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THE  BEATEN  PATH

THE DYLAN'S PAINTINGS AND THE REAL PLACES

a
Sabato 31 Ottobre 2020

Talkin' 10986 - catestef

Oggetto: DVD e Blu Ray film Scorsese RTR

C'e' anche la versione dvd

https://www.amazon.it/Rolling-Thunder-Revue-Martin-Scorsese/dp/B08LRGTG37/

Stefano C.

Grazie per la segnalazione caro Stefano e......affrettatevi a prenotarlo, la RTR è stata la cosa "più migliore" che Bob abbia mai fatto!!! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Dylan scrisse "Lay Lady Lay" per cantarla in duetto con Barbra Streisand

Di Daniel Arkin

In una vecchia intervista Bob Dylan parla apertamente dei pregiudizi antisemiti e rivela di aver scritto la canzone "Lay Lady Lay" per il film “Midnight Cowboy” e che la canzone doveva essere cantata da Barbra Streisand.

Le osservazioni sono contenute nelle trascrizioni dattiloscritte delle conversazioni avvenute nel 1971 tra Dylan e il suo amico Tony Glover, un musicista blues morto l'anno scorso. Le trascrizioni, con le annotazioni con scritte a mano di Dylan in persona, saranno messe all'asta a Boston, insieme ad altri cimeli provenienti dall’archivio di Glover.
La vedova di Glover, Cynthia Nadler, ha messo in vendita i materiali, con offerte online che inizieranno il 12 novembre e finiranno il 19 novembre.
Dylan, 79 anni, nato Robert Allen Zimmerman a Duluth, Minnesota, è cresciuto nella comunità ebraica della zona. Nella trascrizione di un'ampia conversazione con Glover del 22 marzo 1971, Dylan ha riflettuto scherzosamente sulla sua decisione di adottare un nuovo nome.
"Voglio dire, non avrebbe funzionato se avessi cambiato il nome in Bob Levy. O Bob Neuwirth. O Bob Donut", dice Dylan a Glover.
Glover ha chiesto a Dylan se avesse cambiato nome a causa dei pregiudizi contro glòi ebrei, a cui l'icona folk ha risposto: "No, credo di no". Ma in annotazioni scritte a mano scarabocchiate con inchiostro blu, Dylan ha elaborato il pregiudizio antisemita e la sua identità ebraica.
"Molte persone hanno l'impressione che gli ebrei siano solo prestatori di denaro e commercianti. Molte persone pensano che tutti gli ebrei siano così", ha scritto Dylan. "Be', lo erano perché era tutto ciò che era consentito loro di fare"
In una trascrizione separata di un'intervista datata 24 marzo 1971, Glover ha chiesto a Dylan delle canzoni "Father of Night", presenti nell'album "New Morning" (1970), e "Lay Lady Lay", da "Nashville Skyline" (1969).

Glover ha ripetuto la convenzionale storia che "Lay Lady Lay" era stata originariamente scritta per la colonna sonora del film vincitore di tre premi Oscar "Midnight Cowboy" (1969), ma Dylan lo ha interrotto per rivelare le vere origini della canzone.
"In realtà, è stata scritta perchè la cantasse Barbra Streisand", ha detto Dylan.

Nel contesto, Dylan sembra dire che ha scritto "Lay Lady Lay" come una canzone per la Streisand da cantare, e non come un omaggio a lei. Dylan, un artista notoriamente enigmatico che protegge la sua privacy, non ha fornito ulteriori informazioni sui suoi rapporti con la Streisand.

Mercoledì in una dichiarazione a NBC News, la Streisand ha dichiarato: "Sono molto lusingata di scoprire che Bob Dylan aveva scritto 'Lay Lady Lay' per me. Quello che ricordo è che ricevevo fiori da lui con un bigliettino scritta a mano nel quale mi chiedeva di cantare un duetto con lui, ma allora non riuscivo a immaginare la cosa. Indovina, Bob, posso immaginare di farlo ora! "

Le interviste facevano parte di un articolo che Glover stava scrivendo per la rivista Esquire. Ma la rivista alla fine decise di non pubblicare l'articolo e Dylan alla fine perse interesse per il progetto, questo riferisce Livingston, il dirigente della casa d'aste nella quale i cimeli di Glover andranno all’asta.

Nelle interviste, registrate su cassette audio, Dylan riflette anche su film, droghe, Johnny Cash, lo sbarco sulla luna dell'Apollo 11 e il passaggio all' elettricità al Newport Folk Festival del 1965.

(Fonte: https://www.nbcnews.com/pop-culture/music/bob-dylan-reveals-he-wrote-lay-lady-lay-barbra-streisand-n1245096 )

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Fabrizio De André, A chi è dedicata Amico fragile?                                              clicca qui

 

 
Venerdì 30 Ottobre 2020

Musica in lutto, addio a Billy Joe Shaver                                                               clicca qui

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Chi era Billy Joe Shaver?

di Mr.Tambourine

Ho avuto la fortuna di conoscere Billy Joe molti anni fa, quando, lavorando come fonico di palco per “Musica Vera Service”, ebbi il privilegio di lavorare per tutti quegli artisti americani che, se non fosse stato per lo spirito filantropico e la smisurata passione per la musica americana del mai dimenticato amico Carlo Carlini, non sarebbero mai arrivati nel nostro paese.
E così, fra tutti quegli artisti, mi capitò di lavorare una sera al Lido di Bellagio come fonico di palco per Billy Joe Shaver e per quello stupendo chitarrista che era il compianto figlio Eddy Shaver, scomparso un paio d’anni dopo quella serata per una overdose d’eroina.

La cosa che più mi rimase impressa di Billy Joe, a parte le bellissime canzoni, fu la sua educazione e la sua pacatezza. Finito il concerto venne dritto a ringraziarmi per avergli dato un suono bellissimo (parole sue) sul palco “Great sound, great sound” mi disse “ se tu lavori bene io suono bene, se tu lavori male io suono male e faccio una figura di merda, questa sera hai lavorato davvero bene, moltissime grazie”, firmò la t-shirt che indossavo e poi scese dal palco e si mise sulla porta d’uscita per stringere la mano, per firmare autografi e ringraziare ad una ad una le persone che erano venute a sentirlo, cosa che non ho mai visto fare da un artista italiano. Conservo ancora come una reliquia la maglietta della “Ernie Ball Strings” che indossavo quella sera e che mi firmò sulla spalla con un pennarello. Indossavo la stessa maglietta al parcheggio di P.zza Volta a Como quando arrivò una limousine americana, credo fosse stata una Cadillac, nera, si aprirono le porte e quasi non potei credere ai miei occhi. Dall’auto scesero Jon Anderson (cantante degli Yes) e Rick Wakeman (tastierista degli Yes che ha sposato una ragazza di Como e credo abiti in una villa sul lago vicino a quella di Julian Lennon) ed una coppia di vecchi benestanti americani, lei naturalmente bionda e prosperosa e lui con regolare cappello da Cowboy e sigaro in bocca. Come mi videro, Jon Anderson venne da me e mi chiese dove avevo preso quella maglietta e di chi era la firma sulla spalla. “Di Billy Joe Shaver” gli risposi. Rimase stupito, mi guardo e disse “Lo conosco”, poi mi indicò la coppia di anziani vicino alla macchina con Rick e disse “Quello col cappello da cowboy è Mr. Ernie Ball e lei è la moglie, vorrebbero fare una foto con te per ricordo. Non ho mai visto quella foto scattata da Jon ma che ci posso fare, non si può avere tutto dalla vita. Rividi Anderson e Wakeman diverse altre volte a Como, e sempre si scherzò sulla storia della foto con Ernie e consorte.

Shaver è stato allevato dalla madre, Vittoria Watson Shaver, dopo che suo padre Virgil lasciò la famiglia prima che lui nascesse. Fino all'età di 12 anni trascorse molto tempo con la nonna nel villaggio di Corsicana, Texas, in modo che sua madre potesse lavorare a Waco. A volte accompagnava sua madre al lavoro in una discoteca locale, dove iniziò ad interessarsi alla musica country.
La madre di Shaver si risposò dopo poco tempo che la nonna era morta, così Billy Joe e sua sorella maggiore Patricia si trasferirono con la madre e il nuovo patrigno. Shaver lasciò la scuola dopo la terza media per aiutare i suoi zii a raccogliere il cotone, ma di tanto in tanto tornava alla scuola per fare sport.
Shaver si arruolò nella Marina degli Stati Uniti per il suo diciassettesimo compleanno. Al suo congedo, ha svolto una serie di lavori pericolosi, compreso il tentativo di fare il cowboy da rodeo. In questo periodo, Shaver incontrò e sposò Brenda Joyce Tindell. Con lei ebbe un figlio, John Edwin, grandissimo e poliedrico chitarrista, più noto come Eddy, che nacque il 30 giugno 1962 e morì per overdose di eroina il 31 dicembre 2000. I due divirziarono e si risposarono più volte.
Shaver trovò lavoro in una segheria per sbarcare il lunario. Un giorno, la sua mano destra (mano dominante) venne presa in un ingranaggio, perse la parte migliore di due dita e contrasse una grave infezione. Finalmente recuperato, imparò a suonare la chitarra senza quelle dita mancanti.

Shaver decise un giorno di fare l'autostop per andare a Los Angeles, California. Le sue risorse non gli permettevano un viaggio fino all’ovest, così finì per accompagnare un uomo che lo fece scendere alla periferia di Memphis, Tennessee. Il successivo viaggio lo portò a Nashville, dove trovò un lavoro come compositore di canzoni per $ 50 a settimana. Il suo lavoro venne a conoscenza di Waylon Jennings, che usò le canzoni di Billy Joe Shaver per la maggior parte del suo album “Honky Tonk Heroes”. Altri artisti, tra cui Elvis Presley e Kris Kristofferson, cominciarono a registrare le sue canzoni e questo portò Billy ad avere il suo primo contratto discografico.

Billy non è mai stato in grado di ottenere una diffusa notorietà come cantante, anche se non ha mai smesso di registrare la propria musica. Nei suoi dischi, è stato accompagnato da grandi musicisti rock e country come Willie Nelson, Nancy Griffith, Chuck Leavell e Dickey Betts (degli Allman Brothers), Charlie Daniels, Flaco Jiménez, e Al Kooper.

Dopo aver perso la moglie Brenda e la madre per cancro nel 1999, Shaver perse anche il figlio Eddy, che morì a soli 38 anni per un'overdose di eroina l'anno successivo. Shaver quasi morì l'anno seguente per un attacco di cuore sul palco durante la giornata per l’Independence Day Show a Gruene Hall nel New Braunfels, Texas. Dopo un intervento chirurgico al cuore con successo, Shaver ha pubblicato “Freedom's Child” nel 2002.
Nel 1999, Shaver si esibì al Grand Ole Opry. Nel novembre 2005, e si esibi anche al CMT Outlaws 2005. Nel 2006, Shaver è stato introdotto nella “Texas Country Music Hall of Fame”. Recentemente ha lavorato come consigliere spirituale del candidato governatore indipendente Kinky Friedman del Texas. Per il suo lavoro, l’Americana Music Convention gli ha assegnato il “Lifetime Achievement Award in Songwriting”. Attualmente Billy vive a Waco, Texas.

Bob Dylan ha citato Shaver nella canzone "I Feel a Change Comin 'On" (Bob Dylan & Robert Hunter) che è stata pubblicata sull’ album, Together Through Life nel 2009. "Sto ascoltando Billy Joe Shaver, e sto leggendo James Joyce".

L’arresto a Lorena, Texas
La polizia di Lorena, Texas, emise un mandato d'arresto per Shaver 2 Aprile 2007 con l'accusa di aggressione aggravata e possesso di arma da fuoco in un luogo pubblico. Questo per il fatto avvenuto fuori da una taverna, il “Papa Joe Texas Saloon” di Lorena il 31 Marzo 2007, in cui Shaver sparò in faccia a Billy Bryant Coker, un colpo di pistola. Coker fu ricoverato d'urgenza ma la ferita no era mortale.

I testimoni intervistati dalla polizia riferirono di aver sentito Shaver chiedere "Dove lo vuoi?" e poi, dopo che il colpo fu sparato, "Dimmi che sei dispiaciuto" e "Nessuno mi dice di stare zitto." Coker disse alla polizia di essere stato provocato. L'avvocato di Shaver dichiarò che Shaver aveva sparato a Coker per "autodifesa", dopo che Coker aveva minacciato Shaver con un coltello ed una pistola.
Dopo aver invano tentato di arrendersi alla polizia di Austin, TX, che erano a conoscenza del mandato, Shaver si è presentato alla McLennan County Jail a Waco, TX, Martedì 3 aprile. Fu rilasciato dopo un'ora su cauzione di 50 mila dollari e fece il suo spettacolo alla Waterloo Records di Austin quella sera stessa, dove disse ai suoi fans, "Non dimenticare di pregare per me, e dite anche ai vostri figli di pregare anche per me".
Shaver è stato assolto dal tribunale di Waco il 9 aprile 2010 dopo aver testimoniato di aver agito per legittima difesa.
Il musicista country texano Dale Watson, ha scritto una canzone sull'incidente dal titolo "Where Do You Want It?"
Ora te ne sei andato, R.I.P. vecchio "Outlow" Billy.......

 

 
Giovedì 29 Ottobre 2020

Talkin' 10985 - miscio.tux

Caro Mr. Tambourine,
ecco una serie di riflessioni sconclusionate, stimolate dalla lettura degli ultimi post di Maggiesfarm:

1- A proposito dell'ascia di Marx in "My Own Version of You", mi sovvengo che anche Pete Seeger, a Newport, voleva tagliare (almeno si dice) i cavi con un'ascia, ed era pure marxista... Anche qui Bob potrebbe fare dell'ironia.

2- Dopo le riflessioni prufrockiane di Dario, dal Prufrock di Eliot (1) recupero il frammento

Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.

A dir la verità in un racconto di Raymond Chandler qualcuno chiedeva a Marlowe proprio il significato di questo verso, e Marlowe da buon misogino, rispondeva :"..secondo me significa che quel tale conosceva poco le donne.(2) "Ma noi dylaniani non possiamo non sapere che lo stesso verso viene citato da Carrera nel commento a All Along the Watchtower. La vuotezza di senso delle relazioni umane, insieme alle matrone snob di Eliot, sono dileguati all'istante da...le donne vanno e vengono, insieme ai servitori scalzi.
L'analogia con questa poesia è rafforzata dal fatto che Prufrock viene descritto come "Almost, at times, the Fool" e appunto il "Fool" è il "Joker". Nello scenario dell'Apocalisse, con parole da Sermone della Montagna, le donne e gli ultimi sembrano ereditare il mondo. Al tavolino di Prufrock, dopo "il té, le paste e i gelati", Dylan serve la dinamite. O almeno serviva, dato che oggi il senso di futilità sembra tornare, con i fast food, le auto veloci e Anna Frank a braccetto con Indiana Jones. Le talpe dylaniane dovranno scavare ancora.


3 - Una galleria la rosicchiano sotto i piedi di Tondelli, a proposito della versione di Visions of Johanna che accompagna il video di John Hillcoat. Dice: "È quasi un riff techno, è impossibile che qualcuno suonasse il pianoforte così nel 1965-66.. È evidentemente un remix....Si tratta insomma di revisionismo storico bello e buono...". Si tratta invece di Visions Of Johanna – Take 5 (11/30/1965) Complete, Disc 09, Track 17, secondo la classificazione del Cutting Edge Complete. (No, non ho comprato la versione "superlusso", ho solo quella cinese, acqua in bocca...). Hanno tagliato via la parte che separa la prima e l'ultima strofa. Ultima che è di per sé interessante, perchè il testo è un po' diverso da quello della versione definitiva:

Madonna she still has not showed
and we see the empty cage now corrode
Where her cape of the stage once had flowed
the peddler he steps to the road
Everything’s gone which was owed
He examines the nightingale’s code
still written on the fish truck that loads
My conscience explodes
The harmonicas play, the skeleton keys, and the rain
And these visions of Johanna are all that remain

Madonna non si è ancora mostrata
e noi vediamo questa gabbia vuota corrodersi
Dove una volta il suo mantello da scena sventolava
il venditore si avvia per la strada
Tutto ciò che era dovuto è stato restituito
Lui esamina il codice dell'usignolo
ancora scritto sul camion che carica il pesce
La mia coscienza esplode
Le armoniche suonano chiavi universali e la pioggia
e queste visioni di Johanna sono tutto ciò che rimane

Come si vede qui si cita indirettamente la Nightingale's Ode di Keats, che diventa un "code" , un codice da decifrare. Poco prima Bob aveva tuonato contro l'arte segregata e giudicata nei musei, strappata dal suo ambiente vitale fino a toglierle l' anelito di infinità. Il celestiale Keats finisce scritto sulla fiancata del camion che carica il pesce. L'alto e il basso, il Paradiso e il quotidiano, il cielo e la terra uniti insieme. Ancora la vecchia utopia del rivoluzionario che vuol fondere l'arte e la vita, si dirà. Saranno stati i tempi, ma qui non mi sembra che il quotidiano assuma il ruolo del correlativo oggettivo di un'interiorità miserabile, svuotata, come nel Prufrock. Qui è la poesia che scende (o sale) nei Juke Box, che ha la forza di reincantare anche il camion del pesce. Si obietterà che sono illusioni, e che il tempo le ha dileguate, ma direi che coveranno sempre sotto la cenere, perché non abbiamo molti altri modi per ridare un senso alla vita, anche se è certo che la poesia non può fare tutto da sola.

4- Un ultimo appunto sul Black Rider. Non conoscevo la canzone di Cohen (grave, gravissimo!), il "Famoso Impermeabile Blu" (3) che pare, il nostro, possedesse veramente. Per fare edotti tutti gli ignavi come me, il testo ha la forma di una lettera scritta da Cohen all'amante della sua donna, tale Jane. Tuttavia il fatto che Cohen stesso fosse un formidabile donnaiolo, fa sì che nella canzone le identità si confondano e non siamo più del tutto sicuri che lui parli ad un altro o a qualche parte nascosta di se stesso. Molte volte si è trovato nel ruolo di terzo incomodo, per cui le cose che dice vanno bene anche se intese come autoriflessioni.Come osserva Alunni, c'è una dinamica simile di attrazione/repulsione anche in Black Rider, ma non mi spingerei oltre perché la figura di quest'ultimo mi sembra più "vasta" di quella di un amante traditore.C'è anche da dire che, riflettendoci bene, mentre io ho interpretato l'accenno di Carrera alla figura del Diavolo in maniera troppo letterale (come del resto capita a chi è di vile pensiero), lui, che di vile pensiero non è, probabilmente lo richiamava come presenza carica di ambiguità, più come elemento perturbante, che come personaggio. Forse è proprio questo "perturbante" che è il vero soggetto della canzone, e la mancanza di attributi specifici che non permettono di caratterizzarlo in maniera univoca sembra calcolata da Dylan con lo scopo di accentuarne la carica inquietante. Come capita spesso ci sono molte interpretazioni, che sono possibili perché la canzone lascia dei vuoti appositi. Come osservava Heinrich Detering, dylanologo patentato, siamo autorizzati a proporre ogni interpretazione che sia ben congegnata, a patto di tener presente che ce ne sono altre 50. Ultimissima cosa: la terza parte del commento a Key West è pronta da un pezzo, è lì che mi guarda con un sorrisetto ironico, come se fosse di fronte a un vile. Se riesco a riportarla sulla terra presto sarà a disposizione, anche perché se Alunni è riuscito a sopravvivere alle prime due si merita il colpo di grazia.

Ciao a tutti, Miscio.


(1) Splendido fumetto della poesia:

https://julianpeterscomics.com/page-1-the-love-song-of-j-alfred-prufrock-by-t-s-eliot/
qui la traduzione:
https://www.piuchepuoi.it/tempo-libero/t-s-eliot/t-s-eliot-il-canto-dellamore-di-j-alfred-prufrock/

e qui un rapido commento
https://www.lacooltura.com/2017/09/eliot-canto-amore-alfred-prufrock/ 

(2) Raymond Chandler - Il Lungo Addio.

(3) http://testicanzoni.mtv.it/testi-Leonard-Cohen_1023/traduzione-Famous-Blue-Raincoat-296578 
 

Ciao vile Miscio, è giusto chiarire che la poesia di Eliot si intitola "Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock":
Eliot scrisse questa poesia tra il 1910 e il 1911 (aveva 22 anni). La sua opera allora poteva essere ascritta alla corrente poetica del Modernismo, un movimento culturale abbastanza eterogeneo che si sviluppò a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e che prese le mosse dalla volontà di opposrsi al passato. In sostanza, quello che i modernisti operarono era un distacco radicale: via i soliti vecchi discorsi sul mondo interiore del poeta, largo ad una riflessione intellettuale di più ampio respiro, sull’uomo in generale. Questo non vuol dire necessariamente scartare l’interiorità, quanto, piuttosto, usarla come uno strumento per conferire un carattere universale agli argomenti trattati.
Il contesto storico non è infelice, gli orrori della Prima guerra mondiale sono ancora dietro l’angolo, ma non sono ancora arrivati, eppure il mondo è cambiato molto e molto in fretta: nel giro di pochi anni la società si industrializzò e le città crescettero a dismisura - ma dietro l’ottimismo per il progresso e le distanze che si rimpicciolivano si nascondeva un malessere fino a quel momento sconosciuto e a cui era difficile dare un nome. Si trattava dell’incapacità di trovare il proprio posto nel mondo, di un sentimento di disagio fortissimo, reso più grave dall’impossibilità di uscire dalla propria solitudine.

Prufrock è l’eroe di questa inerzia esistenziale, un uomo rimasto avviluppato negli infiniti fili di una ragnatela che il mondo gli tesseva intorno, privo di volontà e incapace di relazionarsi con il prossimo. Insomma, contrariamente a quello che il titolo farebbe
sospettare, Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock è una poesia sulla solitudine esistenziale e sull’impossibilità di comunicare in un mondo di plastica.

In epigrafe si trova una citazione dall’Inferno di Dante, canto XVII:
"S’io credesse che mia risposta fosse
A persona che mai tornasse al mondo,
Questa fiamma staria senza più scosse.
Ma perciocché giammai di questa fondo
Non tornò vivo alcun, s’i’ odo il vero,
Senza tema d’infamia ti rispondo".
in questi versi Guido da Montefeltro dice a Dante che gli risponderà solo perché non pensa che potrà tornare nel mondo e ripetere quello che ha sentito. Probabilmente il significato è che, siccome l’intera poesia è una sorta di monologo interiore, Prufrock ha il coraggio di confidarsi solo perché sta parlando con se stesso, ma non avrebbe mai il coraggio – o la capacità – di comunicare il suo stato interiore a qualcun altro.
in realtà Prufrock non sta parlando con un’altra persona, bensì con se stesso.

Fonte: https://lasottilelineadombra.com/2019/12/04/il-canto-damore-di-j-alfred-prufrock-poesia-t-s-eliot-1/

Comunque Dylan ha scritto diverse canzoni spinto da un sentimento di disagio che in genere tutte le persone, specialmente i giovani, trovano nell'inserirsi nel mondo della realtà cercando il modo migliore per restarci. L'amore, argomento nel quale Dylan si è tuffato volentieri in centinaia di testi, è uno dei veicoli che portano il disagio e la sofferenza nella mente dell'uomo normale, mentre il poeta come lo è Dylan, più incline a comprendere gli stati d'animo, lo sente maggiormente e cerca di calmare la sensazione descrivendola molteplici volte nelle sue canzoni. Anche Dylan, proprio come il Prufrock Eliotiano sembra a volte parlare con se stesso, consapevole che difficilmente la persona normale si sofferma in lunghe dissertazioni mentali per capire tutto quello che prova giorno per giorno, la forma poi della canzone facilità l'accostamento del "common people" a questi sentimenti diffusissimi ma difficili da chiarificare, voglio dire, non è abbastanza sentire una sensazione per saperla identificare con chiarezza e certezza. Forse se anche noi, avendo il talento geniale dylaniano, scrivessimo delle meravigliose canzoni con altrettanto meravigliosi testi sapremmo comprenderci meglio e forse sbagliare di meno, ma questa è solo una mia ipotesi che lascia il tempo che trova.....

Ti ringrazio perchè riesci sempre a rinnovare l'attenzione a Dylan attraverso le tue osservazioni! Restiamo tutti in attesa della terza parte di "Black Rider", alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Lunedì 26 Ottobre 2020

Addio a Jerry Jeff Walker, autore di "Mr. Bojangles"                                            clicca qui

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La vera storia di Mr. Bojangles                                                                               clicca qui
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Mr. Bojangles - Bob Dylan

 

 

 
Sabato 24 Ottobre 2020

Talkin' 10984 - calabriaminimum

Ciao Mr.Tambourine, innanzitutto ti devo ringraziare per le belle parole.
Dico sul serio. Non so se rientro nel gruppo da te citato.
Mi considero più che altro uno scribacchino con la passione per la musica.
Purtroppo rispetto a quando ho iniziato a coltivare questa mia passione (musica e scrittura) le cose si sono evolute e non sempre per il meglio. Credo ancora nel web e nel potenziale di internet e della condivisione, ma troppo spesso mi capita di leggere e sentire cose indegne. Non mi riferisco propriamente a Bob Dylan, anche se spesso anche lui termina in questo turbinoso calderone che viviamo costantemente.
Come probabilmente saprai il mio lavoro consiste nella creazione di contenuti per il web. Quando posso ci tiro dentro anche Bob Dylan o comunque quelli che per me sono i massimi esponenti della musica popolare nordamericana.
Il genere che conosco meglio e che più mi scalda, regalandomi emozioni.
In tempi recenti ho riascoltato e apprezzato molto le canzoni di Brian Wilson.
Questo è un pezzo che gli ho dedicato, parla dell' influenza musicale che alcune canzoni dei Beach Boys hanno avuto su di me e su altre persone simili a me.
Ecco qui il link al mio blog:

http://thewildtheinnocentandthesaint.blogspot.com/2020/10/un-posto-per-te-e-uno-per-me.html

Mi auguro ti piaccia, vi piaccia.
In fede, Dario twist of fate
 

Carissimo Dario, certo che anche tu rientri nel novero delle persone (non ho citato tutti ma siete tutti nel mio pensiero) che per me e per questo sito hanno un' importanza fondamentale, perchè le tue parole, così come quelle di tanti altri Maggiesfarmers che spendono parte del loro tempo per manifestarci la loro opinione, sono proprio quello che fa la differenza.

Voglio dire che questo nostro (e dico "nostro" perchè ho sempre considerato il sito al Vostro servizio, quindi di tutti) sito non è soltanto un noioso elenco di sapore quasi statistico, mi riferisco ai testi delle canzoni, alle recensioni dei concerti ed a tutto quello che riguarda le news sull' attività di His Bobness, ma ci sono le vostre parole, i vostri pensieri che ci spiegano le cose da punti di vista ai quali i cronisti sono poco interessati, essendo il loro lavoro basato più sulla stretta cronaca che sull'interpretazione del fenomeno che risponde al nome di Bob Dylan! I vostri commenti sono dei piccoli capolavori degni di ribalte molto più significative della piccola Maggie's Farm, ma va bene così, un vecchio adagio dice "chi si accontenta gode", e tutti noi godiamo col valore aggiunto delle vostre parole. Ancora un immenso grazie a tutti voi che "contenete moltitudini" e le condividete con tutti noi! Alla prossima e, come dice il motto dell'America, "IN BOB WE TRUST"!!! Mr.Tambourine, :0)

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Bob Dylan, la storia di “Sara”                                                                                clicca qui

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McCartney: “Bob Dylan è stato fondamentale nei primi anni dei Beatles”          clicca qui

 

 
Venerdì 23 Ottobre 2020

Dylan: “La canzone preferita tra tutte quelle che ho scritto è..."                          clicca qui

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Dylan, Le più belle canzoni dedicate alle donne                                                  clicca qui

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Per il 70esimo compleanno di Tom Petty cinque ore di eventi online                 clicca qui

 

 
Giovedì 22 Ottobre 2020

Talkin' 10983 - alunni.f

Oggetto: Black Rider

Ciao Mr. Tambourine,
dopo la bella intervista di Corrado Ori Tanzi al Prof. Carrera e l'interessante e accurata disamina di Miscio (a proposito, sono/siamo ancora in attesa della terza parte su Key West), vorrei anch'io esprimere qualche considerazione su Black Rider. A me la canzone sembra una riscrittura di "Famous Blue Raincoat" di Leonard Cohen (che è incentrata sui sentimenti di un marito tradito che passa dalla rabbia alla compassione nei confronti dell'amante della moglie, anche lì non senza qualche ambiguità), dal punto di vista di un marito più stanco e inquieto rispetto all'originale. Ci sono dei versi molto diretti come «Go home to your wife, stop visiting mine» («và a casa da tua moglie, smetti di venire a trovare la mia») che faticherei a interpretare in senso metaforico.

Tutta la canzone è poi costruita su una continua e instabile tensione tra accettazione e minaccia: la prima strofa è una via di mezzo tra la descrizione delle difficoltà della vita del Black Rider, che non può nemmeno dormire per la paura di essere assalito e che deve fare continua attenzione, e la sottintesa minaccia della voce narrante (in quanto marito tradito proprio chi canta sarebbe colui che potrebbe assalirlo). Nella seconda strofa il verso «You fell into the fire and you're eating the flame» («Sei caduto nel fuoco e ne mangi la fiamma»), che ricorda "Ring of Fire" di Johnny Cash («I fell in to a burning ring of fire»), potrebbe riferirsi alla passione che ha poi portato al tradimento; il verso seguente sul sigillare le labbra indicherebbe quindi la necessità di mantenere il silenzio su quanto ha fatto mentre l'ultimo distico, con l'invito alla ragionevolezza e all'onestà e a trasformare i propri pensieri in preghiera, sembra essere una richiesta di smetterla con questo suo comportamento.

Le strofe seguenti esprimono il dissidio del cantante, che da una parte afferma di avere il cuore in pace e il desiderio di allontanarsi dalla lotta (sempre che il Black Rider smetta di venire a trovare sua moglie), dall'altra sostiene di avere l'anima angosciata e la mente in guerra e sembra che sia invece immediatamente pronto a sfidarlo a duello o quantomeno a tagliargli un braccio. Anche la strofa finale è costruita su questa contraddizione: prima il cantante afferma che resterà in silenzio e che forse si accontenterà della propria superiorità morale (quel maybe già ci rivela il dissidio del narratore) e poi si congeda con una velata minaccia: «you've been on the job too long» («fai questo lavoro da troppo tempo»), che come è stato giustamente notato è una citazione dalla ballata tradizionale "Duncan and Brady" e lì si riferisce a un omicidio. Quanto al titolo il Black Rider mi sembra il diretto discendente di un'altra ballata tradizionale, "Blackjack Davey" (incisa da Dylan in Good as I Been to You), e di "Man in the Long Black Coat" di Oh Mercy: entrambe le canzoni narrano di un misterioso straniero vestito di nero che ha convinto la moglie del protagonista a seguirlo.
Un saluto a tutti e grazie mille per gli aggiornamenti quotidiani.
Francesco Alunni.

Caro Francesco, permettimi di dire che la tua (con quella di Miscio, di Corrado Ori Tanzi, di Sir Eglamore, di Dario twist of fate, solo per citarne alcuni ma la lista sarebbe lunghissima, perciò non me ne vogliano i non nominati) conoscenza dylaniana e non solo mi stupisce sempre. Ho la grande fortuna di avere dei fans dylanianani che seguono da anni questo piccolo grande sito amatoriale che non si limitano ad esprimere opinioni su una canzone o un momento della vita del Nostro ma sanno andare oltre, sanno scrivere oltre che "sulle righe" anche "tra le righe", e questa è una capacità ed una preziosità che conferiscono al sito una marcia in più, un fascino in più, e mi vede felicemente costretto a ringraziarVi e lodarVi ancora una volta perchè sapete stupire con le vostre argomentazioni, e scusate se è poco..............! Continuate a scrivere, questo sito resta più che mai vivo anche grazie alle vostre parole!!! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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De Gregori, la sua severa opinione su Bruce Springsteen                                      clicca qui


 

 
Mercoledì 21 Ottobre 2020

Bob Dylan, dal Nobel a materia di studio                                                                  clicca qui

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Martedì 20 Ottobre 2020

Gli artisti che hanno cambiato la vita di Dylan                                                       clicca qui

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Lunedì 19 Ottobre 2020

Bob Dylan, la storia dell’autostrada che lo ha ispirato                                          clicca qui

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George Clooney al lavoro con Bob Dylan                                                              clicca qui

 

 
Sabato 17 Ottobre 2020

Talkin' 10982 - calabriaminimum

Ciao Mr. T,
Questo è un mio nuovo racconto ispirato sul disco di Van Morrison del 1974, Veedon Fleece.

http://thewildtheinnocentandthesaint.blogspot.com/2020/09/looking-for-veedon-fleece.html

Spero che vi piaccia! Dario Greco

Ottimo, come al solito caro Dario, al prossimo racconto, Mr.Tambourine, :o)

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Dylan al lavoro con Clooney su un film basato su un libro di John Grisham       clicca qui

 

 
Venerdì 16 Ottobre 2020

Talkin' 10981 - corradooritanzi

Caro Mr Tambourine, cari Farmers,
solo un breve spazio per ringraziare delle belle parole miscio.tux.
Non entro nella dialettica su Black Rider, ma ci tengo a sottolineare la corposità della tesi di miscio.tux sulla canzone di Bob. Perché questo mi conferma una volta di più come gli appassionati di Bob che frequentano questo sito dimostrino uno spesso profilo di conoscenza sull'artista che non è proprio abituale trovare navigando in acque extra maggiesfarmariane. Senza alcun nazionalismo eh?
Buon tempo a tutti voi e sempre Bob on!
Corrado Ori Tanzi

Concordo con te caro Corrado, il vile Miscio è davvero un grande dylanista come molti altri amici dei quali ho la fortuna di poter ospitare i loro scritti su queste pagine! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Bob Dylan, Columbia Records e la controcultura anni sessanta                        clicca qui

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Come David Crosby ha dedicato la vita alla musica… e non solo                      clicca qui

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Led Zeppelin: quando rifiutarono 14 milioni di $ per suonare al Desert Trip     clicca qui

 

 
Giovedì 15 Ottobre 2020

15 grandi cover delle canzoni di Bob Dylan                                                          clicca qui

 

 
Mercoledì 14 Ottobre 2020

Talkin' 10980 - miscio.tux

Oggetto: Black Rider

Caro Mr. Tambourine,
è doveroso ringraziare Corrado Ori Tanzi e Alessandro Carrera per la magnifica intervista, due tizi da cui c’è sempre da imparare. Ma poiché si impara probabilmente più dal disaccordo, farò il solito peccato di hybris, sfiderò gli dei con arroganza, nel mettere giù quello che non mi convince nel commento di Black Rider. Le canzoni di Dylan raramente sono semplici, e ridurre questo cavaliere nero al Diavolo mi sembra troppo semplicistico. Non nego che la puzza di zolfo si senta, ma pochi indizi sono a favore, molti altri meno: chi si preoccuperebbe del fatto che il Diavolo “sta facendo una vita troppo dura”, o di metterlo in guardia sulle insidie del sentiero che percorre? Se anche fosse soltanto ironia, non mi sembra che nel mondo attuale il Satanasso se la passi poi così male o abbia bisogno delle “dritte” di un aiutante. La “stumbling block” del primo verso può provenire da un blues (1), ma piuttosto da San Paolo (2) ed avrebbe un effetto assai spiazzante ricordare al Diavolo la Bibbia. Nel secondo verso troviamo un accenno che potrebbe più chiaramente corroborare questa interpretazione : “Sei caduto nel fuoco e ti sei mangiato la fiamma”. Tuttavia alla luce degli altri versi tale punto di vista rimane secondo me assai debole; se il “mister” successivo si riferisce al Black Rider, troviamo una richiesta di onestà e lealtà che dovrebbe essere rivolta ancora al Diavolo. Nel verso 4 poi questo “Lasciami passare, apri la porta”, pretenderebbe che il Diavolo apra la porta del Paradiso? (Se è quella dell’Inferno non c’è bisogno di chiederlo, è sempre aperta). Non meraviglia che in tale contesto la frase di Giovenale caschi come i cavoli a merenda, uno sbeffeggio poco originale, come troppo lineare è tutta questa interpretazione. A mio parere è saggio, nei commenti, evitare di far proliferare personaggi come il Diavolo, il destino, la morte, che rischiano di essere proiezioni del nostro framework immaginario, nella loro astrazione priva di spessore storico, se usati fuori da un contesto preciso.

L’ipotesi (alternativa), che ti ho già espresso, è (invece) che il soggetto di Black Rider sia la relazione razziale che è alla base della società americana. Non è una mia idea, ma mi è sembrato coglierla dalle osservazioni di Sir Eglamore, che non so se la rivendichi ancora. Come al solito il lestofante tace aspettando di vedere come si metterà: se risulterà una cosa azzeccata mi accuserà di essere un vile plagiatore, se invece si rivelerà fallace sarà il primo a darmi del vile saccentello (sempre vile insomma). Ma dimentichiamo la mia malasorte e torniamo al commento. L'alone negativo che irradia la canzone filtra più attraverso la concretezza di una relazione sociale che da una figura astratta. Nessuno che provenga da quella società, come Dylan, può avere il diritto di parlare della morte come esperienza poetica, o pensare che un termine come Black Rider evochi soltanto precursori letterari, o figure demoniache. A meno che non si voglia fare di Bob un ottuagenario un pò rincretinito che ha troppo vissuto e rimugina le sue rimembranze sorseggiando whisky davanti al caminetto. La morte e il negativo sono fatti troppo reali nell'America di oggi per filosofarci sopra romanticamente.

E’ Carrera stesso che ce lo ricorda in tanti suoi articoli che parlano di quella realtà, del senso di un movimento come Black Lives Matter, di un’epidemia che falcidia soprattutto i neri e i poveri, del fatto che mentre per la borghesia bianca la morte è una presenza che si può (almeno temporaneamente) rimuovere, per i neri è una consuetudine, una compagna quotidiana che li segue ovunque, persino nell’ossessione con cui insegnano ai figli ad aver sempre cura della propria vita nelle azioni banali, con precauzioni come quella di non correre per strada. Di fronte a questa morte, quella in versi dell’ottuagenario è una morte del cazzo, e Dylan è troppo intelligente per non saperlo. Ciò di cui parla la canzone allora potrebbe essere la dialettica del riconoscimento/rifiuto razziale. Una relazione che è fatta di fascinazione, di seduzione, ma anche di sfruttamento, esproprio e violenza, tanto che forse non è un caso che la prima impressione di molti nell’ascoltare la canzone sia stata macabra, come se parlasse veramente di morte. Eric Lott ha usato il termine “Black Mirror” per definirla, dove lo specchio non solo riflette immagini e identità, ma le deforma, ed è nero anche in senso letterale perché non è solo il piano sul quale lo sguardo incontra quello dell’altro razziale, ma anche quello in cui può intravedere la sua base fondativa, la tenebra, l’istinto di morte. L'icona di uno di questi sguardi è rappresentata da una illustrazione abbastanza nota di Michael Ray Charles, White Power (rewoP etihW):

Lo sguardo dominante vede l’immagine stereotipata di un nero degradato a “Zambo”, mentre è soltanto guardando dalla parte del nero che si può leggere la scritta, rendersi conto del potere bianco. I due sguardi sono l’immagine speculare l’uno dell’altro. Se qui abbiamo a che fare con un’immagine brutalmente razzista, la relazione contenuta nella canzone è più complessa. Non è difficile pensare, in concomitanza con la prima strofa, che il sentiero dell’emancipazione dei neri sia duro e difficile, che sia pieno di insidie, che gli ostacoli che incontra mutino continuamente, dalla brutalità del linciaggio di un tempo alla violenza della polizia di oggi, fino alla modalità di integrazione ruffiana del “negro bianco” Obama, vessillo di una borghesia di colore che si presenta come l’alibi per continuare la violenza contro la maggioranza. In fondo anche personaggi come Obama sono “caduti nel fuoco e si sono mangiati la fiamma”. Sarà un caso, ma “tenere le labbra sigillate”, essere “ragionevoli, onesti e leali”, lasciare i pensieri mondani per la preghiera, non solo rappresentano la visione politicamente corretta dell’integrazione dei neri da parte della maggioranza bianca, ma sono anche l’esatta ricetta che l’amministrazione Obama ha loro proposto, una ricetta riassumibile dalla figura dello Zio Tom, il “buon negro”.

Prima di rincarare la dose, analizzando le ultime strofe, dobbiamo chiederci se questo Black Rider, oltre che nella soggettività nera che lo sguardo razziale legge (anche) come un cavaliere oscuro e demoniaco, non possa coagularsi in figure particolari. Mentre un uomo di cultura può trovare antecedenti del Black Rider nel Franco Cacciatore di Weber, un vile, come sono e fui, può allegramente scambiarlo per Deadwood Dick(3). Che poi è esistito realmente, col nome di Nat Love (4),ed ha realmente compiuto un percorso di emancipazione: niente metafora, almeno in superficie.

Nel verso 3 troviamo un supporto all’interpretazione diavologica, perché è la tentazione a voltarsi che tramuta la moglie di Lot in una statua di sale ed è la curiosità di Orfeo che fa ripiombare Euridice nell’Ade. Tuttavia se vogliamo essere pignoli non è direttamente il Diavolo a causare questi infortuni; nella penultima linea del verso, potrebbe essere lui a far vista ad Eva, la generica moglie dell’Uomo, ma il “torna a casa da tua moglie” dovrebbe essere una vaga esortazione, perché non c’è letteratura sulla moglie del Diavolo. Si può ricordare che anche il “Pò Boy” di Love and Theft bussava alla porta e chiedeva di “tua moglie”; anche se il Pò Boy è più multirazziale che nero, tuttavia è “anche” nero. Allora penso che in definitiva questo “Diavolo” abbia a che fare con il modo in cui un bianco, non necessariamente razzista, percepisce l’identità nera, con un misto di sentimenti ambivalenti, che oscillano tra la benevolenza, la fascinazione, il timore, il pregiudizio e il disprezzo. Anche la frase presa da Giovenale assume un senso in questa prospettiva, perché sappiamo bene come sia circolata nell’inconscio dei bianchi la fantasmatizzazione della sessualità dei neri. Lo stesso “alto livello morale” si può valutare come l’approccio di chi si sente superiore o che di fronte alle attuali proteste di piazza per le uccisioni della polizia si ritrae schifato dalle inevitabili devastazioni, come se i rivolgimenti storici che comportano modifiche negli assetti di potere potessero avvenire a colpi di gogliardici gavettoni.

L’ultimo verso potrebbe contenere invece degli elementi rivelatori. Nell’ottica della relazione bianco/nero, la citazione di Sinatra (“Some enchanted evening”) ha un senso. Eric Lott (5) si è soffermato sulla complessa relazione di Sinatra con la “blackness”. Non è possibile in questa sede ripercorrere le sue argomentazioni, ma come dice Sammy Davis Jr. in “Colpo Grosso”(6) alla fine il colore può tornare utile. E’ qui calzante un commento di Springsteen riportato da Lott in cui il boss sottolinea la “deep bluesness” di Sinatra: “mentre la sua musica è diventata sinonimo di cravatta nera, bella vita, gran bevute, donne, raffinatezza, la sua voce blues era sempre il suono della malasorte e di uomini a tarda notte con gli ultimi dieci dollari in tasca che cercano di trovare una via d’uscita”. Una struttura di sentimenti” – aggiunge Lott – “che per me comprende non soltanto la raffinata eleganza e insieme l’atteggiamento da working-class ma anche il suo generale indebitamento coi canoni dello swing Afro-Americano, del cui abbraccio Sinatra è sempre stato totalmente conscio - e da qui la sua gestione attraverso il blackface”(Che non significa soltanto, per chiarire, il dipingersi la faccia di nero, ma anche l’uso di tonalità, atteggiamenti, allusioni, furti,volti a creare quell’aura da duro che a Sinatra, il “mamas’s boy”, mancava totalmente). La presenza di Sinatra, nella canzone di Dylan, diventa allora solo l’esempio di un’ulteriore modalità di relazione, una fra le tante prospettive dei bianchi nei confronti dello specchio razziale.

L’ultima linea mi sembra confermare quanto già detto. La citazione di “Duncan and Brady” (“you've been on the job too long”) (7) non è per niente buttata lì. Com’è noto la canzone narra di un fatto avvenuto a St. Louis nel 1890, l’uccisione di un poliziotto irlandese, James Brady, da parte di Harry Duncan che lavorava in un locale di proprietà di Charles Starkes, anche lui di colore. Le prevaricazioni dei poliziotti irlandesi nei confronti dei neri erano consuete a St.Louis, e del resto anche oggi l’attrito tra minoranze alla ricerca di una collocazione nella gerarchia razziale è uno degli elementi dell’impalcatura del potere nella società americana. Ci sono forti dubbi sulla colpevolezza di Duncan ma non è per questo che la ballata è durata per più di un secolo ed è giunta fino a noi. Il suo genere è quello di “Stagolee”, del “bad black man”, che trascende il fatto reale per rappresentare la rivalsa dei neri, un trickster impegnato in una violenza cieca, una specie di “empowerment” immaginario nei confronti di una realtà oppressiva (8). Non mi è chiaro se in Duncan & Brady la linea “Sei stato nell’impiccio troppo a lungo” sia del tutto riferita a Brady o se coinvolga anche Duncan. In effetti calzerebbe per entrambi. Se anche Dylan si riferisse al Diavolo, si sa, il cornuto ci lavora dalla notte dei tempi, è il suo lavoro, e non ha intenzione di smettere. Chi può smettere sono gli uomini, sono loro che potrebbero frantumare per sempre il “black mirror” da entrambi i lati e far finire questo sordido “job” della razza e del potere che è durato anche troppo.
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NOTE

(1) I’m gonna grab me a freight train, ride it till it stops/I ain’t gonna be your, low-down stumbling block. (Prenderò un treno merci, viaggerò finché non si ferma/ Non sarò la tua pietra d’inciampo) - Blind Blake, “Stonewall Street Blues” 1926
(2) https://www.biblegateway.com/passage/?search=Romans+14%3A13&version=KJV
Romans 14:13 - Let us not therefore judge one another any more: but judge this rather, that no man put a stumblingblock or an occasion to fall in his brother's way.
(Non giudichiamoci più l’un con l’altro: ma consideriamo piuttosto che nessuno ponga una pietra d’inciampo o un’occasione di caduta sulla via del fratello)
(3) https://www.fumettologica.it/2018/07/deadwood-dick-1-fumetto-bonelli-recensione/
Sulla figura di Deadwood Dick, ecco cosa dice Blake Allmendinger in “Imagining the African American West” - University of Nebraska Press, 2008:
[Il primo rimanzesco eroe “nero” del western compare in "Deadwood Dick, the Prince of the Road; or, The Black Rider of the Black Hills" (1877). In questo primo fascicolo di una serie di dime novels (genere ottocentesco precursore di quello scandalistico o pulp) scritto da Edward L. Wheeler, un giovane gentiluomo dell’est viene defraudato della sua legittima eredità. Si sposta allora nel West, diventa un fuorilegge e promette di vendicare altre vittime del crimine. La serie di Deadwood Dick era enormemente popolare. Tra il 1877 e il 1885, Wheeler scrisse trentatré romanzi di Deadwood Dick per la casa editrice di Beadle e Adams. La serie è stata anche innovativa sotto diversi aspetti. Prima di Deadwood Dick, l'eroe della “dime novel” era un boscaiolo, un uomo delle Grandi Pianure o uno scout, una figura di naturale nobiltà e raffinati sentimenti morali. Deadwood Dick era in esilio dalla civiltà dell’Est, un fuorilegge motivato dalla sete di vendetta. Usava metodi violenti e illegali per sconfiggere i suoi avversari. Per distinguere Deadwood Dick dagli eroi delle precedenti dime novels, e per enfatizzare la sua ambiguità morale, Wheeler creò per il suo personaggio un travestimento simbolico. Il "Black Rider" indossava una maschera e un costume scuri per nascondere la sua identità, dato che agiva al di fuori della legge. In "Deadwood Dick as Detective: A Story of the Great Carbonate Region" (1879), l'eroe si maschera "con un completo di stivali neri al ginocchio, cappello nero e una maschera nera", nascondendo tutto "tranne una bocca ferma , un paio di baffi e un mento che portava segni di carattere ". In "Deadwood Dick's Doom; o, Calamity Jane's Last Adventure" (1881), sfoggia anche una barba nera. Di tanto in tanto Wheeler attribuiva l'aspetto del suo eroe alla natura, non all'artificio. In "Deadwood Dick’s Dream; or, The Rivals of the Road" (1881) scrive che il fuorilegge ha gli occhi "scuri" e la pelle "marrone" abbronzata all’aria. La sua costituzione robusta è un segno di buona salute. Ma altrove nella serie il suo colore suggerisce qualcosa di sinistro. In "Deadwood Dick’s Device; or, The Sign of the Double Cross" (1879) il suo aspetto "scuro" completa la sua "natura selvaggia e oscura". Il colore diventa un indicatore regionale, nonché un'indicazione del temperamento. Associa Deadwood Dick agli aspri spazi aperti, rivela il suo carattere tempestoso e suggerisce la sua affiliazione con emarginati o sfavoriti. L'eroe si identifica con i diseredati, le classi lavoratrici e gli economicamente vulnerabili, che sono vittime di coloro che occupano illegalmente la terra, corporazioni ferroviarie e “baroni” immobiliari di frontiera. Non ci sono prove testuali, tuttavia, che Deadwood Dick sia letteralmente "nero" o che estenda la sua protezione alle minoranze razziali. Nella sua ricerca sulla pulp fiction, un critico ha scoperto che non c'erano romanzi del diciannovesimo secolo destinati ai lettori afroamericani. Inoltre, "non sono state sviluppate formule narrative in grado di raccontare una storia razziale, come mostrano i pochi resoconti della razza nelle dime novels”. Tuttavia, un cowboy afroamericano ha suggerito nella sua autobiografia di essere stato l'ispiratore del protagonista di Wheeler. Nella prefazione di "The Life and Adventures of Nat Love, Better Known in the Cattle Country as “Deadwood Dick” " (1907), l'autore affermava che il suo racconto avrebbe interessato i lettori "che preferiscono i fatti alla finzione". Secondo Love, egli ricevette il soprannome di "Deadwood Dick" nel 1876 in occasione di una celebrazione del 4 luglio a Deadwood, Dakota, dove ha vinse gare di equitazione, lancio del lazo e tiro al bersaglio.]
(4) https://en.wikipedia.org/wiki/Nat_Love
(5) Eric Lott - Black Mirror: The Cultural Contradictions of American Racism, Harvard University Press 2017
(6) https://www.youtube.com/watch?v=HDnSZAAlm6Y
(7) https://en.wikipedia.org/wiki/Duncan_and_Brady  - https://singout.org/duncan-and-brady-been-on-the-job-too-long/
(8) http://www.maggiesfarm.eu/testiD/duncanandbrady.htm
Anche nel testo cantato da Dylan si vede come i giudizi negativi non siano rivolti all’assassino, (o presunto tale, visto che quello reale era probabilmente Starkes) quanto al poliziotto Brady, che è pronto a “sparare a qualcuno solo per vederlo morire”, che entra nel bar spaccando finestre e buttando giù le porte. Insomma un prepotente, probabilmente al servizio della “Big Cinch”, l’oligarchia di magnati corrotti che controllava la città di St. Louis.
Ai tempi della traduzione di Murino, Wikipedia non era completa come oggi, per cui per noi è facile riempire i punti interrogativi traducendo “mother hubbard” con “vestaglioni” ( https://en.wikipedia.org/wiki/Mother_Hubbard_dress ). Diverse fonti riportano come Brady tiranneggiasse le prostitute, impedendo loro di vestirsi di rosso come “segnalazione” del mestiere. (Si ricordi che molto spesso le donne nere dovevano prostituirsi per nutrire le loro famiglie). Per questo nella canzone, dopo la sua morte, se ne vanno a casa e per scherno indossano i pudichi vestaglioni “mother hubbard”, ma di colore rosso. Forse è sempre con ironia che Brady viene chiamato King. Una spiegazione dell’accenno apparentemente strampalato ad una “macchina elettrica” lo troviamo qui https://territorialimperatives.com/2013/12/01/duncan-and-bradys-electric-car/ . Meglio riassumere perché i link hanno vita effimera: si tratterebbe di un esempio del processo di riscrittura sempre in atto nelle ballate tradizionali. Nel 1890 non c’erano macchine elettriche a St.Louis, ma subito dopo, nel 1895, il ricco finanziere di New York Diamond Jim Brady, omonimo dell’assassinato, si fece molta pubblicità sui giornali per averne guidato una per la prima volta a Manhattan.(Come si vede, gli Elon Musk c’erano anche un tempo). Può darsi quindi che chi all’inizio si trovò a cantare il pezzo abbia introdotto la “macchina elettrica” come una specie di gag umoristica nei confronti del riccone. Oppure la versione originale poteva essere come quella di Leadbelly, in cui Brady entra nel bar in cui serviva Duncan con la sua “shining star”, la sua stella da poliziotto, e qualcuno successivamente può aver inteso “’lectric car”. Comunque troviamo questa macchina già presente nella prima registrazione del brano fatta nel 1929 da Wilmer Watts.

Ciao Miscio,
ottimo lavoro, interessantissimo da leggere perchè suggerisce punti di vista che magari uno non ha mai pensato.
Più o meno l’immagine del “Black Rider” o meglio del “Cavaliere Nero” è legata, nel nostro immaginario e nella iconografia sociale, a qualcosa di assolutamente negativo che può arrivare anche a significare il Diavolo nell’accezione più terribile del termine.
Credo che sia il colore nero ad essere associato con la negatività e ciò potrebbe essere nato dal fatto che col bianco si è sempre voluto indicare la purezza. Anche se si cerca nell’iconografia cristiana gli angeli sono sempre bianchi perchè devono rappresentare l’emanazione della giustizia e della bellezza di Dio. Poi naturalmente la contrapposizione a questo concetto di perfezione trova la realizzazione nell’uso del colore nero per significare ciò che di brutto e sbagliato ci possa essere, la contapposizione negativa dell’essenza divina, ecco dunque apparire l’immagine del Diavolo, sempre bruttissimo e nero, con lo più sgraziate e terribili forme che la mente umana sia mai riuscita a concepire.
Anche nella filmografia il “cavaliere nero” ha sempre rappresentato la figura negativa dell’idealizzazione dell’eroe per eccellenza, così bene narrato nella saga della tavola rotonda Arturiana, dove il “Cavaliere” diventa la cosa più nobile che possa esistere, difensore fino alla morte dei diritti dei deboli contro la prevaricazione dei potenti malvagi e crudeli.
Probabilmente anche nella musica la figura del cavaliere nero rappresenta allegoricamente la negatività delle cose o delle persone, che siano le cose peggiori che potremmo incontrare nella nostra vita, come dolori, malattie, pestilenze ed altre malefici di questo genere fino ad arrivare al Diavolo che è la rappresentazione del male per eccellenza.
Probabilmente anche Dylan ha seguito in tutte le sue liriche questo principio, descrivendo col bianco la positività umana e col nero la negatività. A volte le allegorie di questo genere sono comodissime per spiegare in parole semplici dei concetti filosoficamente difficili. Non è un caso che la rappresentazione allegorica di Dio assuna spesso la forma della “luce bianca ed abbagliante” e mai quella del buio, cosa che è lasciata al Diavolo per durare tutta l’eternità nella tenebra più profonda che impedirebbe di avere la visione di Dio come premio per una vita proba ed onesta. Il concetto dell’Inferno è proprio la rappresentazione della punizione divina per coloro che han fatto della loro vita una grande accozzaglia di male azioni.
Ma restiamo sempre nel capo dell’esigenza umana di dar una forma ai diversi concetti per poter meglio essere spiegati ed insegnati alle generazioni successive perchè ne portino avanti i concetti finchè esisterà il mondo vivibile che l’uomo sta distruggendo con le proprie mani. Ne consegue che il mondo è pieno di “Diavoli” che tendono a distruggere tutto il buono che i loro predecessori hanno costruito. Idea che spaventa ma che nessuno sembra intenzionato a far qualcosa per modificare questa corsa verso l’autodistruzione dell’unamità. Come si diceva una volta, c’è poco da stare allegri!
Ti ringrazio davvero di cuore per la tua particolareggiata dissertazione sul testo di “Black Rider”. Spero che tu voglia continuare su questa bellissima strada che ci fornisce il piacere di leggere ed imparare cose diverse. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Lunedì 12 Ottobre 2020

Bob Dylan, la musica da Nobel è un elogio della tradizione Usa                         clicca qui

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A chi pensava Bob Dylan quando scrisse “Like a Rolling Stone?”                     clicca qui

 

 
Sabato 10 Ottobre 2020

C’è anche Bob Dylan nel documentario su Jimmy Carter                                    clicca qui

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Nessuno sbaglia come Dylan - di Leonardo Tondelli                                             clicca qui

The Cutting Edge 1965-1966 (The Bootleg Series Vol. 12)

 

 
Venerdì 9 Ottobre 2020

Talkin' 10979 - walter.chiesa

Oggetto: Fulmini e saette

Ciao Tambourine e voi tutti,
può darsi che ne siate già a conoscenza (in tal caso non pubblicate la mail) ma nel dubbio vi segnalo questa performance del nostro, nel 2002, che attorno al minuto 2:17 fulmina con lo sguardo il povero Charlie (in quel momento fuori dal campo visivo), reo di aver prolungato di un paio di secondi la sua frase alla chitarra, coprendo per un istante la voce di Bob.
A giudicare dai commenti al video nessuno pare essersene accorto, ma lo sguardo di Bob in quel momento fa davvero paura. Se ci fate caso quasi smette tutta la band di suonare... Il fatto che vi sia una tale attenzione nei suoi confronti, da parte dei musicisti, la dice lunga sul carattere del nostro, ma d'altra parte se così non fosse difficilmente avrebbe fatto quel che ha fatto, vale a dire un percorso incredibile che nessun altro cantautore può vantare.
Difficilmente, se non fosse dotato di una personalità all'occorrenza granitica, avrebbe retto alla valanga di pressioni che ha dovuto subire nel corso degli anni, un aspetto solitamente sottovalutato da parte di chi preferisce affibbiargli la facile etichetta dell'artista scontroso.
Saluti e "buon Bob" a tutti, Walter.

Bob Dylan, All Along The Watchtower,Brighton 04.05.2002

 

Bob Dylan (Voice, electric guitar)
Larry Campbell (guitar/pedal-steel guitar/mandolin/violin)
Tony Garnier (bass)
Jim Keltner (drums)
Charlie Sexton (guitar)

Grazie per la segnalazione Walter, a quel tempo Bob era molto più improvvisatore di quanto non lo sia oggi, di conseguenza per i musicisti che l'accompagnavano era sempre un problema che li teneva sempre sul chi vive ed a volte li portava anche all'errore. Ci sono molti altri altri esempi di, chiamamole "mancanze momentanee", da parte di Bob e della sua Band nei video su Youtube, ma allora era così, nessuno era certo di niente, al contrario di quanto avviene nello show odierno, e credo che per un musicista sia importante sapere sempre in anticipo cosa farà il suo band/leader, cosa che in passato era affidata alla fortuna ed al caso. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Giovedì 8 Ottobre 2020

Talkin' 10978 - francescoanania71

Oggetto: Università di Bob Dylan

Salve a tutti, interessante articolo.

Talkin' 10977 - atagliabue

Oggetto: Notizia

Finchè il dottore ti proibisce qualcosa, va tutto bene.
E' quando ti dice che puoi permetterti tutto, che ti devi preoccupare.
Tutti aprono le porte a Dylan... e questo mi preoccupa!
Buon lavoro! Aurelio.

https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2020/10/06/news/bob_dylan-269552232/

Carissimi Frana (così è il tuo simpatico nikename) e Aurelio, siate felici di condividere il fatto di essere stati voi a dare questa notizia che oggi riporta anche expectingrain.com, però Voi siete arrivati un giorno prima!!! Dare a Cesare quel che è di Cesare ed a Voi quello che è vostro!!! Grazie a tutti e due ed alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Addio ad Eddie Van Halen                                                                                      clicca qui

 

 
Mercoledì 7 Ottobre 2020

Talkin' 10976 - mmontesano

Ciao, segnalo questo articolo sui riferimenti cinematografici di RARW

https://www.tomtomrock.it/interview/intervista-bob-dylan-rough-and-rowdy-ways-e-il-cinema/

Marina (Tomtomrock)

Grazie Marina, articolo davvero molto ben fatto, Marco Zoppas e Rudy Salvagnini non hanno niente da imparare da nessuno, sono preparati e praticamente perfetti. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 10975 - benede

Oggetto Suze Rotolo

A proposito dell'amore perduto a Perugia,Bob Dylan fa una performance straordinaria di BOOTS OF SPANISH LEATHER,ad Oslo nel 2019.
Il mio video per ricordare Suze Rotolo.

https://youtu.be/TKbep8Y0a_4

Benedetto.

Grazie Benedetto, Suze è spesso dimenticata e non è giusto pwerchè ha avuto una parte importantissima nell'evoluzione del giovane artista Bob! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Martedì 6 Ottobre 2020

Talkin' 10974 - corradooritanzi

Oggetto: Intervista al prof: Alessandro carrera

Mister Tambourine buondì,
Sul mio sito 8th ho caricato l'intervista che il professor Alessandro Carrera ha concesso al mio blog 8th Of May incentrata su Rough And Rowdy Ways. Spero che a te a tutti i Farmer possa interessare.

https://8thofmay.wordpress.com/2020/10/05/alessandro-carrera-rough-and-rowdy-ways-e-il-medium-bob-dylan/

Un abbraccio a tutti i lettori e contributori (che si dica così o no) di questo bellissimo spazio.
Corrado.

Certo che interessa caro Corrado, poi leggere le parole del Prof. Carrera è sempre un piacere. Grazie mille, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 10973 - videttafederico

Oggetto: Ricerca testi Tempest

Buongiorno,
segnalo la difficoltà a cercare i testi e traduzioni della canzoni di tempest nell’archivio.
Ad esempio "Pay in Blood" non si trova. Non c’è un modo di ricerca rapida dei testi?
Grazie mille.

Hai pienamente ragione Federico e ti ringrazio per avermi segnalato questa mia grossa mancanza, cosa che provvederò al più presto possibile ad aggiornare.

Per il momento i testi e le traduzioni di "Tempest" li puoi trovare nell'archivio:

http://www.maggiesfarm.eu/zzzzzblackboard2020.html

subito sotto
TESTI E TRADUZIONI
TUTTI I TESTI E LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLE CANZONI

trovi "TEMPEST" - TESTI E TRADUZIONI, clicchi sopra e si apre la pagina http://www.maggiesfarm.eu/tempesttestietraduzioni.htm

dove li troverai tutti.

Scusa la mancanza ma ogni tanto qualcosa sfugge anche a me, ora elencherò titolo per titolo nella pagina con i testi in ordine alfabetico

http://www.maggiesfarm.eu/testietraduzioni22015.htm

Grazie, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Lunedì 5 Ottobre 2020

Talkin' 10972 - samuconf93

Oggetto: Ref - Talkin' 10969 - samuconf93

Ciao Mr.Tambourine,
Ecco qua i credits ufficiali di “Huck’s Tune” come riportati dal sito dell’IMDB (che, oltre a occuparsi di cinema ad ampio raggio, indica anche con grande precisione i copyright delle canzoni che fanno parte di film): https://m.imdb.com/title/tt0338216/soundtrack .
Come al solito il sito di Bob, che è pieno di imprecisioni ed errori, dimentica di indicare che la canzone è scritta interamente da Bob stesso, ma il copyright che viene riportato alla fine del testo sul sito di Bob ne è la prova: 2007 Special Rider Music. Questa è la “etichetta” di copyright che Bob ideò per i suoi brani ancora negli Anni Ottanta.
Certo che è scritta e composta da Bob. Da chi dovrebbe essere stata scritta, altrimenti? Non c’è alcun mistero intorno ad “Huck’s Tune”. Laddove i credits di un brano non appartengono (interamente o in parte) a Bob, il disco (e/o il web) lo indica. Per esempio, nel booklet del Bootleg Series 8 viene indicato che “32-20 Blues” è scritta da Robert Johnson, non da Bob. Non c’è alcun mistero intorno ad “Huck’s Tune”, scritta e composta da Bob nel 2006 per un film che si occupa di gioco d’azzardo. E infatti il testo del brano parla proprio di quello.
Un caro saluto e a presto!
Samuele

Mi è piaciuto il tuo self-service domanda/risposta! Sulla gestione del sito di Bob stendiamo un velo pietoso, ne abbiamo parlato e non vale la pena ritornare sull'argomento. Grazie ancora, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 10971 - catestef

Oggetto: Lenny Kravitz: “Ho sempre amato l’armonica di Bob Dylan”

https://www.105.net/news/music-biz/195466/Lenny-Kravitz---Ho-sempre.html

Ciao, Benedetto.

Grazie per la bella segnalazione Benedetto, Lenny è uno che non manca certo di buon gusto!!! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Sabato 3 Ottobre 2020

Talkin' 10971 - catestef

Il sito ufficiale (Facebook) di Bob Dylan ha appena pubblicato la pubblicità The Best of the Bootleg Series, raccolta presumo di prossima uscita 2CD edito CBS. Qui il link che ho trovato per Amazon:   clicca qui

Non credo che questa uscita sostituisca la prossima uscita (rumors) del Bootleg Series Vol.16 programmata (rumors) per il 31 Ottobre.
Quest'ultima nulla confermata sono solo rumors. Qualcuno ne sa di più di queste uscite?
Grazie, Stefano C.


Ciao Stefano, proprio ieri si parlava della trascuratezza con la quale è gestito il sito ufficiale di Bob! Pensa che "The Bootleg Series Vol. 15: Travelin' Thru, 1967-1969", pubblicato il 1º novembre 2019 non è ancora stato inserito nella pagina degli albums pubblicati:

https://www.bobdylan.com/albums/

Il sito ufficiale non fa menzione nemmeno di "The Best of the Bootleg Series" citata sulla pagina Facebook! Difficile capire il criterio di gestione del sito....!!! Per quanto riguarda il Vol. 16 della Bootleg Series ci sono solo i più disparati rumors che discutono quale sarà l'album oggetto di questa prossima (quando?) uscita. Speriamo di sapere qualcosa di più preciso sulla questione perchè i "rumors" restano solo rumors inaffidabili. Comunque grazie, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Venerdì 2 Ottobre 2020

Talkin' 10970 - corradooritanzi

Ciao Mr. Tambourine e buongiorno a tutti i Farmers,
Mi accodo anche io al giudizio negativo sul modo in cui è curato il sito ufficiale di Bob. Una trascuratezza che fa a pugni con il profilo dell'artista.
Tanto per citare un caso, non so se vi siete accorti ma nella pagina sulla discografia illustrata di Dylan i compilatori si sono dimenticati di inserire ad esempio Travelin' Thru (BS 15) nelle varie forme in cui il disco è uscito. In pratica è come se quel titolo non fosse mai uscito. Una perizia davvero lodevole.

https://www.bobdylan.com/albums/

Bob on! Corrado.

Benvenuto nel club degli "Ingenui & Illusi" caro Corrado, il club esclusivo di coloro che non riescono a capire come si possa gestire il sito dell'Artista più importante del mondo in questa becera maniera, come fosse "nave sanza nocchiere in gran tempesta, non sito di provincia, ma bordello!". Credo che se avessimo voglia di stare a spulciare nel sito troveremmo ancora una miriade di mancanze! Una vera vergogna ma, come dico spesso "Questo passa il convento". Ci sono diverse interpretazioni sull'origine della locuzione, probabilmente il campo si può restringere a due versioni. Una fa riferimento alle opere di carità dei conventi che soprattutto in passato cucinavano per i poveri, i quali dovevano "accontentarsi" di quello che gli veniva offerto. L'altra interpretazione riguarda i monaci stessi che dovevano "accontentarsi" del cibo che la "Provvidenza" gli donava e di ciò che producevano loro stessi nell'orto del convento!»
Insomma, sia che siamo "i poveri" o "i monaci" la parola d'ordine è una sola, "ACCONTENTARSI"!!! Prima o poi ce ne faremo una ragione.............Alla prossima, Mr.Tambuorine, :o)


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Quando Bob Dylan, a Perugia, perse l’amore                                                        clicca qui

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Bob Dylan and Bruce Springsteen - "Forever Young"  - September 2, 1995 - Cleveland Stadium, Cleveland, Ohio

 

Bob Dylan (vocal & guitar)
Bucky Baxter (pedal steel guitar & electric slide guitar)
John Jackson (guitar)
Tony Garnier (bass)
Winston Watson (drums & percussion)
Bruce Springsteen (guitar & shared vocal on Forever Young)

 

 
Giovedì 1 Ottobre 2020

Talkin' 10969 - samuconf93

Oggetto: Huck's Tune credits

Come al solito il sito di Bob, che è pieno di imprecisioni ed errori, dimentica di indicare che la canzone è scritta interamente da Bob stesso, ma il copyright che viene riportato alla fine del testo sul sito di Bob ne è la prova: 2007 Special Rider Music. Questa è la “etichetta” di copyright che Bob ideò per i suoi brani ancora negli Anni Ottanta.
Certo che è scritta e composta da Bob. Da chi dovrebbe essere stata scritta, altrimenti? Non c’è alcun mistero intorno ad “Huck’s Tune”. Laddove i credits di un brano non appartengono (interamente o in parte) a Bob, il disco (e/o il web) lo indica. Per esempio, nel booklet del Bootleg Series Vol. 8 viene indicato che “32-20 Blues” è scritta da Robert Johnson, non da Bob. Non c’è alcun mistero intorno ad “Huck’s Tune”, scritta e composta da Bob nel 2006 per un film che si occupa di gioco d’azzardo. E infatti il testo del brano parla proprio di quello.
Un caro saluto e a presto!
Samuele

Caro Samuele, abbiamo già avuto modo di vedere che il sito ufficiale di Bob è gestito in maniera volgare, scarsa ed etica "O"! Ma se a Bob va bene così....probabilmente non gliene frega assolutamente niente di come il suo sito viene gestito, ma , come si dice, contento lui......., e se questo passa il convento questo si prende! Ti ringrazio ancora una volta per la tua puntualissima precisazione. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

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