness
On Amelia Street, Bayview Park
Walking in the shadows after dark
Down under, way down in Key West
I played Gumbo Limbo spirituals
I know all the Hindu rituals
People tell me that I'm truly blessed
Bougainvillea blooming in the summer, in the spring
Winter here is an unknown thing
Down in the flat lands, way down in Key West Non sono mai vissuto nella terra di Oz,(8)
né ho sprecato il mio tempo con una causa indegna.
Fa caldo quaggiù e non si può essere troppo eleganti.
Minuscoli boccioli di una pianta tossica (9)
possono darti le vertigini, vorrei aiutarti ma non posso
giù nei pianori, laggiù a Key West.
Palme a coda di pesce e arbusti di orchidee (10)
possono darti quella malattia che fa sanguinare il cuore.
La gente mi dice che dovrei provare un po' di tenerezza(11)
su Amelia Street, Bayview Park
mentre cammino tra le ombre dopo il crepuscolo
agli antipodi, laggiù a Key West.
Ho suonato gli spiritual del gumbo-limbo(12),
conosco tutti i rituali Indù.
La gente mi dice che sono davvero fortunato,
la buganvillea fiorisce in estate, in primavera
l'inverno qui è cosa sconosciuta, giù nei pianori, laggiù a Key West.
[Chorus 3]
Key West is under the sun, under the radar, under the gun
You stay to the left, and then you lean to the right
Feel the sunlight on your skin, and the healing virtues of the wind
Key West, Key West is the land of light Key West è sotto il sole, sotto la portata dei
radar, sotto tiro,
tieniti a sinistra e poi inclina a destra.
Senti la luce del sole sulla pelle e le virtù curative del vento.
Key West, Key West è la terra della luce.
[Verse 4]
Wherever I travel, wherever I roam
I'm not that far from the convent home
I do what I think is right, what I think is best
Mystery Street off of Mallory Square
Truman had his White House there
East bound, West bound, way down in Key West
Twelve years old, they put me in a suit
Forced me to marry a prostitute
There were gold fringes on her wedding dress
That's my story, but not where it ends
She's still cute, and we're still friends
Down on the bottom, way down in Key West
I play both sides against the middle
Trying to pick up that pirate radio signal
I heard the news, I heard your last request
Fly around, my pretty little Miss
I don't love nobody, give me a kiss
Down on the bottom, way down in Key West Dovunque viaggi, dovunque vaghi,
non sono così lontano dalla sede del convento.(13)
Faccio ciò che ritengo giusto, quello che penso sia meglio.
Mystery Street venendo da Mallory Square,
Truman aveva là la sua Casa Bianca.(14)
Diretto a est, diretto a ovest, laggiù a Key West.
Dodici anni, mi misero un vestito elegante,(15)
mi costrinsero a sposare una prostituta,(16)
c'erano frange d'oro sul suo vestito nuziale.(17)
Questa è la mia storia, ma non il punto in cui finisce,
lei è ancora attraente e siamo ancora amici,(18)
giù nel fondo, laggiù a Key West.
Faccio scontrare i due litiganti e cerco di essere il terzo,(19)
mentre provo a prendere quel segnale radio pirata.
Ho sentito le notizie, ho sentito la tua ultima richiesta,
Fly around, my pretty little Miss.(20)
Non amo nessuna, dammi un bacio,
giù nel fondo, laggiù a Key West.
[Chorus 4]
Key West is the place to be
If you're looking for immortality
Key West is paradise divine
Key West is fine and fair
If you lost your mind, you'll find it there
Key West is on the horizon line Key West è il posto in cui stare
se cerchi l'immortalità,
Key West è il paradiso divino.
Key West è bella e affascinante,
se hai perso il senno, lo ritroverai là.
Key West è sulla linea dell'orizzonte.
Note:
1) Key West è un’isoletta e città della Florida che costituisce il punto
continentale più a sud degli Stati Uniti e si trova a sole novanta
miglia da Cuba. Tra gli altri ci hanno vissuto Ernest Hemingway e
Tennessee Williams.
2) Riferimento a White House Blues di Charlie Poole and The North
Carolina Ramblers. William McKinley è stato il 25° presidente degli
Stati Uniti e fu assassinato nel 1901.
3) Nell’originale Down in the boondocks, una canzone scritta da Joe
South e incisa da Billy Joe Royal; la stessa canzone è citata in Murder
most foul.
4) Nell’originale On the wrong side of the railroad tracks, canzone di
Dr. John.
5) Allen Ginsberg, Gregory Corso e Jack Kerouac sono, insieme a Lawrence
Ferlinghetti, i più importanti scrittori della Beat Generation.
6) Potrebbe riferirsi a Louis Jordan, Jimmy Reed e Buddy Holly,
influenti cantanti e autori di blues, rhythm and blues e rock and roll
degli anni ’50. Jimmy potrebbe essere anche Jimmie Rodgers, pioniere
della musica country e dichiarato punto di riferimento per Dylan; il
titolo stesso dell'album è tratto da una sua canzone.
7) Possibile riferimento alla supposta usanza della plebe di Roma di
condannare a morte i gladiatori volgendo il pollice. Il disco, come
anche quelli precedenti, è ricco di riferimenti all'antica Roma.
8) Riferimento al famoso libro The Wonderful Wizard of Oz di L. Frank
Baum
9) Altro riferimento al Mago di Oz, alla scena in cui Dorothy si
addormenta per l'influsso di tossici fiori di papavero.
10) Caryota mitis, una specie di palma, dalle foglie a forma di coda di
pesce, che cresce nel sud della Florida. L’espressione orchid tree si
riferisce a degli arbusti con fiori simili alle orchidee, in particolare
del genere Bauhinia e Amherstia nobilis.
11) Try a Little Tenderness è una canzone scritta da Jimmy Campbell, Reg
Connelly e Harry M. Woods, incisa per la prima volta nel 1932 dalla Ray
Noble Orchestra.
12) Bursera simaruba, un albero americano tropicale, aromatico,
resinoso, diffuso nel sud della Florida. Non lontano da Miami è presente
il Gumbo Limbo Nature Center.
13) Probabile riferimento al Convento di Maria Immacolata, situato su
Truman Avenue a Key West; fondato nel 1869, è il più antico istituto
educativo del sud della Florida.
14) Nel novembre 1946 il presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman
era fisicamente esausto e il suo dottore gli consigliò una vacanza.
Truman arrivò a Key West nel novembre del 1946. Fece lì anche una
seconda vacanza nel Marzo del 1947 e in seguito ogni novembre-dicembre e
febbraio-marzo. Da Key West comunicava con diversi leader mondiali.
15) Forse Dylan si riferisce al suo Bar Mitzvah (cerimonia religiosa
ebraica di entrata nell'età della maturità).
16) Probabile riferimento alla vicenda del profeta Osea, a cui Dio
comanda di sposare una prostituta, come simbolo delle infedeltà del
popolo di Israele.
17) Le frange d'oro possono alludere a una caratteristica tipica dei
rivestimenti della Torah.
18) Probabile riferimento al fatto che Dylan sia rimasto sempre legato
alle sue radici ebraiche.
19) L'espressione "play both sides against the middle" significa
manipolare due opposti pareri o conflitti per farli scontrare tra loro e
ottenerne un vantaggio; il proverbio italiano "tra i due litiganti il
terzo gode" mi sembra abbastanza vicino.
20) Canzone tradizionale degli Appalachi, credo citata direttamente (per
questo non l’ho tradotta) in quanto richiesta al dj della radio come il
verso precedente fa presupporre ("Frullami intorno, mia graziosa
ragazzina").