maggie's farm presents
...I SAID THAT!
Così parlò Zimmerman...
Bob Dylan racconta se
stesso in 40 anni di interviste, dichiarazioni, articoli etc...
SECONDA PUNTATA
(di dieci)

 
A

A HARD RAIN'S A-GONNA FALL

"Scrissi quella canzone all'epoca della crisi dei missili a Cuba. Mi trovavo in Bleecker Street, di notte, assieme ad altra gente, e ci chiedevamo preoccupati se la fine del mondo fosse prossima. Avremmo mai visto l'alba del giorno seguente?... Era una canzone di disperazione; cosa potevamo fare? Come potevamo controllare le persone che erano in procinto di annientarci? Le parole mi vennero fuori in fretta, molto in fretta. Era una canzone di terrore, frase dopo frase, cercando di catturare il feeling procuratomi dalla sensazione del nulla" (1965)



 
 

ARMONICA

"La cosa è un pò vaga ma diciamo che a differenza di tutti io soffiavo più note di quante ne aspirassi. Ovviamente il modo corretto di suonare l'armonica blues era quello di Little Walter o Sonny Boy Williamson, i quali aspirano la maggior parte delle note; io invece di preferenza soffiavo, perchè ero l'unico a fare una cosa del genere. Ecco come venne fuori il mio caratteristico sound di armonica e chitarra, che non avevo mai sentito fino ad allora: quasi per caso..." (1978)



 
B

BACK TO NEW YORK
(MacDougal Street e la "Woodstock Nation")

"A ripensarci fu una vera cretinata tornare ad abitare a New York nel 1969, ma d'altra parte c'era questa casa libera in MacDougal Street e io mi ricordavo che era un posto davvero grazioso e così avevo comprato la casa, senza neanche vederla. Non avevo però tenuto conto del fatto che la cosiddetta Woodstock Nation si era impadronita anche di MacDougal Street, per cui ben presto mi ritrovai con un'autentica folla sotto casa. I momenti peggiori della mia vita sono stati quelli. Cercavo di riprendere contatto con il passato ma non sapevo cosa fare: tutto era cambiato a New York" (1984)


BALLAD IN PLAIN D

"Ecco, quando ripenso a quella canzone mi dico: "Devo essere stato una vera testa di cazzo per scrivere quella canzone. Se ci ripenso, mi dico che forse avrei fatto meglio a lasciar perdere" (1985)


BASEMENT TAPES

"Quelle canzoni furono solo vagamente scritte per altri interpreti... Non ricordo nessuno in particolare per il quale potessero essere state scritte. Probabilmente furono scritte per la casa di edizioni musicali... Penso che componemmo almeno cinquanta canzoni, là. Allora il rock psichedelico stava conquistando l'universo, e così noi cantavamo queste ballate caserecce, o quel che erano" (1978)


BEATLES

"Tutto ciò che si poteva ascoltare verso la fine degli anni cinquanta era rock'n'roll, country & western e rythm & blues. Poi, a un certo punto, sul tutto venne versato un abbondante strato di zucchero - Frankie Avalon, Fabian e roba del genere... Così tutti cercarono di venirne fuori, e ne vennero effettivamente fuori, lo ricordo bene. Nessuno però perse di vista completamente la cosa. Poi, venne fuori il folk, come una specie di palliativo. Ma si trattava giustappunto di questo, solo di un palliativo... Ora le cose sono ancora diverse, per via di questa cosa che è venuta dall'Inghilterra. Ciò che hanno fatto gli inglesi è stato dimostrare che si potevano fare soldi suonando lo stesso vecchio genere di roba che si suonava una volta" (1966)

 
 
C

 

CANZONI POLITICHE CANZONI POLEMICHE

"Ero solito scrivere canzoni che parlavano in modo estremamente polemico di cose delle quali, a volte, avevo una nozione minima... Per esempio ho scritto una canzone su Emmett Till che, in tutta franchezza, era una stronzata... Mi rendo conto ora che le ragioni e i motivi che stavano alle spalle di quelle mie canzoni erano fasulli. Non dovevo scriverle." (1964)



 
 
D

DON'T LOOK BACK

"Penso che Don't look back fosse un film che, in termini di accuratezza, lasciasse alquanto a desiderare, soprattutto per quanto riguardava gli anni della mia formazione. Mostrava un solo lato di me. Mi faceva sembrare come qualcuno che passava il proprio tempo soltanto a vivere in stanze d'albergo, scrivere a macchina e tenere conferenze stampa per i giornalisti, il che ovviamente, era vero, ma non era la sola cosa. C'è anche Joan Baez nel film; però rimane un film unidimensionale" (1978)

DOUG SAHM AND BAND

"Suonai la chitarra e le tastiere su quell'album di Doug Sham e cantai su un paio di pezzi, "Wallflower" e "Blues stay away from me". Andai semplicemente a vedere cosa combinava Sahm... Andammo a casa di Jerry Wexler... Non ricordo perchè volle che prendessi parte a quell'album... Io suonavo una Telecaster e lui suonava tutti i fill..." (1978)



 
 

DROGA

"Fumo, LSD, eroina, sesso, va tutto bene.Voglio dire, è una figata... Conoscere il fumo - qualunque altra droga - è bello; e non ti incasinerà la vita... Voglio dire, l'LSD è un farmaco. Lo prendi e sai... insomma non c'è bisogno di prenderlo sempre" (1965)



"Non consiglierei a nessuno di drogarsi, e per certo non di usare droghe pesanti; le droghe pesanti sono dei farmaci, ma l'oppio, l'hashish, l'erba... bè non sono neanche droghe. Ti alterano semplicemente un pò la mente, niente di più. Penso che tutti dovrebbero alterarsi un pò la mente, di tanto in tanto" (1966)


"In tutti i club circolava un sacco d'erba; era sempre stato facile trovarla in tutti i jazz club, e anche in quelli folk, e tutti i musicisti ne facevano uso... Quando vennero fuori gli allucinogeni, tutto sembrò diventare irrilevante, perchè essi non avevano niente a che fare con il suonare o lo scrivere poesie... La gente si alterava il cervello e pensava di essere ciò che non era, che so, un uccello, un idrante, o chissà cosa" (1978)


(In concerto nel 1979)
"Cristo instaurerà il proprio regno e governerà il mondo da Gerusalemme. Per quanto bizzarro possa sembrare è ciò che dice la Bibbia (Qualcuno dal pubblico grida: "Everybody must get stoned" (Bisogna andare tutti fuori di testa!)... Ve la dico io una cosa a proposito dell'andare fuori di testa - cosa volete sapere a proposito dell'andare fuori di testa? Ciò di cui avete bisogno è qualcosa di forte alla quale aggrapparvi, e ora per voi quella cosa è la droga. Ma quando quei giorni arriveranno, vi servirà qualcosa di molto, molto più solido" (1979)


 
 
E

EAT THE DOCUMENT

"Avevano realizzato un altro Don't look back, solo che stavolta era destinato alla televisione. Non avevo niente di meglio da fare che guardare il film, anche le parti che non vennero mai usate; fin dal primo momento fu evidente a tutti che era tutto quanto un grosso schifo, chilometri e chilometri di immondizia. Ecco cosa pensavo di quel film... (1978)



"Il materiale che avevamo a disposizione per lavorare non era quello tipico dal quale si parte per realizzare un film. Il nostro obiettivo era quello di cucire insieme una storia logica partendo da quello che sembrava un  cinegiornale... realizzare una storia dove ci fossero attori, attrici e attricette che interpretavano altre persone, come potrebbe accadere in un film normale. Ecco, noi cercavamo di ottenere la stessa cosa; non era esattamente la stessa cosa che avevano in mente altre persone, ma era quello che avevamo in mente io e Howard Alk. Eravamo molto limitati dal fatto che il film non fosse girato da noi, ma dall'occhio (nomignolo col quale Dylan chiamava il regista Pennebaker) e giungemmo alla conclusione di fare a modo nostro solo dopo che tutto il resto aveva dimostrato di non funzionare... Ciò che cercammo di fare fu costruire uno stage e un ambiente, togliendo e inserendo pezzi come in un puzzle; la cosa strana è che ci riuscimmo..."

EBREI

"La mia visita il 24 maggio del '71 al Muro del Pianto a Gerusalemme non ebbe tutto quel significato che le si volle attribuire; ovviamente sono interessato a sapere chi e cosa è un Ebreo, e mi interessa il fatto che gli Ebrei siano dei Semiti, come i Babilonesi, gli Ittiti, gli Arabi, i Siriani, gli Etiopici. Un Ebreo, però, è differente, perchè ci sono un sacco di persone che odiano gli Ebrei" (1976)



 
F

FESTIVAL DI WOODSTOCK

"Quando Woodstock divenne un posto famoso la mia casa fu come circondata da una marea di follia, giorno e notte. Entravo in casa e ci trovavo gente, altra arrivava dai boschi, a ogni ora del giorno o della notte c'era qualcuno che mi bussava alla porta: una cosa deprimente, alla quale, oltretutto, non c'era modo di trovare una soluzione... Continuavano ad arrivare... Dovevamo andarcene da là. Questo accadeva all'incirca nel periodo del Festival di Woodstock che per me rappresentò l'apice di tutta questa merda... Non riuscivo ad avere spazio per me e la mia famiglia, e non c'era modo di trovare aiuto, da nessuna parte. Alla fine cominciai a essere parecchio risentito di tutto questo e dovemmo andarcene (1984)


FOLK-ROCK

"Le cose mi andavano bene... Cantare e suonare mi davano una certa sicurezza, ma devo dire che stavo cominciando ad annoiarmi. Non potevo più salire sul palco e suonare in quel modo, perciò cominciai a pensare di abbandonare. Ormai andavo sul sicuro: sapevo cosa avrebbe fatto il pubblico, come avrebbe reagito - ormai era una cosa automatica... Quello che faccio adesso è tutta un'altra cosa. Non suoniamo rock, non è un sound duro. Certa gente lo chiama folk-rock, il che è un termine piuttosto semplicistico, buono forse per far vendere più dischi; per quel che mi riguarda, non so proprio di cosa si tratti, so solo che non può essere chiamato folk-rock. Rappresenta tutto un modo di fare le cose" (1965)



 
 
G

GIORNALISTI

"Mi pongono sempre la domanda sbagliata, tipo: "Cos'hai mangiato per colazione?" o "Qual è il tuo colore preferito?", roba del genere. Vedi, i giornalisti che lavorano per i quotidiani sono soltanto scrittori in difficoltà, romanzieri frustrati, e sembrano sempre avere la tendenza ad appiccicarmi le più folli etichette. Hanno un sacco di idee preconcette su di me, e così io mi diverto a prenderli per i fondelli" (1965)


GRAN BRETAGNA - 1966

"Eravamo sempre in movimento, sempre. Eravamo sempre intenti a fare qualcosa, che magari non aveva niente a che fare con la nostra attività, ma che comunque era faticosa perlomeno quanto suonare. Cose tipo andare a caccia del mostro di Loch Ness... roba del genere" (1978)

"La pressione era indescrivibile. Si trattava di qualcosa che non si può neanche immaginare, a meno di non averla provata. Era davvero dolorosa." (1971)


"Prendevamo un sacco di sostanze, anche quelle che di solito i medici prescrivono agli artisti o agli atleti." (1978)


 
I

INCIDENTE MOTOCICLISTICO

"Era mattina presto, molto presto, e mi trovavo in cima a una collina, a Woodstock. Non ricordo come accadde. Rimasi accecato dal sole... Stavo guidando controsole, e guardai in alto, anche se, ricordo, da piccolo qualcuno mi aveva detto di non farlo mai... Rimasi accecato per qualche secondo, o mi feci prendere dal panico, o qualcosa del genere, non so. Fatto sta che frenai bruscamente, la ruota posteriore si bloccò ed io volai per aria... Sara mi seguiva in auto, e così potè raccogliermi. Passai una settimana all'ospedale, poi venni trasferito a casa di questo dottore, nel suo attico. C'era un letto in quell'attico, e una finestra che dava sull'esterno. Sara rimase con me tutto il tempo" (1987)



"Quando ebbi l'incidente... fu come se mi fossi svegliato e fossi rientrato nei miei retti sensi, rendendomi conto di stare lavorando per un branco di sanguisughe. Ovviamente non volevo più farlo; inoltre avevo una famiglia, e volevo stare accanto a mia moglie e mio figlio" (1984)


"Il punto di svolta fu a Woodstock, poco dopo l'incidente. Una sera di luna piena, mentre me ne stavo seduto all'aperto, fissai in direzione del bosco e mi dissi: "Qualcosa deve cambiare". C'era qualcosa della quale mi dovevo occupare" (1974)


"Ciò che ho fatto è consistito essenzialmente nel frequentare qualche caro amico, leggere un pò quel che accade nel mondo, leggere attentamente i libri di autori che di solito neanche si sono mai sentiti nominare, pensare a dove sto andando e a perchè sto correndo, a ciò che sto dando e a ciò che sto prendendo... Nella mia testa ci sono delle canzoni come ci sono sempre state, solo che non le scriverò finchè non avrò aggiustato le mie cose. Non finchè qualcuno non si farà avanti e compenserà alcune delle cose che sono accadute" (1967)


"Non mi resi conto dell'importanza di quell'incidente motociclistico se non dopo un anno che era avvenuto... Fu allora che capii che si era trattato di un vero incidente. Voglio dire, pensavo che sarei stato capace, semplicemente, di alzarmi e tornare a fare ciò che avevo sempre fatto... ma scoprii che non ero più in grado di farlo" (1969)

ISPIRAZIONE

"Un bel giorno del 1968, si fa per dire, le luci si spensero. Da allora ebbi più o meno una specie di amnesia... Mi ci volle un sacco di tempo prima di riuscire a fare in modo conscio quello che fino a quel momento avevo fatto inconsciamente" (1978)



 
J

JOHN WESLEY HARDING

"Quello che ho cercato di fare con quell'album è non usare troppe parole. Non c'è niente di buttato lì solo per fare da riempitivo. Ogni frase ha un suo proprio significato" (1968)



"Su quell'album ci sono solo due canzoni nate contemporaneamente alla musica. In tutti gli altri casi, prima scrissi il testo e quindi in un secondo tempo inventai la melodia. Non l'avevo mai fatto prima e non l'ho più fatto da allora. Questo la dice lunga su quanto fosse speciale quell'album" (1978)


"Avevo sentito il sound che Gordon Lightfoot aveva ottenuto grazie a Charlie McCoy e Kenny Buttrey; mi ero già servito di loro in passato e così mi immaginavo che se lui era riuscito ad ottenere quel sound anch'io avrei potuto riuscirci. Invece mi sbagliavo" (1969)


"Fui io a chiedere alla Columbia di far uscire John Wesley Harding senza tanti strombazzamenti pubblicitari proprio perchè quella sembrava essere la stagione della pubblictià ridondante" (1985)


 
K

KOERNER

Spider John Koerner (a destra) con Snaker Dave Ray

"Nei primi tempi cantavo roba come Ruby Lee dei Sunny Mountain Boys o Jack O'Diamonds di Odetta... A volte suonavo in coppia con Spider John Koerner che suonava in maggioranza ballate e blues alla Josh White; inoltre conosceva molte più canzoni di me. Whoa boys cant'ya line'm, John Hardy, Goden vanity... Le ho imparate tutte da lui" (1985)



 
L

LIBRI

"Sto scrivendo un libro. Parla della mia prima settimana a New York... Parla di qualcuno che è giunto alla fine di una strada, sa che davanti a sè c'è un'altra strada ma non sa esattamente dove, però sa che non può tornare indietro per la strada appena percorsa... Ci sono i miei pensieri a proposito degli insegnanti che ho incontrato a scuola e di tutti gli autostoppisti che percorrono le strade di questo paese... Ragazzi che vanno al college, e tutte le persone che conoscevo, ognuna delle quali è una specie di simbolo per ogni genere di persone" (1963)



"Si tratta di un libro fotografico e le parole che ho intenzione di scrivere non avranno direttamente a che fare con le foto, ma in un certo qual modo coincideranno con lo stato d'animo da esse suscitato. Tutte le foto sono state scattate a Hollywood, e ritraggono qualunque cosa, dalla scritta Hollywood sulla collina a Marlon Brando che parla mentre qualcuno regge un cartello con su scritto Amico dei negri... Mi piace questo fotografo, e mi piace scattare io stesso delle foto" (1964)

LIKE A ROLLING STONE

"Se mi chiedi quale fu il punto di svolta per me, direi... Like a rolling stone, perchè la scrissi dopo che ebbi abbandonato... Smisi di cantare e di suonare e mi ritrovai a scrivere questa canzone, questa storia, questo pezzo di vomito lungo circa venti pagine, dal quale estrassi Like a rolling stone e ne realizzai un singolo... Dopo avere scritto quella canzone non fui più interessato a scrivere romanzi o commedie. Ora è tutto cambiato rispetto a prima. La scorsa primavera stavo per smettere di cantare, perchè ero stremato; suonavo un sacco di canzoni che non volevo suonare e cantavo parole che non volevo cantare. Like a rolling stone ha cambiato tutto; si trattava di qualcosa che piaceva anche a me stesso; guarda, sentirsi dire dalla gente quanto gli piaci quando tu, in realtà, non piaci a te stesso è davvero dura" (1966)



"Quando era lunga dieci pagine non poteva essere definita in alcun modo, se non qualcosa di molto ritmico nella quale il mio odio veniva diretto verso un qualche punto" (1966)


 
M

MATRIMONIO

"Preferirei non dire al mondo intero perchè mi sono sposato. Sebbene io e la mia ex moglie non stiamo più insieme, ella è pur sempre la madre dei miei figli, e io desidero proteggerla" (1978)

 
N


NASHVILLE SKYLINE

"La prima volta che entrai in studio avevo, penso, quattro canzoni pronte. Tirai fuori quello strumentale... poi arrivò Johnny (Cash) e scrisse una canzone insieme a me. Un'altra la scrissi in albergo... Presto avemmo a disposizione abbastanza materiale per riempire un album, e così ne registrammo uno. Però non era quello che avevo in mente quando ero arrivato (1969)



"Quelle di Nashville Skyline sono il tipo di canzoni che ho sempre avuto voglia di scrivere quando sono stato libero di farlo. Queste canzoni riflettono il mio intimo molto più delle canzoni che ho scritto in passato; sono molto più vicine alla mia vera natura di quelle di, diciamo, John Wesley Harding. In quel caso, sentivo che tutti si aspettavano da me che io scrivessi qualcosa di poetico, e pertanto questo è ciò che cercai di fare... Le mie canzoni più vecchie sono state tutte scritte nell'atmosfera di New York; non ne avrei mai scritta neanche una - nè le avrei cantate nel modo in cui le ho cantate - se non avessi passato serate intere ad ascoltare gli artisti che si esibivano nelle varie caffetterie di New York e i dialoghi che si intrecciavano nelle sue luride botteghe" (1969)


"Nel caso di Nashville Skyline bisogna saper leggere tra le righe. Stavo cercando di afferrare qualcosa che mi avrebbe condotto là dove pensavo dovessi essere, e invece non accadde nulla, ma nulla di nulla" (1978)

NEIL YOUNG ED "HEART OF GOLD"

"Vivevo a Phoenix, in Arizona, e la canzone più di successo di quel periodo, eravamo nel 1972, era Heart of Gold di Neil Young. La odiavo. Voglio dire, mi piaceva un sacco Neil Young, ma mi infastidiva sentire Heart of gold... Dicevo: "Merda, questo sono io. Suona come una delle mie canzoni, ma non lo è e non sono io a cantarla! Insomma ero là sperduto nel deserto che cercavo di darmi una calmata. New York era un posto tremendo. In compenso Woodstock era anche peggio: gente che viveva sugli alberi fuori da casa mia, fan che cercavano di entrarmi in casa abbattendo la porta e auto che mi inseguivano persino sulle peggiori strade di montagna. Avevo bisogno di rilassarmi un pò e scordarmi di tutto, me incluso; per questo me n'ero andato così lontano. Solo che ogni volta che accendevo la radio sentivo questa cosa che assomigliava alle mie canzoni ma non era mia" (1985)


NEWPORT FOLK FESTIVAL 1965

"Ad esibirmi con una chitarra elettrica avevo fatto una cosa folle. Non sapevo cosa sarebbe accaduto, ma per certo so che ci fischiarono. Si potevano sentire fischi ovunque. C'era un sacco di gente che era contenta del fatto che mi avessero fischiato. Ciò che ancora mi fa girare le palle è che tutti quelli che mi avevano fischiato dissero di averlo fatto perchè erano dei fan di lunga data" (1965)



 
O

ODETTA

"Fu Odetta ad accendere veramente il mio interesse per le canzoni Folk. Avevo sentito una sua incisione in un negozio di dischi, quando ancora nei negozi ti permettevano di ascoltare i dischi. Era il 1958 o giù di lì. Immediatamente presi la mia chitarra elettrica e il mio amplificatore e li scambiai con una chitarra acustica, una Gibson flat-top... Da Odetta passai ad Harry Belafonte, poi al Kingston Trio, e così via, scoprendo sempre nuove cose via via che andavo avanti. Alla fine arrivai al punto di non suonare altre canzoni se non quelle della Carter Family e di Jesse Fuller" (1978)

 
P

 

PAT GARRETT AND BILLY THE KID

"Rudy Wurlitzer, l'autore del copione del film "Pat Garrett and Billy the Kid" di Sam Peckinpah, aveva bisogno di una canzone ed io in quel periodo non avevo niente da fare. Rudy mi spedì il copione, io lo lessi e lo trovai di mio gradimento; quando ci incontrammo, mi disse di avere bisogno di una title song. In seguito vidi Il mucchio selvaggio, Cane di paglia e La Ballata di Cable Hogue, che mi piacquero molto, anche se, a mio parere, il miglior film di Sam Peckinpah è Sfida nell'alta sierra; lui è, come dire... l'ultimo di una razza in estinzione. Ormai non assumono più gente come lui per dirigere un film. Pertanto scrissi quella canzone, Billy, in brevissimo tempo" (1973)



"Per le riprese del film Pat Garrett and Billy the Kid ero riuscito a portare via la mia famiglia da New York a Durango, il che era la cosa più importante, perchè a New York eravamo sottoposti a troppe pressioni. Anche se mia moglie si stufò immediatamente di quel posto. Mi diceva continuamente: "Che accidenti ci facciamo qui? Quello era il regno di Peckinpah - e lui era una specie di pazzo. Continuava a dire: "E' il mio film, è il mio film!" Lavorando a Pat Garrett and Billy the Kid imparai che non c'è modo di fare un film creativo a Hollywood... Per riuscire a fare un film a modo tuo devi avere una troupe tutta tua e una casa di produzione tua. A Sam non venne permesso di esercitare un controllo totale sul proprio film, e quello fu il problema più grave. Quando vidi il prodotto finito... Bè, credimi, era stato fatto a pezzi. Sicuramente non era stato Sam a operare quei tagli, perchè proprio non avevano senso; la musica poi sembrava essere stata sparpagliata a casaccio e veniva utilizzata sempre a sproposito. Con la sola eccezione di Knockin' on heaven's door non c'era una sola parte musicale che fosse dove io avevo pensato che dovesse stare" (1985)


"Non so che personaggio interpretassi nel film. Cercai di interpretare il mio ruolo al meglio ma penso che sia risaputo il fatto che non c'era nessuno in quella storia che corrispondesse al personaggio da me interpretato" (1974)


"Jon Landau su Rolling Stone scrisse a proposito della colonna sonora del film "Semplicemente orrenda"... Landau aveva la testa ficcata su per il culo. Scrisse quell'articolo senza neanche sapere di cosa stesse parlando, perchè fondamentalmente era un immaturo... Ma d'altra parte avevo già da tempo realizzato che era una persona che, semplicemente, non capiva un accidente" (1975)

POESIE

"E' difficile riuscire a essere liberi con una canzone - riuscire a farvi entrare tutto. Le canzoni hanno troppi limiti... Woody Guthrie una volta mi disse che le canzoni non devono essere tali, ma si sbagliava; devono avere una forma, per potersi adattare alla musica. Si possono modificare le parole e in parte anche la metrica, ma una struttura deve pur sempre esserci; ho raggiunto un maggiore grado di libertà con le mie canzoni più recenti, ma nonostante tutto mi sento ancora limitato. Ecco perchè scrivo un sacco di poesie, se questa è la parola giusta per indicare ciò che scrivo; la poesia può creare da sé la propria forma" (1964)



"Ero terrorizzato dall'idea che non sarei vissuto a lungo, così scrivevo le mie poesie su qualunque cosa mi capitasse sottomano - le copertine dei miei album, di quelli di Joan, ovunque..." (1965)


"Non cominciai a scrivere poesie finchè non ebbi terminato il liceo. Avevo diciott'anni o giù di lì quando scoprii Ginsberg, Gary Snyder, Phillip Whalen, Frank O'Hara e gli altri. Poi risalii indietro nel tempo, e cominciai a leggere i francesi, Rimbaud e Francois Villon" (1985)

POTERE

"Quelli che detengono il potere non possono ferirmi. Per certo ti possono schiacciare e ammazzare. Possono sdraiarti all'angolo tra la quarantaduesima e Broadway e infilarti i calzoni e scaricarti giù nelle fogne e metterti sulla metropolitana e portarti fino a Coney Island e seppellirti sulla grande ruota di Ferris. Ma mi rifiuto di stare qui seduto e preoccuparmi della morte" (1965)



 
R

ROCK'N'ROLL

"E' facile per la gente classificare la mia musica come rock'n'roll, ma questo equivale a sminuirla. Il rock'n'roll ha una normale progressione in dodici battute, come il blues, le mie canzoni no. Suonavo rock'n'roll un sacco di tempo fa, prima ancora di cominciare a suonare folk vecchio stile" (1965)



 
S

 

SELF PORTRAIT

"Quell'album fu fatto uscire perchè, allora, non mi piaceva il tipo di attenzione che stavo ricevendo. Non sono mai stato una persona alla quale piaccia essere oggetto di attenzioni in generale, ma in quel peiodo, oltretutto, ero fatto oggetto del tipo di attenzione sbagliato, per cose che non avevo mai fatto. Pertanto decisi di pubblicare l'album allo scopo di levarmi di culo un pò di gente; feci uscire un album tale che la gente non mi avrebbe amato più, e avrebbe smesso di comprare i miei dischi, cosa che infatti fece. Dissi: "Bè vaffanculo. Voglio che tutta questa gente si scordi di me, voglio fare qualcosa che proprio non possa piacere loro, nel modo più assoluto"... Quindi dipinsi questo autoritratto per la copertina, e dal momento che non avevo in mente nessun titolo , pensai: "Perchè non chiamarlo Self Portrait? Per me fu un bello scherzo" (1981)



"Realizzammo alcuni dei brani di New Morning prima ancora dell'uscita di Self Portrait. In tutta franchezza non dissi "Oh mio dio, alla gente Self Portrait non piacerà, bisogna che ne faccia subito un altro"; no, niente di tutto questo. Fu solo una coincidenza se New Morning venne fuori dopo tanto poco tempo dall'uscita del suo predecessore; Self Portrait rimase in ponte per circa un anno e la sua lavorazione fu contemporanea a quella di New Morning. Alcune delle cose che apparvero su Self Portrait erano degli avanzi delle session di Nashville Skyline" (1975)

SGT. PEPPER'S LONELY HEART'S CLUB BAND

"Non sapevo come fare per realizzare quel genere di dischi che stavano registrando gli altri, e neanche mi interessava. I Beatles avevano appena pubblicato "Sgt. Pepper" che non mi piaceva proprio per niente... Pensavo fosse un album oltemodo autoindulgente, anche se le canzoni in esso contenute erano valide. Mi sembrava che ci fosse un eccesso di produzione, forse perchè i Beatles non avevano mai fatto niente del genere prima di allora" (1978)


SOUND

"In alcuni momenti di Blonde on blonde, arrivai veramente vicino ad ottenere il suono che avevo in mente, quel suono sottile, selvaggio e mercuriale; un suono metallico, brillante e dorato, qualunque cosa evochi questa descrizione. Ecco, quello era il suono che volevo. Non mi è mai completamente riuscito di ottenere quel sound, una combinazione di chitarra, armonica, organo" (1978)


SPOGLIARELLISTE

"Penso di essere andato a Denver, nel '60, solo perchè vi conoscevo una ragazza che mi avrebbe lasciato dormire sul pavimento di casa propria... Rimasi in giro per Denver per un pò, ma c'era una sola caffetteria, là, che non aveva alcuna intenzione di offrirmi un lavoro. Poi, però, conobbi una spogliarellista che lavorava in un bar chiamato Gilded Garter, la quale mi comprò dei vestiti nuovi e mi fece ottenere un lavoro, che consisteva nel suonare Muleskinner Blues tra uno spogliarello e l'altro" (1978)



"Suonavo per venti minuti, poi le spogliarelliste facevano il proprio numero di circa quaranta minuti, accompagnate da una rock'n'roll band; quindi era di nuovo il mio turno, per altri venti minuti, e così via, per tutta la notte. Una sera ero sul punto di farlo io, lo spogliarello... Il posto peggiore dove abbia mai lavorato" (1961)


 
T

TARANTULA

"Nel corso delle interviste che rilasciavo prima e dopo i concerti, i giornalisti mi chiedevano cose del tipo: "Che altro scrivi?". E io rispondevo: "Bè, veramente non scrivo nient'altro". E loro: "Oh, andiamo, devi scrivere qualcosa! Su, dicci qualcosa di più!". Così rispondevo: "Certo, scrivo libri". Dopo che sui giornali apparse la notizia che scrivevo libri, cominciarono ad arrivarmi dei contratti... prendemmo quello più vantaggioso, e così eccomi vincolato a scrivere un libro" (1969)



"Mi limitai a buttare giù queste parole e a mandarle agli editori; quando però rilessi le bozze, mi sentii talmente imbarazzato nel rileggere il mucchio di fesserie che avevo scritto da decidere che il libro era tutto da rifare. E pensare che ne erano state già ordinate centomila copie... Il guaio è che non aveva una trama, ecco tutto..." (1968)


"Il titolo, Bob Dylan Off The Record (ipotesi di titolo per Tarantula), costituisce una specie di tentativo. Mi hanno detto che esistono già altri libri che contengono quella frase, "off the record", nel titolo. Il libro non può effettivamente avere un titolo, ecco che tipo di libro è. Penso che ne scriverò anche le recensioni... Ho scritto delle canzoni che sono davvero particolari, strane, lunghe catene di strofe, roba del genere... Non ho mai davvero pensato a scrivere una canzone interamente in versi sciolti. Ho scritto il libro perchè ho sottomano un sacco di cose che proprio non mi è possibile cantare... Qualcosa del tutto priva di rima, tutta spezzettata, nella quale non c'è niente, se non parole" (1964)


 
U

(LE) ULTIME PAROLE FAMOSE

(NEL 68 DYLAN DICHIARO' A SING OUT CHE AVEVA CHIUSO CON LE TOURNEE')
"Quando andavo in tournèe il mio modo di lavorare consisteva nel salire sul palco e cantare quelle canzoni. Devi accettare questo fatto, in un certo qual modo. C'è assai poco che tu possa fare in proposito.  L'unica altra cosa da fare è non farlo... Fare uno show del genere è una cosa molto faticosa, che oltretutto dà origine a un sacco di situazioni alquanto malsane... Io l'ho fatto abbastanza a lungo da rendermi conto che esistono anche altre cose" (1968)



 
V

VILLAGE

"Lavoravo per Manny Roth al "Cafè Wha?" tutti i pomeriggi, da mezzogiorno alle venti, il turno di giorno... Il locale stava aperto dalle undici di mattina alle quattro di notte, e sul palco c'era sempre qualcuno che si esibiva... Non c'era modo di diventare famosi, là perchè la gente non sapeva mai chi tu fossi; non c'erano cartelloni col programma, fuori... Per guadagnare qualche soldo, dovevi passare in giro con un cestino... Ecco perchè allora cominciai a portare sempre il cappello! Nel posto entrava e usciva gente in continuazione, generalmente turisti venuti in visita al Village per vedere i beatnik. C'erano all'incirca cinque gruppi che si esibivano in quel locale, ed io di solito suonavo con un tizio di nome Fred Neil... Per la maggior parte suonava il tipo di canzoni che avrebbe potuto cantare Josh White. Suonavo l'armonica per lui, e di tanto in tanto avevo anche l'occasione di cantare una canzone, quando faceva un break o qualcosa del genere... Il suo spettacolo durava circa mezz'ora, poi era la volta di un suonatore di conga a salire sul palco. C'era poi questa ragazza la quale, di solito, cantava delle romantiche ballate nello stile degli Appalachi, accompagnandosi con una chitarra elettrica...C'era poi un altro tizio, una specie di crooner, un cantante confidenziale... C'erano anche un comico ed un imitatore. Insomma c'era spettacolo a tutte le ore, ma la cosa migliore di quel posto è che potevi avere da mangiare" (1984)


 
 
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