MAGGIE'S FARM

sito italiano di Bob Dylan

BIOGRAPH
Le liner notes di Cameron Crowe

Traduzione di Michele Murino

Le prime fugaci immagini di Bob Dylan vengono da amici e compagni di classe della sua città natale, Hibbing, in Minnesota. Molti di questi amici avevano un quadro di riferimento che non si estendeva molto al di là della piccola e grigia cittadina mineraria del Midwest nella quale vivevano. Il giovane Dylan, nato Robert Zimmerman il 24 maggio del 1941, sembrava molto diverso da coloro che vivevano attorno ad Hibbing. L'esplosivo film "Giungla d'Asfalto" era stato un avvenimento importante nella sua vita così come lo erano stati i programmi radiofonici di rythm and blues che nelle ore notturne venivano diffusi dalle stazioni di Chicago. Quando la maggior parte degli altri ragazzini di Hibbing ancora stavano montando biciclette, Dylan già pensava a giubbotti di pelle ed a motociclette. Dylan, come un segugio, andava a caccia nel negozio di dischi locale cercando i nuovi 45 giri di Hank Williams, Hank Snow, Jimmy Reed, Chuck Berry, Howlin' Wolf, John Lee Hooker e soci. Ben presto cominciò a formare una band tutta sua, The Golden Chords, poi The Shadow Blasters, ed ancora Elston Gunn & The Rock Boppers. Quando salì sul palco per uno spettacolo scolastico, gli amici studenti rimasero scioccati nel vedere questo smilzo ragazzino che apriva la bocca e se ne usciva con un lamento in puro stile Little Richard. Non sarebbe rimasto a lungo ad Hibbing, Minnesota.
"La mia famiglia si è stabilita ad Hibbing all'incirca nel 1946 o 1947, credo. Mio padre era affetto dalla poliomelite. C'era stata una grande epidemia a quel tempo. Perciò aveva perduto il suo lavoro a Duluth e ci eravamo trasferiti nell'Iron Range assieme a mia nonna Florence ed a mio nonno che erano ancora vivi a quell'epoca. Abbiamo dormito nella stanza del soggiorno di mia nonna per circa un anno o due. Io dormivo in un sacco a pelo sul pavimento, questo è tutto quel che mi ricordo.

Due dei miei zii, i fratelli di mio padre, avevano frequentato un istituto elettrotecnico ed erano diventati elettricisti in quel periodo. Si erano trasferiti lassù da Duluth dove per conto di un negozio, chiamato Micka Electric, installavano impianti elettrici e cose del genere... mio padre non riusciva più a camminare dritto a causa della sua malattia e continuò a soffrire molto per il resto della sua vita. Non capii tutto ciò se non molti anni dopo ma deve essere stata molto dura per lui perchè prima della malattia era un uomo molto attivo.
Comunque i suoi fratelli (mio zio Paul e mio zio Maurice) gli offrirono di diventare un loro socio e lavorò con loro per il resto della sua vita. Più tardi comprarono il negozio e cominciarono a vendere lampadari, orologi, radio ed altri apparecchi elettrici e molto più tardi televisori e mobili. Ma continuavano ad installare impianti elettrici, che rimase la loro attività principale. A volte lavoravo sul camion ma non faceva per me. Hibbing era una città nè ricca nè povera, tutti avevano abbastanza ma la gente veramente ricca non viveva lì, erano quelli che possedevano le miniere e vivevano migliaia di miglia lontano da Hibbing".
"Ho sempre desiderato essere un chitarrista ed un cantante", ha dichiarato Bob Dylan di recente durante una pausa delle registrazioni del suo nuovo album. "Fin da quando avevo dieci anni, o undici o dodici, è stato tutto quello che mi importava davvero. Quella era la sola cosa che facevo che davvero significava qualcosa. Henrietta è stato il primo disco di rock and roll che io abbia mai ascoltato. Prima di quel disco ascoltavo Hank Williams davvero tanto. E prima ancora ascoltavo Johnny Ray. Quello è stato il primo cantante del cui stile e della cui voce mi sono innamorato, credo. Si trattava di qualcosa inisito nel suo modo di cantare un brano come When your sweetheart sends a letter... che proprio mi stendeva al tappeto. Ero innamorato del suo stile, e volevo pure vestirmi come si vestiva lui, anche se questo è stato soprattutto all'inizio. L'ho incontrato in un ascensore a Sidney in Australia alla fine del 1978. Gli raccontai di come mi aveva impressionato quando ero un ragazzino... Devo avere ancora alcuni dei suoi dischi".
Dopo il liceo, nel 1959, Dylan andò per la prima volta nell'area di Minneapolis/St. Paul. Si iscrisse alla University of Minnesota ma in realtà finì con il passare la maggior parte del tempo nel vicino distretto Bohemienne conosciuto come Dinkytown, dove suonò in una coffee house chiamata The Ten O'Clock Scholar. Dylan fu accettato dalla comunità artistica e fu lì che per la prima volta egli venne introdotto alla folk music rurale di artisti quali Big Bill Broonzy, Leadbelly, Roscoe Holcomb ed il grande Woody Guthrie. "A quell'epoca cantavo roba tipo "Ruby Lee" dei Sunny Mountain Boys, e "Jack O' Diamonds" di Odetta ed in qualche modo a causa del mio primitivo background rock and roll incrociavo inconsciamente i due stili. Ciò mi fece diventare diverso dagli altri normali cantanti folk, i quali erano tutti o puristi della canzone folk o cantanti da concert hall ai quali capitava di eseguire canzoni folk. Io suonavo da solo con soltanto una chitarra ed un'armonica oppure come parte di un duo insieme a Spider John Koerner, il quale suonava soprattutto ballate e blues nello stile di Josh White. Spider conosceva molte più canzoni di quante ne conoscessi io. Whoa Boys Can't Ya Line 'M, John Hardy, Golden Vanity, le ho imparate tutte quante da lui. Quando suonavamo insieme eravamo grandi, non come i Delmore Brothers. Ho sempre sentito la mia voce suonare meglio come cantante armonico. A New York ho collaborato spesso con Mark Spoelstra e con Jim Kweskin. Jim ed io suonavamo molto simili a Cisco e Woody".
"Minneapolis è stata la prima grande città in cui io abbia mai vissuto, se così la si vuol chiamare - ha ricordato Dylan - "Venivo da una zona selvatica e naturalmente mi sono subito innamorato della scena beat, della scena bohemienne, della gente BeBop, era tutto abbastanza collegato... St. Louis, Kansas City, in genere giravi di città in città e trovavi le stesse cose in tutti i posti in cui andavi, gente che andava e che veniva senza un posto particolare in cui vivere. Ti imbattevi sempre in persone che avevi incontrato nel posto precedente. Avevo già deciso che la società, così com'era, era abbastanza falsa ed io non volevo farne parte... C'era anche un sacco di inquietudine nel paese. Lo potevi sentire nell'aria, un sacco di frustrazione, come una sorta di calma prima della tempesta, le acque stavano per agitarsi. La gente se ne andava davvero in giro portando trombe, chitarre, valigie, qualsiasi cosa, proprio come nelle storie che si sentono raccontare, amore libero, vino, poesia, comunque nessuno aveva una lira. C'erano un sacco di poeti e di pittori, vagabondi, studiosi, esperti di una cosa o di un'altra che si erano ritirati dalla vita regolare dalle-nove-alle-cinque, c'erano un sacco di feste in casa il più delle volte. Avvenivano in genere nei loft o in magazzini o posti del genere, e alle volte anche nei parcheggi o nei vicoli, insomma dovunque ci fosse spazio a sufficienza. Erano sempre affollatissime, non c'era spazio nemmeno per respirare. Si recitavano sempre un sacco di poesie -- "Into the room people come and go talking of Michaelangelo, measuring their lives in coffee spoons"... "What I'd like to know is what do you think of your blue-eyed boy now, Mr. Death". T. S. Eliot, e.e. cummings. Roba del genere ed in qulache modo mi diedero un sacco di energia.

Suzie Rotolo, una mia ragazza di New York, più tardi mi fece conoscere tutti i poeti francesi ma per il momento c'erano solo Jack Kerouac, Ginsberg, Corso e Ferlinghetti -- Gasoline, Coney Island of the Mind... oh Dio, era folle -- I saw the best minds of my generation destroyed by madness mi diceva molto di più di ogni altra cosa con la quale ero cresciuto. On the road, Dean Moriarty, tutto quanto aveva perfettamente senso per me... ad ogni modo era l'intera scena ad essere indimenticabile, ragazzi e ragazze alcuni dei quali mi davano l'impressione di santi, alcuni avevano lavori strani -- ragazzi del bus, baristi, disinfestatori, cose del genere ma non credo che lavorare fosse nelle intenzioni della maggior parte di loro -- solo guadagnare abbastanza per mangiare, sai. Per quanto riguarda la maggior parte di queste persone, comunque, avevi la sensazione che si divertivano. Era qualcosa che era al di fuori, non esisteva una formula, non c'è mai stata la "main stream" (cioè le idee comunemente accettate dalla maggioranza delle persone), oppure "la cosa da fare" in alcun senso. L'America era ancora molto "per bene", "postbellica", vestita con un abito di flanella grigia. McCarthy, i comunisti, puritana, molto claustrofobica e qualsiasi cosa succedesse di un qualche valore avveniva al di fuori di tutto questo, nascosto alla vista e ci sarebbero voluti anni prima che i media fossero in grado di riconoscere questo fenomeno per poi soffocarlo e ridurlo ad una sciocchezza. Ad ogni modo, io arrivai verso la fine di questo fenomeno e fu magico... ogni giorno era come Domenica, era come se stesse aspettando me, ebbe un impatto tale su di me come Elvis Presley, Pound, Camus. T.S.Eliot. e.e.cummings, molti americani espatriati che vivevano a Parigi o Tangeri, Burroughs, Nova Express, John Rechy, Gary Snider, Ferlinghetti, Pictures From The Gone World, i nuovi poeti e la musica folk, il jazz, Monk, Coltrane, Sonny and Brownie, Big Bill Broonzy, Charlie Christian... tutto il resto fu lasciato alla polvere... Sapevo che dovevo andare a New York, l'avevo sognato per moltissimo tempo".
Dylan progettò la sua strategia. Poi esibendosi in veste di chitarrista e cantante suonò nella coffee house e pizzeria di St. Paul chiamata The Purple Onion. The Purple Onion si trovava vicino alla highway principale che portava fuori dalla città. Era di proprietà di Bill Danialson, il quale prese Dylan in simpatia e gli permetteva occasionalmente di dormire nel retro del locale. Era un inverno particolarmente freddo nel Midwest e le intenzioni di Dylan erano di suonare nel club finchè la neve fosse diminuita abbastanza per consentirgli di raggiungere con l'autostop la costa Est. Questo non avvenne.
Ricorda Dylan: "Un giorno mi sono semplicemente alzato e me ne sono andato. Avevo passato talmente tanto tempo a pensare a questa cosa che proprio non potevo più pensarci. Neve o meno, era il momento di andarmene. Mi ero fatto un sacco di amici ed anche di nemici suppongo, ma dovevo guardare avanti. Avevo imparato tutto quello che potevo ed avevo utilizzato tutte le mie opzioni. Tutto era diventato vecchio troppo velocemente. Quando ero arrivato a Minneapolis mi era sembrata una grande città. Quando me ne andai mi sembrava una sorta di avamposto rurale che vedevi una volta sola passandoci con il treno. Ero in piedi sull'autostrada durante una tempesta di neve confidando nella misericordia del mondo e diretto ad Est, senza nient'altro con me che la mia chitarra ed una valigia. Quello era il mio intero mondo. Il primo passaggio che ottenni fu da parte di un tizio che guidava un vecchio macinino, una specie di sosia di Bela Lugosi, il quale mi portò fino in Wisconsin.
Di tutti i passaggi che ho chiesto nella mia vita è l'unico che ancora oggi mi è rimasto in mente. La gente faceva un sacco di autostop a quei tempi, prendevano il bus oppure tiravano fuori il pollice e facevano l'autostop. Era una cosa molto naturale. Non lo rifarei al giorno d'oggi. Le persone non sono più così amichevoli e ci sono troppe droghe sulla strada".
Ci vollero parecchi mesi prima che Dylan arrivasse davvero a New York. Si fermò prima a Madison, nel Wisconsin dove frequentò la comunità folk e blues. Poi si trasferì a Chicago, dove aveva un po' di numeri di telefono da provare e finì per restarci per un paio di mesi. Alla fine Dylan ebbe un passaggio per New York in compagnia di un paio dei suoi amici del college. "Avevano bisogno di due persone che si alternassero alla guida nel viaggio fino a New York e così mi unii a loro e me ne andai. Io ed un tipo di nome Fred Underhill. Fred era di Willamstown o di qualche posto vicino e conosceva New York".
Dylan ed Underhill furono scaricati nella zona di New York del George Washington Bridge e presero subito la metropolitana per il Greenwich Village. Era l'inverno peggiore che New York avesse visto negli ultimi 60 anni e la neve arrivava fino alle ginocchia. "Da dove venivo io c'era sempre un sacco di neve perciò ci ero abituato" disse Dylan. "Ma andare a New York era come andare sulla Luna. Non potevi semplicemente prendere un aereo ed arrivarci, lo sai. New York! Ed Sullivan, i New York Yankees, Broadway, Harlem... era come se parlassi della Cina. Era un posto dove non ci erano andati in molti, e qualcuno che ci era andato non era più tornato".

Il Dylan dall'aspetto fragile di quegli anni apprendeva tutto in maniera vorace. Una volta arrivato a New York, egli fu al centro di tutta quanta l'azione. Aveva la possibilità di vedere davvero e talvolta anche di incontrare personalmente artisti che egli ammirava da sempre, incluso Woody Guthrie. Dylan ascoltava tutti questi artisti ed assorbiva tutto quello che poteva da loro. "Fui fortunato ad incontrare Lonnie Johnson nello stesso locale in cui lavoravo e devo ammettere che mi ha profondamente influenzato. Te ne puoi accorgere ascoltando quel mio primo disco. Parlo di Corrina Corrina... che è molto in stile Lonnie Johnson. Ero solito andarlo a vedere mentre si esibiva ogni volta che potevo e qualche volta mi ha permesso di suonare con lui.
Credo che lui e Tampa Red e naturalmente Scrapper Blackwell possedessero lo stile di chitarra da me preferito... per quanto riguarda l'armonica, beh, mi è sempre piaciuto Wayne Raney, così come Jimmy Reed, e anche Sonny Terry... O 'Lil Junior Parker, "told you baby, bam bam bam bam once upon a time bam bam bam bam I'd yours bam bam bam bam (colpi con il piede) 'li'l girl you'd be mine... but that's all right... I know you'd love some other man"... ma io non riuscivo a suonare così o adattare l'attrezzatura per un ritmo lento amplificato perciò cominciai a soffiar fuori le note... in realtà già Woody lo faceva... Dovevo suonare l'armonica in quel modo per farmi sentire quando suonavo in strada, capisci, per sovrastare il rumore... come una fisarmonica... Anche Victoria Spivey, oh Dio, quanto l'amavo... Ho imparato talmente tanto da lei che non potrei spiegarlo a parole".
Dylan ben presto sviluppò uno stile che sintetizzava le tante e più varie influenze della musica folk. All'epoca fu una mossa coraggiosa. Persino le canzoni standard più indigeste suonavano diverse fatte alla maniera di Dylan. Alcuni puristi non apprezzarono l'irriverenza. "Potrei cantare How High The Moon oppure I Gave My Heart To You e farle venir fuori come Mule Skinner Blues".
"Era una sorta di cricca, capisci?", dichiarò Dylan. "La Folk Music era un rigido e ristretto establishement. Se cantavi Blues delle Montagne del Sud non potevi cantare Ballate delle Montagne del Sud nè Blues di città. Se cantavi canzoni di cowboy del Texas non potevi cantare ballate Inglesi. Era davvero patetico. Proprio non potevi. Se cantavi canzoni degli anni trenta, non potevi fare motivi bluegrass o ballate Appalachiane. Era un ambiente molto ristretto. Ognuno aveva una cosa particolare da fare. Io non ho mai prestato molta attenzione a questa cosa. Se mi piaceva una canzone semplicemente la imparavo e la cantavo nel solo modo in cui ero capace a suonarla. Uno dei motivi per cui facevo questo era anche legato ad un problema di tecnica per la quale non ho mai avuto il tempo o una particolare predisposizione, se lo si vuole chiamare problema.
Ma la cosa non andava bene per le persone con una mentalità molto chiusa. Lo sai, ho sentito cose tipo "Ero nella brigata Lincoln" e "Il ragazzo sta davvero imbastardendo quella canzone". Gli altri cantanti però non sembrarono molto preoccupati di quello che facevo tanto che alcuni di loro incominciarono a copiare il mio stile di chitarra ed il resto".
Dylan si esibiva inizialmente in locali del Greenwich Village come il Gaslight, The Commons, il Cafe Rienzi e più tardi al Gerde's Folk City. Aveva una strana presenza scenica, con parti uguali di umorismo e di drammaticità. Ebbe anche diversi incarichi come armonicista e chitarrista. Partecipò ad una seduta di registrazione con la famosa artista folk Carolyn Hester.
Facendo le prove per la seduta di registrazione con la Hester a casa di un amico, Dylan incontrò per la prima volta l'insigne produttore della Columbia Records nonchè talent scout John Hammond (che nel corso della sua carriera ha scoperto artisti quali Aretha Franklin, Bessie Smith, Billie Holiday e Bruce Springsteen). Hammond tenne a mente il nome di Dylan.
Dylan ricevette ben presto una delle più importanti recensioni della sua vita, e forse l'ultima con una tale importanza. Il famoso critico folk del New York Times, Robert Shelton era andato in estasi per uno show di Dylan al Gerde's Folk City in cui Dylan non era l'attrazione principale ma semplicemente il numero di apertura e ne aveva parlato in una recensione senza precedenti ("...non c'è dubbio che Dylan sprizzi talento da tutti i pori").
Il diciannovenne Dylan lesse e rilesse la recensione, la mostrò agli amici e poi la rilesse ancora. La mattina dopo Dylan era fresco e pronto per la sua seduta di registrazione con Carolyn Hester. Aveva ancora in mano la pagina spiegazzata con la sua recensione. Era appena la seconda volta che Dylan lavorava in uno studio di una certa importanza, la prima volta era stato per un breve lavoro all'armonica per un disco di Harry Belafonte, l'estate prima.
Hammond mise Dylan sotto contratto quello stesso pomeriggio.
"Non potevo crederci", dichiarò Dylan. Avevo terminato la seduta e ricordo che camminai uscendo dallo studio. Ero come su di una nuvola. Ero sulla Settima strada e mentre me ne andavo passai vicino ad un negozio di dischi. E' stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Non potevo credere che stavo guardando tutti i dischi in vetrina, Frankie Laine, Frank Sinatra, Patti Page, Mitch Miller, Tony Bennett etc. e che presto io, proprio io, sarei stato tra di loro in quella vetrina. Credo che fossi piuttosto ingenuo, sai. E' stato prima ancora che registrassi un disco, sapevo solo che stavo per registrarne uno e che sarebbe stato esposto in quella vetrina.Volevo entrare in quel negozio con gli abiti stracciati che avevo indosso allora e dire al proprietario: "Tu ancora non mi conosci, ma mi conoscerai". Non mi era mai passato per la mente che sarebbe potuta andare diversamente. Non sapevo se per il solo fatto che facevo un disco esso sarebbe stato esposto in vetrina accanto a Frank Sinatra, ma l'importante è che lo portassero nel negozio. John Hammond mi registrò subito dopo".
Il primo album di Dylan fu registrato in poche ore. La seduta finì quando esaurirono il nastro ed Hammond stimò l'intero costo in 402 dollari. Quelli erano i bei vecchi tempi. Tutto il materiale fu registrato dal vivo ed è importante notare che Dylan avrebbe mantenuto quello spirito di spontaneità in studio per i successivi venti anni. La gran parte della musica inclusa in questa collezione è stata registrata in due o tre takes.
"Non avevi molto tempo per registrare in studio a quei tempi", dichiarò Dylan. "Sei mesi per fare un disco... non era nemmeno concepibile. I miei primi dischi, fino a quelli della fine degli anni settanta, sono stati fatti in poche ore. Giorni forse. Sin dalla fine degli anni sessanta, forse a partire da Sgt. Pepper (celebre album dei Beatles, ndt), tutti cominciarono a passare molto tempo in sala di registrazione, ad aggiustare le canzoni e a costruirle in studio. Ho fatto un po' di cose così ma preferirei avere un certo tipo di canzone prima di arrivare lì. Ha sempre funzionato meglio in questa maniera".
Molto è stato detto negli anni successivi a proposito del fatto che Dylan avesse una sola delle sue composizioni originali (Song to Woody) su quel primo album. "Ho solo portato quello che avevo", spiegò. "Ho provato un sacco di canzoni e John Hammond diceva "Bene, usiamo questa", ed io cantavo un'altra canzone e lui diceva "Usiamo questa". Devo aver suonato un'infinità di canzoni. Lui ha scelto quel che ha scelto. Non mi ha chiesto cosa avessi scritto o cosa non avessi scritto io. Comunque all'epoca facevo solo un paio di canzoni mie. Non facevi troppe canzoni tue allora. E se lo facevi... cercavi di farle entrare di nascosto. Il primo gruppo di canzoni che io avevo scritto, non avrei detto che le avevo scritte io. Era qualcosa che non facevi".
Il primo album fu pubblicato prima del ventunesimo compleanno di Dylan e vendette la irrilevante cifra di 5000 copie. Mentre gli esecutivi cominciavano a chiedersi preoccupati se la loro "giovane stella nascente" fosse ancora un solido investimento, Dylan stava compiendo grandi passi nel trovare una sua voce ed una sua personalità come autore di canzoni. I suoi spettacoli dal vivo si rafforzavano sempre più e diventavano più profondi con l'aggiunta di materiale di sua composizione. Egli era capace di far passare il pubblico dal riso ad un silenzio meditativo con poche parole scelte con acutezza. Il secondo album di Dylan presentava composizioni originali e fu un successo. Di fianco agli applausi rimanevano i dubbi dei tradizionalisti, come sempre. Blowin' in the wind, pubblicata per la prima volta sulla rivista Broadside Magazine nel 1962, mise a zittire l'opposizione. Era una canzone indiscutibilmente forte, semplice e senza tempo fin dal primo ascolto. Sarebbe diventato il singolo di successo venduto più velocemente nella storia della Warner Brothers grazie a Peter, Paul and Mary, ed il primo a portare una consapevolezza sociale nelle classifiche pop. Ad oggi è la canzone di Dylan che conta il maggior numero di versioni di altri artisti, da Bobby Darin a Marlene Dietrich. Quando la musica folk trovò un pubblico più ampio fu grazie a questa canzone.
Le storie raccontate nelle canzoni successive in questo periodo erano ispirate e spesso prese direttamente dai giornali o da racconti sentiti in giro. The lonesome death of Hattie Carroll era la storia vera di una cameriera di Baltimora assassinata da un rampollo ubriaco dell'alta società il quale se la cavò con una condanna a soli sei mesi di reclusione. Dylan scrisse di questa brutale ingiustizia con un tocco imperioso e non si accostò all'argomento in maniera maldestra. Fu proprio questa qualità che rese il commento di Dylan al fatto di cronaca così originale ed i suoi imitatori così scontati.
"Quando iniziai a scrivere canzoni di quel tipo non c'era nessuno che scrivesse cose così", disse Dylan. "Woody Guthrie aveva fatto qualcosa di simile ma non aveva mai scritto davvero quel tipo di canzoni. Inoltre io avevo appreso la lezione da Woody Guthrie e sapevo di poter cantare qualsiasi cosa egli avesse fatto. Ma ora i tempi erano cambiati e le cose erano diverse. Woody ha contribuito molto al mio stile sia dal punto di vista delle liriche che della forza ma il mio background musicale era stato molto diverso, con il rock'n'roll ed il rythm and blues che avevano avuto una grande importanza. In realtà l'atteggiamento aveva più a che fare con tutto ciò di quanto ne avesse l'abilità tecnica ed è questo che il movimento folk criticava. In altre parole, io suonavo tutte le canzoni folk con un atteggiamento rock'n'roll. Era questo che mi rendeva diverso e che mi permetteva di emergere dalla massa e farmi notare.
Persone senza alcuna definizione di sensibilità e cose del genere... e ce n'erano troppi... Ricordo quando la tendenza a scrivere canzoni di protesta divenne enorme. Arrivò Phil Ochs, così come Tim Hardin, Patrick Sky, Buffy St. Marie, ma non c'è mai stato niente del genere "canzone di protesta". Era come l'uso di termini quali "Beatnik" oppure "Hippie". Quelli erano termini creati appositamente da coloro che, invisibili, stavano dietro ai giornali ed ai quali piaceva mettere un'etichetta su qualcosa per poterla ridimensionare in quanto a valore. Così tutto poteva essere meglio controllato da altre persone, anch'esse invisibili. Nessuno ha mai detto: "Bene, ora vi canterò un'altra canzone di protesta"... Ad ogni modo, il migliore in questo era Peter LaFarge. Era un cowboy campione di rodeo e per un certo periodo in passato aveva fatto anche il pugile. Aveva un sacco di ossa rotte. Credo che fosse stato anche ferito in Corea. Ad ogni modo, scrisse Ira Hayes, Iron Mountain, Johnny Half-Breed, White Girl e circa un centinaio di altre canzoni. Ce n'era una che parlava di Custer, "the general, he don't ride well anymore". Siamo stati molto legati per un certo periodo. Avevamo la stessa ragazza. In realtà, Peter è uno dei grandi eroi non celebrati dei giorni nostri. Il suo stile era solo un po' troppo eccentrico. Ma non era colpa sua. Johnny Cash registrò alcune delle sue canzoni. Quando penso ad un poeta della chitarra o ad un cantante di protesta, penso sempre a Peter, ma era anche uno scrittore di canzoni d'amore".
Il lavoro di Dylan ebbe un sottile seppur evidente cambiamento con Another Side of Bob Dylan. "Tom Wilson, il produttore del disco, volle intitolare quell'album così", ricordò Dylan. "Lo pregai e lo supplicai di non farlo. Sai, pensavo che fosse esageratamente ovvio. Sapevo che avrei avuto un sacco di problemi con un titolo del genere e sentivo che non era una buona idea dopo un album come The Times They Are A-Changin'. Era come rinnegare il passato il che non era affatto vero. Lo so che Tom non lo intendeva in quel modo, ma era quello che immaginavo la gente avrebbe pensato che significasse, ma Tom aveva il completo controllo e dunque fece come voleva. Credo che a distanza di tempo la sua scelta si sia rivelata giusta, ma non importa ora".
Wilson ricordò all'epoca: "Non mi piaceva particolarmente la musica folk. Avevo prodotto dischi di Sun Ra e di Coltrane e pensavo che la musica folk andasse bene per gli stupidi. Questo tizio suonava come facevano quegli stupidi ma poi venivano fuori quelle sue parole. Ero sbalordito. Dissi ad Albert Grossman, il quale era con me in studio, gli dissi: "Se metti un accompagnamento a questo tipo potresti avere un Ray Charles bianco con un messaggio". Ma fu solo un anno più tardi che tutti furono d'accordo che bisognava mettergli una band dietro. Io dovevo trovargli una band. Ma è stato un processo molto graduale".
Wilson si accredita il merito di aver fatto diventare Dylan elettrico. "Fu una mia idea".
L'album, registrato in due sere, provò che Dylan non era semplicemente un rivoluzionario o un cantante politico nel senso convenzionale del termine. Queste erano canzoni sulla politica dell'amore. Attraverso tutti i suoi stili, i periodi e le influenze che il suo lavoro ha avuto, una delle sole costanti di Dylan è stata la canzone d'amore. In questo campo ci sono pochi che hanno il suo talento. Ha trattato il tema da tutti i lati, da It ain't me babe e To Ramona a Lay Lady Lay e Sweetheart like you.
Era così forte l'impatto che Dylan ebbe sui palcoscenici folk d'America nei primi anni sessanta che quando scelse di ritornare alle sue radici originali ed al rock and roll, vestendosi anche in maniera differente, ci fu un pressochè immediato tumulto. Per un bel po' di tempo le conferenze stampa, gli articoli e le interviste erano piene di domande argute come "Ti ci vuole un sacco di lavoro per avere i capelli così?", "Come ti senti per il fatto che i tuoi dischi vanno esauriti?" e "Quanti cantanti folk ci sono oggi?" (Le risposte di un Dylan dalla sigaretta costantemente accesa erano rispettivamente: "No, devi solo dormirci su per circa vent'anni", "Non mi sento colpevole", e "136"). A chi gli domandava a proposito del suo tipo di musica rispondeva: "E' matematica... Uso le parole come la maggior parte delle persone usa i numeri. Questo è quanto di meglio posso fare".
Le canzoni parlavano, come una volta disse Dylan, di avversione, di ossessione e di rifiuto. Inoltre la gente cominciava a protestare per la strumentazione usata. Mentre era in tour in Inghilterra, Dylan aveva sentito ed era entrato in contatto con la new wave delle band del pop inglese, dai Beatles agli Animals, da The Pretty Things a Manfred Mann, dai Rolling Stones agli Who. A gennaio Dylan stava registrando il suo album Bringing it all back home. Metà dell'album avrebbe presentato pezzi rock e blues, l'altra metà solo musica acustica. La versione elettrica dei Byrds di Mr. Tambourine Man, presa da un nastro demo di Dylan, era diventato un singolo di enorme successo. Dylan stava raggiungendo un livello di popolarità al di là delle sue stesse aspettative. Ma c'erano ancora molti puristi nel pubblico di Dylan e tutti i segnali facevano prevedere una rottura.
Avvenne nell'estate del 1965 al Newport Folk Festival. Dylan si presentò nella capitale mondiale della musica folk vestito con una giacca di pelle nera, attaccò la sua Fender elettrica ed iniziò la prestigiosa performance della Domenica sera (il cartellone prevedeva anche Pete Seeger e Peter, Paul and Mary) con una assordante Maggie's Farm. Dylan, fresco di registrazione del singolo Like a rolling stone, esplose vendicativo per tutto il set. La reazione, secondo la maggior parte dei resoconti della serata, fu qualcosa meno che generosa. I puristi fischiarono sonoramente.
"Non so davvero cosa accadde", dichiarò Dylan con l'aria di infischiarsene durante una conferenza stampa a San Francisco nel 1965. "Di certo hanno fischiato. Si sentivano fischi provenire dappertutto. Non so chi erano... hanno fischiato quasi per tutto il tempo... Voglio dire, devono essere parecchio ricchi per andare in un posto e fischiare. Voglio dire, io non me lo sarei potuto permettere al posto loro".
Tipicamente, la controversia alimentò uno dei periodi più celebri e fecondi di Dylan. In questo periodo egli scriveva intere infornate di canzoni in lunghe sedute che duravano tutta una notte nelle coffee-house, a casa degli amici, scrivendole su tovaglioli o tovaglie. Dylan aveva acceso tutti i cilindri del suo motore. L'artista era così prolifico che realizzava perfino canzoni scritte all'impronta mentre andava in studio. Nel giro di pochi minuti diventavano dei dischi.Un racconto di Al Kooper dal suo libro Backstage Passes può aiutare a ricostruire l'atmosfera di quei giorni.L'allora chitarrista Kooper, un fan di Dylan della prima ora, gironzolava in studio durante una session che era sul punto di iniziare. Chiese al produttore Tom Wilson se poteva avere un posto nella band e Wilson gli disse di tenersi pronto e restare semplicemente lì con la chitarra in mano quando Dylan fosse arrivato in studio. Dylan comparve poco dopo e con lui c'era il chitarrista Michael Bloomfield. Kooper stava in quel momento suonando casualmente l'organo, strumento che generalmente egli non suonava. Ma continuò a suonare in sordina e ad improvvisare durante la registrazione del nuovo singolo di Dylan, Like a rolling stone. Dopo la prima registrazione Wilson fece delle obiezioni sulla parte di organo. Dylan chiese che l'organo fosse messo in primo piano. La take successiva, pubblicata cinque giorni più tardi, scalzò Help dei Beatles dalla vetta della classifica diventando il primo singolo di Dylan a conquistare la prima posizione. Lungo quasi sei minuti fu il più lungo hit nella storia.
L'artista country Johnny Tillotson fermò Dylan per strada e gli disse che Like A Rolling Stone era balzato al primo posto delle classifiche. Dylan era stupefatto. Erano passati meno di cinque anni dal giorno in cui guardava nella vetrina di quel negozio di dischi sulla Settima strada e la cosa certamente non gli sfuggì. Forse solo Elvis Presley prima di lui era stato capace di suscitare tali emozioni nel pubblico e nello stesso tempo ridefinire la musica popolare. Prima di Dylan, Chuck Berry era stato uno dei pochi artisti popolari a cantare le proprie canzoni. "All'epoca non ne ero consapevole, ma tutte le canzoni venivano composte a Tin Pan Alley, nel palazzo Brill. Avevano valanghe di compositori, i quali fornivano i brani agli artisti. Ne avevo sentito parlare ma non mi ci ero mai soffermato più di tanto. Erano dei bravi compositori ma il mondo che loro conoscevano e quello che conoscevo io erano del tutto diversi. Ad ogni modo la maggior parte delle canzoni che venivano incise proveniva da Tin Pan Alley e credo che ciò avvenisse soprattutto perchè i cantanti non erano anche compositori, non ci pensavano nemmeno. Comunque l'era di Tin Pan Alley è finita, e l'ho fatta finire io. Oggi i musicisti possono pubblicare le proprie canzoni; o almeno ci si aspetta che lo facciano. L'aspetto più divertente di tutta questa faccenda è che io non ho cominciato come compositore; mi ci sono semplicemente lasciato trascinare. Gli altri invece l'hanno fatto coscientemente"

I concerti di Bob Dylan alla metà degli anni sessanta cominciarono a diventare un affare strano e misterioso. Con Mike Bloomfield fuori dalla band perchè impegnato in tour con la Paul Butterfield Band, Dylan aveva messo su un nuovo gruppo che annoverava il batterista Levon Helm ed un nuovo sbalorditivo chitarrista blues/rock, Jamie (Robbie) Robertson. (All'epoca si chiamavano Levon and the Hawks ma il gruppo sarebbe diventato più tardi The Band ottenendo un personale enorme successo). Dylan dal canto suo stava esplorando i limiti più nascosti della sua capacità di autore di canzoni e stava testando i limiti più manifesti della sua presenza sul palcoscenico. Il risultato fu una straordinaria serie di esibizioni nel 1965 e nel 1966.
Le esibizioni di Dylan sul palco ed il tumultuoso tour delle Isole Britanniche del 1966 sono ben documentati nella presente raccolta. Ogni fermata di questo carnevalesco carrozzone di combattenti, che andava in posti dove il rock non era mai stato prima, rappresentava un nuovo atto del dramma.
Un altro show dello stesso tour è stato pubblicato come bootleg con il nome di Royal Albert Hall Concert e si tratta di una registrazione molto apprezzata.

Lo show si tenne in realtà a Manchester ma uno straordinario scambio di battute tra il pubblico e l'artista (spettatore tra il pubblico: "Giuda!", Dylan: "Non ti credo... sei un bugiardo") è stato preso dal concerto della Royal Albert Hall pochi giorni dopo. Questi concerti di Bob Dylan con The Band sono ora considerati dei capolavori della storia del rock ma all'epoca furono sonoramente fischiati.
Ricorda Robbie Robertston oggi: "Quel tour è stata una cosa molto strana. Potevi avvertire la violenza, e la potenza della musica. Andavamo in giro di città in città, di nazione in nazione, ed era come una sorta di lavoro. Ci preparavamo, suonavamo, loro fischiavano e ci gettavano roba addosso. Poi andavamo nella città successiva, suonavamo, loro fischiavano, ci gettavano di nuovo roba addosso e noi ce ne andavamo di nuovo. Ricordo che all'epoca pensai: "Strano modo per fare soldi".
"Do un enorme merito a Bob perchè all'epoca tutti dicevano "Bob, liberati di questi tizi, sono orribili!"". Lo dicevano alle nostre spalle e lo dicevano con il gruppo sul palco. Dylan non ha fatto mai niente al riguardo. Non è mai venuto da me a dirmi: "Robbie, così non funziona...". La sola ragione per cui i nastri registrati di quei concerti esistono ancora oggi è perchè volevamo capire, "Siamo noi ad essere pazzi?". Tornavamo nella nostra stanza d'albergo, ci sentivamo il nastro registrato dello show e pensavamo: "Merda, non è male. Perchè tutti sono così sconvolti?".
(E' un'interessante nota a piè di pagina per la storia della musica citare il fatto che durante il primo tour inglese, Dylan fece visita a John Lennon a casa sua e i due scrissero una canzone insieme. "Non ricordo di cosa si trattasse però", dichiarò Dylan. "Abbiamo suonato qualcosa insieme e l'abbiamo registrata con un piccolo registratore ma non so cosa ne è stato di quel nastro. Ricordo solo che l'abbiamo suonata e che il registratore era acceso. Non mi ricordo niente della canzone").
Lennon commentò più tardi a proposito della loro amicizia: "Ero cresciuto abbastanza da poter comunicare con lui... Eravamo tutti e due sempre tesi, sai, e naturalmente io non sapevo se lui era teso perchè ero talmente teso io, e poi quando lui non era teso, lo ero io. Ma ce ne siamo stati semplicemente lì seduti perchè ci piaceva stare insieme".
Tornato negli Stati Uniti, Dylan aveva raggiunto lo status di celebrità. Non solo era un artista da hit parade, era ora anche un eroe della cultura ed un argomento di conversazione. Era un genio. Era uno artista da tutto esaurito. Era un poeta, non era un poeta. Era un'autorità. E' comprensibile che l'artista stesso non avesse un attimo di tempo per riflettere su tutto quello scompiglio.
Continuava a scrivere e ad andare in tour, persino durante la registrazione di Blonde on Blonde a Nashville. Quest'ultimo è rimasto uno degli album meglio realizzati della musica moderna, e quello che più è andato vicino alle intenzioni musicali di Dylan. Egli raccontò a Ron Rosenbaum nel corso di un'intervista del 1978 a Playboy: "E' quel suono sottile, selvaggio e mercuriale. E' metallico e luccicante d'oro, qualsiasi cosa tutto ciò evochi. Quello è il mio suono. Non sono riuscito ad ottenerlo che poche volte".
Coloro che erano presenti durante le sedute di registrazione di Blonde on Blonde, le ricordano come un'improbabile sfoggio di grandezza. Paragonata alla qualità circense degli spettacoli dal vivo, questa era una zona del crepuscolo di compiacenza di sè. Mentre il battagliero cantautore ed allora custode dello studio Kris Kristofferson ripuliva i portacenere, Dylan registrò con un gruppo che era composto da tradizionali musicisti di studio di Nashville e da molti dei suoi favoriti di New York come Robbie Robertson e Al Kooper. "Blonde on Blonde fu molto diverso da quello che facevamo on the road", dichiarò Robertson. "Era una atmosfera molto controllata. Ricordo i musicisti dello studio di Nashville che giocavano spesso a carte. Dylan finiva di scrivere una canzone, incidevamo la canzone e poi loro tornavano a giocare a carte. Per loro era una routine, ed il risultato fu eccellente. Alcune canzoni portavano altrove, come nel caso di Obviously Five Believers dove avevamo quattro potenti assoli di chitarra".
"Le sedute di registrazione avvenivano la notte tardi", ricorda Kooper. "Il pomeriggio era utilizzato soprattutto per la scrittura delle canzoni". Dylan alle volte lavorava al piano nel suo albergo, altre volte con una macchina da scrivere in studio. Canzoni come Visions of Johanna (titolo originale: Seems like a Freezeout) e Sad-Eyed Lady of the Lowlands vennero messe su acetato e Dylan spesso si portava dietro i dischi durante il tour per poterli far ascoltare ad altri. "Che te ne pare?" chiedeva. "Hai mai sentito qualcosa di simile prima?". In genere la risposta era no.
Il modo di cantare di Dylan - la qualità che Woody Guhtrie aveva più apprezzato in lui una volta - era diventato più espressivo. In parte rocker, in parte romantico ferito, in parte cinico ed in parte credente, Dylan aveva imparato a fare dischi ora, ed il suo impeto si sentiva attraverso le radio di tutto il mondo. Like a rolling stone, Positively 4th Street ed I want you divennero dei classici. John Lennon disse nel corso di un'intervista per Rolling Stone nel 1970: "Non dovete ascoltare quello che Bob Dylan dice, ma solo il modo in cui lo dice".

Molti artisti, da Bruce Springsteen a David Bowie, si son visti gravare dall'etichetta di "nuovo Bob Dylan" in vari momenti della loro carriera. Ma per Dylan stesso non c'erano molti esempi da guardare. Correndo a doppia velocità, Dylan, allora ancora alquanto fragile, si spinse ai limiti delle proprie capacità di resistenza. Lavorava costantemente, mangiava raramente, e raramente si fermava. Come James Dean prima di lui, Dylan si lasciava dietro una serie di persone che avevano rispetto per il suo talento e paura per la sua sicurezza e per la sua salute.
Alla fine di Luglio del 1966, le loro peggiori paure furono vicine a diventare realtà. Mentre se ne andava scorribandando in moto a Woodstock, la ruota di dietro della sua Triumph 500 si bloccò. Dylan fu sbalzato dal sellino e scaraventato violentemente al suolo. Subì una commozione cerebrale, un certo numero di ferite al volto e la rottura di alcune vertebre del collo. Poteva andargli molto peggio.
In una ridda di notizie che lo davano per morto, paralizzato, criogenicamente ibernato o ritirato dalle scene, Dylan si ristabilì con calma nei mesi successivi.

Fu un periodo di cui Dylan aveva molto bisogno per riordinare la sua vita, ma molto dopo che le ferite furono guarite egli stava cercando ancora di riacquistare il proprio equilibrio.
Mentre Dylan se ne stava a letto nella sua casa di allora, vicino New York, The Band stava registrando poco lontano da lì, nello studio della cantina della loro casa di Woodstock cui avevano dato nome Big Pink (dal colore rosa con cui era dipinta, ndt). Dylan stava scrivendo una serie di nuove canzoni e l'idea era quella di registrarle con tutta calma, possibilmente come provini da far ascoltare ad altri artisti perchè le incidessero. Le sedute di registrazione si prolungarono per diversi mesi durante i quali Dylan e The Band registrarono un ampio gruppo di canzoni che andavano dalla versione embrionale di I Shall Be Released al vivace racconto di Million Dollar Bash, ad un numero notevole di canzoni troppo oscene per essere registrate. C'erano nuovi personaggi, nuovi ritmi... e quando quello che Robertson definì come "il nastro di un nastro di un nastro della copia di un nastro" venne alla luce dopo essere stato trafugato, il mondo ebbe il suo primo album bootleg. Naturalmente la cosa non piacque molto alle vittime del furto. Anche se l'atmosfera dei Basement Tapes, come furono battezzati, era proibita ed eccitante (Neil Young per anni ha tenuto una copia registrata dall'originale che ascoltava durante le pause delle sue sedute di registrazione), le canzoni rimasero sullo scaffale fino al 1975.
"I bootleg", commentò Dylan, "sono offensivi. Voglio dire, questi tizi entrano in possesso di roba che tu hai fatto in una cabina telefonica. E non c'è nessuno attorno. Se te ne stai semplicemente seduto a strimpellare la chitarra nella stanza di un motel, non ti immagini che ci sia qualcuno che ti registra di nascosto, sai... E' come un'intercettazione telefonica... e poi questa roba appare su un disco bootleg. Con una copertina che ti ritrae e che ti è stata scattata di nascosto da sotto il letto ed ha un titolo tipo strip-tease e costa 30 dollari. Fantastico. E poi ci si chiede perchè la maggior parte degli artisti siano paranoici".
Ci volle un pò di tempo perchè Dylan pubblicasse un nuovo disco ufficiale con un pacato e meditativo album registrato a Nashville e chiamato John Wesley Harding. Nel suo periodo di ricovero Dylan aveva visto la sua stessa influenza portare il Rock in una nuova ed esplosiva direzione. Il Rock era ora più legato all'attualità e denso di significati, la forma si era di molto modificata e le tecniche di registrazione in studio erano cambiate troppo. I Beatles avevano pubblicato Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, i Rolling Stones avevano risposto con Satanic Majesties ed ora il mondo del pop stava aspettando Dylan. Anche Dylan stava aspettando Dylan. Era pronto ad accettare la sfida?
"Veramente no" rispose sorridendo. "Non conoscevo le tecniche di studio come quegli altri artisti. Naturalmente loro passavano molto tempo in studio, tempo che io non avevo. E non solo non lo avevo ma nemmeno me ne importava, avevo perso i miei contatti con lo studio a quel punto. Ero stato fuori dal giro per un bel po'. Tutto quello che avevo erano queste canzoni che avevo in qualche modo scribacchiato".
"Registrammo quell'album, ed io non sapevo bene cosa farne. Molti si emozionavano e dicevano: "E' grandioso. E' fantastico". Ma per lo più quelle sono tutte cazzate di persone che cercano solo di dirti cose che ti facciano piacere. La gente ha un certo modo di dirti le cose che pensa tu voglia sentirti dire - ogni volta che non capisco una cosa e chiedo un parere a qualcuno va a finire sempre che dopo la mia domanda ne so ancor meno di quanto ne sapessi prima. Devi capire per conto tuo oppure non capirai affatto, e per quanto riguardava quell'album, io proprio non capivo. Così pensai che la cosa migliore da farsi fosse quella di farlo pubblicare il più presto possibile, di intitolarlo John Wesley Harding, perchè avevo questa canzone che si intitolava così e che non avevo la minima idea di cosa significasse. Pensai che intitolandolo così avrei acceso la curiosità per l'album e ne avessi fatto qualcosa di speciale... il motivo era soltanto il suono di quel nome, come veniva pronunciato... Avevo chiesto alla Columbia di distribuirlo senza alcuna campagna pubblicitaria, e senza troppi clamori, perchè quella era la stagione in cui tutto era "clamoroso". La mia sensazione era che anche senza alcuna pubblicità ci sarebbe stato ugualmente molto interesse intorno all'album. Mentre se lo si fosse pompato troppo, c'era la possibilità che il pubblico lo avrebbe snobbato. Così non spesero una lira per promuoverlo e l'album ebbe ugualmente un grande successo. La gente gli diede una grande importanza, quasi che fosse una specie di "prova d'autore", o qualcosa del genere. Ma in realtà non era stato affatto concepito per essere qualcosa di diverso da un semplice gruppo di canzoni, davvero, sebbene forse fosse migliore di quanto io stesso avessi pensato".

Nashville Skyline continuò la stringa di album registrati da Dylan nello studio della CBS nella capitale mondiale della musica country. La sua voce era diventata più dolce grazie al fatto che Dylan aveva smesso di fumare per un certo periodo. Egli produsse uno dei suoi singoli di maggior successo nell'aprile del 1969. Scritta originariamente per il film Midnight Cowboy (Un uomo da marciapiede, ndt), Lay lady lay fu consegnata dopo il limite di scadenza utile per essere inserita nella colonna sonora del film. I produttori usarono allora in sostituzione il brano Everybody'sTalkin' di Fred Neil. Dylan allora pubblicò Lay Lady Lay in proprio e fu proprio quella canzone d'amore che divenne uno dei suoi più grandi e duraturi successi.

"Non so cosa mi fece registrare il brano in quel modo. Oggi non credo che sarei in grado di riprodurre quel tipo di suono o quel tipo di voce nemmeno se lo volessi. Clive Davis volle pubblicare quella canzone. In realtà io ero un po' imbarazzato per quel brano, e non ero nemmeno sicuro che mi piacesse. Lui invece diceva che sarebbe stato un incredibile hit... Io pensai che fosse pazzo. Rimasi veramente esterrefatto, sai, quando scoprii che aveva ragione lui".
Il disco successivo fu Self Portrait, nel 1970, un doppio album composto di standard e di alcune tracce registrate durante il concerto che Dylan tenne all'Isola di Wight. Criticato come insignificante all'epoca, ed oggi venerato dai critici in cerca di un argomento, l'album sembrò dimostrare una semplice verità - Dylan si divertiva a cantare canzoni scritte da altri e che inoltre egli non aveva alcuna responsabilità nei confronti di coloro che ancora chiedevano di conoscere il motivo per cui aveva smesso di scrivere "canzoni di protesta". Un uomo, A.J.Weberman, divenne persino famoso per andare a rovistare nell'immondizia di Dylan in cerca di "indizi".
"Self Portrait", ha spiegato Dylan di recente, "era un gruppo di canzoni che avevamo fatto durante le sedute di registrazione a Nashville. Facevamo quelle canzoni per ottenere il giusto sound in studio. In apertura facevamo due o tre canzoni, solo per vedere se tutto era a posto e poi iniziavamo a registrare quello che dovevamo fare. Così ci furono un sacco di canzoni che rimasero "sullo scaffale". Ma all'epoca io ero già stato "bootlegato" ed un sacco di roba molto peggiore di quella era apparsa su dischi pirata. Così pensai che dovevo mettere insieme tutte quelle canzoni e pubblicarle su un disco, il mio bootleg personale, per così dire. Sai, se fosse stato veramente un bootleg, probabilmente la gente si sarebbe data da fare sottobanco per comprarlo e per suonarlo in tutta segretezza. Inoltre non avevo intenzione di diventare la marionetta di qualcuno così pensai che questo disco avrebbe messo fine a tutto questo... Ero veramente stufo di tutto quanto".
(ndt: Dylan aveva dichiarato: "Quell'album fu fatto uscire perchè, allora, non mi piaceva il tipo di attenzione che stavo ricevendo. Non sono mai stato una persona alla quale piaccia essere oggetto di attenzioni in generale, ma in quel peiodo, oltretutto, ero fatto oggetto del tipo di attenzione sbagliato, per cose che non avevo mai fatto. Pertanto decisi di pubblicare l'album allo scopo di levarmi di culo un pò di gente; feci uscire un album tale che la gente non mi avrebbe amato più, e avrebbe smesso di comprare i miei dischi, cosa che infatti fece. Dissi: "Bè vaffanculo. Voglio che tutta questa gente si scordi di me, voglio fare qualcosa che proprio non possa piacere loro, nel modo più assoluto"... Quindi dipinsi questo autoritratto per la copertina, e dal momento che non avevo in mente nessun titolo, pensai: "Perchè non chiamarlo Self Portrait? Per me fu un bello scherzo".)

Self Portrait sarebbe stato il suo ultimo lavoro degli anni sessanta, una decade che Dylan aveva per lo più trascorso in un ciclo continuo di tour e di sedute di registrazione. Egli era diventato una parte importante dell'esperienza degli anni sessanta di tutte le altre persone, ma sentiva di averne avuta una propria?

"Non l'ho mai vista in questi termini", rispose Dylan. "Nemmeno ho mai considerato quel periodo in termini di "anni sessanta". La gente che ha vissuto in quegli anni... a nessuno di loro è mai venuto in mente di star vivendo negli anni sessanta. Era come una specie di pentola a pressione. Non c'era il tempo di sedersi e di pensarci. Non come quello che stiamo vivendo oggi negli anni ottanta dove tutti dicono: "Questi sono gli anni ottanta e non sono granchè". Negli anni sessanta non si pensava una cosa del genere. Nessuno voleva dire una cosa così. Ci fu un sacco di gente che saltò sul carro della banda musicale e che prima nemmeno sapeva che questo esisteva. Per quanto ne so quelli sono gli unici che l'hanno fatto diventare un grosso affare. Alla gente piace pensare di essere importante perchè parla di cose importanti. Ma per le persone che erano attive allora non ha importanza. Si poteva trattare anche degli anni venti. Nessuno ha davvero mai immaginato una cosa simile finchè non sono finiti gli anni sessanta. Ricordo che Joe Strummer disse che quando ascoltò per la prima volta i miei dischi io ero già sparito. E in un certo qual modo è vero. Fu come una specie di disco volante che era atterrato... ecco cosa sono stati gli anni sessanta. Tutti ne hanno sentito parlare ma pochi li hanno visti davvero".

Ben presto Dylan pubblicò New Morning, un solido album di originali. Fu un altro ritorno annunziato dalla critica per un uomo che non aveva mai davvero abbandonato le scene. Aveva semplicemente imparato a lavorare al proprio passo, un'andatura che tendeva a non interferire con la crescita della propria famiglia.
Dylan passò i pochi anni successivi a New York, partecipando solo saltuariamente a concerti come quello per il Bangladesh e raramente incidendo dischi come nel caso di Watching the river flow o George Jackson. Nel 1973, Kris Kristofferson chiese a Dylan di raggiungerlo a Durango, in Messico, sul set del nuovo film di Sam Peckinpah dal titolo Pat Garrett and Billy The Kid. Dylan finì non solo per scrivere la colonna sonora del film ma ottenne anche la parte di Alias, al fianco di Billy the Kid, parte che egli rese magnificamente. Knockin' on heaven's door, uno dei più grandi successi di Dylan, fu pubblicato nell'album che conteneva la colonna sonora del film e fu anche uno dei suoi singoli più venduti. Il film era caratterizzato dal marchio di fabbrica violento e di ruvida bellezza tipico di Peckinpah, e la musica di Dylan vi si adattava alla perfezione. Il progetto sembrò segnalare un nuovo periodo di creatività. "Credo che sia pronto per qualcosa", disse Kris Kristofferson all'epoca. "Si è seduto al pianoforte l'altra sera. E aveva quel certo sguardo negli occhi...". Disse Dylan: "In realtà io ero solo una delle pedine di Peckinpah. Non c'era una parte per me e a Sam piaceva solo avermi intorno. Mi trasferii con la mia famiglia a Durango per circa tre mesi. Rudy Wurlitzer, che stava scrivendo questa cosa, inventò una parte per me ma non aveva alcuna dimensione ed io ero molto a disagio in questo non-ruolo. Ma poi il tempo cominciò a passare ed io ero intrappolato nel cuore del Messico con un pazzo che dava ordini alla gente intorno a sè come un piccolo re. Dovevi fare il fantoccio per tutto il giorno. Ero solito pensare tra me: "Bene, come reciterebbe Dustin Hoffman questa scena?". Ecco perchè mi sono messo gli occhiali in quella scena in cui devo leggere le etichette dei barattoli. Gliel'ho visto fare in Papillon. Fu una cosa folle, tutti questi tizi che ti facevano saltare tra le formiche, cacciare tacchini e cose del genere e bere tequila fino a stramazzare al suolo. Comunque Sam era un tipo eccezionale. Era un fuorilegge. Un vero hombre. Uno della vecchia scuola. Uomini così non ne fanno più. Capisco perchè gli attori volevano recitare per lui. Di notte quando tutto era calmo, ascoltavo il suono delle campane. Era una strana sensazione, vedere come questo film veniva realizzato, ed io lo so che era ampio, grande e da togliere il respiro, almeno così era nella mente di Sam, ma non venne fuori come era stato pensato. Sam perse il controllo sulla supervisione finale e fu questo il vero problema. Quando lo vidi mi resi conto che era stato fatto a pezzi. Qualcuno, e non certo Sam, aveva preso un coltello e tagliato un sacco di sequenze di valore che il film conteneva. Le parti musicali erano state sparpagliate a casaccio e messe in tutti i posti possibili tranne che nelle scene per cui erano state pensate. A parte Heavens Door, non potrei dire di aver riconosciuto niente di quello che avevo fatto messo nel posto per il quale io l'avevo fatto. Sul perchè ho partecipato al film..., credo che avessi una predisposizione per Billy the Kid. In nessun modo potrei dire di averlo fatto per denaro. Comunque ero troppo abbattuto per prenderla sul piano personale. Voglio dire, la cosa non mi causava dolore ma per la maggior parte del tempo io ero una specie di sonnambulo e non avevo una vera ragione per essere lì. Avevo portato la mia famiglia lontano da New York e questa era la cosa importante. C'era un sacco di pressione lì. Ma anche così mia moglie si stufò ben presto di quella situazione. Mi disse: "Che diavolo ci facciamo qui?". Non era una domanda alla quale fosse facile rispondere".

Molto era cambiato nella musica nei pochi anni precedenti. Ora Bob Dylan poteva girarsi attorno e vedere un mondo di megatours rock, fatti a bordo di boeing 747, di artisti mega-platinum, di cantanti rock che apparivano sulla copertina di riviste a diffusione mondiale etc. Dylan, che aveva lasciato il Minnesota all'epoca in cui il rock and roll era ancora un'entità proibita, stava per ritornare sulle scene in un'epoca in cui invece esso era diventato il più grande business.
Nel 1974 egli si riunì con The Band ed iniziò a registrare un gruppo di canzoni nuove a Los Angeles. Intitolato inizialmente Ceremonies of the Horsemen e più tardi reintitolato Planet Waves, l'album (e parallelamente il primo singolo, On a night like this) preparò il campo per un ritorno sulle scene molto coraggioso. Venne così annunciato il primo tour americano di Dylan coast-to-coast. I biglietti andarono esauriti in poche ore ma l'evento si portava dietro un certo numero di nuovi interrogativi. Come sarebbe stato Dylan? Sarebbe stato in grado di raggiungere l'intensità dei suoi primi giorni esibendosi in enormi stadi? Avrebbe avuto ancora un notevole significato?

Interrogativi che ebbero una risposta in breve tempo. Dylan appariva nel pieno delle sue forze, con una voce carica di adrenalina ed accompagnato in maniera potente da The Band. I concerti furono applauditi come feste della vittoria. Ricorda Robbie Robertson: "Speravamo di fare un tipo di spettacolo estremamente differente. Ma avevamo provato e messo su uno show che non era poi molto diverso da quello dei nostri ultimi tour (nel '65-'66). Però questa volta quando suonavamo, tutti apprezzavano quello che facevamo. Non so se ne avessimo bisogno ma fu in qualche modo un sollievo".
Dylan aveva alcuni problemi con le proporzioni mitiche del tour. "Credo che stessi solo recitando una parte in quel tour", dichiarò, "Io stavo recitando la parte di Bob Dylan e The Band stava recitando la parte di The Band. Era una cosa senza senso. La gente che veniva a vederci veniva soprattutto perchè voleva vedere cosa si era persa la prima volta. Si trattò di una di quelle cose "leggendarie". Ne avevano sentito parlare, avevano comprato i dischi, ma quel che vedevano non gli dava alcun indizio per capire quel che era stato. Quel che vedevano si può paragonare al primo Elvis e all'ultimo Elvis, davvero. Non era affatto la stessa cosa di prima. Quando avevamo avuto bisogno di quell'approvazione da parte del pubblico, non c'era stata. Ma stavolta non aveva importanza. Il tempo aveva dimostrato che si sbagliavano tutti. Noi eravamo puliti ma fu un un viaggio senza emozioni".
"Il rock and roll era diventato un'impresa molto stravagante. T-shirts, libri dei concerti, spettacoli di luci, cambi di costumi, luccichio e glamour... era diventato solo un grande spettacolo, un grande circo tranne per il fatto che non c'erano elefanti, niente di così eccezionale se non Suoni & Luci, Suoni & Luci, e ancora Suoni & Luci. Ecco cos'era diventato, ed ecco cos'è ancora. E' un po' come quelli che hanno visto la bomba atomica esplodere a Bikini e poi si son detti l'uno con l'altro: "Bellissimo, veramente incredibilmente bello". Ecco com'era diventato lo scenario. Tutto quello di cui la gente parlava era energia qui ed energià là. I più grandi complimenti erano roba tipo "Wow, che energia amico". Era diventata una cosa assurda. Più grande e più rumorosa era una cosa e più energia si supponeva avesse. Sai, roba come stendimi al tappeto, sbattimi al muro, prendimi a calci il cervello, fammi saltare le cervella, frustami fino a farmi male, questo era quello che la gente considerava come grande energia. In realtà era solo la grande industria che stava muovendosi nel campo musicale. Come i fabbricanti di armi che vendono armi a tutti e due gli schieramenti sul campo di battaglia, e che inventano cose sempre più grandi e migliori mentre alle nostre spalle ci sono poche persone che ridono e si arricchiscono.
Hai mai visto un mattatoio dove portano una mandria di bestiame? Li raggruppano tutti in cerchio, li mettono tutti in una certa area, li fanno calmare e li ammazzano... un grande business, fa guadagnare un sacco di soldi, grande energia. Mi fa sempre ricordare una cosa simile. L'elogio più grande che avevamo in quel tour era "incredibile energia, amico", e la cosa mi faceva vomitare. La scena era cambiata quando entrammo in quel quadro. Avevamo intenzione di fare uno show che andasse oltre le aspettative di tutti. E ci riuscimmo. Fu molto profondo".
"Quello che la gente vide non fu esattamente quello che avrebbero visto nel '65 o nel '66. Se avessero visto quello, era uno spettacolo molto più pretenzioso. La gente non sapeva di cosa si trattava a quel punto. Quando le persone non sanno di cosa si tratta allora non capiscono e, lo sai, diventano strane e diffidenti. Niente è prevedibile e tu sei sempre sul filo del rasoio. Può succedere di tutto. Però io avevo sempre quelle canzoni e perciò ho sempre pensato che fosse tutto a posto".
Quando il tour fu celebrato con una copertina di Newsweek, la stessa rivista che una volta aveva messo in dubbio la paternità di Blowin' in the wind da parte di Dylan, egli rispose in maniera sorprendente. Come se avesse già coltivato il suo stile performativo più pubblico, fece retromarcia, contattò alcuni musicisti acustici e disse alla sua etichetta che stava per registrare un disco di "canzoni private". Voleva farle alla svelta ed in modo semplice.

Dylan iniziò a registrare quello che viene spesso indicato come il suo album migliore degli anni settanta, Blood on the tracks. Ispirato dalla rottura del matrimonio con sua moglie Sara, l'album deve molto del suo stile al rinnovato interesse di Dylan per la pittura. Le canzoni sono profonde ed il loro senso della prospettiva e della realtà è continuamente cangiante. Si trattava chiaramente di una acustica musica dell'anima e non del lavoro di un artista intento ad esibirsi in grandi arene portando in giro la forza del suo stesso mito.
"Non mi interessa il mito", dichiarò Dylan in un'intervista del 1977, "perchè non posso lavorarci col mito. Il mito non è in grado di scrivere canzoni. E' il sangue che c'è dietro il mito a creare l'arte. Il mito per me non esiste come può esistere per altre persone. Preferisco andare oltre il mito".

Dopo Blood on the tracks, Dylan rimase a New York. Registrò uno dei suoi album di maggior successo, Desire, con un nuovo gruppo di musicisti guidati da Scarlet Rivera. Dylan l'aveva vista suonare all'angolo di una strada e l'aveva invitata ad unirsi alla band. Il suo violino caratterizza Hurricane, la inedita Abandoned Love e molte altre canzoni di questo periodo.
Dylan iniziò anche a farsi vedere in vari club della zona del Greenwich Village, su alcuni degli stessi palcoscenici sui quali aveva iniziato a suonare. Più di uno tra i visitatori del Village, abituati a vedere le vecchie fotografie di un Dylan ormai da anni sparito attaccate sulle vetrine, rimasero a bocca aperta quando videro in carne ed ossa Dylan di nuovo sul palco. Lentamente, quelle esibizioni nei club crebbero al punto da includere altri artisti come Ramblin' Jack Elliott, Joan Baez, T-Bone Burnett, Roger McGuinn, Mick Ronson ed altri. Questi show portarono alla Rolling Thunder Revue, nel corso di un tour per il bicentenario che si spostava di città in città in luoghi di piccola o media grandezza, tour che venne documentato con uno speciale televisivo, un certo numero di libri e più tardi nel film dello stesso Dylan, Renaldo and Clara. In quella che era adesso la terza o quarta ondata di popolarità per Dylan, persino il candidato Jimmy Carter citò Bob Dylan nel corso della propria campagna elettorale per diventare presidente.
Quando Renaldo and Clara uscì nei cinema Dylan era già passato oltre. Si era sistemato presso una sala riconvertita a studio per le prove a Santa Monica, California, e stava provinando musicisti per una band con la quale andare in tour ed incidere un nuovo album. Il gruppo di undici elementi che ne derivò fu uno dei più grandi e dei più meticolosi che Dylan avesse mai avuto. Fecero un tour mondiale nel 1978 e registrarono anche il sottovalutato album dal titolo Street Legal. Il sound di questo periodo era qualcosa di simile alla densa precisione di Blonde on Blonde, con l'aggiunta di una certa quantità di gospel blues.
Street Legal definì il lavoro di Dylan per i successivi anni. Dichiarò Dylan: "I critici trattarono questo album prevenuti... Lessi una recensione che mi accusava di essere diventato un cantante "da Las Vegas" e di copiare Bruce Springsteen perchè avevo nella band Steve Douglas, un sassofonista... il paragone con Las Vegas era..., sai, credo che quel tizio nemmeno ci fosse mai stato a Las Vegas e quella cosa del sassofono era quasi diffamatoria... Voglio dire che io non copio gente che sia sotto i cinquanta anni ed anche se non avevo una grande familiarità con il lavoro di Bruce, il suo sassofonista non può essere citato in un accostamento con Steve Douglas che ha suonato con Duane Eddy e su letteralmente tutti i dischi di Phil Spector... Non intendo offendere Clarence o cose del genere ma non si può mettere nella stessa categoria ed il tizio che ha recensito il mio disco avrebbe dovuto saperlo... comunque la gente ha bisogno di essere incoraggiata".
Dopo il suo tour mondiale, circolarono subito notizie per cui Dylan si era convertito alla religione dei Cristiani rinati. Il suo album successivo raccontava la storia più grande. Dylan era ispirato da concetti religiosi ma aveva anche trovato un ottimo sound in studio con i celebrati produttori di rhythm and blues Jerry Wexler e Barry Beckett. Questa collaborazione portò alla produzione di uno degli album meglio registrati di tutta la carriera di Dylan. Slow train coming fu elogiato dai critici e premiato dal successo. Dylan ricevette il suo primo Grammy e l'album fu disco di platino. Vinse anche il Dove Award for Inspirational Album del 1979. L'album seguente, Saved, con la sua iscrizione tratta dalla Bibbia sulla copertina, andò meno bene. I temi religiosi avevano sempre avuto un posto nella musica di Dylan fin dagli inizi, ma per un periodo i media cercarono in quelle antiche canzoni gli indizi della sua nuova decisione. Sebbene i messaggi del disco potevano esser troppo per la mentalità della pop music, il significato dietro le canzoni non trovò solo orecchie sorde. "Sì", disse Bob Marley, "anche questo è un buon componimento, una rivelazione, un collegamento con un Rasta, come Haile Selassie è il Leone Vittorioso della casa di Giuda. E mi piace il suo brano Serve Somebody, mi piace che l'abbia fatto, sai, perchè arriva un momento in cui un artista non può seguire il pubblico. Se sei un artista come Bob Dylan, devi fare in modo che sia il pubblico a seguire te. Posso dirti che per lui non significa niente il fatto che alla gente possa non piacere quello che sta facendo. Lo fa e basta. Questa è la cosa più importante. Lo fa e basta".
Shot of love, un LP un po' più profano registrato a Los Angeles, venne prodotto da Dylan e Chuck Plotkin (con l'aiuto di Bumps Blackwell sul brano Shot of love).
La sfera di influenza fu più ampia, la musica più ricca tecnicamente rispetto ai primi giorni ma il tocco poteva essere quello del 1966. Era un Dylan crudo, dal vivo in studio, che si arrampicava per raggiungere il cuore delle sue nuove canzoni. "La gente non ha ascoltato quel disco in maniera realistica. Innanzi tutto Shot of love è stata una delle ultime canzoni prodotte da Bumps Blackwell e anche se nella sua vita egli avesse prodotto una sola canzone dovrei dire che di tutti i produttori che ho utilizzato è stato il migliore, quello con la più vasta conoscenza e con il migliore istinto. Mi sarebbe piaciuto che avesse potuto produrre tutto l'album ma le cose si erano un pò deteriorate e non era un cosiddetto "contemporaneo"... comunque il risultato finale in un certo senso era piuttosto simile a quello che si sarebbe potuto realizzare con la sua presenza...anche Clydie King ed io suoniamo abbastanza simili a tutto quel che è il meglio di ogni stile tradizionale, perciò come poteva qualcuno lamentarsi di ciò...Quel disco aveva un non so che di anni quaranta o forse dei cinquanta... I brani che lo componevano mostravano un elemento di incrocio...i critici, odio continuare a parlare di loro, non vorrebbero permettere alla gente di essere libera di decidere con la propria testa... tutto quello di cui parlavano era Gesù qui e Gesù là come se si trattasse di una specie di disco Metodista. Non so cosa stesse succedendo, forse Boy George o qualcosa di simile, fatto sta che Shot of love non si inseriva nello stile corrente. E probabilmente non lo farà mai. Ad ogni modo la gente era sempre in cerca di una qualche scusa per screditarmi e questa era appunto una scusa buona come un'altra... Non posso dire se il fatto di essere "non commerciale" fosse un'offesa o un complimento".

L'album successivo, Infidels, fu un successo di critica oltre che un successo artistico ed introdusse Dylan nell'era dei videoclip con Sweetheart like you e Jokerman.
"Non sono in grado di dire cosa farò in futuro... non so nemmeno cosa farò la settimana prossima... o cosa non farò", disse Dylan riguardo ai suoi programmi futuri. "Per lo più scriverò semplicemente canzoni, farò dischi, andrò in tour, tutte cose che mi impegnano la maggior parte del tempo, perciò mi aspetto che le cose andranno così.

Ho iniziato un libro poco tempo fa, un libro chiamato Ho Chi Minh in Harlem. Probabilmente lo finirò. Forse scriverò delle storie alla maniera di Jack Kerouak, storie che parlano di personaggi che conosco o che ho conosciuto, cambierò solo i nomi. Nuovi progetti, nuove idee? Mi piacerebbe fare un concept album come, sai, Red Headed Stranger o qualcosa del genere, forse un album per bambini, o un album di cover, ma non so se la gente me lo permetterà...
A million miles from nowhere, I who have nothing, All my tomorrows, I'm in the mood for love, More
than you know, It's a sin to tell a lie... Credo che un giorno farò un album di standard, magari anche di soli pezzi strumentali, melodie alla chitarra e percussioni, la gente non sa che sono in grado di realizzare una cosa del genere. In concerto posso fare molto di più che su un disco... Voglio dire, sono a conoscenza dei sintetizzatori e delle batterie elettroniche ma sono cose che non riguardano la mia musica in nessun modo. C'è una grande tentazione di vedere quanto falso uno può essere. Mi immagino il momento in cui ben presto la voce umana sarà sintetizzata, diventando completamente irreale. Sai, come prendere la voce di Paul Anka e farla suonare come quella di Howlin' Wolf e viceversa.

Forse non ha importanza ma è irritante, è una sostituzione a buon mercato della realtà, che stimola ragazzini e ragazzine col sesso in bottiglia, come l'anima di un robot; la tua mente pensa che sia vero ma il tuo cuore sa che non lo è.
Troppo caos nelle vie aeree da poter essere sopportato dai sensi, un assalto ad ogni immaginazione troppo fragile... ogni cosa viene riempita, con ogni colore, tutto è sovraccaricato...

Se vuoi che le cose tornino ad essere chiare devi lasciare fuori tutto quello che c'è in più... è il motivo per cui i film in bianco e nero sono migliori di quelli a colori, danno al tuo occhio ed alla tua immaginazione qualcosa da fare, beh, almeno questo è uno dei motivi, e la stessa cosa avviene con la musica del passato e la musica moderna. Probabilmente troppo progresso. Non so."
Se in passato spesso Dylan aveva eluso le domande di argomento artistico, ora egli era quasi fervido nelle sue osservazioni. Il punto di vista di Bob Dylan alla metà degli anni ottanta è prezioso.
"No, davvero non ho un progetto. Lo sai cosa intendo, te ne accorgi se hai ascoltato i miei dischi e sai cosa succedeva ai tempi in cui sono usciti. Un sacco di stili e di dinamiche dei versi che io utilizzo li ho inventati da solo o mi ci sono imbattutto accidentalmente. Sia negli anni sessanta o anche nell'ultimo periodo degli anni 70 o anche negli ottanta, ho usato certe combinazioni che non erano mai venute fuori prima, perciò io lavoro soprattutto in quell'area. Non posso smettere di farlo solo perchè un certo numero di persone hanno preso certi elementi di tutto questo e li hanno utilizzati per i propri lavori. Voglio dire, Muddy Waters non ha mica smesso di suonare solo perchè la J. Geils Band ha iniziato a incidere dischi... Così come George Jones non è sparito dalla scena solo a causa della comparsa di Merle Haggard. In realtà è abbastanza gratificante esser testimone della tua influenza nel successo di qualcun altro. Ma non so, immagino che la si possa vedere anche nella maniera opposta... guarda cos'è successo a Lefty Frizzell. Link Wray ha inventato la musica heavy metal ma chi lo sa? T-Bone Walker è la vera essenza del city blues, può cancellare B.B. Jones dalla mappa, ma a chi lo racconti? Bessie Smith non è forse rock 'n' roll?

La gente si dimentica. Devi sapere che c'è sempre qualcun altro dopo di te. Ci sarà sempre una pistola più veloce, più grande e più giovane, giusto?
La musica pop alla radio? Non saprei. Ascolto soprattutto le stazioni Preacher e le stazioni di musica country e quelle di vecchie canzoni... questo è tutto. Al momento mi piace Judy Rodman, I've Been Had By Love Before, più di qualsiasi altra cosa che si senta sulle stazioni pop. Non penso a me stesso davvero come ad un cantante pop ad ogni modo...".
Per essere un uomo che spesso era stato accreditato di aver aiutato a definire il rock, Dylan era preoccupato di sottolineare che non era mai stato posseduto da esso.
"La questione principale a proposito del rock'n'roll, per me, era che comunque non era sufficiente. Tutti Frutti e Blue Suede Shoes avevano frasi di grande effetto e di grande presa, nonche' un ritmo trascinante ed una energia travolgente, però non erano cose serie, e non riflettevano per niente la realtà della vita. Sapevo bene, quando mi sono dedicato alla musica folk, che si trattava di una cosa molto più seria.
Le canzoni folk sono colme di disperazione, di tristezza, di trionfo, di fede nel sovrannaturale, tutti sentimenti molto più profondi... My Bonnie Love is Lang A Growing, Go Down Ye Bloody Red Roses, persino Jesse James oppure Down By the Willow Garden.
C'è più vita reale in una sola frase di queste canzoni di quanta ce ne fosse in tutti i temi del rock'n'roll. Io avevo bisogno di quella musica. La vita è una faccenda complessa, ed il rock 'n' roll proprio non la rifletteva. Era soltanto tutta una posa per cui cantavi con espressione felice soltanto "dài Sally dài", non c'era nulla che assomigliasse neanche nella maniera più vaga a Sixteen Snow White Horses oppure a See That My Grave Is Kept Clean.

Se qualcosa di buono sono riuscito a fare, è stato proprio far confluire un genere nell'altro. Quando ho cominciato a cantare, in ambito musicale non esisteva niente di serio, nemmeno i Beatles. A quel tempo, infatti cantavano Love Me Do, e quanto a Marvin Gaye... non ha fatto What's Going on fino agli anni Settanta".
Cosa pensava Dylan della nuova musica?
"Non c'è niente di veramente nuovo. Tutti tentano semplicemente di giocarsi la propria chance - e la maggior parte di quella musica viene riciclata e messa nuovamente in circolazione, ma annacquata. Anche i dischi di rap, amo quel tipo di canzoni, ma non sono per niente una novità, si sentiva quella roba da sempre... c'era un tizio, chiamato Big Brown (1), che indossava una coperta di quelle che ti danno quando sei carcerato, e non metteva mai altro, sia in estate che in inverno, anche John Hammond lo ricorda - era come Otello, recitava brani epici, come se fosse un grande oratore dell'antica Roma, anche se era roba molto poco diffusa, Stagger Lee, Cocaine Smitty, Hattiesburg Hattie. E dov'erano le case discografiche quando lui cantava? Ma anche quello che faceva lui però, era come se fosse stato fatto trent'anni prima... e Dio solo sa quante altre volte prima. Io penso a Luke the Drifter (2) come a dischi rap ed in quanto a concetto ed intelligenza ed a capacità di combattere con le parole, Mighty Sparrow (3) era e probabilmente ancora è il re. Lo vai a vedere e tra il pubblico ci sono persone che si alzano in piedi e discutono con lui di ogni tipo di argomento... politica, sesso, astronomia, qualsiasi cosa, e lui risponde loro, tutto in poesia, i suoi spettacoli sono come incontri di pugilato dove lui vince sempre, con in piu' un'orchestra di quindici o venti elementi che suona piu' forte possibile... Calipso King (3)... Mighty Sparrow... è fantastico. Il rock 'n' roll, non so, il rhythm and blues o qualsiasi altra cosa, penso che sia morto. Nella sua forma pura. Ci sono alcuni che restano fedeli al modello originario ma è così difficile. Devi essere così dedito e devi lavorare così duro e tutto quanto ti è contro. Mi piacerebbe vedere Charlie Sexton diventare una grande star ma l'intera macchina dovrebbe crollare prima che questo possa avvenire. Prima era più facile. Adesso esiste solo il Rock, con la erre maiuscola senza il roll, il roll è finito; rock omosessuale, rock della classe operaia, rock dell'agente di cambio, adesso è diventata tutta un'impresa molto visibile, un grosso affare dell'establishment. Sai che con la Coca Cola le cose ti vanno per il verso giusto perchè te l'ha detto Aretha Franklin, e anche che il Maxwell House Coffee dev'essere OK visto che Ray Charles l'ha cantato. Tutti cantano del ketchup oppure degli analgesici o cose del genere... All'inizio non era così, non aveva niente a che fare con i collant, nè con il profumo, nè tantomeno con la salsa per il barbecue... ti schiaffavano in galera se suonavi roba del genere. Sarebbe come se Lyndon Johnson leggesse We shall overcome di fronte alla platea del mondo intero, ridicolo... c'è un vecchio detto che recita: "Se vuoi battere il nemico, cantagli la sua canzone" ed è ancora abbastanza vero. Credo che sia successo così e nessuno si rende conto della differenza. Ai vecchi tempi, c'e ancora questo proverbio, "per suonare dovevi pagare un prezzo". Potevi venire scacciato da una città, oppure gettato giù da una rupe - anche se ovviamente c'era sempre qualcuno di sotto pronto con una rete. Non sto cercando di disegnare un solo aspetto della questione. Ma, sai, allora era dura farsi ascoltare, era qualcosa di radicale. Sentivi di far parte di un qualche spettacolo circense da quattro soldi. Adesso si tratta dell'evento principale in cartellone. Puoi perfino andare al college e studiare rock 'n' roll, ne escono professori che danno voti ai tuoi dischi. Ci sono abbastanza articoli di riviste, proclami, dichiarazioni e tutto il resto, che parlano dell'argomento da bastare per una vita intera ma la cosa importante non è scriverne o parlarne, è farne... Il materiale di maggior qualità è stato fatto quando i riflettori erano spenti, prima di tutte le analisi e degli studi e prima che il fenomeno fosse definito in qualche modo. Penso che abbiano ucciso qualcosa che era davvero importante per il rock 'n' roll. Il mondo delle grandi industrie, quando ha capito come si poteva utilizzarlo, ha tirato un grosso respiro e poi l'ha assassinato. Cosa gliene importava? Tutto quello che trovano sul proprio cammino loro lo spianano come dei bulldozer; una volta che lo hanno capito, lo assassinano, lo rendono qualcosa di vecchio, gli costruiscono un bel monumento alla memoria ed è proprio quello che oggi state ascoltando, la pietra tombale, un affare da un miliardo di dollari. Non lo so, credo che sia dura trovare spiragli. Di solito, una volta c'era molta paura per il rock 'n' roll, sai, era qualcosa per cui correvi a nascondere le tue figlie e le chiudevi a chiave, cose del genere... Elvis, Little, Richard, Chuck Berry... tutti loro facevano penetrare la paura nei cuori. Ora invece sono come una sorta di mezzo per... vendere sapone, blue jeans, qualsiasi cosa... E' diventata musica da country club... White House... Kentucky Fried Chicken... è stato tutto neutralizzato... non è più una minaccia... non c'è più niente di magico... nessun senso di sfida. Odio vedere cosa è diventato tutto quanto, ci sono un sacco di noi che ancora ricordano invece quel che è stato, chi di noi c'era. Non sto mentendo, ma alla fine dei conti a chi importa ascoltare tutto ciò? Fai una gran fatica per niente".

note di Alessandro Carrera
NOTE:

(1) Big Brown era un afro-americano che recitava ballate folk a Washington Square, nel Village, quando Bob Dylan e' arrivato a New York nel 1961. Dopo di che non se ne sa piu' niente. Indossava una coperta di quelle che danno in prigione (a jail blanket). Probabilmente Dylan si è ricordato di Big brown quando ha inventato la storia dell'uomo dagli occhi di fuoco incontrato sul treno Monterrey-San Diego, e che indossava solo una coperta (in una delle sue introduzioni a "Senor" nella tournee del 1978). "Stavo viaggiando su di un treno un giorno. Andavo da Durango, in Messico, a San Diego. Mi addormentai sul treno e mi risvegliai nella città chiamata Monterrey... Erano circa le..., credo che fosse passata mezzanotte, all'incirca. Una famiglia stava salendo sul treno ed un vecchio stava salendo sui gradini per entrare nel treno. Venne verso di me e mi si sedette vicino. In quel momento il treno era ancora in stazione... Comunque, io guardavo tutto attraverso il finestrino... Poi sentii una strana vibrazione che mi spinse a guardare verso l'uomo... Non aveva nient'altro che una coperta addosso... Così lo guardai - aveva gli occhi di fuoco, potei vederlo bene, ed usciva fumo dalle sue narici. Dissi tra me: "Era questo l'uomo con cui dovevo parlare". Così mi voltai guardando fuori dal finestrino e cercando di trovare il coraggio di parlargli. Quando il treno incominciò a muoversi la nostra conversazione fu una cosa tipo: "Senor, senor, can you tell me where we´re heading...".

(2) Luke the Drifter e' uno pseudonimo usato da Hank Williams per una serie di dischi "parlati", non proprio rap ma canzoni dove Williams recita il testo con accompagnamento strumentale. Sono per lo piu' lamentazioni moralistiche di gente che si pente dei propri peccati o storie di chi ha rovinato la propria vita perche' non ha saputo resistere al peccato. Prediche di campagna, nel vero senso del termine.

(3) Mighty Sparrow e Calypso King sono la stessa persona, altrimenti noto come Singer Francisco, nato a Grenada e cresciuto a Trinidad, forse il piu' importante esponente al mondo del calypso (per i Caraibi, Mighty Sparrow e' l'equivalente di quello che e' stato Bob Marley per la Giamaica). La sua discografia comprende piu' di settanta dischi, di cui i primi erano usciti negli anni cinquanta. Alcune sue canzoni sono conosciute anche per le covers di Harry Belafonte, ma mentre Belafonte puntava al pubblico "bianco", per così dire, Mighty Sparrow e' piu' vicino alla "real thing" ed e' noto soprattutto al pubblico nero di ascendenza caraibica.

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Dylan prende in esame il concetto. "La verità a proposito di ogni cosa che esiste nella società attuale, come ben sai, è troppo spaventosa. Il pettegolezzo è Re.
E' come se il termine "coscienza" fosse una parolaccia. Tutto quello che è verità ti ossessiona e non ti lascia dormire la

notte. E sono soprattutto quelli che vivono nella menzogna che ne soffrono. Ottieni un sacco di reazioni sgradevoli da parte di persone che non hanno familiarità con la verità. La maggior parte delle volte nemmeno ci si preoccupa di tutto ciò. Non che io sia un esperto o cose del genere, ma ho sempre cercato di mettere quella verità nella mia musica in una qualche maniera o quanto meno di non lasciare che la verità restasse inviolata. Il vecchio materiale ti rimaneva in testa molto a lungo dopo che avevi finito di ascoltarlo, sai, persino qualcosa di semplice come "to know, know, know him is to love, love, love him", diventava monumentale in un certo senso; ora è solo rumore e parole, parole, parole, e dopo che hai spento il giradischi ti sei già dimenticato tutto di quella canzone e sei contento - Some like it hot. Oh misericordia! Risparmiatemi per piacere!

Tutte queste cose sono soltanto degli ami, ami per pesci che ti vengono conficcati nel collo... niente significa niente, la gente semplicemente si mette in mostra, balla al ritmo di un cumulo di menzogne - molta gente sarà morta prima che qualcuno se ne accorga; la stessa gente che tesse le tue lodi quando sei morto, quando invece sei in vita non ti dedicherebbe nemmeno un giorno. Mi chiedo quante delle persone che hanno innalzato John Lennon al ruolo di mega-dio sarebbero state dalla sua parte se fosse ancora vivo. Mi chiedo cosa credono che stesse dicendo John quando cantava "just give me some truth" ("Dammi solo un po' di verità", ndt). Tutto è troppo commerciale, come una piovra che allunga tutti i suoi tentacoli; tutto quanto fa troppo parte del sistema.
A volte ti sembra di star camminando in quel film, l'Invasione degli ultracorpi, e ti domandi se ti hanno già preso, se tu sei ancora uno dei pochi rimasti o se sei già "loro" ora. Non lo saprai mai non è vero? Quando le persone non si sentono minacciate o sfidate, intendo in un qualche modo, non si confrontano, non devono prendere decisioni, non devono prendere posizioni, non crescono, vivono la propria vita in una vasca per pesci, restano nella stessa identica scena per sempre, muoiono e non hanno mai una pausa o la possibilità di dire addio. Io ho una visione delle cose che è opposta rispetto a tutto questo. Credo che questo mondo sia solo un luogo di passaggio e che i morti ci vedono e che persino quelli che non sono ancora nati possono vederci e non mi interessa chi lo sa. Non so, forse sto andando fuori tema, parlando di cose che non hanno niente a che fare con la musica...

La grande musica folk ed il grande rock 'n' roll potresti non sentirli più. Come il carrozzino tirato da un cavallo. Certo, un cavallo ed il suo carrozzino hanno più sentimento di un'automobile ma ci vuole più tempo per arrivare dove stai andando e a parte questo, potresti essere ucciso sulla strada".
Seduti di fronte a Bob Dylan questo pomeriggio si possono vedere le influenze molto chiaramente. Il suo discorso a volte si colora con le espressioni country della sua giovinezza, una giacca di pelle sulle spalle, un tagliente movimento della mano con una sigaretta che a stento trattiene la cenere... per tutti gli anni di analisi su chi-è-Bob-Dylan, la risposta sembra ovvia. Dylan è ancora, come lo è sempre stato, una persona con una chitarra ed un punto di vista.

"Fondamentalmente sono un autodidatta. Quel che voglio dire con ciò è che in realtà io ho imparato tutto da altre persone osservandole, imitandole. Raramente ho chiesto loro di tenermi al loro fianco e di insegnarmi come fare. Ho iniziato come chitarrista e cantante viaggiante".
Dylan riflette. "Non ha niente a che vedere con lo scrivere canzoni, fortuna e gloria, e cose del genere. Capisci cosa intendo? Potevo sempre suonare una canzone sul palco di una sala da concerti o sul retro di un camion, in un night club o su una strada, qualsiasi cosa, e questa era la cosa importante, cantare la canzone, contribuire con qualcosa e pagarmi il viaggio. Il tipo di interpreti che più mi ha ispirato è stato quello alla Jimmie Rodgers, cioè coloro che ce la facevano a tenere uno spettacolo da soli e che erano assolutamente originali. Jimmie Rodgers aveva combinato elementi del blues e dell'hillbilly prima ancora che chiunque altro potesse anche soltanto pensarci. Incideva ai tempi di Blind Willie McTell ma non era solo un altro di quei ragazzi bianchi che cantava come un nero. Era questa la sua genialità, e lui è stato il primo nel suo genere. Tutto quel che doveva fare era comparire con la sua chitarra ed un cappello di paglia; e suonava sullo stesso palco con le grandi band, cori di ragazze ed attori comici e cantava con voce e stile tristi, ed è durato molto più a lungo di tutti gli altri. Oggi nemmeno ti ricordi chi altri c'era in cartellone con lui. Non l'ho mai visto. Ho solo sentito i suoi dischi. Non ho mai visto Woody Guthrie quando era al culmine della sua forza. Credo che forse il più grande di tutti quelli che ho visto è stato Cisco Houston. Era ormai ai suoi ultimi giorni ma non lo avresti mai detto - sembrava Clark Gable ed era assolutamente sontuoso... Mi piace sempre pensare che c'è una persona reale che mi parla, soltanto una voce sai, è tutto quel che posso toccare con la mano - Cliff Carlysle... Robert Johnson, per me questa è una profonda realtà, qualcuno che mi dice dove e' stato che io non sono stato e com'era laggiu' - qualcuno la cui vita io posso percepire... Jimmie Rodgers o persino Judy Garland, quella era una grande cantante... oppure Al Jolson... Dio sa se ce ne sono così pochi, ma chissà, forse ce ne sono abbastanza. Ho sempre pensato che un uomo solo, il solitario cantante di ballate con una chitarra, sia in grado di sconfiggere un intero esercito sul palco se sa quel che sta facendo... L'ho visto succedere. E' importante stare lontani dalla trappola del successo. Il trip in stile Andy Warhol-fama-per-un-minuto. I media sono un grande tritacarne, non sono mai soddisfatti e devono essere nutriti, ma c'è potere anche nell'oscurità e nel tenere le cose nascoste. Guarda Napoleone. Ha conquistato l'Europa e nessuno sapeva nemmeno com'era fatto... Le persone diventano troppo famose troppo in fretta al giorno d'oggi e questo li distrugge. Alcuni l'hanno capito - Leonard Cohen, Paul Brady, Lou Reed, eroi segreti - John Prine, David Allen Coe, Tom Waits. Ascolto molto di più cose del genere che tutto quel che si sente oggi e che è di moda, loro non pretendono di fare i guru con l'intero pianeta (1), loro non costruiscono barriere... Gordon Lightfoot, ogni volta che sento una sua canzone vorrei che non finisse più. La cultura popolare, che roba è? IBM, Calvin Klein, General Motors, Mickey Mouse, e tutta quella roba, conformismo alla moda, conformismo alle idee, conformismo alle opinioni degli altri, conformismo nello specchio, un sacco di cantanti che non sono capaci nemmeno di esibirsi sul palco, usano nastri e cose del genere... Van Gogh non ha mai venduto che pochi dipinti mentre era in vita, incredibile, per quel che ne sapeva lui era un fallito. Non penso nemmeno per un minuto però che egli stia avendo l'ultima risata perchè non è di questo che penso si tratti. Gli artisti dovrebbero ricordarselo - C'è una tremenda ipocrisia in questa cosa".
Dai demo alle canzoni, ai grandi successi ed agli inediti, questa è una collezione di musica che tutti dovrebbero trovare il

tempo di ascoltare. E quando le ultime note di Forever young sfumano, considerate quanto segue: l'influenza di Dylan continua ad essere ascoltata tutto intorno a noi, sia nei suoi lavori che in quelli di artisti come Springsteen, The Clash, The Pretenders, U2, The Blasters, Tom Petty and the Heartbreakers, e molti altri ancora. Pubblicazioni curate da fans come Telegraph oppure Wanted Man riportano le set list di venti anni fa così come quelle del Dylan di oggi. Per molti la vita di Dylan è già sconfinata nel mito. Per Dylan è invece solo una vita giunta a metà. Basta ascoltare il fuoco che c'è nella sua appassionata performance vocale del singolo di USA for Africa, We are the world.

Un eroe per molti, Bob Dylan ha una sua propria definizione per questa parola: "Penso che un eroe sia qualcuno che comprende il grado di responsabilità che deriva dalla sua libertà, qualcuno che non ha paura di saltare di fronte ad un treno per salvare la vita di qualcuno che ama; attirare l'attenzione della folla con la mia chitarra, questa è la cosa più eroica che io possa fare. Suonare una canzone per calmare il re (2), beh, non e' una cosa che tutti possano fare.... Ci sono certe cose che un Re vuole sentire. E se non gli piacciono, allora ti può mandare sulla forca. A volte ti senti come un pugile che scende da un autobus nel mezzo del nulla, niente applausi, niente ammirazione, tira un po' di pugni per dieci rounds o qualcosa del genere, fa divertire sempre qualcun altro, vomita fuori il dolore nella stanza di dietro, prende il suo compenso e risale sull'autobus diretto verso un altro nulla. A volte è un po' come essere un trovatore del Medio Evo, che canta in cambio di una cena e che se ne va in giro per il paese e che canta per una ragazza alla finestra, sai, quella con i lunghi capelli fluenti, quella che se li pettina alla luce della candela, che forse ti invita su da lei. Magari ti dice: "Cantami un'altra canzone, tesoro, cantami quella canzone che parla del gatto e del violino, del brigante e del lungo viaggio per mare", o forse non te lo dice. Devi essere in grado di sentire il tuo sogno prima che chiunque altro ne sia consapevole. "Non piaccio ai tuoi genitori, dicono che sono troppo povero" (3)... Bisogna imparare a mordere la pallottola (4) come Tom Mix, incassare i pugni, come dice la canzone. O come Charles Aznavour, "Devi imparare a lasciare la tavola quando l'amore non viene più servito", ma è una cosa difficile da fare. Devi esser forte e devi rimanere collegato a quello che ha dato inizio a tutto, l'ispirazione dietro l'ispirazione, a chi eri tu quando alla gente non importava di camminarti addosso, è facile a dirsi ma l'aria diventa rarefatta su in cima, cominci a diventare sventato, gli ambienti che frequenti cominciano a cambiare, entrano nuove persone nella tua vita...".
Bob Dylan si alza in piedi e cammina fino ad una finestra vicina. Guarda di fuori verso un piccolo cortile. Un gatto miagola da una terrazza sporgente. Dylan è inquieto e pronto ad andar via. Gli chiedo come valuta il suo impatto sulla cultura moderna. Scrolla le spalle.
"In un quadro d'insieme di una certa ampiezza, su di un palcosenico vasto, non sono troppo sicuro di prenderti sul serio o di prendere sul serio quello che pensano gli altri, sai, potrebbe essere l'inizio della fine. Voglio dire che è una debolezza. So di aver fatto qualcosa di importante ma in quale contesto non lo so, e nemmeno per chi. E' dura rapportarsi ai fans. Voglio dire che mi relaziono alla gente in quanto persone e non in quanto fans. Non sono sicuro di sapere cosa significhi questa parola e non dimenticarti che John Lennon è stato ucciso da un cosiddetto fan - lo so che questa cosa da' una cattiva reputazione a tutti loro e allora? Io non penso a me stesso come al fan di qualcuno, sono piuttosto un ammiratore, perciò perchè dovrei pensare a qualcuno come ad un mio fan? Se piaci loro, allora bene, e se non gli piaci è un affare loro - nessuno deve qualcosa a qualcuno. E ad ogni modo i fans sono consumatori, comprano prodotti e la ditta cerca di compiacere i consumatori. Quel tipo di cosa può dominare la tua vita. Se il fan non apprezza più il tuo lavoro allora diventa il fan di qualcun altro, come in quella canzone di Paul Simon, Got to keep the customer satisfied - io non voglio vivere e morire dietro a tutto questo - Non vendo cereali per il breakfast, o lamette da barba o cose del genere. Continuo a sentire gente che dice "Dylan dovrebbe fare questo e quest'altro, dovrebbe fare un album come quelli che faceva negli anni sessanta". Come diavolo fanno a dirlo? Potrei fare Blonde on blonde domani e probabilmente la gente direbbe che è datato... ecco come sono le persone. Finchè ci son stati gli anni sessanta la cosa non era affatto quella gran cosa. Il tempo va avanti. Voglio dire che se io avessi la possibilità, piuttosto avrei preferito vivere ai tempi di Re David, quando era il re di Israele, mi sarebbe piaciuto un sacco viaggiare con lui o nascondermi con lui nelle caverne quando era un fuorilegge ricercato. Mi chiedo cosa avrebbe detto e riguardo a chi - o forse ai tempi di Gesù e di Maria Maddalena - sarebbe stato davvero interessante, avrebbe davvero messo a dura prova i tuoi nervi... o forse anche più tardi, al tempo degli Apostoli, quando hanno sconvolto il mondo...

Cosa è successo negli anni sessanta? Intercettazioni telefoniche? Cosa c'è di così rivoluzionario? Sai, c'era un tempo in cui gli uomini credevano che la Terra fosse piatta e che le donne non avessero l'anima... Certo, puoi dire quanto fossero ridicoli e sottolineare quanto abbian potuto essere stupidi ma nondimeno la gente pensava che quella fosse la verità, proprio come un sacco di cose che oggi riteniamo vere e che un giorno saranno provate esser false. In realtà io sono stupito di essere durato così a lungo, non avevo mai pensato che potesse succedere. Cerco di imparare sia dai saggi che dagli imprudenti, non presto attenzione ad alcuno, faccio quello che voglio fare. Non posso dire di non aver mai commesso sciocchezze. Non è un segreto. Mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto. La gente disseziona le mie canzoni come fossero conigli ma nessuno centra l'aspetto essenziale. Voglio dire, hai mai visto "Something's happening here but you don't know what it is do you, Mr. Jones" suonata durante la guerra in Libano? A volte penso di aver fatto questo mestiere per troppo tempo. Posso capire perchè Rimbaud abbia smesso di scrivere poesie a 19 anni... Come cambierei la mia vita? Beh, qualche volta penso che me la cavo con il 50 per cento di quello che ho, certe volte anche con meno. Questo mi piacerebbe cambiarlo, almeno credo... Non mi viene in mente altro...".
- Cameron Crowe

note di Alessandro Carrera
NOTE:

(1) "Witchdoctoring up" è una espressione che equivale a "fare lo stregone", o anche "fare il guru". Quindi "non pretendono di fare i guru con l'intero pianeta".

(2) "To play a song to calm the king". E' un riferimento all'episodio di Davide e di Saul dalla Bibbia, David che canta e suona i salmi per calmare Saul.

(3) "Non piaccio ai tuoi genitori, dicono che sono troppo povero". L'allusione al fatto di essere troppo povero per i genitori di lei e' un cliche' delle canzoni popolari. E' interessante il fatto che l'espressione ritorna nei primi versi di "Tangled Up in Blue". Come dicono i genitori della donna in quella canzone, "papa's bankbook wasn't big enough", riferendosi al conto in banca del marito della loro figlia ("Il conto in banca di papà non era abbastanza grosso).

(4) "Bite the bullet" , cioe' mordere la pallottola, e' un'espressione western che sta per "ingoiare il rospo", prendere le cose a muso duro e saper reagire.

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LINER NOTES FROM BIOGRAPH (1985)

by cameron Crowe

The first glimpses of Bob Dylan come from friends and classmates in his hometown of Hibbing,
Minnesota. Most of them had a frame of reference that didn’t stretch much farther than the
small, gray mid-western mining town where they lived. Young Dylan, born Robert Zimmerman
on May 24 , 1941 looked mighty different around Hibbing. The explosive film Blackboard
Jungle had touched his life and so had the late-night rhythm and blues stations from Chicago.
When most of the other kids in Hibbing were still riding bicycles, Dylan was thinking about
leather jackets and motorcycles. He hounded the local record store for the newest singles from
Hank Williams, Hank Snow, Jimmy Reed, Chuck Berry, Howlin’ Wolf. John Lee Hooker and
others. Soon Dylan had formed his own bands, The Golden Chords, The Shadow Blasters,
Elston Gunn & The Rock Boppers. When he took the stage for a high school talent show, fellow
students were shocked at the slight kid who opened his mouth and came out wailing with a
fully-realized Little Richard howl. He would not be long for Hibbing, Minnesota.

“My family settled in Hibbing I think in about ‘46 or ‘47. My father had polio when I was very
young. There was a big epidemic. He lost his job in Duluth and we moved to the Iron Range
and moved in with my grandmother Florence and my grandfather who was still alive at the
time. We slept in the living room of my grandma’s house for about a year or two, I slept on a
roll-a-way bed, that’s all I remember. Two of my uncles, my father’s brothers, had gone to
electrical school and by this time had gotten electrician licenses. They had moved from
Duluth to up here where they operated out of a store called Micka Electric, wiring homes and
things… my father never walked right again and suffered much pain his whole life. I never
understood this until much later but it must have been hard for him because before that he’d
been a very active and physical type guy. Anyway, the brothers took him in as a partner, my
uncle Paul and my uncle Maurice, and this is where he worked for the rest of his life. Later,
they bought the store and started selling lamps, clocks, radios anything electrical and then
much later TV’s and furniture. They still did wiring though and that was their main thing. I
worked on the truck sometimes but it was never meant for me. This was not a rich or poor
town, everybody had pretty much the same thing and the very wealthy people didn’t live
there, they were the ones that owned the mines and they lived thousands of miles away:”

“I always wanted to be a guitar player and a singer.” Bob Dylan said recently on a break from
sessions for a new album. “Since I was ten, eleven or twelve, it was all that interested me.
That was the only thing that I did that meant anything really. Henrietta was the first rock n’
roll record I heard. Before that I’d listen to Hank Williams a lot. Before that, Johnny Ray. He
was the first singer whose voice and style, I guess, I totally fell in love with. There was just
something about the way he sang When Your Sweetheart Sends A Letter… that just knocked
me out. I loved his style, wanted to dress like him too, that was real early though. I ran into
him in the elevator in Sydney, Australia late in ‘78 and told him how he impressed me so
when I was growing up… I still have a few of his records.”

After high school graduation in 1959, Dylan traveled first to the Minneapolis/St. Paul area. He
enrolled in classes at the University of Minnesota but ended spending more time in the nearby
Bohemian district known as Dinkytown, where he played in a coffee house, The Ten O’Clock
Scholar. Dylan was taken in by the artistic community and it was there that he first became
acquainted in the rural folk-music of artists like Big Bill Broonzy, Leadbelly, Roscoe Holcomb,
and the great Woody Guthrie. “By that time, I was singing stuff like Ruby Lee by the Sunny
Mountain Boys, and Jack O’Diamonds by Odetta and somehow because of my earlier rock n’
roll background was unconsciously crossing the two styles. This made me different from your
regular folk singers, who were either folk song purists or concert-hall singers, who just
happened to be singing folk songs. I’d played by myself with just a guitar and harmonica or as
part of a duo with Spider John Koerner, who played mostly ballads and Josh White type blues.
He knew more songs than I did. Whoa Boys Can’t Ya Line ‘M, John Hardy, Golden Vanity, I
learned all those from him. We sounded great, not unlike the Delmore Brothers. I could
always hear my voice sounding better as a harmony singer. In New York, I worked off and on
with Mark Spoelstra and later with Jim Kweskin. Jim and I sounded pretty similar to Cisco and
Woody.”

“Minneapolis was the first big city I lived in if you want to call it that,” remembered Dylan. “I
came out of the wilderness and just naturally fell in with the beat scene, the Bohemian, BeBop
crowd, it was all pretty much connected… St. Louis, Kansas City, you usually went from town
to town and found the same setup in all these places, people comin’ and goin’, nobody with
any place special to live. You always ran into people you knew from the last place. I had
already decided that society, as it was, was pretty phony and I didn’t want to be part of that…
also, there was a lot of unrest in the country. You could feel it, a lot of frustration, sort of like
a calm before a hurricane, things were shaking up. Where I was at, people just passed
through, really, carrying horns, guitars, suitcases, whatever, just like the stories you hear, free
love, wine, poetry, nobody had any money anyway. There were a lot of poets and painters,
drifters, scholarly types, experts at one thing or another who had dropped out of the regular
nine-to-five life, there were a lot of house parties most of the time. They were usually in lofts
or warehouses or something or sometimes in the park, in the alley wherever there was space.
It was always crowded, no place to stand or breathe. There were always a lot of poems
recited – ‘Into the room people come and go talking of Michelangelo, measuring their lives in
coffee spoons’… ‘What I’d like to know is what do you think of your blue-eyed boy now, Mr.
Death. T.S. Eliot, e.e. cummings. It was sort of like that and it kind of woke me up… Suzie
Rotolo, a girlfriend of mine in New York, later turned me on to all the French poets but for
then it was Jack Kerouac, Ginsberg, Corso and Ferlinghetti – Gasoline, Coney Island of the
Mind… oh man, it was wild – I saw the best minds of my generation destroyed by madness
that said more to me than any of the stuff I’d been raised on. On The Road, Dean Moriarty,
this made perfect sense to me… anyway the whole scene was an unforgettable one, guys and
girls some of whom reminded me of saints, some people had odd jobs – bus boy, bartender,
exterminator, stuff like that but I don’t think working was on most people’s minds – just to
make enough to eat, you know. Most of everybody, anyway, you had the feeling that they’d
just been kicked out of something. It was outside, there was no formula, never was ‘main
stream’ or ‘the thing to do’ in any sense. America was still very ‘straight’, ‘post-war’ and sort
of into a gray-flannel suit thing, McCarthy, commies, puritanical, very claustrophobic and
what ever was happening of any real value was happening away from that and sort of hidden
from view and it would be years before the media would be able to recognise it, and choke-
hold it and reduce it to silliness. Anyway, I got in at the tail-end of that and it was magic…
everyday was like Sunday, it’s like it was waiting for me, it had just as big an impact on me as
Elvis Presley, Pound, Camus, T. S. Eliot, e. e. cummings, mostly expatriate Americans who
were off in Paris and Tangiers. Burroughs, Nova Express, John Rechy, Gary Snyder,
Ferlinghetti, Pictures From The Gone World, the newer poets and folk music, jazz, Monk,
Coltrane, Sonny and Brownie, Big Bill Broonzy, Charlie Christian… it all left the rest of
everything in the dust… I there knew I had to get to New York though, I’d been dreaming
about that for a long time.”

Dylan mapped out his strategy. Then performing as a solo guitarist and singer, he was playing
at a St. Paul local coffee house and pizza parlor called The Purple Onion. The Purple Onion
was located next to the main highway heading out of town. It was owned by Bill Danialson,
who took a liking to Dylan and occasionally allowed him to sleep in the back room. It was a
particularly heavy winter in the Midwest and Dylan’s plan was to play at the club until the
snow subsided enough for him to hitch-hike East. It never happened.

Recalled Dylan, “I just got up one morning and left. I’d spent so much time thinking about it I
couldn’t think anymore. Snow or no snow, it was time for me to go. I made a lot of friends
and I guess some enemies too, but I had to overlook it all. I’d learned as much as I could and
used up all of my options. It all got real old real fast. When I arrived in Minneapolis it had
seemed like a big city or a big town. When I left it was like some rural outpost that you see
once from a passing train. I stood on the highway during a blizzard snowstorm believing in
the mercy of the world and headed East, didn’t have nothing but my guitar and suitcase. That
was my whole world. The first ride I got, you know, was from some old guy in a jalopy, sort of
a Bela Lugosi type, who carried me into Wisconsin. Of all the rides I’ve ever gotten it’s the
only one that stands out in my mind. People hitch-hiked a lot back then, they rode the bus or
they stuck out their thumb and hitchhiked. It was real natural. I wouldn’t do that today.
People aren’t as friendly and there’s too many drugs on the road.”

It would be several months before Dylan actually arrived in New York. He stopped first in
Madison, Wisconsin and fell in with the folk and blues community there. Then he moved on to
Chicago, where he had some phone numbers to try and ended up staying there for a couple of
months. Eventually Dylan got a ride to New York with a couple college kids. “They needed
two people to help drive to New York and that’s how I left. Me and a guy named Fred
Underhill went with them. Fred was from Williamstown or somewhere and he knew New York.”
Dylan and Underhill were dropped off on the New York side of the George Washington Bridge
and immediately took a subway to Greenwich Village. It was the worst New York Winter in 60
years and the snow was knee-deep. “Where I came from there was always plenty of snow so I
was used to that,” said Dylan, “but going to New York was like going to the moon. You just
didn’t get on a plane and go there, you know. New York! Ed Sullivan, the New York Yankees,
Broadway, Harlem… you might as well have been talking about China. It was some place
which not too many people had ever gone, and anybody who did go never came back.”

The frail-looking Dylan was a voracious learner. Once in New York, he was at the center of all
the action. It was chance to actually see and sometimes meet the artists he’d come to admire,
including Woody Guthrie. Dylan listened to everybody and took it all in. “I was lucky to meet
Lonnie Johnson at the same club I was working and I must say he greatly influenced me. You
can hear it in that first record, I mean Corrina, Corrina… that’s pretty much Lonnie Johnson. I
used to watch him every chance I got and sometimes he’d let me play with him. I think he and
Tampa Red and of course Scrapper Blackwell, that’s my favorite style of guitar playing… the
harmonica part, well I’d always liked Wayne Raney and Jimmy Reed, Sonny Terry… ‘Lil Junior
Parker, ‘told you baby, bam bam bam bam, once upon a time, bam bam bam bam, if I’d be
yours, bam bam bam bam (foottap) li’l girl you’d be mine… but that’s all right… I know you
love some other man’… but I couldn’t get it in the rack like that or adjust the equipment to an
amplified slow pace so I took to blowing out… actually Woody had done it… I had to do it
that way to be heard on the street, you, now, above the noise… like an accordion… Victoria
Spivey, too, oh man, I loved her… I learned so much from her I could never put into words,”
Dylan soon developed a style that would synthesise many different folk influences. At the time
it was a bold move. Even the stodgiest standards sounded different Dylan’s way. Some purists
didn’t appreciate the irreverence. “I could sing How High The Moon or If I Gave My Heart To
You and it would come out like Mule-Skinner Blues.”

“There was just a clique, you know,” said Dylan, “Folk music was a strict and rigid
establishment. If you sang Southern Mountain Blues, you didn’t sing Southern Mountain
Ballads and you didn’t sing City Blues. If you sang Texas Cowboy songs, you didn’t play
English ballads. It was really pathetic. You just didn’t If you sang folk songs from the thirties,
you didn’t do bluegrass tunes or Appalachian Ballads. It was very strict. Everybody had their
particular thing that they did. I didn’t much ever pay attention to that. If I liked a song, I
would just learn it and sing it the only way I could play it. Part of it was a technical problem
which I never had the time nor the inclination for, if you want to call it a problem. But it
didn’t go down well with the tight-thinking people. You know, I’d hear things like ‘I was in
the Lincoln Brigade’ and ‘the kid is really bastardising up that song’. The other singers never
seemed to mind, although. In fact, quite a few of them began to copy my attitude in guitar
phrasing and such.”

Performing first at Village clubs like the Gas Light, The Commons, Café Rienzi and later Gerde’s
Folk City, Dylan had a quirky stage presence, equal parts humor and intensity. He also took
several jobs as a guitarist or harmonica player. One session was a record date with noted folk
artist Carolyn Hester. Rehearsing for the Hester session at the house of a friend, Dylan first met
the distinguished Columbia Records producer and talent-scout John Hammond (Aretha
Franklin, Bessie Smith, Billie Holiday and later Bruce Springsteen). Hammond kept young Dylan in mind.

Dylan was soon to receive one of the most important reviews of his life, possibly the last one
that meant as much. Noted New York Times folk critic Robert Shelton had raved about Dylan’s
shows at Gerde’s Folk City, in an unprecedented review, for Dylan was merely the opening act
and not the main headliner (“… there is no doubt he is bursting at the seams with talent”)
Nineteen year old Dylan read and re-read the review, showing it to friends and re-reading it
again. By the next morning, Dylan was fresh and ready for his Hester session. The crinkled
review was still in his hand. It was only the second time he’s worked in a major studio, the first
being a short stint on harmonica for a Harry Belafonte record earlier that summer. Hammond
signed Dylan that afternoon.

“I couldn’t believe it”, said Dylan. “I left there and I remember walking out of the studio. I
was like on a cloud. It was up on 7th Avenue and when I left I was happening to be walking by
a record store. It was one of the most thrilling moments in my life. I couldn’t believe that I
was staring at all the records in the window, Frankie Lane, Frank Sinatra, Patty Page, Mitch
Miller, Tony Bennet and so on and so on. I, myself, would be among them in the window. I
guess I was pretty naive, you know. It was even before I made a record, just knowing that I
was going to make one and it was going to be in that window. I wanted to go in there dressed
in the rags like I was and tell the owner, ‘you don’t know me now, but you will’. It never
occurred to me that it could have been otherwise. I didn’t know that just because you make a
record it has to be displayed in a window next to Frank Sinatra, let alone they have to carry it
in the store. John Hammond recorded me soon after that.”

Dylan’s first album was recorded in a matter of hours. The session was over when they ran out
of tape and Hammond estimated the entire cost at $402. These were, indeed, the good old
days. All of the material was recorded and it’s important to note that Dylan would maintain that
spirit of studio spontaneity for the next twenty years. Most of the music included in this
collection was recorded in two or three takes.

“You didn’t get a lot of studio time then,” he said, “Six months to make a record… It wasn’t
even conceivable. My early records, all the way up to the late seventies, were done in periods
of hours. Days, maybe. Since the late sixties, maybe since Sgt Pepper on, everybody started to
spend more of their time in the studio, actually making songs up and building them in the
studio. I’ve done a little bit of that but I’d rather have some kind of song before I get there. It
just seems to work out better that way.”

Much was made in subsequent years of the fact that Dylan had only one of his compositions
(Song To Woody) on that album, “I just took in what I had,” he explained, “I tried a bunch of
stuff and John Hammond would say, ‘Well, let’s use this one’ and I’d sing that one and he’d
say. ‘Let’s use that one’. I must have played a whole lot of songs. He kept what he kept, you
know. He didn’t ask me what I wrote and what I didn’t write. I was only doing a few of my
own songs back then, anyway. You didn’t really do too many of your own songs back then.
And if you did… you’d just try to sneak them in. The first bunch of songs I wrote, I never
would say I wrote them. It was just something you didn’t do.”

The first album was released just before Dylan’s 21 birthday, and it sold an unremarkable
5,000 copies. While the executives fretted over whether their “rising young star” was still a
sound investment, Dylan was taking large steps in finding his songwriting voice. His live show
strengthened and deepened as he added more of his own material. He was able to take an
audience from laughter to thoughtful silence in a handful of sharply chosen words. Dylan’s
second album featured Dylan compositions and it was a success.
Along with the applause, remained the traditionalist doubters, as always. Blowin’ In The Wind,
first published in Broadside Magazine in 1962, did much to silence the opposition. It was an
indisputably strong song, simple and timeless from the first listening. It would become the
fastest selling single in Warner Brothers history in the hands of Peter, Paul and Mary, and the
first to bring a new social awareness to the pop charts. To this day it’s Dylan’s most covered
composition, from Bobby Darin’ to Marlene Dietrich. When folk music found it’s largest
audience it was because of this song.
The songs that followed during this period stung and inspired and often took their stories
directly from newspaper or word of mouth accounts. The Lonesome Death of Hattie Carroll was
the actual story of a Baltimore maid mistakenly murdered by a drunken socialite. The socialite
escaped with a six-month sentence. Dylan wrote of the brutal injustice with a masterful touch,
never did it approach the heavy-handed. It was exactly this delicate quality that made Dylan’s
social commentary so original and his imitators so obvious.

“When I started writing those kinds of songs, there wasn’t anybody doing things like that,”
said Dylan. “Woody Guthrie had done similar things but he hadn’t really done that type of
song. Besides, I had learned from Woody Guthrie and knew and could sing anything he had
done. But now the times had changed and things would be different. He contributed a lot to
my style lyrically and dynamically but my musical background had been different, with rock
n’ roll and rhythm and blues playing a big part earlier on. Actually attitude had more to do
with it than technical ability and that’s what the folk movement lacked. In other words, I
played all the folk songs with a rock ‘n’ roll attitude. This is what made me different and
allowed me to cut through all the mess and be heard. People with no definition of feeling and
that sort of thing, and there were too many of them… I remember when protest song writing
was big, Phil Ochs came to town, Tim Hardin was around, Patrick Sky, Buffy St. Marie, but
there never was any such thing. It was like the term ‘Beatnik’ or ‘Hippie’. These were terms
made up by magazine people who are invisible who like to put a label on something to
cheapen it. Then it can be controlled better by other people who are also invisible. Nobody
ever said, ‘Well, here’s another protest song I’m going to sing.’… Anyway, the guy who was
best at that was Peter LaFarge. He was a champion rodeo cowboy and some time back he’d
also been a boxer. He had a lot of his bones broken. I think he’d also been shot up in Korea.
Anyway, he wrote Ira Hayes, Iron Mountain, Johnny Half-Breed, White Girl and about a
hundred other things. There was one about Custer, ‘the general he don’t ride well anymore’.
We were pretty tight for a while. We had the same girlfriend. Actually, Peter is one of the
great unsung heros of the day. His style was just a little bit too erratic. But it wasn’t his fault,
he was always hurting and having to overcome it. Johnny Cash recorded a bunch of his songs.
When I think of a guitar poet or protest singer, I always think of Peter, but he was a love song
writer too.”

His work made a subtle, if pointed shift with Another Side of Bob Dylan. “Tom Wilson, the
producer, titled it that,” noted Dylan. “I begged and pleaded with him not to do it. You know,
I thought it was overstating the obvious. I knew I was going to have to take a lot of heat for a
title like that and it was my feeling that it wasn’t a good idea coming after The Times They Are
A- Changin’, it just wasn’t right. It seemed like a negation of the past which in no way was
true. I know that Tom didn’t mean it that way, but that’s what I figured that people would
take it to mean, but Tom meant well and he had control, so he had it his way. I guess in the
long run, he might have been right to do what he did. It doesn’t matter now.”

Wilson recalled at the time, “I didn’t even particularly like folk music. I’d been recording Sun
Ra and Coltrane and I thought folk music was for the dumb guys. This guy played like the
dumb guys but then these words came out. I was flabbergasted. I said to Albert Grossman, who
was there in the studio, I said, ‘if you put some background to this, you might have a white Ray
Charles with a message.’ But it wasn’t until a year later that everyone agreed that we should put
a band behind him. I had to find a band. But it was a very gradual process.” Wilson takes the
credit for Dylan going electric. “It came from me.”

The album, recorded in two nights, proved that Dylan was never simply a revolutionary or even
a political singer in the conventional sense. These were songs about the politics of love.
Throughout all the styles, periods and influences of his work, one of Dylan’s only constants has
been the love song. At composing them there are few as talented. He’s approached the subject
from all sides, from It Ain’t Me, Babe and To Ramona to Lay Lady Lay and Sweetheart Like You.

So strong was Dylan’s impact on the folk stages of America in the early sixties that when he
chose to move back to his original high school roots in rock and roll, even to dress differently,
there was an almost immediate uproar. For some time press conferences, articles and interviews
were filled with pointed questions like, “Does it take a lot of trouble to get your hair like that?”
“How do you feel about selling out?” and “How many folk singers are there now?” (Dylan’s
chain-smoking replies were, “No, you just have to sleep on it for about twenty years”, “I don’t
feel guilt”, and “136” respectively). Asked about his music, he said, “It’s mathematical… I use
words like most people use numbers. That’s about the best I can do.”

The songs were, as he once said, about objection, obsession or rejection. They had also begun
to cry out for instrumentation. While touring England, Dylan had met and heard the new wave
of English pop bands, from The Beatles to The Animals, The Pretty Things, Manfred Mann, The
Stones, The Who. By January, Dylan was recording his breakthrough Bringing It All Back Home
album. Half the album would feature a hard-edged rock and blues backing, the other half form-
bending solo acoustic music. The Byrds own electrified hit version of Mr. Tambourine Man,
taken from a Dylan demo tape, had become a single. Dylan was reaching a level of popularity
beyond even his own expectations. But there were still many folk purists in Dylan’s audience
and all signs were pointing to a showdown.

It would come in the Summer of 1965, at the Newport Folk Festival. Never one for
complacency, Dylan had shown up at the folk music capital of the world in a black leather
jacket, plugged in his Fender electric and began the prestigious Sunday night showcase
performance (the bill included Pete Seeger, and Peter, Paul and Mary) with an earsplitting
Maggie’s Farm. Dylan, fresh from having recorded Like A Rolling Stone, blasted through the set
with a vengeance. The reaction, by most accounts, was somewhat less than generous. The
purists booed.

“I didn’t really know what was going to happen,” Dylan shrugged at a San Francisco press
conference in December ‘65. “They certainly booed, I’ll tell you that. You could hear it all
over the place. I don’t know who they were… they’ve done it just about all over… I mean,
they must be pretty rich to go some place and boo. I mean, I couldn’t afford it if I was in their shoes.”

Typically, the controversy fuelled one of Dylan’s most famous periods. At this point he was
writing whole batches of songs in long, all-night sessions – in coffee houses, homes of friends,
on napkins and tablecloths. Dylan was firing on all cylinders. The prolific artist was even
coming in with songs he’d written on the way to the studio. Within minutes they became
records with only one criteria – feel. A story from Al Kooper’s fine book Backstage Passes helps
recall the atmosphere. Then-guitarist Kooper, an early Dylan fan, had wandered into the empty
studio where a session was due to begin. He asked producer Tom Wilson for a spot in the band
and Wilson advised Kooper to be there, guitar in hand, when Dylan arrived. Dylan soon
appeared with guitarist Michael Bloomfield in tow and Kooper was casually switched to organ.
Kooper did not play organ, but the musician kept quiet and improvised when Dylan counted
off his newest song, Like A Rolling Stone. After the take, Wilson objected to the organ playing.
Dylan asked that it be turned up. The next take, released five days later, bumped off The
Beatles Help to become Dylan’s first number-one single. At almost six minutes, it was then the
longest hit in history.

Country artist Johnny Tillotson stopped Dylan in the street to tell him Like A Rolling Stone had
gone to number one. Dylan was amazed. It was less than five years from the day he’d stared in
the window of the record store on 7th Avenue and the weight of that fact didn’t escape him.
Perhaps only Elvis Presley before him had been able to stir up public emotions and at the same
time redefine popular music. Before Dylan, Chuck Berry had been one of the only popular
artists to sing his own songs. After Dylan, singer-songwriters were no longer akin to
ambidexterity – interesting, but not necessary. “I didn’t know it at the time but all the radio
songs were written in Tin-Pan-Alley, the Brill Building,” Dylan recalled. “They had stables of
songwriters up there that provided songs for artists. I heard of it but not paid much attention.
They were good song writers but the world they knew and the world I knew were totally
different. Most of all the songs, though, being recorded came from there, I guess because
most singers didn’t write there own. They didn’t even think about it Anyway, Tin-Pan-Alley is
gone. I put an end to it. People can record their own songs now. They’re almost expected to
do it. The funny thing about it though is that I didn’t start out as a songwriter, I just drifted
into it. Those other people had it down to a science.”

Dylan’s concerts in the mid sixties grew to be strange and mysterious affairs. With Mike
Bloomfield off touring as part of the Paul Butterfield Blues Band. Dylan had settled on a new
band featuring drummer Levon Helm and a stunning new blues-and-rock guitarist, Jamie
(Robbie) Robertson. (Called Levon and The Hawks, the group would years later rename
themselves and go on to their own success as The Band). Dylan himself was exploring the
inner-limits of his songwriting ability and the outer limits of his stage presence. The result was
an amazing series of performances in 1965 and 1966.
Dylan onstage and the tumultuous ‘66 tour of the British Isles are well documented in this
collection. Following wrestlers and carnivals into halls where rock had never been before (or
since), every stop was another drama. Another show on the same tour was released in
underground circles as The Royal Albert Hall Concert and it’s still a cherished recording. The
show actually took place in Manchester but an amazing bit of audience-and-artist dialogue
(Audience member: “Judas!” Dylan: “I don’t believe you… you’re a liar.”) was taken from the
Albert Hall concert days later. These concerts with Bob Dylan and The Band are now thought
to be highlights in rock history but they booed at the time.
Remembers Robbie Robertson today, “That tour was a very strange process. You can hear the
violence, and the dynamics of the music. We’d go from town to town, from country to country
and it was like a job. We set up, we played, they booed and threw things at us. Then we went
to the next town, played, they booed, threw things, and we left again. I remember thinking,
‘This is a strange way to make a buck.’”
“I give tremendous credit to Bob in that everybody at the time said, ‘Get rid of these guys
they’re terrible’: They said it behind our backs, and they said it with the group standing right
there. Dylan never did anything about it. He never once came to me and said, ‘Robbie, this is
not working…’ The only reason tapes of those shows exist today is because we wanted to
know, ‘Are we crazy?’ We’d go back to the hotel room, listen to a tape of the show and think,
‘Shit. That’s not bad. Why is everybody so upset?’”

(It’s an interesting footnote to music history that along an early English tour, Dylan would visit
the home of John Lennon and the two would pen a song together. “I don’t remember what it
was, though,” said Dylan. “We played some stuff into a tape recorder but I don’t know what
happened to it. I can remember playing it and the recorder was on. I don’t remember
anything about the song.”)
Lennon would later comment on their relationship. “I’ve grown up enough to communicate
with him… Both of us were always uptight, you know, and of course I wouldn’t know whether
he was uptight because I was so uptight, and then when he wasn’t uptight, I was -all that bit.
But we just sat it out because we just liked being together.”

Back in the States, Dylan had reached household name status. Not only was he an unlikely hit-
singles artist, Bob Dylan was now a culture hero and a conversation piece. He was a genius.
He was a sellout. He was a poet, he wasn’t a poet. He was straight. He had to be on something.
It’s conceivable that the artist himself never scheduled a moment to reflect on all the
commotion. He continued writing and touring, even while recording Blonde on Blonde in
Nashville. It has remained as one of the most artful albums in modern music, and one that
came closest to Dylan’s truest musical intentions. He told Ron Rosenbaum in a ‘78 Playboy
interview, “It’s that thin, that wild mercury sound. It’s metallic and bright gold, with whatever
that conjures up. That’s my sound. I haven’t been able to succeed in getting it all the time.”

Those present for the Blonde on Blonde sessions remember it as an unlikely setting for
greatness. Compared to the circus-quality of the live shows, this was a twilight zone of
complacency. While struggling songwriter and then-janitor Kris Kristofferson cleaned the
ashtrays, Dylan recorded with a band that was made up of traditional Nashville studio
musicians and several New York favorites like Robertson and Kooper. “Blonde on Blonde was
very different from what we were doing out on the road,” said Robertson. “This was a very
controlled atmosphere. I remember the Nashville studio musicians playing a lot of card games.
Dylan would finish a song, we would cut the song and then they’d go back to cards. They
basically did their routine, and it sounded beautiful. Some songs pushed it somewhere else, like
Obviously Five Believers where we had four screaming guitar solos.”

“The sessions happened late at night,” recalled Kooper. “The afternoons were mostly for
songwriting.” Dylan sometimes worked on his hotel piano, other times at a studio typewriter.
Songs like Visions Of Johanna (original title: Seems Like A Freeze-Out) and Sad-Eyed Lady of the
Lowlands would make it to acetate stage and Dylan would often take the discs with him on the
road to play for others. “How does this sound to you?” he would ask. “Have you ever heard
anything like this before?” Usually they hadn’t.
Dylan’s singing – once the quality Woody Guthrie liked best about him – had also gotten more
expressive. Part rocker, part wounded romantic, part cynic and part believer, he had learned to
make records now, and the rush was felt on radios all over the world. Like A Rolling Stone,
Positively 4 Street and I Want You were classic singles as well as songs. John Lennon said in a
Rolling Stone interview in 1970, “You don’t have to hear what Bob Dylan’s saying, you just
have to hear the way he says it.”

More than a few artists, from Bruce Springsteen to David Bowie, have been saddled with the
phrase “the new Bob Dylan” at one time or another in their careers. But for Dylan himself,
there weren’t many examples to look at. As his momentum doubled and redoubled, the still
somewhat frail Dylan charged forward. He amped and pushed himself to the limits of personal
stamina. He worked constantly, rarely ate, rarely stopped. Like James Dean before him, Dylan
left behind a wake of peers who stood in awe of his talent and in fear for his safety and health.
Late in July of 1966, their worst fears nearly came true. While joyriding in Woodstock, the back
wheel locked on Dylans Triumph 500. He was thrown from the seat and drilled into the
pavement, suffering a concussion, a number of facial cuts and several broken vertebrae in his
neck. It could have been much worse. Amid macabre Deanish reports that he was either dead,
paralyzed, cryogenically frozen or retired, Dylan quietly recuperated for several months. It was
much-needed time to regroup but long after the wounds healed, he would still be working to
regain his personal equilibrium.
While Dylan laid low at his then-home in upstate New York, The Band was recording at the
nearby basement tape studio they had dubbed Big Pink. Dylan was writing a wide range of new
songs and the idea was to record them at a leisurely pace, possibly as demos for other artists.
The sessions stretched through several months of the down-time, and over the period Dylan
and The Band recorded a large group of songs that ran from the seminal I Shall Be Released to
the jaunty story-telling of Million Dollar Bash, to a number of songs too bawdy to even record.
There new characters, new rhythms… and when what Robertson called “a tape of a tape of a
tape of a dub of a tape” slipped out, the world soon had it’s first bootleg album. This, of course,
didn’t much please the victims of the theft. Even though the mood of The Basement Tapes, as
they were called, was forbidden and exciting, (Neil Young for years kept a mastertape copy and
played it during the breaks in his own sessions often) the songs stayed on the shelf until 1975.

“The bootleg records,” Dylan commented, “those are outrageous. I mean, they have stuff you
do in a phone booth. Like, nobody’s around. If you’re just sitting and strumming in a motel,
you don’t think anybody’s there, you know… it’s like the phone is tapped… and then it
appears on a bootleg record. With a cover that’s got a picture of you that was taken from
underneath your bed and it’s got a striptease type title and it cost $30. Amazing. Then you
wonder why most artists feel so paranoid.”

It would be a while before Dylan officially re-emerged on record with a quietly thoughtful
Nashville album called John Wesley Harding. In his recuperation period, he had watched his
own influence take rock in an explosive new direction. Rock was more topical and meaningful,
the form had been stretched and now studio techniques were changing too. The Beatles
released Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, The Rolling Stones answered with Satanic
Majesties and now the pop world was waiting on Dylan. Dylan was waiting on Dylan, too. Did
he feel confident about meeting the challenge?
“Not really,” he smiled, “I didn’t know the studio like those guys did. They had obviously
spent a lot of hours in the studio figuring that stuff out and I hadn’t. And not only hadn’t I, but
I didn’t really care to and I’d lost my (studio) contacts at that point. I’d been out of
commission for a while. All I had were those songs that I’d just sort of scribbled down.”
“We recorded that album, and I didn’t know what to make of it. Lots of times people will get
excited and they say, ‘this is great, this is fantastic.’ But usually they’re full of shit. They’re just
trying to tell you something to make you feel good. People have a way of telling you what
they think you want to hear – anytime I don’t know something and I ask somebody, I usually
know less about it after I ask than before. You’ve got to know or you don’t know and I really
didn’t know about that album at all. So I figured the best thing to do would be to put it out as
quickly as possible, call it John Wesley Harding because that was one song that I had no idea
what it was about, why it was even on the album. I figured I’d call the album that, call
attention to it, make it something special… the spelling on that album, I just thought that was
the way he spelled his name. I asked Columbia to release it with no publicity and no hype
because this was the season of hype. And my feeling was that if they put it out with no hype,
there was enough interest in the album anyway, people would go out and get it. And if you
hyped it, there was always that possibility that it would piss people off. They didn’t spend any
money advertising the album and the album just really took off. People have made a lot out of
it, as if it was some sort of ink blot test or something. But it never was intended to be anything
else but just a bunch of songs, really, maybe it was better ‘n I thought.”

Nashville Skyline continued Dylan’s string of albums recorded at the CBS studio in the country
music capital of the world. His voice, sweetened by a brief break from cigarettes, Dylan
produced one of his biggest single hits in April of 1969. Written for the movie Midnight
Cowboy, Lay Lady Lay missed the deadline for inclusion on the soundtrack. The producers used
Fred Neil’s Everybody’s Talkin’ instead. Dylan released Lay Lady Lay himself and it is that love
song that became one of his longest lasting hits. “I don’t know what made me sound that way.
Today I don’t think I could sound that way if I wanted to. Clive Davis really wanted to release
that song as a single. Actually I was slightly embarrassed by it, wasn’t even sure I even liked
the song. He said it was a smash hit… I thought he was crazy. I was really astonished, you
know, when he turned out to be right.”

Dylan’s next release was 1970’s Self Portrait, a double album of standards and several live
tracks from his concert at the Isle of Wight. Criticized as trivial at the time, now revered by
critics looking for an argument, the album seemed to make a simple statement – he enjoyed
singing other people’s material – but it also further signaled that Bob Dylan had no
responsibility toward the vocal few who still demanded to know why he stopped writing
“protest songs.” One man, A. J. Weberman, had even become famous for going through
Dylan’s garbage for “clues”.
“Self Portrait,” Dylan explained recently, “was a bunch of tracks that we’d done all the time
I’d gone to Nashville. We did that stuff to get a (studio) sound. To open up we’d do two or
three songs, just to get things right and then we’d go on and do what we were going to do.
And then there was a lot of other stuff that was just on the shelf. But I was being bootlegged
at the time and a lot of stuff that was worse was appearing on bootleg records. So I just
figured I’d put all this stuff together and put it out, my own bootleg record, so to speak. You
know, if it actually had been a bootleg record, people probably would have sneaked around
to buy it and played it for each other secretly. Also I wasn’t going to be anybody’s puppet and
I figured this record would put an end to that… I was just so fed up with all that who people
thought I was nonsense.”

It would be his last work of the sixties, a decade that Dylan had largely spent in a spin-cycle of
touring and recording. He had become a part of everybody else’s sixties experience but did he
feel like he’d had one of his own?
“I never looked at it that way,” answered Dylan. “I didn’t even consider it being the sixties.
People who were in it, it never occurred to anybody that we were living in the sixties. It was
too much like a pressure cooker. There wasn’t any time to sit around and think about it. Not
like what we’re living now is the eighties where everybody says, ‘These are the eighties and
ain’t it great.’ In the sixties they didn’t say that. Nobody wanted to say that. There were a lot
of people who jumped on the bandwagon who didn’t know it existed before. As far as I know,
they’re the only ones who made a big deal about it. People like to think of themselves as being
important when they write about things that are important. But for people who were active, it
didn’t matter. It could have been the twenties. Nobody really figured it out until the late
sixties that something happened. I remember Joe Strummer said that when he first heard my
records, I’d already been there and gone. And in a way that’s kind of true. It was like a flying
saucer landed… that’s what the sixties were like. Everybody heard about it but only a few
really saw it.”

Dylan soon released New Morning, a confident album of originals. It was another critically
heralded return for a man who’d never really left. He’d simply learned to work at his own pace,
a pace that tended not to interfere with the raising of his family.

Dylan spent the next few years in New York, popping up only occasionally with performances
like Concert for Bangladesh or a single like Watching The River Flow or George Jackson. In
1973, Kris Kristofferson talked Dylan into joining him on the Durango, Mexico set of the late
Sam Peckinpah’s Pat Garrett And Billy The Kid. Dylan ended up not only scoring the movie,
but turning in a clever performance as Alias, sidekick to Billy the Kid. Knockin’ On Heaven’s
Door, one of Dylan’s most successful singles was released from the soundtrack album. The film
featured Peckinpah’s trademark violent and unpolished beauty, and the music fit it perfectly.
The project seemed to signal a new period of activity. “I think he’s getting ready for
something,” said co-star Kris Kristofferson at the time. “He sat down at the piano the other
night. He had that look in his eyes…”. Said Dylan, “actually, I was just one of Peckinpah’s
pawns. There wasn’t a part for me and Sam just liked me around. I moved with my family to
Durango for about three months. Rudy Wurlitzer, who was writing this thing, invented a part
for me but there wasn’t any dimension to it and I was very uncomfortable in this non-role.
But then time started to slip away and there I was trapped deep in the heart of Mexico with
some madman, ordering people around like a little king. You had to play the dummy all day. I
used to think to myself, ‘Well now, how would Dustin Hoffman play this?’ That’s why I wore
glasses in that reading part. I saw him do it in Papillon. It was crazy, all these generals making
you jump into hot ants, setting up turkey shoots and whatever, and drinking tequila ‘til they
passed out. Sam was a wonderful guy though. He was an outlaw. A real hombre. Somebody
from the old school. Men like they don’t make anymore. I could see why actors would do
anything for him. At night when it was quiet, I would listen to the bells. It was a strange
feeling, watching how this movie was made and I know it was wide and big and breathless, at
least what was in Sam’s mind, but it didn’t come out that way. Sam himself just didn’t have
final control and that was the problem. I saw it in a movie house one cut away from his and I
could tell that it had been chopped to pieces. Someone other than Sam had taken a knife to
some valuable scenes that were in it. The music seemed to be scattered and used in every
other place but the scenes in which we did it for. Except for Heaven’s Door, I can’t say as
though I recognized anything I’d done for being in the place that I’d done it for. Why did I do
it, I guess I had a fondness for Billy the Kid. In no way can I say I did it for the money.
Anyway, I was too beat to take it personal. I mean, it didn’t hurt but I was sleep walking most
of the time and had no real reason to be there. I’d gotten my family out of New York, that was
the important thing, there was a lot of pressure back there. But even so my wife got fed up
almost immediately. She’d say to me, ‘What the hell are we doing here?’ It was not an easy
question to answer.”

Much in music had changed over the previous few years. Bob Dylan could now look around to
see a world of rock megatours, chartered 747’s, mega-platinum artists, rockers on the cover of
world news magazines and more. Dylan, who first left Minnesota at a time when rock and roll
was still a forbidden entity, was about to venture back at a time when it had become the
biggest business.

In 1974 he reunited with The Band and began recording a batch of new songs in Los Angeles.
First titled Ceremonies of the Horseman and later re-titled Planet Waves, the album (and the
first single, On A Night Like This) set the tone for a high-spirited return. Dylan’s first coast-to-
coast US tour was announced. The seats sold out in hours but the event brought on board a
number of new questions. What would Dylan be like? Could he match the intensity of his early
days in huge arenas? Would he mean as much?
The questions were dispensed with in short order. Dylan appeared at full strength, with an
adrenalin charged voice and powerful backing from The Band. The concerts were cheered like
victory parties. Remembers Robbie Robertson, “We were hoping to do an extremely different
kind of show. But we rehearsed and eventually settled on a show that wasn’t dissimilar from
our last tours (in ‘65-’66). But this time when we played, everybody loved us. I don’t know if
we needed it but it was a kind of a relief.”

All the while, Dylan had some problems with myth-making proportions of the tour. “I think I
was just playing a role on that tour,” he said. “I was playing Bob Dylan and the Band was
playing The Band. It was all sort of mindless. The people that came out to see us came mostly
to see what they missed the first time around. It was just more of a ‘legendary’ kind of thing.
They’ve heard about it, they’d bought the records, whatever, but what they saw didn’t give
any clue to what was. What got it to that level wasn’t what they saw. What they saw you
could compare to early Elvis and later Elvis, really. Because it wasn’t quite the same, when we
needed that acceptance it wasn’t there. By this time it didn’t matter. Time had proven them
all wrong. We were cleaning up but it was an emotionless trip.”

“Rock-and-roll had become a highly extravagant enterprise. T-shirts, concert booklets,
lighting shows, costume changes, glitter and glamour… it was just a big show, a big circus
except there weren’t any elephants, nothing really exceptional just Sound and Lights, Sound
and Lights, and more Sound and Lights. That’s what it had become and that’s what it still is. It
is like those guys who watched the H bomb explode on Bikini Island and then turn to each
other and say, ‘Beautiful, man, just incredibly beautiful.’ That’s what this whole scene had
become. The only thing people talked about was energy this, energy that. The highest
compliments were things like, ‘Wow, lotta energy, man.’ It had become absurd. The bigger
and louder something was, the more energy it was supposed to have. You know, like knock
me out, drive me to the wall, kick my brains in, blow me up, whip me ‘til it hurts, that’s what
people were accepting as heavy energy. Actually it was just big industry moving in on the
music. Like the armaments manufacturers selling weapons to both sides in a war, inventing
bigger and better things to take your head off while behind your back, there’s a few people
laughing and getting rich off your vanity. Have you ever seen a slaughter-house where they
bring in a herd of cattle? They round them all up, put them all in one area, pacify ‘m and
slaughter them… big business, brings in lots of bucks, heavy energy. It always reminds me of
that. The greatest praise we got on that tour was ‘incredible energy, man’, it would make me
want to puke. The scene had changed somewhat when we stepped into that picture. We were
expected to produce a show that lived up to everybody’s expectations. And we did it. It was
utterly profound.”
“What they saw wasn’t really what they would have seen in ‘66 or ‘65. If they had seen that,
that was much more demanding. That was a much more demanding show. People didn’t know
what it was at that point. When people don’t know what something is, they don’t understand
it and they start to get, you know, weird and defensive. Nothing is predictable and you’re
always out on the edge. Anything can happen. I always had those songs though and so I
always figured everything was alright.”
When the tour was over-commemorated by a cover in Newsweek, the same magazine that
once questioned his authorship of Blowin’ In The Wind, Dylan responded in surprising style.
Just as he had cultivated his most public performing style yet, he reversed himself, contacted
several acoustic musicians and told his label he was going to record some “private songs.” He
wanted to do them quickly, in a small way.

He began recording what is often recognised as his finest album of the seventies, Blood On The
Tracks. Reportedly inspired by the breakup of his marriage, the album derived more of it’s style
from Dylan’s renewed interest in painting. The songs cut deep and their sense of perspective
and reality was always changing. This was acoustic soul music and clearly not the work of an
artist intent on staying in arenas touring on the strength of his own myth.
“I’m not concerned with the myth,” Dylan said in a 1977 interview, “because I can’t work
under the myth. The myth can’t write the songs. It’s the blood behind the myth that creates
the art. The myth doesn’t exist for me like it may for other people. I’d rather go on, above the myth.”
After Blood On The Tracks, Dylan stayed in New York. He recorded one of his most successful
albums, Desire, with a new group of musicians led by Scarlet Rivera. Dylan had seen her
playing on a street comer and invited her to join the band. Her violin helped characterize
Hurricane, the unreleased Abandoned Love and many other songs from this period.
Dylan also began popping up, in clubs around Greenwich Village, on some of the same stages
where he started out. More than a few visitors in the Village, accustomed to seeing the early
photos of a long-gone Dylan still pasted in the windows, did a triple take when they actually
saw Dylan back again on stage. Slowly, those club performances grew to include others like
Ramblin’ Jack Elliott, Joan Baez, T-Bone Burnett, Roger McGuinn, Mick Ronson and others.
Those shows built into the Rolling Thunder Revue, a bicentennial tour of small to mid-size halls
that was documented in a TV special, a number of books and later in Dylan’s own film Renaldo
and Clara. In what was now Dylan’s third or fourth wave of popularity, even candidate Jimmy
Carter was campaigning for president with a speech that quoted Bob Dylan.
By the time of Renaldo and Clara’s release, Dylan was already past it. He had relocated to a
converted rehearsal hall in Santa Monica, California and was rehearsing musicians for a band
he could both tour and record with. The resulting eleven piece group was one of his biggest
and most precise. They toured the world in 1978 and also recorded the underrated Street Legal
album. The sound of this period was something close to the dense precision of Blonde on
Blonde, with a measure of gospel-blues added. Street Legal defined Dylan’s work for the next
several years. Said Dylan, “The critics treated this record spitefully… I saw one review that
accused me of going ‘Vegas’ and copying Bruce Springsteen because I was using Steve
Douglas, a saxophone player… the Vegas comparison was, well you know, I don’t think the
guy had ever been to Vegas and the saxophone thing was almost slanderous… I mean I don’t
copy guys that are under fifty years old and though I wasn’t that familiar with Bruce’s work,
his saxophone player couldn’t be spoken of in the same breath as Steve Douglas who’d played
with Duane Eddy and on literally all of Phil Spector’s records… I mean no offense to Clarence
or anything but he’s not in the same category and the guy who reviewed my stuff should have
known it… anyway people need to be encouraged, not stepped on and put in a straight jacket.”

After his world tour, reports would soon circulate that Dylan had become a born-again
Christian. The next album told the bigger story. Dylan was inspired with religious thought but
he’d also struck a smoldering studio groove with celebrated rhythm and blues producers Jerry
Wexler and Barry Beckett. This partnership produced one of the most finely recorded albums of
Dylan’s recording career. Slow Train Coming was both a critically praised and successful work.
Dylan received his first Grammy and the album went platinum. It also won the Dove Award for
Inspirational Album of 1979. The follow-up album Saved, with it’s Biblical inscription on the
outer sleeve, fared less well. Religious themes have had a place in his music from the
beginning, but for a time the media searched these songs for clues to his commitment.
although the messages might have been too much for pop music mentality, the meaning
behind the songs did not fall entirely upon all deaf ears. “Yes mon,” said Bob Marley,… “that is
a good verse too, a revelation, a link-up with a Rasta, as Haile Selassie is the Conquering Lion
of the house of Judah. And me like his song Serve Somebody quite a bit as well… I glad him do
it, too, y’know, because there comes a time when an artist just cannot follow the crowd. If you
are an artist like Bob Dylan, you got to make the crowd follow you. I can tell you that it doesn’t
mean anything to him that people might not like what he is doing. Him still do it. And that is
the most important thing. Him still do it.”

Shot of Love, a somewhat more secular LP recorded in Los Angeles, was produced by Dylan
and Chuck Plotkin (with the help of Bumps Blackwell on Shot of Love).
The range of influence was wider, the music was technically improved from earlier days but the
feel could have been 1966. This was raw Dylan, live in the studio, scrambling to get to the
heart of his new songs. “People didn’t listen to that album in a realistic way. First of all, Shot
of Love was one of the last songs Bumps Blackwell produced and even though he only
produced one song I gotta say that of all the producers I ever used, he was the best, the most
knowledgeable and he had the best instincts… I would have liked him to do the whole thing
but things got screwed up and he wasn’t so called ‘contemporary’… what came out was
something close to what would have come out if he was really there… also Clydie King and I
sound pretty close to what’s all the best of every traditional style so how could anybody
complain about that… and the record had something that, I don’t know, could have been
made in the ‘40’s or maybe the ‘50’s… there was a cross element of songs on it… the critics, I
hate to keep talking about them, wouldn’t allow the people to make up their own minds… all
they talked about was Jesus this and Jesus that, like it was some kind of Methodist record. I
don’t know what was happening, maybe Boy George or something but Shot of Love didn’t fit
into the current formula. It probably never will. Anyway people were always looking for some
excuse to write me off and this was as good as any… I can’t say if being ‘non commercial’ is a
put down or a compliment.” The next album, Infidels, was a critical and artistic success that
also ushered Dylan into the video age with Sweetheart Like You and Jokerman.
“I don’t feel like I know what I’m going to do even next week, or not do.” Dylan said of the
future. “Mostly I just write songs, make records, and do tours, that takes up most of my time,
so I just expect it to go on that way. I started a book awhile back called Ho Chi Minh in
Harlem. I’d probably like to finish that. Maybe write some stories the way Kerouac did, about
some of the people I know and knew, change the names – New developments, new ideas? I
guess I’d like to do a concept album like, you know, Red Headed Stranger or something,
maybe a children’s album, or an album of cover songs but I don’t know if the people would
let me get away with that … A Million Miles From Nowhere, I Who Have Nothing, All My
Tomorrows, I’m In The Mood For Love, More Than You Know, It’s A Sin To Tell A Lie… I
guess someday I’d like to do an album of standards, also, maybe instrumentals, guitar
melodies with percussion, people don’t know I can do that sort of thing. I can get away with a
lot more in a show than I can on record… I mean I’m aware of sythesisers and drum machines
but they don’t affect my stuff to any great degree. There’s a great temptation to see how false
you can be. I can see where pretty soon the human voice will be synthesised, become totally
unreal. You know, like put in Paul Anka and get him sounding like Howlin’ Wolf or vice versa.
I guess it don’t matter but it’s irritating, it’s a cheap substitution for reality, stimulating little
boys and little girls with sex in a bottle, it’s all got the soul of a robot, your mind thinks its
true but your heart knows it’s wrong. Too much chaos on the airways for the senses to take,
assault on the all too fragile imagination as it is… fill up everything, put in every color, clog it
all up… if you wanna make things clear, you’ve got to leave other things out… like that’s why
the old black and white movies look better than color movies, they give your eye and your
imagination something to do, well, that’s one of the reasons, same thing with the old music
and the new music… probably too much progress or something, I don’t know.”
While Dylan had often deflected artistic inquiries in the past, on this day he was almost earnest
in his observations. Bob Dylan’s perspective in the mid eighties is a valuable one, one he
seemed inspired to have gained.
“No, I really don’t have a plan. You know what I mean, if you’ve heard my records and know
what was going on at the time I turned them out. A lot of the styles and lyrical dynamics that I
use I feel I have invented myself or stumbled into accidentally. Either back in the sixties or
even in the late seventies or eighties using certain combinations that have never come up
before, so I work mostly in that area. I can’t stop doing it just because a whole lot of other
people have taken certain elements of it and used it for their own thing. I mean Muddy
Waters didn’t stop playing just because the J. Geils Band started making records. I noticed
that George Jones didn’t roll over just because Merle Haggard appeared. It’s actually quite
complimentary to witness your own influence in someone else’s success. But I don’t know, I
guess it can be taken the other way too… look at what happened to Lefty Frizzell. Link Wray
invented heavy metal music but who knows it? T-Bone Walker is really the essence of city
blues, can wipe B. B. Jones off the map but who can tell you that? Isn’t Bessie Smith rock n’
roll? People forget. You have to know there’s always someone else that’s gonna come along
after you. There’s always going to be a faster, bigger and younger gun, right? Pop music on
the radio? I don’t know. I listen mostly to Preacher stations and the country music stations
and maybe the oldies stations… that’s about it. At the moment I like Judy Rodman, I’ve Been
Had By Love Before, more than anything happening on the pop stations. I don’t think of
myself really as a pop singer anyway, so what do I know.”
For a man often credited with helping to define rock, Dylan was careful to point out that he
was never owned by it.

“The thing about rock n’ roll is that for me anyway it wasn’t enough, Tutti Frutti and Blue
Suede Shoes were great catch phrases and driving pulse rhythms and you could get high on
the energy but they weren’t serious or didn’t reflect life in a realistic way. I knew that when I
got into folk music, it was more of a serious type of thing. The songs are filled with more
despair, more sadness, more triumph, more faith in the supernatural, much deeper feelings…
My Bonnie Love Is Lang A Growing, Go Down Ye Bloody Red Roses even Jesse James or
Down By The Willow Garden, definitely not x stuff. There is more real life in one line
than there was in all the rock n’ roll themes. I needed that. Life is full of complexities and rock
n’ roll didn’t reflect that. It was just put on a happy face and ride sally ride, there was nothing
even resembling Sixteen Snow White Horses or See That My Grave Is Kept Clean in even the
vaguest way. If I did anything, I brought one to the other. There was nothing serious
happening in music when I started, not even the Beatles. They were singing Love Me Do and
Marvin Gaye… he didn’t do What’s Going On until the ‘70s.”

What did he think of the new music?
“Nothing is new. Everybody just gets their chance – most of it just sounds recycled and
shuffled around, watered down. Even rap records. I love that stuff but it’s not new, you used
to hear that stuff all the time… there was this one guy, Big Brown, he wore a jail blanket,
that’s all he ever used to wear, summer and winter. John Hammond would remember him too
– he was like Othello, he’d recite epics like some grand Roman orator, really backwater stuff
though, Stagger Lee, Cocaine Smitty, Hattiesburg Hattie. Where were the record companies
when he was around? Even him though, it’s like it was done 30 years before that… and God
knows when else. I think of Luke the Drifter as rap records and as far as concept and
intelligence and warring with words, Mighty Sparrow was and probably still is king. You go
see him and in the audience there’s people just standing up and arguing away with him about
every kind of thing… politics, sex, outer space, whatever, he answers ‘m all back, never breaks
stride, all in his poetry, his shows are like prize fights and he always come out on top, all this
and a fifteen or twenty piece band just blasting away … Calypso King… Mighty Sparrow… he’s
fantastic. Rock n’ roll, I don’t know, rhythm and blues or whatever, I think it’s gone. In its
pure form. There are some guys true to it but it’s so hard. You have to be so dedicated and
committed and everything is against it. I’d like to see Charlie Sexton become a big star, but
the whole machine would have to break down right now before that would happen. It was
easier before. Now it’s just rock, capital R, no roll, the roll’s gone, homosexual rock, working
man’s rock, stock-broker rock, it’s now a highly visible enterprise, big establishment thing.
You know thing’s go better with Coke because Aretha Franklin told you so and Maxwell
House coffee must be OK because Ray Charles is singing about it. Everybody’s singing about
ketchup or headache medicine or something. In the beginning it wasn’t anything like that, had
nothing to do with pantyhose and perfume and barbecue sauce… you were eligible to get
busted for playing it. It’s like Lyndon Johnson saying ‘We shall overcome’ to a nation-wide
audience, ridiculous… there’s an old saying, ‘If you want to defeat your enemy, sing his song’
and that’s pretty much still true. I think it’s happened and nobody knows the difference. In
the old days, there’s that phrase again, you paid the price to play. You could get run out of
town or pushed over a cliff. Of course there was always someone there with a net. I’m not
trying to paint just one side of a picture. But, you know, it was tough getting heard, it was
radical. You felt like you were part of some circus side-show. Now it’s the main event. You
can even go to college and study rock and roll, they turn out professors who grade your
records. There’s enough dribble, magazine articles, proclamations, declarations, whatever,
written about it to keep you guessing for a lifetime but it’s not in reading and writing about it,
it’s in doing it… the best stuff was done without the spotlight before the commentaries and
what not… when they came to define it I think they killed something very important about it.
The corporate world, when they figured out what it was and how to use it they snuffed the
breath out of it and killed it. What do they care? Anything that’s in the way, they run over like
a bulldozer, once they understood it they killed it and made it a thing of the past, put up a
monument to it and now that’s what you’re hearing, the headstone, it’s a billion dollar
business. I don’t know, I guess it’s hard to find flaws with this. Used to be they were very
much afraid, you know, like hide your daughters, that sort of thing… Elvis, Little Richard,
Chuck Berry… they all struck fear into the heart. Now they got a purpose sort of… to sell
soap, blue jeans, anything, it’s become country club music… White House… Kentucky Fried
Chicken… it’s all been neutralised… nothing threatening, nothing magical… nothing
challenging. For me I hate to see it because it set me free, set the whole world on fire, there’s
a lot of us who still can remember, who’ve been there. What I’m telling is no lie but then
again who wants to hear it? You just get yourself worked up over nothing.”

Dylan considered the thought.

“The truth about anything in this society, as you know, is too threatening. Gossip is King. It’s
like ‘conscience’ is a dirty word. Whatever is truthful haunts you and don’t let you sleep at
night. Especially anybody who’s living a lie gets hurt. You get a lot of ugly reactions from
people not familiar with it. A lot of times you don’t even bother. Not that I’m an expert or
anything but I’ve always tried to stick that into my music in some kind of way or at least not
to leave it untouched. The old stuff stayed in your head long after it was over, you know, even
something as simple as ‘to know, know, know him is to love, love, love him’, it became
monumental in some kind of way, now it’s just blabbering noise and after you shut it off
you’ve forgotten about it and you’re glad – Some Like It Hot. Oh mercy! Spare me please!
These things are just hooks, fish hooks in the back of your neck… nothing means anything,
people just showing off, dancing to a pack of lies – lotta people gotta be dead first before
anybody takes notice, the same people who praise you when you’re dead, when you were
alive they wouldn’t give you the time of day. I like to wonder about some of these people who
elevated John Lennon to such a mega-god as if when he was alive they were always on his
side. I wonder who they think he was singing to when he sang ‘just give me some truth.

"Everything is just too commercial, like a sprawling octopus, too much part of the system.
Sometimes you feel like you’re walking around in that movie Invasion Of The Body Snatchers
and you wonder if it’s got you yet, if you’re still one of the few or are you ‘them’ now. You
never know do you? When people don’t get threatened and challenged, I mean in some kind
of way, they don’t get confronted, never have to make decisions, they never take a stand, they
never grow, live their lives in a fishtank, stay in the same old scene forever, die and never get
a break or a chance to say goodbye. I have views contrary to all that. I think that this world is
just a passing-through place and that the dead have eyes and that even the unborn can see
and I don’t care who knows it. I don’t know, I can go off on tangents… things that got nothing
to do with music… The great folk music and the great rock n’ roll, you might not hear it again.
Like the horse and buggy. Sure, a horse and buggy is more soulful than a car but it takes
longer to get where you’re going and besides that, you could get killed on the road.”

Sitting across from Bob Dylan on this afternoon, one could see his influences very clearly. His
speech sometimes flecked with the country-isms of his youth, a leather jacket draped on his
shoulders, a sharp hand gesture with a cigarette barely holding its ash… for all the years of
who-is-Bob-Dylan analysis, the answer seemed obvious. He still is, as he always has been, a
lone figure with a guitar and a point-of-view.
“Basically, I’m self taught. What I mean by that actually is that I picked it all up from other
people by watching them, by imitating them. I seldom ever asked them to take me aside and
show me how to do it. I started out as a traveling guitar player and singer,” Dylan reflected.
“It had nothing to do with writing songs, fortune and fame, that sort of thing. You know what
I mean. I could always play a song on a concert-hall stage or from the back of a truck, a
nightclub or on the street, whatever, and that was the important thing, singing the song,
contributing something and paying my way. The most inspiring type of entertainer for me has
always been somebody like Jimmie Rodgers, somebody who could do it alone and was totally
original. He was combining elements of blues and hillbilly sounds before anyone else had
thought of it. He recorded at the same time as Blind Willie McTell but he wasn’t just another
white boy singing black. That was his great genius and he was there first. All he had to do was
appear with his guitar and a straw hat and he played on the same stage with big bands, girly
choruses and follies burlesque and he sang in a plaintive voice and style and he’s outlasted
them all. You don’t remember who else was on the bill. I never saw him. I only heard his
records. I never saw Woody Guthrie in his prime. I think maybe the greatest of all those I ever
saw was Cisco Houston. He was in his last days but you couldn’t tell – he looked like Clark
Gable and he was absolutely magnificent… I always like to think that there’s a real person
talking to me, just one voice you know, that’s all I can handle – Cliff Carlysle… Robert
Johnson, for me this is a deep reality, someone who’s telling me where he’s been that I
haven’t and what it’s like there – somebody whose life I can feel… Jimmie Rodgers or even
Judy Garland, she was a great singer… or Al Jolson… God knows there are so few of them, but
who knows? Maybe there are just enough. I always thought that one man, the lone balladeer
with the guitar could blow an entire army off the stage if he knew what he was doing… I’ve
seen it happen. It’s important to stay away from the celebrity trap. The Andy Warhol fame-
for-a-minute type trip. The media is a great meatgrinder, it’s never satisfied and it must be fed
but there’s power in darkness too and in keeping things hidden. Look at Napoleon. Napoleon
conquered Europe and nobody even knew what he looked like… people get too famous too
fast these days and it destroys them. Some guys got it down – Leonard Cohen, Paul Brady, Lou
Reed, secret heroes, – John Prine, David Allen Coe, Tom Waits, I listen more to that kind of
stuff than whatever is popular at the moment, they’re not. just witchdoctoring up the planet,
they don’t set up barriers… Gordon Lightfoot, every time I hear a song of his, it’s like I wish it
would last forever. Pop culture, what is it? IBM, Calvin Klein, General Motors, Mickey Mouse,
and that whole kind of thing, conformity to fashion, ideas, conformity to other people’s
opinions, conformity in the mirror, lots of singers who can’t even deliver live on stage, use
tapes and things… Van Gogh never sold but a few paintings while he was alive, incredible, as
far as he was concerned he was a failure. I don’t think for a minute though that he’s having
the last laugh cause that’s not what I think it’s about. Artists should remember that – There’s a
tremendous hypocrisy in this thing.”

From the demos, to the songs, to the hits and the never-heards, this is a collection of music that
anyone should take the time to listen to in sequence. And when the last notes of Forever Young
disappear, consider this: Dylan’s influence continues to be heard all around us, from his own
work to the music of artists like Springsteen, The Clash, The Pretenders, U2, The Blasters, Tom
Petty and The Heartbreakers and many others. Fan sponsored publications like Telegraph and
Wanted Man pour over set lists from twenty years ago, as well as Dylan’s movements of today.
To many, Dylan’s life is already the stuff of myth. To Dylan, it’s a life only half begun. Just listen
to the fire in his impassioned vocal on the USA for Africa single of We Are The World. A hero
to many, Bob Dylan has his own definition of the word.

“I think of a hero as someone who understands the degree of responsibility that comes with
his freedom, someone who’s not afraid to jump in front of a freight train to save a loved one’s
life, to draw a crowd with my guitar, that’s about the most heroic thing that I can do. To play
a song to calm the king, well everybody don’t get to do that. There’s only certain things a King
wants to hear. And then if he don’t like it, he might send you to the gallows. Sometimes you
feel like a club fighter who gets off the bus in the middle of nowhere, no cheers, no
admiration, punches his way through ten rounds or whatever, always making someone else
look good, vomits up the pain in the backroom, picks up his check and gets back on the bus
heading out for another nowhere. Sometimes like a troubadour out of the dark ages, singing
for your supper and rambling the land or singing to the girl in the window, you know, the one
with the long flowing hair who’s combing it in the candlelight, maybe she invites you up.
Maybe she says ‘Sing me another song, sweetness, sing me that song about the cat and the
fiddle, the knave and the long sea voyage’ or maybe she don’t. You gotta be able to feel your
dream before anyone else is aware of it. ‘Your parents don’t like me they say I’m too poor’…
Gotta learn to bite the bullet like Tom Mix, take the blows, like the song says. Or like Charles
Aznavour, ‘you must learn to leave the table when love is no longer being served’ but that’s a
hard thing to do. You got to be strong and stay connected to what started it all, the inspiration
behind the inspiration, to who you were when people didn’t mind stepping on you, it’s easy to
say but the air gets thin at the top, you get light-headed, your environment changes, new
people come into your life…”

Bob Dylan stood and walked to a nearby window, he stared out at a small courtyard. A cat
shrieked from an over-hanging balcony. Dylan was restless and ready to go. I asked him he
viewed his impact upon modern culture. He shrugged.
“In the big picture, on the big stage, I’m not too sure, to take yourself seriously or to take
seriously what other people are thinking, you know that could be your downfall. I mean it’s a
weakness. I know I’ve done some important things but in what context, I don’t know, and also
for who. It’s hard to relate to fans. I mean I relate to people as people but people as fans, I’m
not sure I know what that means and don’t forget John Lennon was murdered by a so-called
fan – I know it gives them all a bad name but so what? I don’t think of myself as a fan of
anybody, I am more of an admirer, so why should I think of anyone as a fan of me? If they like
you, they do and if they don’t, well that’s their business – nobody owes anybody anything.
And anyway fans are consumers, they buy products and the company tries to please the
consumers. That type of thing can rule your life. If the fan don’t like you he becomes
somebody else’s fan, like the Paul Simon song, Got To Keep The Customer Satisfied – I’m not
gonna live and die behind that – I’m not selling breakfast cereal, or razor blades or whatever.
I’m always hearing people saying how ‘Dylan should do this and do that, make an album like
he did in the sixties. ‘ How the hell do they know? I could make Blonde on Blonde tomorrow
and the same people would probably say its outdated… that’s the way people are. As far as
the sixties go, it wasn’t any big deal. Time marches on. I mean if I had a choice I would rather
have lived at the time of King David, when he was the high King of Israel. I’d love to have
been riding with him or hiding in caves with him when he was a hunted outlaw. I wonder
what he would have been saying and about who – or maybe at the time of Jesus and Mary
Magdalene – that would have been interesting huh, really test your nerve… or maybe even
later in the time of the Apostles when they were overturning the world … what happened in
the ‘60’s? Wiretapping? What was so revolutionary about it? You know, there was a time
when people thought the world was flat and that women didn’t have souls… you can say how
ridiculous and how could they have been so stupid but nevertheless people did think it to be
truth just like right now a lot of what’s thought to be truth will later be proved false… actually
I’m amazed that I’ve been around this long, never thought I would be. I try to learn from both
the wise and the unwise, not pay attention to anybody, do what I want to do. I can’t say I
haven’t done my share of playing the fool. There was never any secret. I was in the right place
at the right time. People dissect my songs like rabbits but they all miss the point. I mean have
you ever seen ‘something’s happening but you don ‘t know what it is do you, Mr. Jones’
played over the war in Lebanon? Or the Aids epidemic. Or Mengele’s bones? Sometimes I
think I’ve been doing this too long. I can understand why Rimbaud quit writing poetry when
he was 19… How would I change my life? Yeah, well, sometimes I think that I get by on only
50% of what I got, sometimes even less. I’d like to change that I guess… that’s about all I can
think of.”

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Disco uno

1. LAY LADY LAY
Registrata a Nashville nel Marzo 1969

Registrata dopo quasi un anno di lontananza dagli studi di registrazione, Lay lady lay raggiunse la nona posizione nella classifica dei singoli più venduti nel 1969. E' diventata una delle più conosciute canzoni d'amore di Dylan, quasi per caso.
"Facemmo quella canzone per Nashville Skyline", dichiarò Dylan. "La canzone venne fuori dai primi quattro accordi. Li riempii con le liriche in un secondo tempo, ed il la la la la si trasformò in "lay lady lay". Mi sembra di ricordare che Charlie Daniels suonò su questa canzone. Peter Drake suonò la steel guitar e questo diede al suono un qualcosa di diverso. Clive Davis (allora presidente della Columbia Records) ascoltò la canzone e decise di pubblicarla come singolo. Io lo pregai e lo supplicai di non farlo. Non mi sono mai sentito troppo vicino a quella canzone, nè ho mai pensato che fosse particolarmente rappresentativa di qualsiasi cosa io facessi". Davis però la spuntò. "Pensava che sarebbe stato un grande successo, ed aveva ragione".

2. BABY, LET ME FOLLOW YOU DOWN
Registrata a New York City il 20 Novembre 1961

Questa canzone, ascoltata per la prima volta da Eric Von Schmidt, viene dalla prima seduta di registrazione di Dylan. Baby, let me follow you down è un primo esempio dello stile talking folk-blues del primo Dylan. Egli suonava arguto ed esperto delle cose del mondo molto più di quanto ci si sarebbe aspettato da un ragazzo di venti anni. Erano passati solo venti mesi da quando aveva lasciato Hibbing.
"Questo è il modo in cui Rick Von Schimdt suonava la canzone. Credo che sia una canzone del Reverendo Gary Davis. Era solito cantare Baby Let Me Lay It On You. Strano, era solito cantare Twelve Gates To The City, Yonder At The Cross e poi Baby Let Me Lay It On You... Anche Dave Van Ronk deve averla suonata".

3. IF NOT FOR YOU
Registrata a New York City nel Luglio del 1970

Questa contagiosa canzone d'amore da New Morning è stato un successo sia per Olivia Newton-John che per George Harrison. La versione definitiva di Dylan non è mai stata pubblicata come singolo. "Ho scritto questa canzone pensando a mia moglie... sembrava abbastanza semplice, una specie di tex-mex. Non ho mai esplorato tutte le possibilità della strumentazione in studio, aggiunta di parti, cambiamenti di ritmo e così via, perciò è venuta fuori in un certo qual modo folk".

4. I'LL BE YOUR BABY TONIGHT
Registrata a Nashville nel Novembre del 1967

Una ballata country nel 1967? I'll be your baby tonight è solo una delle molte sorprese di John Wesley Harding, il primo album di Dylan dopo il suo assai discusso incidente motociclistico.
"Non c'è molto da dire su questa canzone... forse era una cosa fatta per scherzo, non so. E' solo una canzone semplice, un sentimento semplice. Mi piacerebbe pensare che sia stata scritta da un posto in cui non c'è dolore ma probabilmente mi sbaglio... a volte puoi essere consumato dentro e tuttavia fai qualcosa che sembra così bello e tranquillo e calmo. Maria Muldaur mi chiamò subito dopo l'uscita di questo album, mi disse che aveva registrato questo pezzo. In realtà poteva esser stato scritto dal punto di vista di un bambino, questo è quel che è capitato a me".


5. I'LL KEEP IT WITH MINE
Registrata a New York City il 14 Gennaio 1965

Mai pubblicata in precedenza

Questa rara registrazione, fatta per Judy Collins, è una commossa performance di Dylan al pianoforte. Questa è la musica di un cantautore orgoglioso con una canzone nuova. La registrazione ha fatto la sua comparsa su parecchi album distribuiti clandestinamente nel corso degli anni, ed è diventata una delle più ricercate dai collezionisti. Dylan non è mai stato un grande fan del suo lavoro pubblicato su bootleg. "Le canzoni in genere non finiscono su un disco per due motivi. O ce ne sono già troppe sul disco e non c'è più spazio... oppure pensi che quella canzone non sia buona abbastanza da finire sul disco. Un sacco di materiale che ho lasciato fuori dai miei album semplicemente pensavo che non fosse sufficientemente buono. O forse non suonava come un disco per me. Non ho mai inciso I'll keep it with mine, sai... ma se alla gente piace, piace".
La canzone è stata registrata nel corso di una serata particolarmente proficua nel 1964, con una stanza piena di amici e di ragazzini turbolenti. Quella stessa sera Dylan registrò All I really want to do, Chimes of freedom, To Ramona, My back pages e quattordici altre.

6. THE TIMES THEY ARE A-CHANGIN'
Registrata a New York City il 24 ottobre 1963

Scritta poco prima dell'assassinio di John Kennedy, The Times They Are A-Changin' avrebbe significato sempre di più nei mesi e negli anni successivi.
"Questa era decisamente una canzone con uno scopo", dichiarò Dylan. "Sapevo esattamente cosa volevo dire e per chi lo volevo dire. Sai, naturalmente questa canzone è influenzata dalle ballate Irlandesi e Scozzesi... Come All Ye Bold Highway Men, Come All Ye Miners, Come Alle Ye Tender Hearted Maidens. Volevo scrivere una grande canzone, una sorta di canzone a tema, sai, con versi brevi e concisi che si accumulavano l'uno sull'altro in una maniera ipnotica... il movimento dei diritti civili ed il movimento della folk music furono abbastanza vicini ed alleati per un certo periodo in quell'epoca. Quasi tutti si conoscevano tra di loro. Dovetti suonare questa canzone la stessa sera che il Presidente Kennedy morì. Prese il posto di canzone di apertura dei concerti e lo tenne per un lungo periodo".

7. BLOWIN' IN THE WIND
Registrata a New York City il 9 Luglio 1962

Oggi è diventata quasi una osservazione casuale nei lavori degli storici del pop e del rock che "Bob Dylan ha cambiato la faccia della musica popolare". Questo difficile compito poggia le sue basi sul successo di Blowin' in the wind. Una melodia semplice con un testo sottile ed interrogativo, la canzone riecheggia tutte le istanze profondamente sentite dei diritti civili dei primi anni sessanta. Tali istanze, fino ad allora, non erano mai state inserite nella musica pop.
"Era solo un'altra canzone che avevo scritto", ricordò Dylan, "e finì tra tutte le canzoni che avevo scritto all'epoca. La scrissi in un caffè dall'altra parte della strada di fronte al Gaslight. Sebbene pensassi che fosse qualcosa di speciale, non sapevo fino a che punto. L'ho scritta sul momento, sai".
"Ricordo che mi imbattei in Peter di Peter Paul and Mary per strada, dopo che loro avevano inciso la canzone. "Amico", mi disse, "Stai per guadagnare 5.000 dollari." Ed io risposi: "Cosa? Cinquemila dollari?"
Cinquemila dollari sembravano un milione a quell'epoca. Mi disse: "E' fantastico, amico. Hai davvero fatto centro."
Naturalmente suonai la canzone per un po' e la gente rispondeva sempre in maniera positiva a dir poco. Il denaro non è mai stato un motivo per scrivere qualcosa per me. Non ho mai scritto qualcosa pensando "questo sarà un hit". Non sono così abile ad ogni modo".

8. MASTERS OF WAR
Registrata a New York City nell'Aprile del 1963

All'epoca in cui Dylan registrò la cruda ed arrabbiata Masters of war, aveva già generato una folta schiera di meno dotati imitatori. Circolò la voce che questa canzone sarebbe stata il suo addio alla musica di protesta.
"E' piuttosto auto-esplicativa, quella canzone", disse Dylan "Ma non ho mai pensato che fosse l'addio, o il salve (alla protesta). Ero semplicemente là. C'ero dentro e se non c'ero, non c'ero. Ma feci quel che potei mentre ero là, sai, non so, in un certo qual modo sono ancora là, non protesta per amore della protesta ma sempre in lotta per la libertà delle persone. Odio l'oppressione, specie sui bambini".

9. THE LONESOME DEATH OF HATTIE CARROLL
Registrata a New York City il 23 Ottobre 1963

"Scrissi Hattie Carroll in un piccolo block notes in un ristorante che si trovava sulla Settima Avenue. Era un ristorantino dove andavamo sempre, anche solo per starcene lì a non far niente... un bel pò di cantanti aveva l'abitudine di andare in quel posto. Potevi restarci anche tutto il giorno e rimaneva aperto per tutta la notte. A quell'epoca si viveva molto nei ristoranti. Oggi invece non hanno più quell'atmosfera familiare... Comunque, avevo avuto la notizia su Hattie Carroll in precedenza e la gente ne stava parlando... Sentii di avere molto in comune con questa situazione e che potevo manifestare i miei sentimenti al riguardo. Il modello di base per questa canzone penso derivi da Brecht, The Ship, The Black Freighter".

10. PERCY'S SONG
Registrata a New York City il 23 Ottobre 1963

Mai pubblicata in precedenza

Questa canzone molto apprezzata dal pubblico non trovò mai posto su un album. Percy's song era spesso parte dei primi concerti di Dylan, ed il commovente racconto di ingiustizia sociale otteneva sempre una risposta emozionale dal pubblico. La bellissima melodia viene dall'artista folk Paul Clayton.
"Paul era un cantante ed autore incredibile", disse Dylan. "Penso che conoscesse un migliaio di canzoni. Imparai Pay Day at Coal Creek ed un certo numero di altre canzoni da lui. Suonavamo nello stesso circuito ed ho viaggiato insieme a lui per un po' di tempo. Quando ascolti le canzoni sera per sera, in un certo qual modo ti si incollano addosso. Don't think twice era un riff che Paul aveva. E così fu per Percy's song. Qualcosa che ho scritto potrebbe somigliare anche ad Hyram Hubbard, una canzone sulla guerra civile che Paul era solito cantare, ma non saprei. Una canzone come Percy's Song mi venne perchè sentii della gente parlare di questo drammatico episodio. Un sacco di canzoni folk sono scritte dal punto di vista del personaggio protagonista. House of the rising sun è in realtà cantata dal punto di vista di una donna. Per un sacco di ballate irlandesi è la stessa cosa. In una canzone come Percy's song tu assumi il punto di vista di un altro personaggio differente da te. Ne ho fatte un po' di canzoni del genere. C'è un'altra canzone chiamata Dink's song che è una sorta di canzone di lavoro, cantata dal punto di vista di una donna, che un sacco di uomini erano soliti cantare... Ho scritto una canzone intitolata Donald White che parlava di un qualcun altro le cui parole io cantavo in prima persona".

11. MIXED-UP CONFUSION
Registrata a New York City il 14 Novembre 1962

La prima seduta di registrazione di Dylan accompagnato da una band divenne anche il suo primo singolo. Scritta stando a quanto dichiarato durante il viaggio in taxi verso gli Studi della Columbia, Mixed-up confusion è un'affascinante occhiata ad un artista folk con un animo che vagava in direzione di Elvis Presley e della Sun Records (1). Si pensò che fosse un esperimento fallito. Il 45 giri venne ritirato così come fu abbandonato qualsiasi tentativo verso il rock, per il momento.
"Non sono sicuro su cosa mi fossi basato per questa canzone", disse Dylan. "Non approdò a niente, qualsiasi cosa si supponeva dovesse fare. Non organizzai io la seduta di registrazione. Non era stata una mia idea".

(1) La Sun Records era un'etichetta discografica per la quale aveva inciso Elvis Presley

12. TOMBSTONE BLUES
Registrata a New York City il 29 Luglio 1965

Lo Studio A della Columbia Records era in piena eccitazione in quel giorno d'estate del 1965. Like a rolling stone, registrata meno di due settimane prima, era già diventato un hit. La stessa band, per niente intimidita dalla turbolenta apparizione al Festival di Newport, era ritornata in studio per iniziare a lavorare all'album Highway 61 Revisited. Dylan aveva trovato il suo nuovo sound - in parte Blues di Chicago, in parte rock 'n' roll, in parte poesia in stile libero.
Questa registrazione di Tombstone Blues, un brano ricco di personaggi, con il chitarrista Michael Bloomfield alla chitarra solista, fu la seconda canzone registrata quel giorno durante una session che portò anche alla realizzazione di Positively 4th street e di It takes a lot to laugh, it takes a train to cry. Una versione con le seconde voci dei Chambers Brothers venne scartata all'ultimo minuto. Commenta Dylan: "Sentii che avevo sfondato con questa canzone, che niente del genere era mai stato fatto prima... davvero fu proprio un lampo. C'era questo bar dove ero solito suonare in cui venivano sempre i poliziotti, soprattutto fuori servizio, se ne stavano lì intorno e dicevano cose tipo "Non so chi lo ha ucciso o perchè, ma di certo sono contento che sia morto", roba di questo tipo, potevi sentire cose come "Quel tizio ha derubato la sua stessa gente", sentivi cose del genere per tutto il tempo... Penso che scrissi questa canzone in quel posto o forse in un altro ma ricordandomi di quelle conversazioni, non so, mi venne in un momento prima che la registrassi".

13. GROOM'S STILL WAITING AT THE ALTAR
Registrata a Los Angeles l'11 Maggio 1981

Precedentemente pubblicata solo come lato B

Questo "lato b", proveniente dalle sedute di registrazione di Shot of love, fu salutato come un ritorno al blues elettrico dei lavori di Dylan della metà degli anni sessanta. Groom Still Waiting At The Altar fu più precisamente parte di un più nuovo, duro e tagliente sound che sarebbe di nuovo riaffiorato sul suo album successivo, l'acclamato Infidels.
"Riascoltai il pezzo", disse Dylan, "e sentii che era troppo impetuoso. Sentii che avevamo perso il riff originale al punto che era diventato inesistente. Riascoltai il brano più tardi e mi parve okay ma non era davvero la maniera in cui io intendevo suonarlo. Danny Kootch ha suonato su questa canzone e forse Ringo Starr, non ricordo".

14. MOST LIKELY YOU GO YOUR WAY AND I'LL GO MINE
Registrata dal vivo presso il Los Angeles Forum il 14 Febbraio 1974

"Probabilmente l'ho scritta dopo una qualche relazione deludente dalla quale, sai, son stato fortunato a venir fuori senza il naso rotto".

15. LIKE A ROLLING STONE
Registrata a New York City il 15 Giugno 1965

Come Blowin' in the wind prima di lei, Like A Rolling Stone fu una canzone cardine per Bob Dylan e per il suo pubblico. Di ritorno dal tour inglese del 1965 catturato nel film Don't look back, Dylan e la sua band registrarono questa canzone in un giorno. Si trattò della prima seduta di registrazione di Dylan tenuta appositamente per registrare un singolo. Ironicamente Dylan rifiutò di accorciare la registrazione riducendone la lunghezza ai normali tre minuti che erano il limite per una canzone da passare alla radio. La versione pubblicata di Like A Rolling Stone durava 7 minuti. Divenne il primo singolo di Dylan a raggiungere la prima posizione delle classifiche e la più lunga canzone mai entrata nella top 40.
"Mia moglie ed io vivevamo in una piccola casetta a Woodstock, che avevamo preso in affitto dalla mamma di Peter Yarrow", ricordò Dylan. "Scrissi la canzone lì, in quella casetta. Avevo circa tre giorni di tempo per mettere insieme qualcosa. Mi venne così, sai. Iniziava con il riff de La Bamba".


16. LAY DOWN YOUR WEARY TUNE
Registrata a New York City il 24 Ottobre 1963

Mai pubblicata in precedenza

"Ho scritto questa canzone sulla West Coast, a casa di Joan Baez. Lei aveva una villa in periferia a Big Sur. Avevo sentito una ballata Scozzese su un vecchio 78 giri e cercavo in tutti i modi di ricatturarne il feeling, che mi continuava a tornare alla mente. Non avevo nè liriche nè altro, solo una melodia in cui c'erano delle cornamuse. Cercavo delle liriche che avessero quella stessa atmosfera. Non ricordo come si chiamasse il disco originale ma il mio brano era molto simile, almeno nella melodia".

17. SUBTERRANEAN HOMESICK BLUES
Registrata a New York City il 15 Gennaio 1965

Nel corso degli anni sessanta spesso Dylan ha composto un intero album di materiale specificamente per una data di registrazione in studio. Le liriche torrenziali di Subterranean Homesick Blues furono scritte nell'appartamento di John Court (un socio dell'allora manager di Dylan, Albert Grossman) prima delle sessions di Bringing it all back home. Questa canzone, che fu immortalata per sempre nella classica scena dei cartelli nel film Don't look back, venne prontamente registrata in una delle giornate più grandi di Dylan nello studio A. Al solo secondo giorno di lavoro Dylan registrò questo brano ed altri nove terminando così l'intero album Bringing it all back home.
"Probabilmente Too much monkey business è presente in questo brano in qualche modo", dichiarò Dylan. "Kenny Rankin ha suonato su questo brano. Mi sembra di ricordare che non lo provammo neppure".

18. I DON'T BELIEVE YOU (SHE ACTS LIKE WE NEVER HAVE MET)
Registrata dal vivo a Belfast il 6 Maggio 1966

Mai pubblicata in precedenza

"Questa canzone si chiama I don't believe you", annunciò Dylan nel suo famoso tour britannico del '66. "In genere suonava in un modo. Ora invece suona così". E la canzone originariamente acustica riviveva sul palco in una nuova versione elettrica. All'epoca in pochi erano pronti per il volume di Dylan e Band dal vivo. "Ci sono un paio di cose che la gente non capisce o non dice", ha spiegato Dylan di recente. "A quel tempo i sistemi di diffusione del suono non erano così sofisticati come lo sono oggi. Ci portavamo dietro la nostra apparecchiatura per aumentare l'amplificazione del suono in quelle sale. Difficilmente c'erano dei monitor. Davvero, non riuscivi nemmeno a sentirti suonare. Il suono non è diventato sofisticato fino alla fine degli anni '60, con Woodstock e concerti simili. Se prendi una band di quelle di oggi e la fai lavorare con l'apparecchiatura che avevamo noi all'epoca non farebbe meglio di quanto facevamo noi allora. Io ritenevo che facessimo un lavoro piuttosto buono per l'equipaggiamento che avevamo a disposizione. Eravamo in un territorio in cui nessuno era stato prima di noi. Nessuno aveva suonato in quel genere di sale prima di noi. Quando suonavano i Beatles non riuscivi a sentirli. Ho visto i Beatles suonare al Paramount Theatre una volta e non c'era modo di sentire quello che suonavano. Avrebbero potuto starsene lì in piedi con delle scope in mano e non avresti notato la differenza. Ad ogni modo, ho scritto I don't believe you in Grecia, ad Atene o forse Vermillion, una città sulla costa... Ci sono stato per un po' nel '63-'64".

Disco due

1. VISIONS OF JOHANNA
Registrata dal vivo a Londra il 26 Maggio 1966

Mai pubblicata in precedenza

Questa registrazione live dello stesso tour ha una qualità ultraterrena. Dylan aveva cominciato a scrivere canzoni più lunghe, legando immagini e personaggi insieme verso su verso. L'inedita Visions of Johanna venne cantata nel set di Dylan da solo che apriva questi show del 1966. Il pubblico rimaneva colpito per come era intricata questa nuova canzone, per non menzionare il fatto che era stupita che quel giovane uomo nella luce del riflettore si ricordasse tutte le parole.
La sua memoria è mai venuta meno? Ha sempre ricordato ogni singola parola? "Oh sì, ricordavo ogni parola", ha dichiarato Dylan venti anni più tardi, "perchè significavano molto per me. Ero in grado di ricordarmi una canzone anche senza scriverne il testo perchè la visualizzavo. Ancora la canto quella canzone ed ancora mi si delinea chiaramente come allora, forse ancor di più in un qualche strano modo".


2. EVERY GRAIN OF SAND
Registrata a Los Angeles nel Maggio 1981

"Quella era una canzone ispirata che mi è venuta così", disse Dylan, "Non è stato affatto difficile. Era come se mettessi giù le parole che venivano da qualche altra parte. Clydie la canta con me. Credo sia una di quelle cose "buona la prima". Clydie è una delle più grandi cantanti di sempre, mi vengono i brividi quando la sento anche solo respirare, è qualcosa nella sua voce così profonda e così piena di sentimento, così dura eppure così sensibile. E' una di quelle cantanti che potrebbero cantare l'elenco del telefono e tuttavia trapassarti con un fulmine. Comunque, Clydie disse che questa canzone sarebbe diventata un classico quando ascoltò i primi due versi. Forse io lo saprò fra cento anni. A proposito della canzone devi andare oltre quella roba di "stare al passo con i tempi". Non ha niente a che fare con lo "stare al passo con i tempi", essere un poeta negli 80, un rock 'n' roller nei 90... Devi imparare da tutto e lo devi poi richiamare quando ne hai bisogno. Le cose vecchie sono sempre quelle più utili, quelle che possono tirarti fuori dai guai. Oggigiorno tutto quanto funziona alla rovescia, e tutti i segnali ti indicano la direzione sbagliata - è un po' come se tutti noi stessimo vivendo ai tempi della Torre di Babele, con tutte le lingue confuse tra loro. Stiamo costruendo una torre alta fino a Venere... A che diavolo serve? Cosa stiamo cercando lassù? Dio? Dice la Bibbia: "Anche uno stupido, quando tiene la bocca chiusa, passa per saggio", ma visto che si tratta di un passo della Bibbia, allora potrebbe passare per un riferimento religioso. E se tocchi il tasto della religione, allora la gente non vuole averci più niente
a che fare, e subito ti dicono che è una cosa senza importanza. "Pentiti, perchè il Regno di Dio è vicino". Questa cosa terrorizza la gente, e così preferiscono evitare l'argomento. Dì a qualcuno una cosa del genere, e quello diverrà tuo nemico. Comunque verrà un momento in cui dovrai affrontare la realtà, e la verità è la verità a prescindere dal fatto che tu ci creda o no, non ha bisogno di te per essere vera... Quella bugia a proposito del fatto che ognuno di noi avrebbe dentro di sè la propria verità ha fatto un sacco di danni, e reso folle la gente. Hai mai sentito che per sconfiggere il tuo nemico, prima ti devi pentire, inginocchiarti di fronte a lui, ed implorare il suo perdono? Forse che lo insegnano a West Point? Non lo so, ma so che Dio non tollera l'orgoglio. E una situazione caotica. La gente non fa altro che andarsene in giro mascherata agli sguardi degli altri, con addosso maschere che non consentono di capire a che cosa stia pensando... Ti dirò di più - quando racconti a qualcuno i tuoi sogni e le tue speranze, sarà meglio che ti accerti che quel qualcuno ti ami davvero come un fratello, altrimenti molto probabilmente i tuoi sogni e le tue speranze non si avvereranno mai... In un certo qual modo devi essere superstizioso se vuoi sopravvivere. Alla gente piace parlare della nuova immagine dell'America, ma per quanto mi riguarda la vera America è ancora quella vecchia - Marlon Brando, James Dean, Marilyn Monroe, non certo i computer, la cocaina e David Letterman, per carità, dobbiamo liberarci di questa roba - Hedy Lamarr, Dorothy Dandridge, questa è la mia idea dell'America... e chi è riuscito a fare di meglio? Un qualche falso soldato immaginario potrebbe anche uccidere centomila persone in un Paese straniero della sua mente, ma sarebbe soltanto una sua fantasia - la gente, se ne avesse la possibilità vorrebbe ancora essere Rhett Butler. Forse negli anni Novanta, o più probabilmente nel prossimo secolo, la gente penserà agli anni Ottanta come all'epoca della masturbazione portata al limite estremo, il che potrebbe essere una definizione corretta per quanto sta accadendo oggi... Per quanto mi riguarda comunque preferisco restare fedele ai miei valori - Preferisco starmene lontano da tutta questa roba che non cambia. In realtà non è una cosa così difficile - la gente continua ancora ad amare e ad odiare, continua a sposarsi e a mettere al mondo dei figli, è ancora schiava dei propri desideri, ancora tutti continuano a prendersi a schiaffi l'uno con l'altro e poi dicono: "Amore, puoi spegnere la luce?", proprio come nell'antica Grecia. Cos'è cambiato da allora? Quando è stato che Abramo ha distrutto gli idoli di suo padre? Mi sembra che sia stato Martedì scorso. Dio è ancora il giudice, e il diavolo continua a governare il mondo e allora dov'è la differenza? Non importa quanto tu possa credere di essere grande, la storia continua anche dopo di te. Sembro un predicatore non è vero? Agli aspiranti autori di canzoni e cantanti io dico: disinteressatevi della roba di oggi, dimenticatevela, leggete John Keats, Melville, ascoltate Robert Johnson e Woody Guhtrie. Anche i film. Se ne vedono a centinaia, e quanti ti restano in mente? Shane, Red river, Fronte del porto, Freaks? Forse un'altra manciata... Ho appena visto un film l'altra sera e appena è finito nemmeno me lo ricordavo più. Eppure sembrava così importante quando è uscito"

3. QUINN THE ESKIMO
Registrata a Woodstock nel Luglio 1967

Mai pubblicata in precedenza

Questa canzone dalle sessions di Basement Tapes divenne un hit nell'estate del '69 nella versione del gruppo inglese di Manfred Mann. Manfred Mann ebbe successo con diverse canzoni di Dylan ma Quinn the Eskimo fu la più popolare. Nessuno fu più sorpreso di Dylan. "Quinn the eskimo? Non so", disse, "Non so di cosa parli. Credo che sia una sorta di filastrocca per bambini".


4. MR. TAMBOURINE MAN
Registrata a New York City nel Giugno 1964
"Per Mr. Tambourine Man credo di essermi ispirato a Bruce Langhorne. Bruce suonava la chitarra con me su un po' di vecchie canzoni. Durante una session il produttore Tom Wilson gli chiese di suonare il tamburello e Bruce aveva questo gigantesco tamburello, davvero enorme, grande come una ruota di automobile. Iniziò a suonare e questa visione di lui che suonava questo tamburello mi rimase impressa... Sembrava uno di quei personaggi... Non so se glielo ho mai detto. Non l'ho più visto per un sacco di tempo. Ho scritto parte di questa canzone a New Orleans. Non so, sono stato ispirato anche da altre cose come ad esempio... quel film di Fellini... Qual era? La Strada... Era una cosa del genere, sai. Le droghe non hanno mai avuto niente a che fare con questa canzone... disappearing in the smoke rings of my mind, non riguarda le droghe, le droghe non hanno mai significato molto per me. Posso prenderle o non prenderle..."

5. DEAR LANDLORD
Registrata a New York City nel Novembre 1967

"Dear landlord aveva in realtà solo il primo verso. Mi sono svegliato una mattina con queste parole in testa. Poi mi sono chiesto, cosa altro posso aggiungerci?".

6. IT AIN'T ME BABE
Registrata a New York City nel Giugno del 1964

"Ho scritto questa canzone in Italia", disse Dylan, "ed ho scritto in Italia anche Girl from the North Country e forse Boots of spanish leather. Mi ci recai dopo una serie di concerti in Inghilterra."
It ain't me babe resta una delle più famose e durature canzoni di Dylan. I Turtles ne registrarono una versione che divenne un hit nel 1966. Anni dopo Dylan aggiunse dei versi e aggiornò la canzone durante la Rolling Thunder Revue. Questa registrazione è la versione originale, quella che gli insegnanti di chitarra ancora insegnano ai chitarristi in erba.

7. YOU ANGEL YOU
Registrata a Los Angeles nel Novembre del 1973

Planet Waves, l'album che contiene la ballata You angel you, fu registrato durante tre notti d'inverno a Los Angeles. "Stavamo provando per andare in tour", ha ricordato Robbie Robertson "e tutto è stato molto febbrile. Siamo entrati in studio ed abbiamo realizzato in un baleno Planet Waves. Avevamo suonato insieme per così tanto tempo che penso a nessuno di noi sia venuto in mente che era la prima volta in realtà che registravamo un album come "Bob Dylan e The Band". Dylan ricordò a proposito di questa canzone: "Devo averla scritta durante una delle sessions probabilmente, sai, sul momento, davanti al microfono... mi sembrano liriche un po' posticce".

8. MILLION DOLLAR BASH
Registrata a Woodstock nel Luglio del 1967

Million Dollar Bash era uno dei capolavori delle sessions dei Basement Tapes. "Le canzoni erano state fatte soprattutto per scherzo", dichiarò Robbie Robertson. "Erano o un po' volgari o comiche. Era un periodo che si scriveva molto ed avevamo tutti un sacco di canzoni. L'idea era quella di registrare un po' di demo per altri artisti. Non sono mai state pensate per essere incise su un disco e neanche si è mai pensato che dovessero essere presentate. E' stato alquanto scocciante il fatto che siano state pubblicate su dischi pirata. Alla fine l'album è stato realizzato un po' nello spirito del: "bene, se devono essere documentate su disco, che almeno abbiano una buona qualità."

9. TO RAMONA
Registrata a New York City nel Giugno del 1964

"Beh, è abbastanza testuale. Parla di una persona che conoscevo. Penso di averla suonata per la prima volta al Gaslight. C'è stato un periodo in cui tutti i cantanti erano soliti ritrovarsi lì dopo i loro concerti e provare nuove canzoni e roba del genere."

10. YOU'RE A BIG GIRL NOW
Registrata a New York City il 25 Settembre 1974

Mai pubblicata in precedenza

"Blood on the tracks è stato un altro di quei dischi che abbiamo fatto in tre o quattro giorni", ricordò Dylan. "Avevo l'acetato e non l'ho ascoltato per un paio di mesi. Non pensavo che queste canzoni dovessero essere pubblicate. Il disco non era ancora uscito ed io ascoltai l'acetato. Pensai che le canzoni dovevano suonare in maniera differente, così le ho registrate di nuovo."
Questa prima versione di You're a big girl now è una delle sei canzoni che Dylan reincise successivamente con una band di Minneapolis. E a quel punto le liriche ed il mood della canzone erano cambiati.
“Ho letto in giro che questa canzone parlarebbe di me e di mia moglie. Vorrei che le persone mi chiedessero le cose prima di stampare sui giornali tutto quello che passa per la loro mente. Intendo dire che potrebbe parlare di chiunque tranne che di mia moglie, okay? Questi esegeti del mio lavoro delle volte sono deglli stupidi stronzi mistificatori - Voglio dire che cerco sempre di stare un passo distante da me stesso e cambio con i tempi. Come se quella fosse la mia stupida missione. Quanti ruoli posso recitare? Stupidi, ti confinano nei limiti della propria mentalità priva di immaginazione. Non si fermano mai a pensare che qualcuno ha avuto esperienze che loro non hanno avuto... Ad ogni modo non è nemmeno l'esperienza che conta, è l'attitudine che c'è verso l'esperienza. Ci sono così tanti fraintendimenti da parte di persone che sono bloccate nei loro piccoli mondi... Al contrario di quanto alcuni cosiddetti esperti credono, io non reinvento continuamente me stesso - ero così fin dall'inizio. Inoltre non sono un cercatore di sa Dio cosa. Non c'è niente in nessuna delle mie canzoni che indichi che io stia cercando l'oro perduto alla fine di un qualche grande misterioso arcobaleno - propaganda, tutto qui... Non ho mai considerato me stesso come uno che guarda da fuori a dentro, ogni cosa che faccio la faccio dal di dentro verso fuori, sai, sono un mistero solo per coloro che non hanno provato le stesse cose che ho provato io... Non puoi prendere le mie canzoni e verbalizzarle, così come io non scrivo canzoni che siano delle confessioni. L'emozione non ha niente a che fare con questo. Sembra solo così. Così come sembra che Lawrence Olivier sia Amleto... Beh, in realtà una volta ho scritto una canzone del genere e non era un granchè - è stato un errore registrarla (1) e me ne pento... era sul mio terzo o quarto album, forse..."

(1) Dylan si riferisce a "Ballad in plain D" in cui parla della rottura del suo rapporto con la sua ragazza Suze Rotolo

11. ABANDONED LOVE
Registrata a New York City nel Luglio del 1975

Mai pubblicata in precedenza

Abandoned Love è iniziata come una canzone di Dylan da solo eseguita nei primi giorni della Rolling Thunder. Destinata in un primo tempo a finire sull'album Desire, fu in seguito esclusa dal disco e sostituita con Joey. L'inizio informale del brano con Dylan che sta ancora spiegando la canzone alla band, prova quello che una volta disse Eric Clapton, amico e talvolta compagno di session di Dylan: "Quando provi un pezzo con Dylan ascolta attentamente e osserva le sue mani per i cambi di accordi. Potrebbe essere la tua sola registrazione di quella canzone".

12. TANGLED UP IN BLUE
Registrata a New York City il 27 e 30 Dicembre 1974

Quando gli ascoltatori misero la puntina del giradischi su Blood on the tracks questa fu la canzone che sentirono. Tangled up in blue fu un grande standard per un disco che non li deluse. Salutata come una delle sue migliori canzoni narrative, Dylan continuò a lavorarci su molto tempo dopo la sua pubblicazione. La versione più lunga e completamente riscritta apparve su Real Live.
"Su Real Live la canzone è più simile a come avrebbe dovuto essere originariamente", dichiarò Dylan. "Non ero mai stato soddisfatto di questa canzone. Volevo provare a scriverla come se fosse un dipinto dove si possono vedere le diverse parti ma dove si può vedere anche tutto l'insieme. Con quella canzone particolare, volevo provare a fare qualcosa del genere... con il concetto di tempo, ed il modo in cui i personaggi cambiavano dalla prima alla terza persona, e non eri mai sicuro se fosse la terza o la prima persona a parlare. Ma se guardi alla cosa nel suo insieme non ha grande importanza. Su Real Live, il linguaggio figurato è migliore e più vicino a quello che avrebbe dovuto essere nella registrazione originale."

13. IT'S ALL OVER NOW, BABY BLUE
Registrata dal vivo a Manchester il 17 Maggio 1966

Mai pubblicata in precedenza

Questa versione acustica live di It's all over now, Baby Blue, una pausa nel caos del tour del 1966, presenta un cantato angoscioso e due eccezionali assoli di armonica.
"Ho portato questa canzone nella mia testa per un lungo periodo", disse Dylan, "e mi ricordo che mentre la scrivevo avevo in mente una canzone di Gene Vincent. E' stata sempre una delle mie preferite, Baby Blue... "when first I met my baby, she said how do you do, she looked into my eyes and said... my name is Baby Blue." Era una delle canzoni che ero solito cantare al Liceo. Naturalmente io cantavo di un'altra Baby Blue."

14. CAN YOU PLEASE CRAWL OUT YOUR WINDOW?
Registrata a New York City nell'Ottobre del 1965

Dylan provò a registrare questa canzone per due volte nel 1965, una volta con Michael Bloomfield ed Al Kooper ed una seconda volta nella sua prima session con Robbie Robertson e The Hawks. Questa è la versione con gli Hawks. "Mi si faceva pressione perchè realizzassi un nuovo singolo", disse Dylan, "Questo è il motivo per cui la pubblicai, penso."

15. POSITIVELY 4TH STREET
Registrata a New York City nel Luglio del 1965

Un'altro dei singoli di Dylan, questa canzone venne registrata quattro giorni dopo l'apparizione al Festival di Newport. Qualcuno più tardi pensò che le liriche al vetriolo fossero indirizzate ai critici del suo nuovo stile. Dylan lo nega. "Non potrei scrivere una canzone su qualcosa del genere. Non scrivo canzoni sui critici."

16. ISIS
Registrata dal vivo a Montreal, Quebec il 4 Dicembre 1975

Mai pubblicata in precedenza

In parte medicine show, in parte set di un film, in parte hootenanny... In tutto il caos che circondava la Rolling Thunder Revue, pochi hanno ricordato che questo è stato un periodo che ha prodotto alcuni dei migliori lavori live di Dylan. Questa fiammeggiante versione di Isis, dal film Renaldo and Clara, venne pubblicata solo su un sampler promozionale per le radio.

17. JET PILOT
Registrata a New York City nel 1965

Mai pubblicata in precedenza

Questa traccia inedita del 1965 offre un lampo di umorismo delle storiche sessions di Highway 61. "Le canzoni cambiavano in continuazione", ricordò Al Kooper. "Noi provavamo tempi diversi, lui provava altre parole. La gran parte delle canzoni avevano titoli differenti. Ci volle un sacco di tempo, per esempio, perchè io mi rendessi conto che It takes a lot to laugh, it takes a train to cry non si chiamava Phantom Engineer." Questa canzone, completa di un finale a sorpresa, era la versione originale di Tombstone Blues.

Disco tre

1. CARIBBEAN WIND
Registrata a Los Angeles nell'Aprile del 1981

Caribbean wind è uno dei più brillanti lavori in studio di Dylan. E' una canzone esclusa da Shot of love del 1981 ed il testo
diede a Dylan qualche problema. "Di quella non riuscii a capire il senso finchè non l'ebbi terminata", disse Dylan.
"A volte scrivi qualcosa quando sei ispirato ma non la porti a termine per una ragione o per l'altra. Poi ci ritorni su e provi a completarla ma ormai l'ispirazione se n'è andata. O lasci dei piccoli pezzi da riempire o tenti in continuazione di completarla. Allora è uno sforzo. L'ispirazione se n'è andata e tu non riesci a ricordare perchè l'hai iniziata, quella canzone. E' una cosa frustrante. Credo ci fossero quattro diversi gruppi di liriche in questa canzone, non so se ricordo bene. Dovetti lasciar perdere. A volte succede. Avevo iniziato a scriverla a St.Vincent, nei Caraibi, dopo essermi svegliato da uno strano sogno nel caldo del sole... C'era un gruppo di donne che lavoravano in un campo di tabacco su di una collina. Un sacco di loro fumavano pipe.
Pensavo a come sarebbe stato vivere con qualcuno per tutte le ragioni sbagliate."

2 UP TO ME
Registrata a New York City il 25 Settembre 1974

Mai pubblicata in precedenza

Up to me, lasciata fuori da Blood on the tracks, è uno dei tesori di questa collezione. Un pezzo gemello di Shelter from the
storm, eseguito nello stesso stile sobrio. E' tra i migliori lavori inediti di Dylan. La canzone gioca anche con la sua inscrutabile
persona. "Se non ci incontreremo più", canta Dylan nella strofa finale, "bimba ricordati di me. Ricordati di come la mia triste chitarra suonava dolcemente per te, quella melodia antica. E l'armonica intorno al mio collo, la suonavo gratis per te. Nessuno poteva suonare quella canzone. Lo sai che toccava a me."
Commentò Dylan: "Non penso a me stesso come Bob Dylan. E' come diceva Rimbaud. "Si tratta di qualcun altro."

3. BABY, I'M IN THE MOOD FOR YOU
Registrata a New York City il 9 Luglio 1962

Mai pubblicata in precedenza

Questa esuberante performance proviene dalle sedute di registrazione di Freewheelin', il secondo album di Dylan che all'epoca stava componendo materiale proprio. A giudicare da questa canzone mai pubblicata prima, sembrava felice. "Probabilmente è influenzata da Jesse Fuller", dichiarò Dylan. "Avevo fatto alcune delle sue canzoni, San Francisco Bay ed altre, e questa era la mia versione del suo materiale".

4. I WANNA BE YOUR LOVER
Registrata a New York City nell'Ottobre del 1965

Mai pubblicata in precedenza

I wanna be your lover fa parte di una prima session newyorkese con The Hawks. Un omaggio al pezzo di Lennon/McCartney
I wanna be your man, la sola canzone registrata sia dai Beatles che dai Rolling Stones. All'epoca fu giudicato un fallimento: "Ho sempre pensato che fosse una canzone valida", disse Dylan, "ma proprio non ce la fece a finire sull'album".

5. I WANT YOU
Registrata a Nashville nel Marzo del 1966

I want you fu completata nella stanza dell'albergo di Nashville dove Dylan soggiornava durante la registrazione di Blonde on Blonde. Dylan insegnò a Kooper la parte di piano e Kooper continuò a suonarla ripetutamente mentre Dylan componeva il testo definitivo. Fu l'ultima canzone registrata per Blonde on Blonde. La memorabile melodia della chitarra fu suonata da Wayne Moss.

6. HEART OF MINE
Registrata dal vivo a New Orleans nell'Agosto del 1981

Mai pubblicata in precedenza

"Beh, avevo qualcosa di specifico in mente quando ho scritto questa canzone, qualcuno al quale piaceva avermi accanto. E'
solo una canzone per chitarra, sai. Però credo che abbiamo perduto l'intero riff quando l'abbiamo registrata. L'ho registrata in
due differenti versioni, e la versione originale per qualche motivo non l'ho utilizzata. E' del periodo di Shot of Love. In un certo
qual modo sono ancora in quel periodo, ma è un po' diverso."

7. ON A NIGHT LIKE THIS
Registrata a Los Angeles nel Novembre del 1973

Quando questa canzone venne mandata in onda alla radio nell'inverno del 1973 servì a due cose. Segnò l'animato ritorno di
Dylan on the road ed in secondo luogo segnò il grande ritorno di Dylan e The Band in radio.
"Ho scritto questa canzone a New York", dichiarò Dylan, "E' venuta fuori come se fosse cantata da un ubriaco che è
temporanemente sobrio. Non è il mio genere di canzone, penso di averla fatta tanto per fare."

8. JUST LIKE A WOMAN
Registrata a Nashville nel Marzo del 1966

"Mi sembra di ricordare che fossi in viaggio. Penso di averla scritta a Kansas City nel Giorno del Ringraziamento, sì ne sono
quasi sicuro... Ero stato invitato a casa di qualcuno per il pranzo del Ringraziamento ma non ci andai, non me la sentivo di fare
alcunchè, non avevo fame, me ne sono rimasto nella mia stanza d'albergo e l'ho scritta."

9. ROMANCE IN DURANGO
Registrata a Montreal il 4 Dicembre 1975

Mai pubblicata in precedenza

I drammatici cambiamenti di tempo di Romance in Durango l'hanno resa un palco naturale per la Rolling Thunder Revue.
Questa versione dal vivo del 1975, parte della quale è apparsa nel film di Dylan "Renaldo and Clara", non è mai stata
pubblicata prima.
"Quel tour è stato concepito fin dall'inizio per diventare un film", dichiarò Dylan. "E' sempre esisitito su più di un livello. Questo
è il motivo per cui furono utilizzati i costumi, il trucco e tutto il resto, per farlo diventare qualcosa di diverso dal solito, per
situarlo in un'ambientazione attorno alla quale si sviluppava il film."

10. SENOR (TALES OF YANKEE POWER)
Registrata a Santa Monica, California, nell'Aprile del 1978

Dopo molti mesi trascorsi a montare il film "Renaldo and Clara", Dylan era pronto a rimettersi in viaggio per un tour mondiale
nel 1978. A gennaio cominciò le prove con nuovi musicisti per mettere su una band che potesse sia accompagnarlo in tour sia
registrare con lui un album. Il gruppo di otto elementi (cui si aggiunsero le tre coriste) che Dylan assemblò fu il più grande e
vario di tutti quelli con i quali era andato in tour fino a quel momento.
Senor era un brano tipico delle nuove canzoni che Dylan stava scrivendo, caratterizzate da una notevole ricchezza di testo.
Il gruppo iniziò il tour dal Giappone e dall'Australia, poi ritornò a casa per registrare l'album "Street Legal" in due settimane,
dopo di che ritornò a viaggiare intorno al mondo per il resto dell'anno.
Alla fine del tour Dylan stava già cambiando.
"Senor era una di quelle canzoni in stile border... Nuevo Laredo, Rio Bravo, Brownsville, Juarez, non so... Sai una specie di
cosa in stile yankee in una tenebrosa Domenica di carnevale all'ambasciata, la ragazza indimenticabile, il tutto mischiato con
qualcosa come un incarico per un omicidio, peccati che non hai commesso da scontare... A volte scrivi qualcosa perchè hai
vissuto qualcosa e da qualche parte lungo la linea ti fermi e di chiedi: "Perchè sto scrivendo questo? Non sarà mai altrettanto
bello come quando l'ho vissuto." Ma poi delle volte diventa meglio di quando lo hai vissuto direttamente... più grande e meno
dozzinale. In un certo qual modo vedo questa canzone come la conseguenza del rapporto tra due persone che si appoggiano l'una sull'altra perchè nessuna delle due ha la forza per farcela da sola, ed improvvisamente si dividono... Penso di essermi sentito in quel modo quando l'ho scritta."

11. GOTTA SERVE SOMEBODY
Registrata ai Muscle Shoals Studios nel Maggio del 1979

Dopo aver completato il suo tour più lungo, Dylan sparì per i primi cinque mesi del 1979. "Frequentai una scuola in cui si insegnava la Bibbia". Quando ritornò in studio a Maggio, aveva un nuovo team di produzione (i veterani del rhythm & blues Jerry Wexler e Barry Beckett) ed un nuovo atteggiamento.
Gotta serve somebody fu una delle prime canzoni scritte durante quella che sarebbe diventata universalmente nota come Fase Religiosa di Dylan. Il ritornello era una ironica distillazione della sua opera, che aveva sempre avuto le proprie radici nella religione. Fu una ulteriore ironia il fatto che la più famosa canzone di Dylan di questo periodo non era stata originariamente programmata per essere inclusa nell'album Slow train coming. Infatti quando Jerry Wexler iniziò a mettere insieme i brani per l'album, Gotta serve somebody non era compresa nella lista. Dylan: "Dovetti lottare per farla includere nel disco, fu una cosa ridicola. Shirley Caesar la registrò successivamente. Mi piace la sua versione, più della mia".
Dylan eseguì la canzone alla Presentazione dei Grammy Awards e vinse il premio per la Migliore Interpretazione Vocale Rock Maschile, quella stessa sera.

12. I BELIEVE IN YOU
Registrata ai Muscle Shoals Studios nel Maggio del 1979
Una traccia meravigliosamente realizzata, dalle sessions di Slow Train Coming. I Believe In You è un'ode alla fede. Uno può solo immaginare l'atmosfera dello studio di Muscle Shoals quella sera che Dylan registrò questa potente interpretazione vocale. E' una delle sue più intime e migliori. Molte congetture si sarebbero fatte in seguito a proposito dell'oggetto dei suoi sentimenti. Si trattava di un essere divino? Di una donna? Di un bambino? Aveva davvero importanza?
Eseguita per la prima volta in pubblico durante la trasmissione Saturday Night Live nell'Ottobre del 1979, la canzone sarebbe diventata una dei capolavori delle successive esibizioni live di Dylan.

13. TIME PASSES SLOWLY
Registrata a New York City nel Giugno del 1970

"C'era una commedia che era in scena a Broadway", disse Dylan, "ed un produttore mi contattò.Voleva che componessi alcune canzoni per questa commedia che era scritta da Arcibald MacLeish ed intitolata "The Devil and Daniel Webster". Mi sembrò un'idea interessante, perciò registrai un pò di materiale sulla base di quello che MacLeish stava realizzando. Registrai tre canzoni, New Morning, Time passes slowly e Father of night... Poi andai a trovare Archibald MacLeish con le canzoni, insieme con il produttore. MacLeish viveva nel Connecticut. Gli feci ascoltare le canzoni e gli piacquero; era convinto che sarebbero state perfette per la sua commedia, finchè non arrivammo a Father of night. Non avevamo le stesse opinioni a proposito di quel brano, e così io mi chiamai fuori dalla produzione... In realtà non fu niente altro che una sorta di fraintendimento. A ogni modo presi quelle canzoni e, con l'aggiunta di alcune altre, registrai New Morning".

14. I SHALL BE RELEASED
Registrata a New York City nell'Ottobre del 1971
Finita troppo tardi per essere inclusa sull'album John Wesley Harding, questo standard molto popolare risalente al periodo dei Basement Tapes, venne reso celebre dai musicisti di The Band che lo incisero per il loro album Music From Big Pink. Lo stesso Dylan ne registrò una specie di demo che venne incluso nella raccolta Bob Dylan's Greatest Hits Volume II.

15. KNOCKIN' ON HEAVEN'S DOOR
Registrata a Los Angeles nel Febbraio del 1973

Mentre spesso i tentativi di Dylan per le colonne sonore dei film non hanno avuto grandi risultati, Pat Garrett & Billy The Kid fu un progettò che funzionò. Knockin' on heaven's door, una sorta di inno, fu scritta da Dylan appositamente per la splendida sequenza nella quale lo sceriffo della città (Slim Pickens) muore tra le braccia di sua moglie. E' una delle più riuscite canzoni di Dylan, e divenne un singolo di successo nel 1973. "L'ho scritta per Slim Pickens e Katy Jurardo. Dovevo farlo".

16. ALL ALONG THE WATCHTOWER
Registrata dal vivo a Los Angeles il 14 Febbraio 1974
"Mi piaceva molto la versione di Jimi Hendrix di questa canzone e sin da quando è morto l'ho sempre cantata alla sua maniera. Tuttavia è buffo che la sua maniera di cantarla e la mia non erano poi così diverse. Intendo dire che il significato della canzone non cambia come in genere avviene quando artisti eseguono brani di altri artisti. E' strano come ogni volta che la canto mi sembra una sorta di tributo a lui in qualche modo. Jimi cantò un sacco di mie canzoni... Drifter's Escape, Like a rolling stone, Crawl out your window, ed altre che non ricordo. Deve aver cantato Masters of war esattamente come la canto io ora.
La prima volta che l'ho visto suonava con John Hammond. Era incredibile, allora. L'ultima volta che l'ho visto è stato due mesi prima che morisse. Era in quella band con Buddy Miles. E' stata una scena paurosa. Se ne stava rannicchiato sul retro di una limousine. Io passavo in bicicletta. Ricordo di aver detto qualcosa a proposito di quella canzone, Wind Cried Mary. Era la mia canzone preferita tra quelle sue - quella e Dolly Dagger... Non so, eravamo entrambi a corto di parole... Ho pensato a lui l'altra notte - Mi manca davvero un sacco, lui e Lennon... All along the watchtower, credo mi sia venuta in mente durante una tempesta con tuoni e fulmini. Sono sicuro che è andata così".

17. SOLID ROCK
Registrata ai Muscle Shoals Studios nel Febbraio del 1980

Dopo aver registrato Slow Train Coming, Dylan iniziò a pianificare un nuovo tour. Sarebbe stato una vetrina per presentare il suo materiale più nuovo e piuttosto che immergersi nelle canzoni più antiche, Dylan scrisse appositamente un gruppo di nuove canzoni da eseguire sul palco. In the garden e Solid Rock (quest'ultima con una potente parte di chitarre) furono perfezionate durante il tour e poi incluse nell'album Saved. "In the garden e Solid rock vennero recepite dalla gente come tutte le mie cose ad un certo punto, chissà forse la gente ha bisogno di tempo per assimilare le canzoni, non lo so. All'epoca io stavo soffrendo per quella cosiddetta contestazione religiosa e la cosa aveva molto a che fare con le opinioni della gente. Credo che la gente avesse pregiudizi contro quelle canzoni. Una volta qualcuno mi disse che i guai capitano a chi ne ha bisogno. Sono l'ultimo a saperlo ma sembra che in effetti possa esser vero. In the garden è in realtà un pezzo classico. Non so come l'ho scritta ma stavo suonando il piano, chiusi gli occhi e mi vennero gli accordi. Posso sentire un'orchestra sinfonica che la esegue o un coro da camera o qualcosa del genere... Solid rock, beh, tu non senti cose del genere, full gospel, half gospel, o altro... white gospel, black gospel, scòrdatelo... Regina McCrary la suonò con me per un po'. Regina è la figlia del Pastore Sam McCrary di Nashville che una volta aveva il vecchio gruppo gospel chiamato The Farifield Four. Ad ogni modo, Regina apriva i concerti con un monologo a proposito di una donna su un treno. Era incredibilmente commovente. Volevo insegnare alla gente questo genere di cose perchè le amavo e sono le vere radici di tutta la musica moderna, ma a nessuno importava. Gli studenti universitari furono quelli che più di ogni altro mostrarono mancanza di rispetto. Voglio dire che fu una cosa crudele. Suonammo in alcune delle città più grandi, nelle città dove non c'è più industria e la gente non ha lavoro, alcuni dei teatri più belli si trovano là - la gente che veniva a vedere i concerti, sai, erano più o meno persone che abitavano nel quartiere, prostitute, ruffiani, persone del genere, personaggi alquanto ambigui. Credo che non avessero di meglio da fare. In queste aree lo show fu bene accolto, il pubblico era molto ricettivo e persino entusiasta, una cosa strana visto che un sacco di quelle persone nemmeno sapevano chi io fossi, non avevano mai sentito parlare di me prima. Tuttavia capivano quello che dicevo e me lo facevano capire. Poi suonammo nei cosiddetti college, dove si supponeva si trovassero i miei cosiddetti fan. Scoppiò un casino! Gridavano: Togliti quel vestito! Vogliamo rock 'n' roll! e un sacco di altre cose che neanche voglio stare a ripetere, perchè erano solo sconcezze e volgarità". Questa cosa mi sorprese veramente, tutti quei ragazzi di buona famiglia e dalla mentalità liberale... Fu una sfida difficile ma ero più a mio agio e felice con i ruffiani e le puttane... Durante il gospel tour vidi quel che erano le università della nazione, fu estremamente interessante. La gente gridava contro la mia band. Fans? Insultavano le ragazze che cantavano con me. Ero un po' imbarazzato per quelle persone ma non lo davo a vedere. Comunque, al di là di tutto questo, le ragazze che cantavano con me erano in grado di difendersi da sole da qualsiasi uomo ed a qualsiasi ora del giorno o della notte, potevano cancellare la maggior parte delle supposte stelle femminili del rock... Nemmeno la band era così male... Sembra che io debba trovarmi sempre in mezzo alle controversie."

18. FOREVER YOUNG
Registrata a New York nel Giugno del 1973

Mai pubblicata in precedenza

Questa versione improvvisata non fu concepita per esser pubblicata. Mentre era in visita nell'ufficio dei suoi editori di New York a Dylan furono chieste la musica e le parole di Forever Young sì che fosse possibile mettere il copyright sulla canzone. Dylan prese una chitarra e cantò la canzone in un vecchio registratore a bobine. Il nastro fu parzialmente cancellato. Ma quel che la registrazione perde in qualità lo acquista in intimità. "Scrissi Forever Young a Tucson", ricordò Dylan. "La scrissi pensando ad uno dei miei figli e non volevo essere troppo sentimentale. I versi mi vennero in un minuto. Non so. A volte capita che è questo quel che ottieni. Non sai cos'è esattamente quello che vuoi ma questo è quel che ne viene fuori. Così è venuta questa canzone. Certamente non volevo scriverla - la canzone si è scritta da sola - non sai mai quel che stai per scrivere. In realtà non sai nemmeno se stai per fare un altro disco."